Luca Ricolfi, sociologo progressista, è lucido, diretto, spesso tranchant nei confronti dei progressisti e della sua cultura, e per questo non piace all’establishment progressista, che gli fa terra bruciata ignorandolo, non invitandolo in TV, non concedendogli alcuna intervista. Sopperiamo noi che rilanciamo qualunque intervista o scritto che sia intelligente, non importa a quale fronte, partito o movimento colui che parla appartenga. 

Rilanciamo dunque ampi stralci di una intervista concessa da Ricolfi a Martina Piumatti, pubblicata su Il Giornale.

Luca Ricolfi, sociologo, accademico, politologoLuca Ricolfi, sociologo, accademico, politologo

 

L’intervista si apre con una risposta alla prima domanda che è già una un quadro completo:

“con il ddl Zan – dice il sociologo – la cosiddetta comunità LGBT ha visto una ghiotta occasione di imporre a tutti la propria, specifica e minoritaria, visione del mondo: un atto di pura prepotenza culturale”.

Quale tra gli “effetti aberranti” del disegno di legge teme di più?

“L’articolo 1, il più temuto anche dal mondo femminista, perché scatenerebbe un uso opportunistico della scelta soggettiva del genere, con i carcerati che chiedono il trasferimento nei reparti femminili, gli atleti ‘ex maschi’ che gareggiano con le atlete, e più in generale l’assalto ai benefici di genere, ossia riservati a uno dei due sessi. E poi l’articolo 7, che apre le porte all’indottrinamento degli scolari e – nella misura in cui sancisce per legge che il genere è una questione di scelte soggettive – rischia pure di suscitare dubbi, e innescare crisi esistenziali, in un periodo della vita molto delicato per qualsiasi ragazzo o ragazza”.

Alla domanda del giornalista se ci sia proprio bisogno di una legge ad hoc contro l’omotransfobia o in fondo basterebbe l’impianto vigente, il sociologo spiega come il problema sia proprio la legge Mancino che la proposta Zan va a integrare. Egli infatti dice: 

“Prima di rispondere alla domanda, mi consenta una riflessione linguistica. Le parole con il suffisso ‘fobia’ (paura), tipo omofobia, transfobia, ma anche xenofobia, andrebbero completamente bandite dalla legge penale, e sostituite con parole che utilizzano suffissi derivati dal greco ‘misein’, odiare, come correttamente già avviene quando si parla di misoginia (odio verso la donna), o di misantropia (odio contro gli esseri umani). Già è assurdo e illiberale sindacare sui sentimenti, ma è ridicolo demonizzare la paura. In una società libera ognuno ha il diritto di provare i sentimenti che vuole, e stigmatizzare la paura è semplicemente un non senso”.

Ma non è che per essere sempre ‘più civili’ diventeremo sempre meno liberi? Penso anche alla polemica sull’inginocchiarsi o meno. Chi non lo fa viene considerato automaticamente razzista…

“Siamo già molto meno liberi anche di solo 20 anni fa. Io noto questa differenza: nell’ultima parte del secolo scorso il politicamente corretto era un modo di affermare la propria superiorità morale, nel XXI secolo sta assumendo tratti intimidatori. È un passaggio sociologicamente molto importante, perché segnala una pericolosa mutazione dell’establishment progressista. Ieri si accontentavano dell’egemonia culturale, oggi aspirano al dominio. Dalla ‘maestrina dalla penna rossa’, al prepotente che umilia chi non si sottomette. Dal pavone al bullo. È per questo che, oggi, io non parlo più di ‘razzismo etico’ (una espressione coniata vent’anni fa da Marcello Veneziani), ma mi sento costretto a parlare di ‘bullismo etico'”.

Non è un po’ il solito “complesso dei migliori” in cui cade la sinistra: “Solo noi sappiamo cosa è giusto e ve lo imponiamo, democraticamente”?

