ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

giovedì 19 gennaio 2017

E insistono..!

L'incisione del francobollo, Lutero zampogna del demonio,
è di Erhard Schoen, del 1535.
Francesco: Lutero voleva rinnovare la Chiesa, non dividerla











Lutero voleva rinnovare la Chiesa, non dividerla: è quanto ha detto Papa Francesco nel tradizionale incontro con una Delegazione ecumenica della Finlandia, guidata dal vescovo luterano di Turku, giunta a Roma in occasione della Festa di Sant’Enrico e nella Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani.
Il servizio di Sergio Centofanti:
 
Da oltre trent’anni il pellegrinaggio della Delegazione ecumenica finlandese a Roma è una “bella consuetudine” che coincide con la Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani. E’ una iniziativa – ha detto Papa Francesco – che “ci richiama al riavvicinamento a partire dalla conversione”:
“Il vero ecumenismo infatti si basa sulla conversione comune a Gesù Cristo come nostro Signore e Redentore. Se ci avviciniamo insieme a Lui, ci avviciniamo anche gli uni agli altri. In questi giorni invochiamo più intensamente lo Spirito Santo perché susciti in noi questa conversione, che rende possibile la riconciliazione”.
Papa Francesco ricorda l’incontro con i luterani a Lund, in Svezia, il 31 ottobre scorso, per la commemorazione comune dei 500 anni dell’inizio della Riforma: una tappa significativa e importante “sul piano umano e teologico-spirituale”. “Dopo cinquant’anni di dialogo ecumenico ufficiale tra cattolici e luterani - ha osservato - siamo riusciti a esporre chiaramente le prospettive sulle quali oggi possiamo dirci d’accordo. Di questo siamo riconoscenti. Nello stesso tempo teniamo vivo nel cuore il pentimento sincero per le nostre colpe”. Il 2017, anno commemorativo della Riforma - ha aggiunto - è "un'occasione privilegiata" per cattolici e luterani "per riscoprire insieme il Vangelo":
“In questo spirito, a Lund è stato ricordato che l’intento di Martin Lutero, cinquecento anni fa, era quello di rinnovare la Chiesa, non di dividerla. Quell’incontro ci ha dato il coraggio e la forza di guardare avanti, nel nostro Signore Gesù Cristo, al cammino ecumenico che siamo chiamati a percorrere insieme”.
La speranza è di “giungere a ulteriori convergenze sui contenuti della dottrina e dell’insegnamento morale della Chiesa” per avvicinarsi “sempre più all’unità piena e visibile”:
“A conclusione della giornata commemorativa di Lund, guardando al futuro, abbiamo tratto coraggio dalla nostra testimonianza comune di fede davanti al mondo, quando ci siamo impegnati a sostenere insieme coloro che soffrono, coloro che sono nel bisogno, coloro che sono esposti a persecuzioni e violenze. Nel fare ciò, come cristiani non siamo più divisi, ma siamo uniti nel cammino verso la piena comunione”.
Il Papa prega il Signore affinché “accompagni con la sua benedizione la Commissione di dialogo luterana-cattolica della Finlandia, che sta lavorando con dedizione ad una interpretazione sacramentale comune della Chiesa, dell’Eucaristia e del ministero ecclesiale”. Infine, dopo aver auspicato una sempre maggiore collaborazione tra ortodossi, luterani e cattolici nel mondo, Papa Francesco ha rivolto un ringraziamento speciale al vescovo luterano di Turku:
“E caro fratello vescovo, io voglio ringraziarvi per il buongusto di portare i nipotini: abbiamo bisogno della semplicità dei bambini, loro ci insegneranno il cammino verso Gesù Cristo. Grazie, grazie tante!”.




                             L'incisione del francobollo, Lutero e sua moglie Caterina von Bora,
                             è del 1580.

