"Ero posseduto, ma il Signore mi ha liberato"
Francesco Vaiasuso racconta come, grazie agli esorcismi, il demonio è uscito dalla sua vita
– È stato posseduto dal demonio per molti anni. Per l’esattezza da “ventisette legioni di demoni”. La vicenda di Francesco Vaiasuso, 40 anni, siciliano, sposato, di professione gallerista d’arte, è venuta allo scoperto con la pubblicazione di un libro autobiografico, La mia possessione (Piemme), realizzato assieme al vaticanista Paolo Rodari.
Non è cosa di tutti i giorni che una persona posseduta e poi esorcizzata, parli pubblicamente della propria vicenda. Francesco Vaiasuso lo farà anche in occasione del convegno Le possessioni, disturbo psichico o danno spirituale? Il sottile confine fra Psicologia e Religione (*), in programma a Roma il prossimo 14 dicembre.
In vista del convegno romano, Vaiasuso ha voluto raccontare a Zenit alcuni risvolti del dramma vissuto. Ne ha parlato con l’impressionante calma e serenità di chi è consapevole della potenza della grazia di Dio, più forte di qualunque aggressione del male.
Di esorcismi se ne compiono migliaia ogni giorno. Non mancano esorcisti illustri – uno su tutti: padre Gabriele Amorth – che hanno raccontato a più riprese la loro esperienza. Molto più raro è che ne parli una persona esorcizzata. Lei però la sua storia ha voluto divulgarla. Perché?
Francesco Vaiasuso: In effetti quasi nessuno si è mai esposto. Ho voluto, in qualche modo, dare voce alle persone che soffrono sia di possessione che di “disturbi spirituali”. In questi cinque anni che ho vissuto sulla mia pelle, ho constatato che c’è molta solitudine da parte delle persone che vivono questo dramma, sia per la sofferenza spirituale in sé, sia per questo “tabù”; meno se ne parla, più la cosa diventa soffocante per la persona. Quindi la mia intenzione è avvicinare non solo le persone che soffrono questi disturbi e vanno dall’esorcista, ma anche chi, nella quotidianità, lotta con problematiche interiori. Ho voluto raccontare come ho vissuto questa esperienza, dando una speranza a tutti.
In che circostanze lei si è accorto di essere alle prese con una possessione diabolica?
Francesco Vaiasuso: Tutto è iniziato quasi “per gioco” e “per curiosità”, quando incontrai un gesuita che mi raccontò delle preghiere di liberazione che faceva per certe persone. Lì per lì io non capii nulla di quello che diceva, con tutti quei termini inusuali. Mi disse che spesso satana si nasconde nelle malattie e io, fin da piccolo, soffrivo di alcune patologie come l’asma bronchiale. Io rimasi incuriosito e lui, da parte sua, mi rivolse una preghiera di liberazione. Da quel momento mi sono accorto di soffrire di disturbi che uscivano e venivano a galla.
Quando era posseduto, lei era consapevole del suo stato?
Francesco Vaiasuso: Le possessioni, normalmente, durano da 1 a 3 ore, al termine delle quali, il soggetto ritorna se stesso e, in genere, non ricorda nulla, poiché si va in uno stato di trance, quasi come se si fosse anestetizzati. L’indemoniato parla – anche in lingue sconosciute – urla, si trasforma negli occhi, i caratteri somatici cambiano… In realtà, io ricordo tutto, perché vedevo: questo mi ha permesso di scrivere il mio libro. L’anomalia del mio caso è nella mia “lucidità” e nella durata delle mie possessioni che potevano durare anche 8-9 ore, a volte con pause di normalità di 10-15 minuti. La possessione più lunga mi durò quattro notti e cinque giorni di seguito, durante i quali il demonio si è scatenato.
Chi è stato il suo esorcista?
Francesco Vaiasuso: Sono stato aiutato da diversi esorcisti, tra cui voglio citare Fra Benigno, esorcista ufficiale dell’Arcidiocesi di Palermo, fratello Ferro, e padre Tonino Bono, che, oltre che esorcista è anche psicologo e questo mi ha aiutato molto. Costoro mi hanno aiutato a lottare contro le forze del male ma c’è da aggiungere che il soggetto che riceve la preghiera, dal punto di vista mentale e psicologico non deve mai abbattersi.
È d’accordo con l’affermazione secondo la quale gli esorcisti sono troppo pochi e che il loro ruolo non è ben compreso?
Francesco Vaiasuso: Non le nascondo che fino a una quindicina di anni fa, quando sentivo il termine “esorcista” mi trasmetteva inquietudine, mi faceva pensare ad una persona misteriosa, “magica”, quasi spaventevole… Quando poi, però, mi sono ritrovato io stesso in quella situazione, ho scoperto un’altra realtà: quella di un sacerdote che ti accoglie, ti ascolta, ti fa parlare, approfondisce, ti consiglia se andare da uno psicologo o da uno psichiatra. È quel sacerdote che ti può dare una mano in più per risolvere il tuo problema. Io invece mi immaginavo una persona che toccandoti con un dito ti faceva sparire immediatamente la tua possessione… Oggi vedo nell’esorcista la figura di un padre che mi ha accolto.
Indubbiamente c’è bisogno di più esorcisti, o quantomeno di sacerdoti che sappiano fare preghiere di liberazione e ascoltare i fedeli. Ce n’è necessità, in quanto due o tre esorcisti a diocesi non sono sufficienti. Al punto che, ci sono anche persone che credono di essere disturbate, non riescono a trovare esorcisti e, alla fine, si rivolgono ai maghi.
Satana, quindi, può essere sconfitto?
Francesco Vaiasuso: Avendo vissuto l’esperienza con lucidità, io posso dire di aver visto le porte dell’inferno. Eppure ho visto tanta grazia su di me: nel libro ho parlato anche della visione dei santi e della presenza dello Spirito Santo che hanno una forza non paragonabile al male e che noi purtroppo non conosciamo o non vogliamo conoscere. Dio, però, ha una grande forza ed è presente in mezzo a noi. Tutti, quindi, possiamo sconfiggere satana con la grazia di Dio.
*Per informazioni e iscrizioni: tel. 333.8194364; E-mail: info@laborform.it: sito web: www.laborform.it. La quota di partecipazione è di € 120. Le iscrizioni chiudono il 4 dicembre prossimo, salvo esaurimento posti.
di Luca Marcolivio
ROMA, venerdì, 23 novembre 2012 (ZENIT.org)
http://www.zenit.org/article-34062?l=italian
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