“In realtà, come accennavo prima, al complesso dei migliori è subentrata la prepotenza dei paladini del bene. Ma non è strano, se si evidenziano tutti i passaggi. Dopo il 1989 c’è stata una saldatura fra l’establishment politico-finanziario, che vuole solo globalizzazione e frontiere aperte, l’establishment mediatico, che vuole solo intrattenimento, internet e buone cause (dal riscaldamento globale al Black Lives Matter), e l’establishment politico progressista, che vuole solo espandere il proprio potere per guidare il cambiamento sociale. Avendo quasi tutti i poteri forti dalla propria parte, l’establishment progressista si è fatto più aggressivo: non gli basta dire ‘noi siamo moralmente superiori’, ora pretende di stabilire come dobbiamo parlare, come dobbiamo comportarci, a quali valori dobbiamo inchinarci”.

Dalle favole riscritte al linguaggio declinato in chiave inclusiva: l’attenzione, a volte ridicola, nel proteggere queste categorie per non urtarne la sensibilità le protegge davvero?

“È difficile valutare quale sia il saldo fra gli effetti di protezione e quelli di umiliazione. Quel che però mi sembra indubbio è che ci sono anche effetti negativi sui non protetti: la protezione speciale accordata a determinate categorie, inevitabilmente suscita il risentimento delle categorie escluse. E poi c’è l’effetto perverso del linguaggio politicamente corretto: a forza di proclamare che non devi dire negro ma nero, non devi dire handicappato ma diversamente abile, non devi dire cieco ma ipovedente, automaticamente metti in mano ai portatori di cattivi sentimenti un armamentario di parole contundenti che prima – quando Cesare Pavese parlava tranquillamente di negri, e Edoardo Vianello esaltava i Watussi ‘altissimi negri’ – semplicemente non c’erano, perché quelle parole erano neutre, puramente descrittive. È come se, a un certo punto, qualcuno avesse deciso che per ogni cosa che nominiamo, debbano esistere due termini, uno rispettoso e l’altro irrispettoso, anziché un solo termine neutro: come si fa a pensare che sia una buona idea?”.

Lei ha dichiarato di essere stato abituato a pensare che la censura fosse “una cosa di destra” e che la difesa delle libertà di opinione, di pensiero e di espressione fossero “ben incise nelle tavole dei valori del mondo progressista”. Ora ha cambiato idea?

“Il trionfo del politicamente corretto, ma soprattutto l’autocensura in atto da anni fra scrittori, giornalisti, artisti, intellettuali, mi hanno costretto a prendere atto che sinistra e libertà di espressione sono diventate due cose incompatibili”.

Il ddl contro l’omotransfobia del centrodestra, con Licia Ronzulli come prima firmataria, tutelerebbe meglio la libertà di espressione?

“Ovviamente sì, ma non abbastanza. Finché non si riscrive la legge Mancino la libertà di espressione è in pericolo, perché quella legge lascia in mano ai giudici la facoltà di stabilire se una certa idea determina oppure no il ‘concreto pericolo’ di azioni violente o discriminatorie”.

Lei che è dichiaratamente di sinistra viene citato spesso dalla destra. Come vive la cosa?

“Potrei dirle, citando una frase di Alfonso Berardinelli del 2005: ‘non credo che la sinistra sia di sinistra’. Ma c’è una risposta più radicale, che mi trovo costretto a darle: la realtà è che alcune, fondamentali, bandiere della sinistra sono passate a destra”.

Quali?

“Almeno tre: la libertà di espressione, chiaramente insidiata dal politicamente corretto; la difesa dei veri deboli, che oggi sono innanzitutto i membri della ‘società del rischio’, ossia le partite Iva e i loro dipendenti, esposti alle turbolenze del mercato ed ora decimati dal Covid; e poi la parità uomo-donna in politica, un tema su cui la sinistra è addirittura retrograda. Le sembra possibile che, in tanti decenni, non sia mai emersa una leadership femminile a sinistra né in Italia né in Europa? È mai possibile che un elettore che auspicasse un premier donna sia costretto, oggi come in passato, a guardare a destra? In Europa tutti i leader-donna importanti degli ultimi 50 anni sono di destra: Margareth Thatcher, Angela Merkel, Marine Le Pen, Marion Le Pen, Theresa May, Ursula von der Leyen, Giorgia Meloni. Come possiamo credere in una sinistra in cui tutti i posti chiave sono occupati da maschi?“.

https://www.sabinopaciolla.com/ddl-zan-ricolfi-la-comunita-lgbt-vuole-imporre-a-tutti-la-propria-specifica-e-minoritaria-visione-del-mondo-un-atto-di-pura-prepotenza-culturale/

L’immoralità di Enrico Letta.

