ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

domenica 8 agosto 2021

Faremo lo stesso per i nostri figli e nipoti?

Kwasniewski: È ora di imitare i nostri antenati: non mollare mai!


Carissimi Stilumcuriali, per errore ieri abbiamo pubblicato invece della prima la seconda parte di un lavoro del dott. Peter Kwasniewski relativo al Motu Proprio Traditionis Custodes. Ringraziamo come sempre Vincenzo Fedele per il generoso lavoro di traduzione. L’articolo è apparso su 1P5. Buona lettura.

§§§

È ora di imitare i nostri antenati: non mollare mai!

 Peter Kwasniewski Luglio 28, 2021

(Nota dell’editore: questa è la prima parte di una serie in tre parti: “Condurre una vita cattolica tradizionale in un’epoca di guerra civile”. )

Le ultime due settimane sono state molto emozionanti per molti cattolici. Abbiamo provato rabbia, e giustamente. Abbiamo parlato incessantemente di ciò che era accaduto, di ciò che potrebbe accadere in futuro, di come potremmo rispondere e del significato di tutto ciò.

Ma presto o tardi, lo shock iniziale svanisce e la rabbia si placa, lasciando spazio – in fin troppe anime – alla tristezza, alla depressione, allo sconforto, alla letargia o, peggio ancora, alla tentazione di arrendersi. Perché questa è davvero la cosa peggiore che i cattolici amanti della tradizione potrebbero fare: smettere di pregare, lavorare e combattere per il cattolicesimo tradizionale e il suo coronamento, la Messa tridentina.

Si vede sui social la differenza tra i collerici e i malinconici, tra gli instancabili combattenti e gli sfiniti panchinari. I collerici continueranno a combattere fino all’ultimo respiro, ma il malinconico potrebbe fare spallucce e dire: “Oh bene, immagino che ora che Francesco ha dato al mio vescovo il potere di assassinare la Messa, e il mio vescovo l’ha uccisa, non mi rimane che cercarmi una chiesa che si trovi a meno di mezz’ora di macchina e dove si celebra il miglior Novus Ordo della zona, e sopportare la musica mediocre e la moltitudine di ministri laici. È finita: la TLM (Messa Tradizionale Latina) è morto. Il nostro movimento è colato a picco e la vita deve pur andare avanti”.

Credetemi, comprendo chi prova sentimenti di frustrazione e stanchezza, il desiderio di smettere di litigare, il desiderio di vivere una “vita normale” (o almeno di fingere di poterlo fare dopo il motu proprio). Alcuni cercano persino di persuadersi che hanno sbagliato ad innamorarsi della grande tradizione cattolica, che gli sono stati “troppo attaccati” per ricercare il proprio bene, e che questa potrebbe essere l’espiazione che propone la divina Provvidenza.

Amici, questo non è lo Spirito di Dio che parla: “Dio infatti non ci ha dato uno spirito di timidezza, ma di forza, di amore e di saggezza” (2 Tm 1,7). Quel modo di parlare a noi stessi è una voce di sconforto che ci abbatte e non ci solleva, una voce che ci allontana dalla gloria di Dio che si è rivelato a noi per avvicinarci a Sé per aiutare a ricostruire la Sua chiesa crollata. In ogni cuore tradizionalista è stato piantato un seme di risveglio e di consapevolezza, di stupore e di gratitudine, destinato a crescere e a portare frutti abbondanti per noi stessi e per gli altri, «per rendere idonei i fratelli a compiere il ministero, al fine di edificare il corpo di Cristo» (Ef 4,12). Non dobbiamo allontanarci da quella “gloria che scorre dall’alto dei cieli” o precipitare in una spirale che non giova  a noi stessi né a coloro che ci circondano.

Come ha fatto la Messa tridentina, ed anche le altre buone consuetudini tradizionaliste ad approdare nella nostra vita, in questo secondo decennio del XXI secolo ? Come mai sono ancora qui quando cinquant’anni fa Paolo VI tentò di sopprimere quasi totalmente l’eredità liturgica del cattolicesimo? Come poteva un papa che cavalcava secoli di ultramontanismo – che, per così dire, “ha calpestato Trento con Trento” – non essere riuscito a centrare quello cui ambiva?

