VENTO DI FOLLIA/IL MERLO DI REPUBBLICA-L'ULIVO DI BATTAGLIA
https://agenda.comune.bologna.it/manage/files/cache/ext/imageserver/rss_image_512_1024/files/lumiere/aprile2014/ventodifollianellafattoria.jpg/ventodifollianellafattoria_512x0_42eaa36250e318d812a110cd26b7bdbd.jpg (immagine aggiunta)Le restrizioni a diverse libertà individuali - che ci accompagnano ormai da oltre un anno - hanno già prodotto (o aggravato), producono e produrranno in misura sempre più massiccia danni gravi alla psiche di non pochi italiani: non solo per scolari e studenti cui irresponsabilmente è stata, è e verrà forse ancora negata l’esperienza adolescenziale. Come dimostrano tra l’altro due casi penosi illustrati nell’articolo.
I “VIGLIACCHI” DI FRANCESCO MERLO, REPUBBLICA DEL 25 MARZO 2021
Intorno a pagina 25 generalmente incominciano tre pagine che Repubblica cartacea dedicate ai commenti. Nella prima appaiono anche le lettere dei lettori e alcune rubriche tenute da eccellenze politicamente corrette della Casa. In apertura, giovedì 25 marzo 2021, uno squillo di guerra - “Omofobia e legge Zan, i vigliacchi in Parlamento” – è il titolo della rubrica “Posta e risposta” di Francesco Merlo.
Rispondendo a una lettera a proposito dell’atto di violenza fisica contro un attivista lgbt e un suo compagno che si stavano baciando nella stazione romana di Valle Aurelia (si pensi che l’autore ha scavalcato due volte i binari per puntare sull’obiettivo, segno di chiara alterazione psichica) il Merlo osserva tra l’altro: “L’energumeno che ha sfogato la sua ferocia è meno vigliacco di quelli che in Parlamento si oppongono alla legge Zan contro l’omofobia”.
Non è chi non colga l’oggettiva gravità dell’affermazione del noto radicalchic in salsa parigina (versione ‘gauche au caviar’ ).
Della legge Zan ci siamo occupati più volte in questo blog (vedi ad esempio https://www.rossoporpora.org/rubriche/italia/282-legge-omofobia-si-faticato-alla-camera-ora-al-senato.html , https://www.rossoporpora.org/rubriche/italia/955-scuole-giornata-contro-l-omofobia-come-ti-educo-il-pupo.html e https://www.rossoporpora.org/rubriche/italia/986-omofobia-ci-rivedremo-in-senato-e-avvenire-ricordiamo-insieme.html ). Dovrebbe essere ormai ben palese, a chi non ha occhi foderati di arcobaleno o di opportunismo da salotto, che tale legge non è stata pensata per proteggere gli omosessuali (già sono protetti come tutti dalla legge per episodi di violenza, come dimostra lo stesso caso caso di Valle Aurelia, in cui la Polizia, dopo aver preso conoscenza di un video girato nell’occasione, ha subito identificato e denunciato l’aggressore, già segnalato per un alterco in un aeroporto veneto), ma per imporre la museruola a chi ancora osa – a caro prezzo, come prova quotidianamente la cronaca – esprimere in materia di famiglia opinioni non collimanti con quelle della nota lobby totalitaria.
Il Merlo però non si accontenta, in buona o malafede, di celare gli obiettivi della legge cui si riferisce: è ancora più grave e inquietante nelle parole utilizzate. Infatti definisce” vigliacchi” i parlamentari che si sono opposti alla Camera e si opporranno in Senato all’approvazione della legge Zan.
Una vera e insultante enormità totalitaria. Che il Merlo accarezzi in cuor suo l’idea di trasformare il Parlamento in un bivacco di manipoli (con la stella rossa sul berretto, tipo quelli in azione in Istria contro Norma Cossetto o nel triangolo rosso emiliano contro il seminarista beato Rolando Rivi e tante altre vittime ‘colpevoli’ di essere anticomunisti dal 1943 in poi)?
Non meraviglia che il Merlo scriva su Repubblica – una vera eccellenza cartacea e online specializzata in linciaggi mediatici - facendo così degna compagnia alla bassa manovalanza di certe cronache cittadine e alle teologhe prezzolate chiamate, se del caso, a fare da foglie di fico alle vergogne umane e giornalistiche sfornate dalla nota officina.