A quanto pare, il segretario del PD, Enrico Letta, dice che la proposta di legge Zan non s’ha da toccare: deve essere approvata così com’è uscita dalla Camera, senza che il Senato si azzardi a fare alcuna modifica.

Questo alla faccia della costituzione repubblicana, che invece prevede come “normale” la doppia lettura di ogni progetto di legge da parte dei due rami del parlamento, appunto per assicurarne l’emendabilità fino a conseguire la miglior fattura possibile. Alla faccia anche del popolo sovrano (si fa per dire), che pochi anni fa respinse per via referendaria una riforma costituzionale che tale doppia lettura voleva abolire.

Nulla conta, evidentemente, per Letta e per i suoi, che tutte le persone serie, di qualunque orientamento ideologico e politico siano, riconoscano che il testo di quella proposta di legge è scritto male e andrebbe emendato. Lasciamo pure da parte le posizioni di coloro che ritengono che essa sia radicalmente sbagliata (io, per quel nulla che conta, sono fra questi, per molte ragioni che ora non sto a dire in quanto non sono pertinenti al punto che qui mi interessa mettere a fuoco. Legga, chi vuole conoscerne una, l’editoriale di Luca Ricolfi sul Messaggero del 3 luglio scorso). Mettiamoci invece nei panni di chi pensa che una legge di quel genere sia opportuna: nemmeno loro – ripeto – se conoscono la materia e sono intellettualmente onesti, possono negare che il testo uscito dalla Camera sia malfatto. Malfatto, si noti bene, anche dal punto di vista degli obiettivi che – almeno dichiaratamente – si propone. (Se invece gli obiettivi fossero ben altri, tenuti nascosti, allora può anche darsi che sia una legge scritta benissimo, ma in questo caso l’immoralità e il crimine starebbero nella truffa consumata ai danni del popolo italiano).

Il legislatore che scientemente, in nome di suoi interessi particolari, approva una cattiva legge (intendendosi per tale anche una legge malfatta) è moralmente abietto, quanto lo è un giudice che emette una sentenza volutamente ingiusta o un medico che applica al paziente una terapia che sa essergli nociva. Compie, cioè un atto criminale ai danni della società che è particolarmente odioso in quanto consiste nella perversione del suo compito specifico. Che l’ordinamento giuridico non possa sanzionare il cattivo legislatore, non significa che quel crimine non pesi come un macigno sulla sua coscienza, se ne ha una ancora in funzione.

Poiché non credo che il segretario Letta possa ignorare i difetti della proposta di legge Zan, rifiutare di emendarli e pretendere che un cattivo testo diventi legge, pur di conseguire non so (e non mi interessa) quale vantaggio partitico, costituisce dunque per un uomo politico un atto gravemente immorale. Per la coscienza di un cattolico, quale presumo che Letta si consideri, un peccato mortale.

C’è da augurarsi, innanzitutto per il nostro paese (ma un po’ anche per lui), che vada a sbattere.

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https://leonardolugaresi.wordpress.com/2021/07/06/limmoralita-di-enrico-letta/


DDL ZAN: ATTACCO ALLA LIBERTA', ALLA PERSONA, ALLA SOCIETA'

Respinte nell’Ufficio presidenziale della Commissione Giustizia del Senato alcune proposte di ‘mediazione’  (di Italia Viva e della Lega) sul ddl Zan, il Senato ha approvato per il 13 luglio l’inizio del dibattito in Aula. Il ddl Zan è stato così sottratto d’imperio all’esame commissionale in corso. In Aula il senatore Malan (Forza Italia) ha evidenziato che anche mormoni e evangelici pentecostali hanno sollecitato l’Italia a rispettare le intese bilaterali firmate nel 2007. Stralci dal dibattito di ieri in Aula.

