Il Papa ha detto che c’è la possibilità di dar vita, sul modello dell’esperienza ortodossa, a una sorta di “secondo matrimonio”? “La dottrina cattolica ha sempre considerato impossibile far propria questa prassi, e questo perché non si vede come ciò possa collimare con le indicazioni di Gesù”. Parola del capo dell’ex Sant’Uffizio, il cardinale Gerhard Ludwig Müller, che in una lunga intervista concessa al quotidiano tedesco Frankfurter Allgemeine Zeitung, è tornato a esprimersi sulle questioni che saranno oggetto dei prossimi due sinodi dei vescovi.
La posizione del prefetto scelto da Benedetto XVI e confermato da Francesco è nota: nessuna innovazione, nessun adeguamento allo spirito dei tempi, nessuna apertura che faccia venir meno il legame tra misericordia e giustizia. In pratica, niente comunione ai divorziati risposati. Su questo, la chiesa cattolica discute. Così ha disposto il Papa, affidando al cardinale Walter Kasper, teologo di rango e da sempre su posizioni progressiste, il compito di tenere una sorta di ouverture del dibattito tra porporati. E Kasper, dice Müller, “dopo aver delineato i punti salienti e da tutti accettati circa il matrimonio, ha anche avanzato possibili soluzioni pastorali, per casi singoli particolarmente complicati e che hanno suscitato animate discussioni. L’intenzione di dare un aiuto sul piano spirituale è condivisa da tutti”, chiarisce l’ex vescovo di Ratisbona. Il problema, semmai, è che “non vi è unanimità nel ritenere che le tesi elaborate sulla questione matrimoniale negli scorsi decenni rappresentino davvero una via d’uscita dalla crisi della famiglia”. Il riferimento è alla Familiaris Consortio giovanpaolina, rea di non contenere le risposte adeguate a quelle situazioni fino a pochi anni fa inedite (come il gender), che oggi entrano prepotentemente nel dibattito pubblico. Il rischio, aggiunge il neocardinale tedesco, è alto: “Il Vangelo dell’indissolubilità del matrimonio non deve condurre a teorie astratte, che nella pratica della chiesa non giocano più alcun ruolo. Il matrimonio è – in quanto sacramento – una realtà dispensata da Dio, della quale non possiamo disporre”. E non, quindi, “soltanto un ideale umano, che si può prefiggere di raggiungere con le proprie forze e magari fallire”. Dispiace, a Müller, che il dibattito ruoti solo attorno alla questione della comunione ai divorziati risposati, benché Francesco stesso abbia sottolineato che il tema – pur delicato e cruciale – va considerato tenendo conto della crisi del matrimonio e della famiglia nella sua totalità. E nonostante il cardinale Kasper abbia parlato per più di due ore in concistoro, con una riflessione che indagava la crisi della famiglia in tutti i suoi aspetti, “il dibattito si concentra sulla comunione, che diventa quasi una sorta di test”, dice ancora il custode della fede, aggiungendo che si può far parte della chiesa anche senza ricevere l’eucaristia: “La comunione con il Signore continua a persistere”. Si tratta di quella comunione spirituale sulla quale, però, più d’un dubbio aveva espresso Kasper: se, infatti, chi riceve la comunione spirituale è “una cosa sola con Gesù Cristo – si domandava il presidente emerito del Pontificio consiglio per l’unità dei cristiani – come può essere in contraddizione con il comandamento di Cristo? Perché non può ricevere anche la comunione sacramentale? Se escludiamo dai sacramenti i cristiani divorziati risposati disposti ad accostarsi a essi, non mettiamo in discussione la struttura fondamentale sacramentale della chiesa? Allora a cosa servono la chiesa e i suoi sacramenti?”. Per Müller, la risposta è ovvia e sta tutta nel divieto evangelico di separare ciò che Dio ha unito.
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