Il contributo di Lutero

Lutero, nonostante tutto, ha dato anche lui un contributo positivo? Ne conosco solo uno: l’aver incoraggiato le letture del Vecchio Testamento, collezione varia e antica, di non facile traduzione e comprensione e perfino non raramente ben poco raccomandabile (non mancano scandali, adulteri, assassini e tradimenti di varie specie).
Non che lui avesse per primo tradotto quei libri! Anche in Germania c’erano già state varie traduzioni, ma si dice che la sua è migliore! Bene! Questo ha giovato a metterle in valore? Bene! Ne ha incoraggiato la lettura? Speriamo anche la retta comprensione.
Purtroppo, è stato proprio tra i suoi nipoti che son venuti i più accaniti critici di quei libri e le cattedre che ne hanno disconosciuto il valore.
Dalla lettura protestante della Bibbia è venuta anche la frantumazione della Chiesa, delle chiese, delle confessioni e delle sette.
Che i protestanti avessero sempre la Bibbia in mano, ha provocato anche la moda di essere considerati, coi mussulmani e gli ebrei, gli uomini “del libro”.
E questo, a dire il vero, mi piace poco, perché i cristiani devono essere piuttosto gli uomini del Verbo, ossia della Persona che è il Verbo in Persona.

Bergoglio ringrazia

Il Papa ha ringraziato Dio, nella cattedrale condivisa di Lund, per tre motivi, dei quali ecco il primo: “Ti ringraziamo, Dio, per le tante intenzioni ispiratrici, teologiche e spirituali che abbiamo ricevuto per mezzo della Riforma”.
Infatti, la Riforma fu un movimento molto vario, che smosse varie Nazioni cristiane e tante forze. Il Papa si esprime molto genericamente e le intuizioni, cui egli fa appena allusioni, hanno avuto bisogno di molti anni di discussione e di focalizzazione.
Per precisare quelle intuizioni ispiratrici, bisogna far riferimento alle ispirazioni ascetiche e mistiche che hanno fatto fiorire tanti ordini religiosi di ogni tipo d’evangelizzazione e soprattutto la riforma dei Cappuccini, dei Gesuiti, delle Congregazioni educatrici e di quelle missionarie, che hanno raggiunto i popoli dell’America, dell’Africa e dell’Asia.
Per precisare le tante intuizioni teologiche, invece, basta prendere in mano il Catechismo del Concilio Tridentino, formulato proprio per precisare quelle intuizioni teologiche, preziosissime e fondamentali.
Il Papa dice diplomaticamente che questo beneficio è venuto per mezzo della Riforma, ma nel senso che è venuto dopo la Riforma, per riparare la Riforma, per trar profitto dal disordine della Riforma, non per merito della Riforma, ma per merito dei tanti Santi sorti nel periodo contemporaneo e successivo alla Riforma.
Il secondo ringraziamento di Bergoglio in Svezia è doppio:
1)      per la trasformazione e le riforme positive che sono state promosse dalla Riforma: infatti, a partire dalla Riforma, sono stati trasformati molti Episcopati, molte prelature, molti conventi; inoltre, a partire dalla Riforma, sono stati fondati molti seminari e molte missioni: certo, queste cose non le hanno fatte i protestanti, bensì i cattolici, però anche sotto la spinta dei protestanti.
2) premesse delle lotte che le sue sfide hanno richiesto. Effettivamente la Riforma ha imposto delle sfide, come quella per la quale bisognava seguire la religione del principe: questo è stato imposto dai protestanti e l’hanno anche ottenuto e ha comportato delle lotte aspre.
Tuttavia, al termine di queste lotte è stato accettato praticamente un regime di tolleranza, in grazia del quale protestanti e cattolici avrebbero potuto convivere (eccetto che nella liberale Inghilterra, s’intende, dove i cattolici non sono stati assolutamente tollerati fino alla soglia dell’’800).
Insomma, bisogna anche sapersi contentare e ringraziare Dio che non è capitato di peggio.
C’è un terzo ringraziamento che Bergoglio ha elevato in Svezia. Ha detto: “Ti ringraziamo, Dio, per la proclamazione del Vangelo, avvenuta durante la Riforma, che ha, da allora, rafforzato una gran quantità di popoli, incoraggiandoli a vivere la fede in Gesù Cristo”.
Effettivamente durante la Riforma si sono moltiplicate le edizioni del Vangelo e anche tante persone si sono inventate il compito di commentare il Vangelo. Inoltre, dopo, assai dopo la Riforma, noi cattolici abbiamo portato il Vangelo a tanti popoli d’America, d’Africa e d’Asia, convertendo alla fede cristiana milioni e milioni di persone. Anche se non c’è paragone tra le missioni cattoliche e quelle protestanti, tuttavia anche loro hanno fatto la loro parte e, anzi, anche tra loro ci sono stati martiri che hanno dato il sangue per la fede nel Vangelo e questi martiri appartengono a varie nazioni.