 

Su che cosa scrivere? Non c’è che l’imbarazzo della scelta tra i molti argomenti offerti dalla cronaca negli ultimi giorni. Il Papa in ospedale (auguri di buon ristabilimento). La vicenda coinvolgente il cardinale Angelo Becciu (attendiamo lo svolgersi del processo… e intanto non possiamo fare a meno di notare che la giustizia vaticana sembra sempre più fagocitata da quella di impronta italiana …basta notare i nomi del presidente del Tribunale vaticano, quello dell’avvocato patrocinatore della Segreteria di Stato e altri…).

E poi il genuflettersi de facto anche degli azzurri - tanto calcisticamente pregevoli quanto culturalmente e civilmente sprovveduti - per solidarietà (un tartufismo che fa impallidire monsieur Tartuffe ) con chi si inginocchia davanti al movimento violento, razzista, anti-cristiano e con venature sataniche del Black lives matter (a proposito di terrorismo anche la nota intellettuale ‘cattolica’ prezzolata Michela Murgia si è inginocchiata al movimento Hamas, che vuole la distruzione di Israele). La Federazione italiana gioco calcio (Figc) che colora d’arcobaleno il suo logo in varie lingue (ma – ecco i codardi – non in arabo), certi capitani delle nazionali con fascia arcobaleno (ciò che manifesta l’arroganza di chi, profumatamente pagato, si pone al servizio della nota lobby).

E che dire di una nota banca, l’Unicredit, che ha illuminato d’arcobaleno dal 25 al 27 giugno la sua sede centrale, in sostegno al Milano Pride? Così ha risposto tale Serena Morgagni (udite, udite: Head of customer satisfaction… che faccia tosta) a Carlo Giovanardi che aveva inoltrato la sua protesta: “Questo testimonia l’incessante e forte impegno della banca sui temi della diversità e dell’inclusione (…) Promuovere un ambiente che accoglie diversità di pensiero e di idee permette altresì di soddisfare al meglio le esigenze dei clienti”. Al che Giovanardi ha giustamente risposto: “Libera Unicredit di sponsorizzare chi vuole, libero io di abbandonarlo per un istituto di credito che non sia complice di chi offende i convincimenti miei e di milioni di italiani”. 

In Francia poi l’assemblea nazionale ha votato la revisione della legge sulla bioetica, rifiutando il ‘no’ all’utero in affitto e dando luce verde alla fecondazione artificiale anche per coppie lesbiche e alle ricerche sugli embrioni-chimera. In questa sintetica rassegna non poteva mancare il governo rosso-rosso spagnolo, che ha approvato la nuova legge sui transgender e sui “diritti lgbt” (sarà discussa dal Parlamento). Prevede tra l’altro  la “libera autodeterminazione di genere” dai 16 anni (con un’autorizzazione giudiziaria dai 12 ai 14 anni, con l’assistenza di un genitore o tutore dai 14 ai 16), vieta le “terapie di conversioni” (multe pesantissime fino a 150mila euro), prevede la possibilità di indicare il papà come “genitore non gestante o non gravido” e la mamma “genitore gestante o incinta”.

Siamo alla follia (molto pericolosa e gravida di conseguenze funeste) anche se pensiamo alle irresponsabili campagne mediatiche delle tv e dei giornaloni prezzolati che hanno vilmente sfruttato il suicidio di due giovani, Seid Visin e Orlando Merenda addebitandolo all’ “omofobia” (dopo alcuni giorni tale versione si è dovuta cambiare, ma intanto il danno era fatto) e insistendo conseguentemente sulla necessità di approvare il Ddl Zan. Per non parlare della ragazza lesbica di famiglia islamica italo-marocchina, Malika Chaly - cacciata di casa – che i soldi delle due sottoscrizioni di solidarietà ben alimentate dai tanti gonzi li ha impiegati anche per togliersi uno sfizio… una bella Mercedes….