Il direttore responsabile di Repubblica ha qualcosa da dire in merito? Il Comitato di redazione ha qualcosa da dire in merito? I firmatari di mille appelli per la “libertà d’espressione” e contro “gli odiatori” hanno qualcosa da dire in merito? Oppure, ad esempio, sono troppo impegnati (…per loro la legge Zan è già stata approvata) a chiedere la rimozione del magistrato Simonetta Matone da consigliere di fiducia dell’Università Sapienza per aver firmato nel 2016 un documento del Centro Studi Livatino razionalmente critico contro la Legge Cirinnà sulle’ unioni civili’ ? Certi politici e certe politiche normalmente loquacissimi e loquacissime hanno qualcosa da eccepire riguardo ai loro colleghi così pesantemente insultati? E i vertici del Parlamento non sentono l’esigenza di difendere i membri dei loro consessi? E chi è al Governo? E chi è al Quirinale? Notiamo che – a quanto ci consta – solo l’ex-senatore Carlo Giovanardi su L’Occidentale del 25 marzo 2021 ha reagito all’ insulto del Merlo, gravissimo per il contenuto e gravissimo per la tribuna da cui è stato lanciato. Tale constatazione, quella di una mancata reazione delle vestali della democrazia, non fa altro che aggiungere - incredibilmente ma forse non troppo - vergogna a vergogna.
VENTO DI FOLLIA/IL MERLO DI REPUBBLICA-L’ULIVO DI BATTAGLIA–di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 29 marzo 2021
“Alcune persone hanno una visione diversa dalla nostra su questioni di sessualità, per esempio. È di questo che stiamo parlando. Essi sono certamente liberi di avere opinioni diverse, viviamo in un paese libero, ma le loro opinioni diverse non dovrebbero richiedere che anche noi rinunciamo alle nostre opinioni su questi temi.”
Una intervista di Lauretta Brown a David Konderla, vescovo di Tulsa, Oklahoma (USA), sulla questione del transgenderismo e aborto sostenuto dall’Equality Act, pubblicata sul National Catholic Register. Eccola nella mia traduzione.
La Conferenza dei vescovi cattolici degli Stati Uniti USCCB) (ha espresso gravi preoccupazioni per l’Equality Act, recentemente passato alla Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti. Il disegno di legge ridefinisce la legge sui diritti civili per includere “l’orientamento sessuale e l’identità di genere” come classi protette, ma non contiene esenzioni per la libertà religiosa e potrebbe potenzialmente espandere il finanziamento dell’aborto.
In una lettera congiunta, i capi di cinque comitati dell’USCCB hanno scritto alla Camera prima del loro voto, avvertendo che “l’Equality Act pretende di proteggere dalla discriminazione le persone che provano attrazione per lo stesso sesso o discordanza di genere. Ma invece, la legge rappresenta l’imposizione da parte del Congresso di punti di vista nuovi e divisivi riguardo al ‘genere’ su individui e organizzazioni. Questo include il rifiuto della differenza sessuale e la falsa presentazione del ‘genere’ come un costrutto sociale”.
Uno dei firmatari della lettera è il vescovo David Konderla di Tulsa, Oklahoma, il presidente della USCCB della sottocommissione per la promozione e la difesa del matrimonio. Il vescovo Konderla ha parlato con il National Catholic Register la scorsa settimana delle preoccupazioni dell’USCCB riguardo all’Equality Act, così come dell’insegnamento della Chiesa in materia e di come i fedeli possono affrontare questi problemi.
Quali sono le principali preoccupazioni dei vescovi sulla libertà religiosa con l’Equality Act?
La prima cosa che vorremmo dire è che come cristiani cattolici gestiamo molti enti di beneficenza e ospedali e scuole e varie cose per il bene pubblico. Non abbiamo test sulla fede. Non chiediamo alle persone quale sia la loro denominazione o altro.
Noi serviamo chiunque venga e questo è a causa della nostra fede cattolica che lo facciamo in questo modo, ma l’Equality Act cercherebbe di costringere le persone di fede a violare la propria coscienza accettando una falsa visione dell’antropologia umana, accettando l’intera idea dietro il transgenderismo o ciò che viene chiamato LGBTQ.
Per esempio, nel caso di un’agenzia di adozioni, noi scegliamo giustamente chi pensiamo possa essere un genitore adeguato per i bambini in un’agenzia di adozioni e crediamo che un bambino stia meglio in una famiglia con un padre e una madre e questo tipo di legge costringerebbe le persone di fede a non poterlo fare. Discriminerebbe le persone di fede costringendole ad abbandonare il loro credo religioso sulla pubblica piazza.