Lutero buon uomo

Il Papa è andato tra i protestanti e, fra l’altro, ha fatto il massimo per non dire male di Lutero. Comprensibile, non si parla di suicidio in casa degli impiccati. Vogliamo stare a rivangare le stragi dei contadini… ormai chi ha dato ha dato… anche tutte quelle orribili cose contro la Messa… cosa volete? Era un uomo sempre arrabbiato, Lutero, non parlava mai con calma… perfino a tavola… e certo non s’era fatta una buona fama con le monache… ma poi, alla fine, se n’era presa una e basta.
Certo, il Papa, nel parlar bene delle buone intenzioni di Lutero, ha passato sotto silenzio il permesso dato alla bigamia del principe di Hesse, che veramente è stato un inciampo grosso, ma – in fin dei conti – non è stata una legge, solo un permesso.
Insomma; tutti sanno che Lutero ricoprì il Papa delle parole più ingiuriose possibili e il Papa, andando dai luterani, ha preferito dimenticarsene, per non aver questione con i nipoti di Lutero, perché i nipoti di oggi non direbbero più quelle cose e preferiscono scordarsene.
Va bene, occupiamoci d’altro; Lutero, poveraccio, tutto sommato, aveva buone intenzioni. Parce sepulto.

Il Protestantesimo nel Baltico

Quando Gustavo Vasa, Re di Svezia e Finlandia, decise d’imporre la rivolta protestante, fece massacrare coloro che volevano restare cattolici. Anche Cristiano III, Re di Danimarca, Norvegia e Islanda, fatti prigionieri i Vescovi cattolici, impose il nuovo culto e volle la distruzione di tutti i documenti ecclesiastici precedenti.
Naturalmente, interi Paesi passarono in blocco al culto protestante, del tutto improvvisamente, come successe anche per la città svedese di Malmö.
Tanta acqua è passata sotto i ponti, varie cattedrali prima cattoliche, poi protestanti e poi condivise, ospitano cattolici e protestanti; Malmö accoglie il Vescovo di Roma, fra canti e fiori… che è successo? E’ forse cambiato qualcosa d’importante?
E’ cambiato il modo di trattare, lo spirito con cui ci si guarda: è innegabile che (eccetto gli atei) tutti lì, cattolici e protestanti, pensano d’essere cristiani, tanto che quando il Papa ha detto che ciò che unisce gli uni e gli altri è più grande di ciò che divide, si sono messi tutti ad applaudire.
Questo è quello che pensa la gente comune (non certo i professori) e bisogna prenderne atto.
I protestanti si sono sprecati per applaudire, cantare e rendere onore all’ospite… tutta ipocrisia? No, la gente era contenta dell’evento e… quanto ai gerarchi… la gente non li tiene in gran conto. La gente preferisce il Papa.
Don Ennio Innocenti


Il cardinale Kasper: “Eravamo allo stallo sull’ecumenismo, papa Francesco ha portato un vento nuovo”