Intanto dilagano spaccio e consumo di droga (Ma che dici mai? E’ più importante approvare il ddl Zan!)continuano ad aumentare gli sbarchi dei clandestini che rallegrano ogni sorta di buonista, irresponsabile o interessato che sia (e che andranno in buona parte a rimpolpare le fila della manovalanza della droga, intaccando gravemente il futuro del Paese).

 

DDL ZAN: DALLA COMMISSIONE ALL’AULA DEL SENATO – LE PROPOSTE DI ITALIA VIVA – LE PROPOSTE DEL PRESIDENTE LEGHISTA ANDREA OSTELLARI

Ci fermiamo qui perché ieri 6 luglio, dopo nuove e infruttuose riunioni dell’Ufficio di presidenza della Commissione Giustizia del Senato, i rossi-rossi (buon sangue non mente) hanno fatto il loro golpe parlamentare (come già al tempo delle unioni civili).  Grazie a una maggioranza che non corrisponde da tempo più a quella del Paese, hanno spostato d’imperio il dibattito nell’Aula del Senato (dal 13 luglio), interrompendo cioè i lavori commissionali ed eliminando così decine di audizioni previste. Quando si dice democrazia di facciata….  

Nei giorni scorsi, in vista della riunione dell’Ufficio presidenziale, erano state presentate da Italia Viva (il partitino dei ‘cattolici’ Renzi, Boschi, Bonetti e di Scalfarotto e Faraone) tre proposte di mediazione (o almeno così considerate dai proponenti), che riesumano in buona parte il defunto ddl Scalfarotto del 2013. Gli emendamenti- che saranno riproposti durante la discussione in Aula - riguardavano l’art. 1 del ddl (sostituzione delle aggravanti per discriminazioni fondate “sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere” con quelle “sull’omofobia o sulla transfobia”.  o sulla disabilità”; l’art. 4 sui limiti della libertà d’espressione; l’art. 7 – che istituisce la Giornata nazionale contro omofobia, transfobia, bifobia, lesbofobia – in cui si proponeva di evidenziare la partecipazione delle scuole “nel pieno rispetto dell’autonomia scolastica” . Una enorme ipocrisia questa, quando la cronaca anche recente mostra come già oggi sia ridottissima la libertà di scelta di docenti o presidi confrontati con proposte della nota lobby. E chi resiste viene fatto oggetto di pubbliche denunce e di feroci campagne di linciaggio mediatiche magari da parte di noti prodotti cartacei e online, alfieri dei ‘nuovi diritti’ per il ‘progresso’ dell’umanità. Le proposte sono state respinte dal resto della maggioranza rosso-gialla.

Ieri, nel corso dell’Ufficio presidenziale, anche il presidente Andrea Ostellari ha presentato le proposte della Lega. Dall’intero testo prima di tutto sparisce l’espressione “identità di genere”. Per l’articolo 1 si eliminano tutte le definizioni e si propone una sintesi: “La presente legge ha la finalità, in attuazione dell’articolo 3 della Costituzione, di offrire la più ampia tutela contro ogni forma di discriminazione fondata sul sesso, genere e orientamento sessuale, quali espressioni di diritti inviolabili di ciascun individuo, nonché contro ogni forma di discriminazione fondata sulla disabilità“.

L’articolo 4 (quello sui limiti della libertà d’espressione) viene modificato radicalmente. Se nel ddl Zan si recita che “Ai fini della presente legge, sono fatte salve la libera espressione di convincimenti od opinioni nonché le condotte legittime riconducibili al pluralismo delle idee o alla libertà delle scelte, purché non idonee a determinare il concreto pericolo del compimento di atti discriminatori o violenti“, la proposta Ostellari cancella la subordinata che incomincia con “purché”.