Abbiamo anche, naturalmente, una grave preoccupazione per il fatto che c’è un desiderio da parte di molti che sostengono questa legge di espandere la disponibilità dell’aborto anche agli ospedali cattolici per costringere i medici e le infermiere che per motivi di coscienza non vogliono eseguire aborti o essere associati all’aborto a farlo comunque o perdere la loro licenza medica o il loro lavoro. Sono sicuro che c’è chi accoglierebbe con favore l’opportunità di costringere gli ospedali cattolici a finanziare gli aborti o a perdere finanziamenti che potrebbero servire i poveri, per esempio, quindi anche questa è una grave preoccupazione.
Quando si parla delle scuole, i genitori potrebbero avere obiezioni, obiezioni religiose all’insegnamento dell’ideologia di genere ai loro figli, ma queste verrebbero ignorate e i genitori sarebbero costretti ad accettare ciò che la scuola dà. Le ragazze sarebbero costrette a competere con i maschi biologici negli sport. Questo sta già accadendo.
Le questioni basilari di decenza e decoro, cose che insegniamo ai nostri figli una volta che raggiungono l’età appropriata, verrebbero semplicemente buttate da una parte e si tratta di imporre una visione della persona umana che espande ciò che è vero o reale. In altre parole, la comprensione o la percezione di una persona del suo sesso e del suo genere non è un attributo permanente della persona, non come la razza o il sesso o anche l’etnia. È qualcosa di transitorio.
Per alcune persone, risulta essere qualcosa che li accompagna per tutta la vita, ma molte persone, molti bambini, molti adolescenti sperimentano una confusione di genere o un’attrazione per persone dello stesso sesso quando sono giovani, crescendo ne escono naturalmente mentre attraversano l’adolescenza e gli anni dell’adolescenza e poi nella prima età adulta.
C’è una distinzione da fare tra le persone, i nostri amici, i nostri familiari che soffrono effettivamente di confusione di genere o di sentimenti indesiderati di attrazione per lo stesso sesso o sentimenti simili, una distinzione da fare tra queste persone che certamente vogliamo sostenere e aiutare in ogni modo possibile e le questioni sociali che circondano queste persone, che hanno a che fare con qual è il modo migliore per aiutarle. E la gente ora sta spingendo questa idea del transgender e questa idea di LGBTQ perché pensano che sia il modo migliore per aiutarli, ma non è reale. Stanno spingendo qualcosa su di loro che è falso.
Cosa insegna la Chiesa sul sesso biologico e sulla differenza sessuale?
In generale, l’insegnamento della Chiesa su queste questioni è semplicemente dire che noi, naturalmente, ci opponiamo alla discriminazione ingiusta contro chiunque, in qualsiasi momento e per qualsiasi motivo, ma chiedere a uomini e donne di essere uomini e donne non è ingiusto. Chiedete a un gruppo di uomini di elencare le componenti della mascolinità, quell’elenco può variare da un uomo all’altro. Possono avere liste molto ampie e diverse che includono molte e diverse cose, ma sono tutti uomini e lo stesso sarebbe per le donne.
Certamente ci opponiamo alla discriminazione ingiusta, ma tutte le persone sono create maschio e femmina. Il nostro sesso è un dono di Dio e il nostro genere va con il nostro sesso.
Ora, è qui che entra in gioco la variabilità. Certamente è stato il caso in passato che ciò che la cultura avrebbe visto come maschile è molto ristretto e i ragazzi possono fare solo questo e possono fare solo quello e ora è molto più ampio, e lo stesso per le ragazze, ma questo non porta a “i ragazzi possono essere ragazze”. Non porta a questo e la castità è la vocazione di ognuno di noi. È ciò a cui ognuno di noi è chiamato, la castità è il giusto uso della nostra sessualità. La nostra sessualità è creata per gli scopi del matrimonio. Il matrimonio è l’unione di un uomo e una donna per la vita e allo scopo di creare anche una famiglia. Tutte queste cose sono giuste e vere e le persone di fede ci credono profondamente, e quando si approva una legislazione che costringe le persone di fede a mettere da parte ciò in cui credono, le loro profonde convinzioni, non si crea nessun tipo di unità. Questo non aiuterà la società o la cultura, non aiuterà nemmeno le persone che lottano con questi problemi.
Per i cattolici fedeli, quali sono i modi meditati e sensibili per rispondere alla crescente credenza della società nel transgenderismo?