Kasper“Papa Francesco ha portato con sé un vento nuovo”. Si è aperta con questa constatazione la relazione del cardinale Walter Kasper al convegno in corso oggi a Roma su “Il cristianesimo al tempo di Papa Francesco” promosso da Università cattolica e Roma Tre.
“Fa parte del suo carisma – ha detto Kasper che ha parlato dell’ecumenismo sotto Francesco – la radiosità, la capacità di accogliere con stile cordiale e fraterno ogni persona che incontra, sia essa cattolica ortodossa o evangelica o di altre religioni o anche di nessuna religione. Egli ha e vive uno stile di dialogo. Di questo stile avevamo bisogno. ”
“Dopo il Concilio Vaticano II abbiamo fatto molti e grandi progressi sulla via ecumenica. – ha proseguto – Abbiamo già molti frutti da raccogliere. Tuttavia serpeggiava anche la sensazione di aver raggiunto un punto nel quale le potenzialità del dialogo così come lo avevamo condotto fino ad allora fossero esaurite e che ci trovassimo in un vicolo cieco. Si avvertiva una certa stanchezza e una mancanza di coraggio per andare avanti su vie nuove. Eravamo in una situazione di stallo”. (SIR)

DAI PROTESTANTI CI DIVIDE TUTTO. IN QEUSTA SETTIMANA DEDICATA, PREGHIAMO PER LA LORO CONVERSIONE 

Dai protestanti ci divide tutto. In qeusta settimana dedicata, preghiamo per la loro conversione
Si è aperta la Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani, che si concluderà come consuetudine il 25 gennaio, festa della Conversione di san Paolo.
Dice don Ennio Innocenti, classe 1932, cappellano della Sacra Fraternitas Aurigarum, docente di Storia, Filosofia e Teologia, 60 anni di messa, per tre anni, dalla sua istituzione fino al 1972, segretario della Commissione Ecumenica del Vicariato di Roma:
«I protestanti non concepiscono il diritto naturale, come invece facciamo noi cattolici sulla base ontologica definita dal Concilio di Trento. Loro hanno perduto l’orizzonte concettuale della metafisica. Il filosofo di riferimento di Lutero era Guglielmo da Ockham, un nominalista, dunque oppositore del realismo. Ancora oggi sui matrimoni omosessuali, per citare un esempio, è difficile trovare convergenza tra cattolici e protestanti. Per non parlare poi dei sacramenti. Per loro il ministero è basato su un concetto sociologico, esigenza che viene dalla base, per questo lo consentono anche alle donne. Ma qui si tratta di far miracoli, di cambiare la materia, la sostanza! Questo potere è soprannaturale e viene trasmesso – per fede – dall’alto, da Cristo agli apostoli e da questi ai successori».
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«Il Papa ha ringraziato Dio, nella cattedrale di Lund, per “le tante intenzioni ispiratrici, teologiche e spirituali che abbiamo ricevuto per mezzo della Riforma”Il Papa dice diplomaticamente che questo beneficio è venuto per mezzo della Riforma, ma nel senso che è venuto dopo la Riforma, per riparare la Riforma, per trarre profitto dal disordine della Riforma, non per merito della Riforma, ma per merito dei tanti Santi sorti nel periodo contemporaneo e successivo alla Riforma».


Don Innocenti: “Il successo ecumenico, slancio per l’Europa cristiana”

A due giorni dai suoi 60 anni di sacerdozio, parla colui che per primo organizzò una preghiera ecumenica pubblica a Roma: “La strada verso l’unità è buona, ma non priva di difficoltà”
                                               Don Ennio Innocenti - Http://Www.Orienteoccidente.Org/

