Il Vaticano alza la voce: ecco cosa fa tremare la Chiesa
Il cardinale Pietro Parolin irrompe nel dibattito sul Sinodo biennale tedesco. Roma non è disposta a rinunciare al primato del Papa
La sinodalità è un "un modo di ascoltare il Vescovo di Roma che è chiamato a parlare come pastore e maestro di tutti i cristiani". Parole scelte con criterio certosino quelle del cardinale e segretario di Stato Pietro Parolin, che stanno a significare che nessuno nella Chiesa cattolica dovrebbe fare di testa sua. Perché la guida è una.
Sono passate un po' in sordina le dichiarazioni che il porporato italiano ha pronunciato riguardo il Sinodo biennale tedesco durante la visita in Germania. Con tutta evidenza, Roma non ha smesso di essere preoccupata per quanto accade nella terra del cardinale Reinhard Marx, le cui dimissioni simboliche sono state respinte da papa Francesco solo qualche settimana fa.
Il cardinale Pietro Parolin ha fatto tappa in Germania per motivi diplomatici, ma è chiaro che un pensiero al contesto episcopale non possa essere evitato dal Vaticano, specialmente in un momento storico come questo in cui l'Ecclesia è chiamata ad affrontare più di una macroquestione. Gli ambienti progressisti tedeschi continuano a spingere affinché la Chiesa cattolica venga rivoluzionata in alcune certezze catechetiche e in alcune modalità organizzative. Siamo sempre sulle annose richieste che riguardano la rivisitazione in chiave liberal delle regole che normano l'ordinazione dei consacrati, oltre che l'estensione di alcuni diritti liturgici (per così dire) in favore delle minoranze quali la comunità Lgbtq, con le benedizioni alle coppie omosessuali che hanno rappresentato un terreno di scontro più rilevante di altri. Sempre sulla scia di questo quadro di fondo, da destra non hanno paura ad utilizzare il termine "scisma" per fotografare i possibili effetti di un cammino che, almeno per le intenzioni, assomiglia più ad un concilio nazionale che a un sinodo episcopale.
Papa Francesco pertanto è, secondo le direttive vaticane, "maestro" di tutti. Anche dei tedeschi, che si dovrebbero rassegnare alle indicazioni del vescovo di Roma. Volendo interpretare Parolin, questo può essere il significato da dare alla presa di posizione. Sì, perché i tedeschi avrebbero in mente di prendere "decisioni vincolanti". Al netto del Papa, s'intende. E questo la Santa Sede non lo potrà mai accettare. Stando a quanto riportato dal Frankfurter Allgemeine Zeitung, il segretario di Stato si è anche scagliato "contro" quelle espressioni che tendono ad elevare, magari in modo assolutista, il contesto comunitario a discapito delle esigenze individuali. Espressioni come "la comunità deve avere la priorità su tutte le visioni ed esigenze individuali" fanno tornare alla mente per Parolin "i tempi più bui della storia della Germania nella forma di due dittature".
Il clima tra le parti non è tuttavia così negativo come può apparire. Il presidente della Conferenza episcopale tedesca, monsignor Georg Bätzing, è stato ricevuto poco tempo fa da Jorge Mario Bergoglio e sembra che il vescovo abbia fornito rassicurazioni a Sua Santità. Non ci sarà uno strappo, insomma, almeno sul momento. E del resto le dimissioni del cardinale Marx, che riguardavano il "punto morto" cui la Chiesa cattolica sarebbe ferma nella lotta alla pedofilia (una delle grandi questioni che il SynodalerWeg sta affrontando), sono state respinte con parole al miele. Francesco non è "contro" Marx, che è un po' il simbolo apicale di chi vorrebbe la rivoluzione, e Marx non è "contro" Francesco, che tuttavia non può essere sorpassato da velleità particolari.
Il tempo scorre. Il Sinodo è biennale ed è iniziato nel 2019. Se la diplomazia lavora per evitare la rottura, i punti rimangono tuttavia fermi. E questa è forse la maggiore preoccupazione di Roma, perché gli ambienti progressisti tedeschi non hanno modificato le loro idee sulle rivendicazioni all'interno della Chiesa. Persino il cardinale Walter Kasper, finissimo teologo spesso contrapposto a Joseph Ratzinger in termini dottrinali, è apparso tutto fuorché entusiasta per come sta procedendo il cammino sinodale della sua Germania. Non se ne fa una questione di schieramenti, quindi, ma di tenuta unitaria della Chiesa cattolica, che non può essere l'obiettivo di tutti. Il processo dovrebbe subire un'accelerata. Intravedere la direzione verso cui si andrà, però, è ad oggi un esercizio da Nostradamus. Roma - le dichiarazioni di Parolin lo certificano - non rinuncerà al suo primato gerarchico.