Penso che tutte le persone abbiano bisogno e desiderino l’amicizia, l’amore, l’intimità. Queste sono cose di cui tutti noi abbiamo bisogno e che desideriamo perché siamo umani, siamo creati come esseri sociali. Dovremmo cercare di fare amicizia con le persone che incontriamo sul nostro posto di lavoro, nelle nostre scuole, nei nostri quartieri, nelle nostre comunità che vogliono cercare di andare d’accordo con le persone.
Alcune persone hanno una visione diversa dalla nostra su questioni di sessualità, per esempio. È di questo che stiamo parlando. Essi sono certamente liberi di avere opinioni diverse, viviamo in un paese libero, ma le loro opinioni diverse non dovrebbero richiedere che anche noi rinunciamo alle nostre opinioni su questi temi.
Noi vogliamo sostenere il matrimonio. Pensiamo che il matrimonio sia un grande bene per la società. Vediamo il grande bene che fa. È la comunità umana originale. È la prima scuola, si potrebbe dire, il primo luogo di formazione per le persone per essere in relazione tra loro, ma il matrimonio è minato quando cominciamo a chiamare qualsiasi cosa matrimonio.
La prossima cosa in programma, credo, per coloro che stanno spingendo queste cose è il poliamore, quindi comincerete a vedere una narrativa che vuole proporre che non solo qualsiasi uomo con qualsiasi uomo o qualsiasi uomo con qualsiasi donna, ma qualsiasi gruppo di persone che voglia chiamarsi matrimonio o unione dovrebbe essere permesso e così via. Queste cose sono dannose per la famiglia, dannose per l’istituzione del matrimonio.
L’Equality Act è una priorità “No. 1” per il presidente Biden, che è un cattolico battezzato, e ha chiamato i diritti dei transgender la “questione dei diritti civili del nostro tempo”. Come possono i vescovi affrontare la confusione che questo provoca per i cattolici negli Stati Uniti?
È importante per noi, come cristiani cattolici, ricordare che Gesù ci ha dato nella Chiesa una struttura e in questa struttura, i vescovi sono i maestri autorizzati. Il presidente Biden si professa cattolico, ma dalle sue azioni e dal suo aggressivo sostegno a cose che sono contrarie alla fede cattolica, non sembra dimostrarlo. Ciò che dice e fa non è l’insegnamento della Chiesa e nel suo caso in molti casi, non in tutti – certamente sta promuovendo cose che anche noi promuoviamo e sosteniamo – ma in molti casi ciò che sta promuovendo, in particolare quando si tratta di aborto, sta andando diametralmente contro la Chiesa. E così non può servire come modello o esempio adeguato.
Abbiamo una preoccupazione per ogni anima, ogni persona, la loro fede, la loro vita, il loro futuro. Speriamo di essere in grado di istruire qualsiasi persona che si dichiari cattolica e di aiutarla a capire meglio e a vivere la fede cattolica, ma allo stesso tempo riconosciamo che è necessario che i vescovi ora, dato che il presidente Biden si professa cattolico, indichino quando non sta proponendo cose che sono vere alla fede cattolica. Altrimenti può nascere proprio la confusione che lei ha menzionato.
Le altre persone che vogliamo raggiungere e che vogliamo accompagnare ed essere solleciti sono proprio uomini e donne cattolici, giovani cattolici, che sperimentano l’attrazione per lo stesso sesso o che sperimentano una confusione di genere e che sanno che questo non è vero per loro, non è quello che sono. È qualcosa che sperimentano e che tuttavia cercano di vivere una vita casta anche a dispetto di questi sentimenti che potrebbero avere o sperimentare. Quanto sarebbe scoraggiante per loro se pensassero che nessuno li sostiene, nessuno si preoccupa della loro lotta e quindi vogliamo certamente che sappiano che no, lo facciamo. Noi li applaudiamo e li rispettiamo per i loro sforzi di vivere la fede anche se loro stessi lottano con questi problemi, per non cedere al movimento LGBTQ o alle false teorie dell’ideologia gender.
Nel mondo in cui viviamo ora, con i media che sono molto inaffidabili, in altre parole la maggior parte delle notizie dei media, ecc. sono molto parziali e in un mondo simile e con i social media che ci arrivano tutto il giorno. … È molto facile per le persone essere guidate da narrazioni che altre persone stanno mettendo insieme per varie ragioni e programmi, ma se ricordiamo la storia nel vangelo di Gesù sulla barca con i suoi discepoli. … Corrono da lui: “Maestro, maestro, non ti importa nemmeno che stiamo per morire?” E lui si sveglia e rimprovera il vento e le onde, calma il mare e loro si stupiscono di lui. Non sapevano chi fosse in quel momento.