Si apre oggi la Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani, che si concluderà come consuetudine il 25 gennaio, festa della Conversione di San Paolo. Questa scadenza annuale è da sempre occasione, oltre che di preghiera ecumenica, anche di confronto tra le varie confessioni cristiane, per discutere dei progressi compiuti nonché degli ostacoli all’unità.
Di questi aspetti ne parla con la franchezza che gli è propria don Ennio Innocenti. Classe 1932, cappellano della Sacra Fraternitas Aurigarum, docente di Storia, Filosofia e Teologia, mantiene la passione giovanile allorquando è chiamato ad esprimersi sui temi della fede, mentre tra due giorni ricorre il 60esimo anniversario della sua ordinazione sacerdotale.
Per tre anni, dalla sua istituzione fino al 1972, è stato segretario della Commissione Ecumenica del Vicariato di Roma.
***
Don Ennio, cosa ha tratto dall’esperienza ecumenica?
Già ai tempi del ginnasio maturai un’aspirazione ecumenica, tant’è che allacciai una fitta corrispondenza con uno studente tedesco protestante che divenne poi cattolico. Ordinato sacerdote, ricordo che prima ancora di ricoprire questa carica, nei primi anni ’60, quando ero viceparroco a San Giovanni de’ Fiorentini, dal momento che nel territorio della parrocchia c’era una chiesa metodista, presi contatto con il pastore e organizzai con lui delle riunioni tra cattolici e protestanti per confrontarci e soprattutto per pregare insieme. Non mancavano però resistenze. Esse emersero in modo limpido anche quando ero segretario. All’epoca organizzai la prima riunione di preghiera pubblica tra cattolici e protestanti, nella chiesa di Santa Maria in Cosmedin, con la partecipazione di mons. Cunial, vicegerente della diocesi di Roma, e del presidente della Federazione evangelica. Ebbene, ci furono contestazioni da parte protestante. Lo seppi con anticipo, avvisai la questura che sparse in chiesa degli agenti, i quali intervennero quando iniziarono i primi focolai di dissenso. Insomma, la strada è buona ma non priva di difficoltà.
Qualche perplessità la colse anche da parte cattolica?
Ricordo che quando organizzavo quegli incontri con i metodisti, fui chiamato in Vicariato e interrogato da mons. Giovanni Canestri, allora vescovo ausiliare di Roma, il quale concluse il nostro colloquio affermando: “Queste tue idee sono più adatte per Parigi che per Roma”. Cioè erano “aperturiste”, a Roma una simile iniziativa era considerata troppo avanzata.
Il clima negli anni si è disteso. A cosa è dovuto?
Il germe dell’ecumenismo, sorto già ai tempi dei cardinali Newman e Mercier, si diffuse durante il secondo conflitto mondiale, quando fu posto il problema della testimonianza cristiana davanti al totalitarismo e alla persecuzione. E poi nel dopoguerra, l’imposizione della democrazia senz’altro ha favorito, gradualmente, un clima di tolleranza fra i popoli e anche fra le Chiese. Ricordo a tal proposito sempre un’esperienza personale. Negli anni ’70, quando conducevo “Ascolta si fa sera”, su RadioRai, ero in una squadra di collaboratori ecumenica e interreligiosa. Eravamo infatti cinque cattolici, un protestante e un ebreo. Era un buon esempio nel contesto degli anni di piombo.
Restano tuttavia ostacoli all’ecumenismo…
Eccome. Con i protestanti non esiste un’intesa di base, cominciando con il canone delle Scritture. Le posizioni del Concilio di Trento sul peccato originale, sull’effetto che la grazia ha sulla natura umana dopo il peccato, sono definizioni dogmatiche. La “Dichiarazione congiunta sulla dottrina della giustificazione”, frutto di una commissione teologica mista, non stabilisce nulla da un punto di vista sostanziale. Va bene il dialogo, va bene la tolleranza reciproca, vanno bene anche le preghiere comuni, ma dissonanze teologiche si ripercuotono poi su questioni pratiche.
A cosa si riferisce?
Quando ero segretario, era vivissimo in Italia il dibattito sul divorzio, sull’aborto, sullo sfruttamento capitalista. Proprio in occasione di un incontro, in quegli anni, durante una settimana di preghiera ecumenica, dissi ai protestanti: ‘Questi sono campi su cui possiamo collaborare!’. Ma loro risposero negativamente.