C’è stata una ed una sola ragione: i nostri antenati nel movimento tradizionalista hanno resistito, hanno protestato, si sono sacrificati e hanno lavorato duramente per mantenere vivo il patrimonio della Chiesa quando coloro che erano preposti ad esserne i guardiani erano  invece indifferenti o si attivavano per espellerlo. Questi uomini e queste donne hanno consumato i gradini delle case dei vescovi e delle cancellerie. Hanno pubblicato opuscoli e hanno fatto i conferenzieri, hanno viaggiato per incontrarsi, si sono tenuti in contatto attraverso le nazioni quando farlo era più laborioso di quanto lo sia adesso per noi, hanno mandato loro rappresentanti a bussare a tutte le porte di Roma. Non si sono mai fermati. La santa caparbietà dei primi tradizionalisti, la loro ostinata determinazione, il loro rifiuto di accettare un no come risposta, è ciò che ha salvato la Messa (insieme a molto altro) e le ha permesso di raggiungere voi e me oggi.

Faremo lo stesso per i nostri figli e nipoti, per i cattolici di un lontano futuro? In questo momento, siamo gli anelli viventi della catena di trasmissione. Se lungo la strada potra realizzarsi un Summorum Pontificum II (o qualcosa di ancora migliorativo) lungo la strada, noi saremo responsabili di creare le condizioni a che ciò avvenga, rifiutandoci di andarcene, rifiutando di farci calpestare dalla gerarchia della Chiesa.

Trovo che pochi tra coloro che frequentano la TML ai nostri tempi, specie i giovani e le giovani famiglie, conoscano bene la lunga battaglia combattuta per salvare la Messa in latino contro avversari incredibilmente in sovrannumero, con pochissime risorse, truppe eterogenee e pochi preziosi leader. Dobbiamo conoscere la nostra storia.

Fin dagli albori del movimento tradizionalista alla metà degli anni ’60, quando la Messa fu seriamente messa in gioco dall’interno, una minoranza di cattolici preoccupati cercò di conservare le grandi tradizioni ecclesiastiche: il latino, il canto gregoriano, la celebrazione ad orientem, il cerimoniale completo, i paramenti appropriati, il complesso corpo teologico-liturgico della preghiera cattolica affinato e maturato nei secoli. La pubblicazione nel 1969 della Costituzione apostolica Missale Romanum di Paolo VI – un documento denominato in modo più sottile, ma non meno mendace, rispetto alla Lettera apostolica di Francesco Traditionis Custodes – ha galvanizzato il nascente movimento, che è passato dalla difesa di questa o quella qualità del culto tradizionale alla difesa della totalità del patrimonio racchiuso nei libri liturgici precedenti (la lex orandi), compresa la dottrina che esprimono (lex credendi) e lo stile di vita che sottendono (lex vivendi).

Per tutti gli anni ’70 e ’80, fu una disperata battaglia in salita. Laici letterati, mendicando le briciole che cadevano dalla mensa del padrone, rivaleggiavano contro potenti vescovi e cardinali che, il più delle volte, sbattevano loro la porta in faccia. Petizioni sono state redatte e sottoscritte, spesso senza alcun risultato. Lettere sono state pubblicate più e più volte su giornali e riviste. Quando non erano ignorate, queste lettere ricevevano risposte umilianti e la condiscendente replica, da parte dei liturgisti diocesani, era: “Ti ci abituerai e presto la amerai!” (Vuoi vedere un esempio? Controlla “quì”. Stiamo ascoltando cose analoghe oggi da cattolici ben intenzionati che proprio non comprendo.) Non importava che i tradizionalisti abbiano sempre avuto i migliori argomenti, come si può assaporare nell’episodio di William F. Buckley Jr.’s Linea di tiro con Michael Davies e Malachi Martin; non avevano potere, nessuna posizione, non avevano credibilità, non avevano i numeri.

Voglio condividere con voi alcuni ricordi inviatimi di recente da un anziano inglese che ha vissuto la rivoluzione. Prendete nota con attenzione:

Ora che la TML è sotto la diretta minaccia di un papa, potrebbe essere un buon momento per informare le giovani generazioni, che sono la maggioranza nelle parrocchie TML, della storia del movimento delle messe latine e delle lotte apparentemente impossibili in quei primi giorni in cui tutto sembrava perduto. Questo è un momento veramente inquietante, pensavo che queste sensazioni ce le fossimo lasciate alle spalle. Ho iniziato a servire la messa nel 1952 ed avevo vent’anni quando iniziarono a imporsi i cambiamenti. Amavo la Messa e la Benedizione e non potevo credere a quello che stava accadendo; era come se la Chiesa fosse impazzita. Negli anni ’60 sembrava che tutta la gioventù fosse drogata con droghe di tutti i tipi, per esempio l’LSD. Sono stato contattato in diverse occasioni per “vedere se ero interessato”. La mia risposta era sempre la stessa: l’unica droga di cui avevo bisogno era l’incenso; nessun altro si è più avvicinato. Di norma incontravo solo incomprensione.