Bene, noi sappiamo chi è, quindi chiunque rivendichi la carica di presidente in un dato momento nel nostro paese non dovrebbe farci perdere di vista il fatto che abbiamo già un re. Viviamo nel suo regno. Lui si prende cura di noi e veglia su di noi e dovremo combattere le battaglie che appartengono alla nostra epoca e dovremmo farlo, ma non dovremmo lasciare che queste cose abbiano la priorità nella nostra vita perché sappiamo già cosa è giusto e vero. Lui ce lo ha rivelato e noi vivremo la nostra vita di conseguenza.
Di Sabino Paciolla
«Aborto e Olocausto? Alle donne dico: “vi hanno ingannato"»
«Una donna che ha abortito è stata ingannata, arriva qui perché cerca la verità». Rompe il silenzio Padre Bruno de Cristofaro, il sacerdote alla gogna per aver paragonato l'aborto all'Olocausto. Dopo le critiche dell'Anpi («finalmente una verità dai comunisti») e il sostegno del mondo cattolico («ora c'è un popolo che sa alzarsi in piedi»), il sacerdote si confronta sul martirio oggi: «Mi hanno attaccato perché lavoro con i giovani, ma i giovani non credono più alle favole sul grumo di cellule».
- ARGENTINA, BUONI SEGNALI PRO VITA, di Luca Volontè
Il tempo sedimenta le passioni e Padre Bruno de Cristofaro ha fatto passare due mesi prima di uscire allo scoperto e raccontare di sé. Soprattutto per rendere le ragioni della sua, di speranza, tutta cristiana e che non meritava di essere macchiata con la gogna mediatica a cui è stato sottoposto per aver paragonato all’Olocausto l’aborto. Padre Bruno, infatti, è il sacerdote che nel corso dell’ultima Giornata della Memoria è stato attaccato dal circuito mass-mediatico a causa dei quel parallelismo tra il nazista Mengele, che fissò una linea di demarcazione in altezza per le sue vittime e la legislazione odierna che fissa una linea entro cui è consentita la soppressione di una vita nel grembo materno.
Cambiano le finalità, ma la tecnica e il risultato sono gli stessi. De Cristofaro, dopo quell’esempio pubblicato sul suo canale Youtube in cui tiene catechesi per i giovani, è stato attaccato sui giornali. «Ma ho ricevuto anche tanta solidarietà», spiega in questa intervista alla Bussola, che lo ha raggiunto al santuario di Birgi, proprio di fronte alle Saline di Marsala dove i superiori lo hanno mandato alcuni anni fa per seguire la pastorale giovanile. Ed è qui, in questo estremo occidentale siciliano paradiso del kyte surf che per la prima volta esce allo scoperto per raccontarsi e raccontare un po’ di sé.
Padre, come ci si sente a passare da perfetto sconosciuto a mostro un poche ore?
Non è piacevole.
Era consapevole del putiferio che si sarebbe scatenato?
No, non pensavo che avrei suscitato un vespaio del genere, credevo che il video sarebbe rimasto nella stretta cerchia dei 1.500 iscritti al mio canale Youtube ai quali da diverso tempo dedico meditazioni sul Vangelo e le mie omelie o riflessioni su alcuni film e libri.
Invece è diventato l’emblema dell’uomo che odia le donne….
E questa è la cosa più assurda. Ma ho iniziato a essere preso di mira quando ho sostenuto la manifestazione “Restiamo liberi” contro il Ddl Zan. Ecco perché penso che, in fondo, gli attacchi successivi, siano stati parte di un progetto preciso.
Di che tipo?
Qui c’è un grande movimento di giovani, facciamo attività di evangelizzazione e sono sicuro che quello che dà fastidio sia l’attività formativa, perché è la formazione che rende i giovani liberi da tutte le ideologie. I ragazzi che arrivano a Birgi da tutta la provincia (e che ci seguono anche da fuori, grazie ad internet), oltre che di dottrina cattolica, masticano di letteratura, storia, filosofia, bioetica… La loro gioia (son dei casinisti mica male) ha un fondamento spirituale ma anche intellettuale. Questo fa schiumare qualcuno. E non mi stupisco se nelle scuole i nostri ragazzi vengono presi di mira.
Qual è la critica che le ha fatto più male?
Chi ha detto che criminalizzavo le donne.