Due le modifiche proposte dalla Lega all’art. 7. Al primo comma la ‘Giornata nazionale contro l’omofobia,la lesbofobia, la bifobia e la transfobia” diventa ”Giornata nazionale contro ogni discriminazione”. Al terzo comma (quello delle scuole) nel ddl Zan si recita: “In occasione della Giornata nazionale contro l’omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia sono organizzate cerimonie, incontri e ogni altra iniziativa utile per la realizzazione delle finalità di cui al comma 1. Le scuole nonché le altre amministrazioni pubbliche provvedono alle attività di cui al precedente periodo compatibilmente con le risorse disponibili a legislazione vigente e, comunque, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica”. Radicalmente diverso il testo proposto dalla Lega, che non cita più le scuole: “In occasione della Giornata nazionale contro la discriminazione, al fine di promuovere la cultura del rispetto e dell’inclusione, possono essere intraprese iniziative volte a contrastare le discriminazioni e le violenze motivate dal sesso, dal genere, dall’orientamento sessuale o dalla disabilità, compatibilmente con le risorse disponibili a legislazione vigente e, comunque, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica“. Anche le proposte leghiste sono state respinte durante l’Ufficio presidenziale della Commissione Giustizia.

La maggioranza rosso-giallo, forzando il regolamento, ha poi deciso di passare alla discussione in Aula del Senato. Dapprima per decidere la data d’inizio del dibattito in Aula, stabilito dalla stessa maggioranza (stavolta insieme con Italia Viva) per il 13 luglio.

 

L’INTERVENTO PRELIMINARE DI LUCIO MALAN (FORZA ITALIA): ANCHE GLI EVANGELICI PENTECOSTALI E I MORMONI HANNO CHIESTO IL RISPETTO DELLE INTESE BILATERALI FIRMATE CON L'ITALIA NEL 2007.

In un intervento preliminare il valdese Lucio Malan (Forza Italia) ha richiamato l’attenzione sul fatto che, oltre alla Chiesa Cattolica, altre due Chiese hanno sollecitato il Governo italiano a rispettare le intese firmate bilateralmente, con una lettera fatta pervenire al presidente del Consiglio Mario Draghi: sono la Chiesa apostolica (evangelica pentecostale) e quella “di Gesù Cristo e dei Santi degli ultimi giorni” (mormoni).

Ha detto tra l’altro Malan: “Nei giorni scorsi due Chiese titolari di una delle intese previste dall'articolo 8 della Costituzione hanno scritto una lettera formale al Capo del Governo, il Presidente del Consiglio dei ministri, chiedendo di attivare le clausole previste in ciascuna delle loro intese - io ne leggo una, ma sono identiche - dove si dice: ‘in occasione di disegni di legge relativi a materie che coinvolgono i rapporti della Chiesa Apostolica in Italia’ (oppure della chiesa di Gesù Cristo e dei Santi degli ultimi giorni) ‘con lo Stato, verranno promosse, previamente in conformità all'articolo 8 della Costituzione, le intese del caso’. E ripeto previamente anche nel caso di disegni di legge.

Il Senato non può ignorare questo passaggio: le intese sono previste dalla Costituzione, non possono essere modificate con legge ordinaria perché sono equiparabili a un trattato internazionale; possono certamente essere abolite: si abroga la legge e addirittura si abroga l'articolo 8 della Costituzione, che è un presidio previsto dai Padri costituenti per la tutela della libertà religiosa, ma non possono essere ignorate. (…)

Non possiamo ignorare queste cose. Potrà esserci un esame, si potrà dire qualunque cosa, si potrà essere d'accordo o meno sulle dettagliate osservazioni che le due confessioni religiose hanno presentato, ma questo aspetto non può essere ignorato perché rappresenta un caposaldo della tutela della libertà religiosa nel nostro Paese. (Applausi).

 

DAL DIBATTITO IN AULA

ANNAMARIA BERNINI (Forza Italia): Riteniamo in piena coscienza che il testo di questa legge sia sbagliato - tanti i colleghi che me lo hanno detto in separata sede - perché si inseriscono in questo provvedimento dei comportamenti che non si capisce se rappresentano o meno un reato fino a che un giudice non dica se lo sono o meno e questa, colleghi, si chiama norma penale in bianco ed è vietata dalla Costituzione. (Applausi). Io lo dico e lo ripeto: voglio la legge Zan in quest'Aula, la voglio a titolo personale e per il Gruppo parlamentare che rappresento. Non voglio, però, una forzatura del tipo’ prendere o lasciare’.