Ancora oggi su questi temi è difficile collaborare con i protestanti?
Ma certo! I protestanti non concepiscono il diritto naturale, come invece facciamo noi cattolici sulla base ontologica definita dal Concilio di Trento. Loro hanno perduto l’orizzonte concettuale della metafisica. Il filosofo di riferimento di Lutero era Guglielmo da Ockham, un nominalista, dunque oppositore del realismo. Ancora oggi sui matrimoni omosessuali, per citare un esempio, è difficile trovare convergenza tra cattolici e protestanti. Per non parlare poi dei sacramenti. Per loro il ministero è basato su un concetto sociologico, esigenza che viene dalla base, per questo lo consentono anche alle donne. Ma qui si tratta di far miracoli, di cambiare la materia, la sostanza! Questo potere è soprannaturale e viene trasmesso – per fede – dall’alto, da Cristo agli apostoli e da questi ai successori.
Si celebrano nel 2017 i 500 anni della Riforma luterana. Il Papa è stato a Lund a commemorare l’evento con esponenti protestanti…
Il Papa ha ringraziato Dio, nella cattedrale di Lund, per “le tante intenzioni ispiratrici, teologiche e spirituali che abbiamo ricevuto per mezzo della Riforma”Il Papa dice diplomaticamente che questo beneficio è venuto per mezzo della Riforma, ma nel senso che è venuto dopo la Riforma, per riparare la Riforma, per trarre profitto dal disordine della Riforma, non per merito della Riforma, ma per merito dei tanti Santi sorti nel periodo contemporaneo e successivo alla Riforma.
Con gli ortodossi sul piano dottrinale esiste maggiore convergenza…
Certo! Il patriarca russo Kirill ha scritto di recente un Catechismo, io gli ho inviato una lettera per comunicargli che non c’è alcuna differenza tra la sua esposizione della dottrina cristiana e ciò che io ho insegnato per anni. Infatti dal punto di vista della professione di fede, l’unione con gli ortodossi si potrebbe fare subito. Un ecumenismo, quello con gli ortodossi, favorito a livello popolare dalla devozione verso la Madre di Dio. Mentre ho sperimentato insofferenza tra i protestanti per la Madonna. Ecco, la mariologia è la chiave dell’unione tra i “due polmoni” d’Europa.
Quali sono allora i nodi da sciogliere con gli ortodossi?
La Chiesa cattolica resta un’istituzione fortemente monarchica, estranea in pratica alla sinodalità che contraddistingue gli ortodossi. Tra questi ultimi, inoltre, esistono ampi settori – specie tra i pope più anziani – fortemente contrari al dialogo ecumenico: ci considerano eretici. Ci sono poi alcune questioni che andrebbero affrontate: il tema delle seconde nozze tra gli ortodossi e la concezione della purificazione dell’anima dopo la morte. Ma l’intesa, a mio avviso, si può facilmente trovare. È ciò che chiede il popolo. E che il popolo invocò a gran voce nel 1999, a Bucarest, durante una Messa celebrata da Giovanni Paolo II alla presenza del Patriarca rumeno ortodosso. Per due minuti cattolici e ortodossi gridarono in coro un eloquente “Unità, unità!”.
Quanto gioverebbe l’ecumenismo all’Europa come istituzione politica?
Moltissimo. La Costituzione europea per ora è soltanto un progetto e per giunta intergovernativo, molto astratto. Essa rinnega le sue radici cristiane, ma può essere ancora cambiata. Se il popolo europeo si ritrovasse unito sui fondamenti cristiani, sicuramente influirebbe sulle decisioni dei governanti. Il commercio e la finanza non bastano a dare un’identità all’Europa, come hanno sempre sottolineato i Papi fin da Pio XII. Serve nuovo slancio, che solo il Cristianesimo le può dare, per costruire uno sviluppo integralmente umano in Europa e per favorirlo fuori dall’Europa. Serve tutelare la famiglia, cellula fondante della società, non solo per ragioni demografiche ma soprattutto per educare alla solidarietà e al civismo. Il successo dell’ecumenismo darebbe notevole slancio all’Europa politica, liberandola dalle secche finanziarie ed economiche.
18 GENNAIO 2017E

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