E come risponde?
Che da quando sono prete ho incontrato centinaia di donne che hanno abortito e le ho sempre aiutate a uscire fuori da quel dramma, a guarire dalle ferite terribili che si portano dentro. Le prime parole di incoraggiamento mi sono arrivate proprio da alcune di loro.
Hai ricevuto da loro gratitudine?
Molta, ben al di là dei miei meriti e ho incontrato donne che hanno abortito anche in questi due mesi dopo il putiferio sul video.
Che cosa dice loro?
Una donna che ha abortito è una donna che è stata ingannata. Se arriva qui è perché cerca qualcuno che le dica finalmente la verità. In troppi le hanno mentito. La misericordia non è un’ennesima bugia, un analgesico. Al contrario, è il perdono vero del Dio vero. L’unico per mezzo del quale una persona riesce anche finalmente a perdonare se stessa. Però c’è anche una critica che mi ha fatto sorridere.
Quale?
L’Anpi di Marsala, sono perfettamente d’accordo con loro.
I Partigiani comunisti?
Sì. Hanno detto che “Padre Bruno non è degno di predicare il Vangelo”. Ho pensato che è la prima volta che i comunisti dicono una cosa vera! Chi mai è degno di predicare il Vangelo, chi mai lo è stato e chi mai lo sarà?
Però, tra le attestazioni di stima c’è anche quella del vescovo di Sanremo che proprio dalle colonne della Bussola ha detto di lei che va sostenuto.
È stata una manifestazione di vicinanza bellissima, vorrei ringraziarlo pubblicamente per il coraggio delle sue parole. È stato straordinario vedere la Chiesa intera, la comunità dei battezzati, alzarsi in piedi non solo per prendere le difese di un fratello, ma per prendere le difese dei bambini mai nati. Questo mi ha fatto commuovere.
Si riferisce alla solidarietà del mondo cattolico?
Sì, ho ricevuto attestazioni di stima anche da tanti altri laici, da associazioni, da giornalisti. Ricordo con piacere quelle di don Luigi Maria Epicoco, di Costanza Miriano, di Caterina Giojelli, di tanti confratelli sacerdoti e dell’Associazione Iustitia in veritate dell’avvocato Francesco Fontana e senza dimenticare l'Osservatorio Van Thuan.
Che cosa pensano i giovani dell’aborto?
Tantissimi ragazzi sanno che la scienza non lascia dubbi: l’embrione è un essere umano. Sono stati presi in giro dalla retorica del “grumo di cellule”. A questa favola non crede più nessuno. Del resto: come si può idolatrare la scienza e poi buttare a mare le conclusioni dell’embriologia con tanta facilità?
E come reagiscono quando si accorgono che sono stati presi in giro?
I ragazzi non hanno pietà, quando vedono una truffa sotto i loro occhi provano tanta rabbia.
Padre Bruno, lei ha testimoniato il male rappresentato dall’aborto mettendo in conto la gogna. È un martirio del nostro secolo? E le pesa questa gogna?
Da una parte vorresti fare come Giona, che non aveva poi tutta questa velleità di andare a Ninive a convertire, avrebbe preferito la sua vita tranquilla, ma poi ti ricordi quello che diceva San Paolo: “Guai a me se non predicassi il Vangelo”.
È solo senso del dovere o c’è dell’altro?
C’è molto di più, ma cos’altro dovrei fare? Se non proclamassi la verità, che cosa sarei prete a fare? Sono due millenni che la Chiesa viene martirizzata e io devo preoccuparmi di 4 articoli di giornale scritti da persone che non hanno neanche visto il video?
Oggi ridirebbe quello che ha detto?
Sì, perché è vero. Lo sa chi furono i primi a dire pubblicamente che Hitler era un genocida?
Non certo i grandi intellettuali dell’epoca.
Esatto, e neanche gli ecclesiastici ad eccezione di Von Galen, vescovo di Munster. I primi a chiamarlo genocida furono i Ragazzi della Rosa Bianca. Non me lo invento, ce lo dice la Arendt. Erano ragazzi, erano liberi. Così liberi da dare la vita per i propri amici, per far sapere loro la verità. Custodisco gelosamente il loro motto e lo condivido volentieri a tutti i giovani (e non) che in Italia lottano con coraggio per la vita nascente: abbiate sempre “uno spirito forte e un cuore tenero”.
Andrea Zambrano
https://lanuovabq.it/it/aborto-e-olocausto-alle-donne-dico-vi-hanno-ingannato
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