Francesco Boezi
https://www.ilgiornale.it/news/cronache/roma-teme-scisma-tedesco-ora-vaticano-alza-voce-1959308.html
“Revertimini ad Fontes”. Questo è il Motu Proprio che ci Vorrebbe…
7 Luglio 2021 8 Commenti
Marco Tosatti
Carissimi Stilumcuriali, il 7 luglio del 2007 papa Benedetto XVI emanava il Motu Proprio Summorum Pontificum, che ampliava la possibilità di celebrare e seguire la messa secondo il Vetus Ordo. Il maestro Aurelio Porfiri riflette sulle voci recenti, e sulla necessità di un nuovo Motu Proprio. Ma in un senso diverso da quello che ci si potrebbe attendere. Buona lettura.
§§§
Invece di pensare al Summorum Pontificum…
Dal Codice di Diritto Canonico sappiamo che i fedeli laici possono, con il dovuto rispetto, far presenti le proprie proposte per un maggiore bene della Chiesa, anche se queste fossero in qualche modo critiche.
Ora, in questi ultimi tempi notizie provenienti da fonti (molto) affidabili ci dicono che sarebbe in atto un tentativo di prossima revisione del motu proprio Summorum Pontificum, che riguarda la Messa tridentina.
Sono tanti i fedeli che beneficiano dei frutti di questo documento, inclusi tanti giovani che hanno riscoperto una spiritualità cattolica più autentica.
Se è importante, come ci viene detto, gettare ponti, non vedo perché in questo caso invece bisognerebbe ergere un muro.
La mia proposta invece, lasciando stare il motu proprio del 2007, è di fare un nuovo e in un certo senso rivoluzionario motu proprio, che chieda con forza e con misure stringenti un ritorno alla Messa nella forma ordinaria secondo le intenzioni dei documenti del Concilio.
A chi capita di partecipare alla Messa per come l’aveva prevista il Concilio?
Nella Sacrosanctum Concilium, insieme ad una maggiore partecipazione, si comandava stima per i riti riconosciuti (4), pii esercizi (13), divieto di mutare i riti (22), semplicità e decoro dei riti (34), uso del latino (36), estensione limitata della concelebrazione (57), promozione di cori e scholae cantorum (113), canto gregoriano e polifonico (116), dell’organo (120)…
Insomma, a mio parere sarebbe ottimo, necessario e urgente un motu proprio che mettesse in luce come tutti gli elementi di continuità con la prassi precedente presenti nel Concilio, secondo l’ermeneutica che ha indicato Benedetto XVI nel famoso discorso alla curia romana, e che invece sono stati sistematicamente messi da parte.
Quella che abbiamo nelle nostre parrocchie è la Messa voluta dal Concilio? Non lo credo, è una sorta di parto della mente di liturgisti e pastoralisti che credono di servire la Chiesa flirtando con la mentalità del mondo.
Si dirà che le istruzioni successive hanno rilassato alcune delle indicazioni che venivano dal Concilio. Allora bisogna comprendere che giuridicamente un conto è una Costituzione Conciliare, un conto sono istruzioni preparate da un gruppo di esperti riuniti dal Vaticano; che, pur se certamente importanti, non sono irriformabili.
Ecco, questo nuovo Motu Proprio che suggerisco potrebbe chiamarsi con le parole di san Gregorio Magno: revertimini ad fontes! Ritorniamo alle fonti del Concilio e fermiamo questo strazio che si fa del rito della Messa in tante, troppe chiese, fermiamo i preti chiacchieroni e colorati, le profanazioni continue, le musiche indegne anche di una balera…fermiamo tutto questo, riscopriamo il senso del sacro e dell’adorazione, torniamo ad inginocchiarci di più.
Ho l’impressione che se tutto questo sarà possibile, il Summorum Pontificum non sarà più nei nostri pensieri.
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.