Durante i giorni molto cupi degli anni ’70 e ’80, ho assistito alla distruzione sfrenata di deliziose chiese parrocchiali, ma ero una voce che gridava nel deserto – per coniare una frase – nella mia parrocchia e nella mia diocesi. Sacerdoti e ministranti furono messi in guardia dal fraternizzare con me; un vescovo mi disse che la mia costante critica alla liturgia della Chiesa avrebbe allontanato la mia famiglia dalla pratica religiosa. Con l’Indulto inglese ci furono concesse tre messe all’anno in una parrocchia di campagna il mercoledì sera alle 19:30, ma senza pubblicizzarle. Una volta ne abbiamo chiesto un’altra perché di mercoledì cadeva una festa speciale di alcuni martiri inglesi. Il Vescovo era molto arrabbiato e ci disse che se non avessimo smesso di fare pressioni su di lui avrebbe bloccato tutto!

Ho incontrato Michael Davies nel 1980 e ci scrivevamo regolarmente e alla fine siamo diventati grandi amici. Negli anni ’80 è iniziato il disgelo e la temperatura ha continuato a migliorare gradualmente fino al 2007, quando finalmente è uscito il sole. Questo documento scandaloso del nostro attuale pontefice (un pontefice non dovrebbe essere un “costruttore di ponti”?) è destinato a fallire e ci sono i primi segnali positivi che così sarà. Qualsiasi prelato anziano vedrà attraverso questo motu proprio e ne prenderà le distanze. Dovranno essere discreti ma lo faranno.Il mio vescovo è stato velocissimo nel sottolineare che non vede la necessità di cambiare nulla. Abbiamo già combattuto per la Messa e dobbiamo rifarlo. Non è il momento dello sconforto, ma il momento di agire e di rimboccarsi le maniche per sconfiggere quest’ultimo assassino liturgico.

Consiglio di prendersi del tempo per scoprire di più su come è stato e che lungo viaggio è stato:

Chi desidera una “immersione profonda” potrebbe prendere una copia di Una Voce di Leo Darroch : la storia della Foederatio Internationalis Una Voce , un libro che illustra ampiamente l’incomprensione, l’ostruzionismo, l’animosità e il doppio gioco che hanno incontrato gli amanti della tradizione inn ogni passo del loro cammino. Più leggiamo su questa generazione eroica e sugli ostacoli che hanno superato, più saremo ispirati a fare ai nostri giorni ciò che loro hanno fatto ai loro. [Aggiornamento: un altro libro che mi sarebbe dovuto venire in mente mentre stavo scrivendo questo è il volume estremamente divertente And Rightly So: Selected Letters and Articles of Neil McCaffrey. I brani degli anni Sessanta e Settanta sulla vita della Chiesa e sul cambiamento liturgico sono documenti particolarmente preziosi.]

Una cosa che dobbiamo tenere in primo piano nelle nostre anime: ciò per cui stiamo combattendo è buono, sacro, cattolico e degno della nostra più profonda devozione. Non può essere improvvisamente proibito o dichiarato pericoloso. E noi non siamo disobbedienti se cerchiamo di tenercelo stretto. Il movimento tradizionale non esisterebbe affatto se, all’inizio della fase finale della “riforma liturgica”, i cattolici non fossero andati ostinatamente contro i desideri e anche le determinazioni legali di Paolo VI e di altri vescovi. Paolo VI cominciò a cedere appena un po’; e Giovanni Paolo II riconobbe che le aspirazioni dei tradizionalisti erano giuste; Benedetto XVI ha poi aperto il tesoro a tutti. Quell’iniziale “disobbedienza” non fu condannata una volta per tutte; la sua legittimità fu infine accettata, perché i tradizionalisti avevano combattuto sulla base di veri principi e per veri beni di cui la Chiesa ha ed avrà sempre bisogno.

Non è diverso oggi nel 2021. Dobbiamo fare esattamente come fecero i nostri antenati nel movimento tradizionale, e non essere intimoriti dalle minacce di nessuno, non rimanere dissuasi dall’animosità di nessuno, non farci scoraggiare da nessun ostacolo, non rimanere sedotti da nessuna alternativa che ci venisse descritta come “abbastanza buona” o “tollerabile“.

Nella seconda parte di questa serie, parlerò di come la nostra situazione sia diversa dalla loro e del tipo di obiezioni o tentazioni che potrebbero portarci fuori rotta.

[Foto:Il primo incontro formale della Federazione Internazionale Una Voce a Zurigo nel 1967, dove il dott. Erich Vermehren de Saventhem fu eletto presidente fondatore. Per gentile concessione del sito web della FIUV.]

Marco Tosatti

https://www.marcotosatti.com/2021/08/08/kwasniewski-e-ora-di-imitare-i-nostri-antenati-non-mollare-mai/

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.