LUCA CIRIANI (Fratelli d’Italia): Noi non possiamo accettare che venga approvata, su una questione così delicata, una norma liberticida (presidente Alberti Casellati, peso le parole: una norma liberticida), che introduce surrettiziamente (ma neanche tanto surrettiziamente) il reato di opinione; una norma che limita, fino quasi ad annullare, il ruolo della famiglia come luogo privilegiato in cui educare i propri figli; una norma che introduce obbligatoriamente nelle scuole di ogni ordine e grado la Giornata della teoria gender, persino nelle scuole elementari, persino ai bambini di sei anni. (Applausi).

D'altra parte, signor Presidente, come è classico di ogni regime autoritario, l'indottrinamento inizia sin dalla più tenera età; e qui di indottrinamento stiamo parlando.

Andate pure avanti come schiacciasassi. Hanno cercato di farvi ragionare e di fermarvi le associazioni cattoliche (ma non ci sono riuscite), le associazioni laiche, quelle femministe, e poi intellettuali e personalità che hanno ricoperto la carica di Presidente della Corte costituzionale; persino il prudentissimo Vaticano è intervenuto con una nota che non ha precedenti. Ma per voi non conta nulla; conta soltanto la vostra bandiera ideologica da sbandierare; per voi conta approvare una legge, in maniera inaccettabile, in modo tale che voi, che forse - lo vedremo nei prossimi giorni -, siete maggioranza in quest'Aula ma sicuramente siete in minoranza fuori da qui, possiate imporre al resto del Paese, alla maggioranza del Paese, una legge che introduce il pensiero unico e poter controllare chi la pensa in maniera diversa. (Applausi). Questo è il contenuto del disegno di legge Zan e questo spiega l'urgenza e la vostra ottusità nel non accettare critiche e anche messaggi di compromesso o di accordo provenienti dal resto del Parlamento.

La nostra opposizione, signor Presidente, sarà molto dura, perché non basterà certo - e lo dico anche ai colleghi del centrodestra - modificare una virgola, un punto e virgola, una righina: la legge va modificata nella sostanza e non ci accontentiamo di qualche compromesso al ribasso.

MASSIMILIANO ROMEO (Lega): Io pongo una domanda. Se l'obiettivo del disegno di legge Zan è contrastare le discriminazioni legate all'orientamento sessuale, al sesso e al genere e ad altre tipologie, ma per quale motivo siete contrari alla proposta del presidente Ostellari? All'articolo 1, la sua proposta pone, come finalità della legge, quanto segue: «La presente legge ha la finalità, in attuazione dell'articolo 3 della Costituzione, di offrire la più ampia tutela contro ogni forma di discriminazione fondata sul sesso, sul genere - perché sul genere c'è dentro sicuramente l'aspetto della transfobia, della lesbofobia e di tutte le questioni di cui avete spesso parlato - e sull'orientamento sessuale, quali espressioni di diritti inviolabili di ciascun individuo, nonché contro ogni forma di discriminazione finalizzata alla disabilità».

Ma se questo è l'obiettivo della legge Zan, perché non vi va bene questo articolo? Spiegate perché non va bene.

Signor Presidente, se, invece, l'obiettivo è introdurre o legittimare la fluidità sessuale e il genere neutro, che sono logiche di mercato, lì noi non ci stiamo! (Applausi). Sull'ideologia gender non ci stiamo!

Sono logiche di mercato, perché lo sappiamo tutti che, se c'è il genere neutro, è più facile vendere smalti anche agli uomini! Lo sappiamo tutti che è così. Questa è la verità!

DDL ZAN: ATTACCO ALLA LIBERTA’, ALLA PERSONA, ALLA SOCIETA’ - di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 7 luglio 2021

https://www.rossoporpora.org/rubriche/italia/1026-ddl-zan-attacco-alla-liberta-alla-persona-alla-societa.html