ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

venerdì 27 luglio 2018

La miccia della Terza Guerra Mondiale

PERCHÉ CI PORTANO ALLO SCONTRO CON IL MONDO ARABO – Don Curzio Nitoglia


La maggioranza dei cittadini, vittima della disinformazione e della manipolazione dei media, pensano all’Islam e al mondo arabo come al nemico da sconfiggere, ma cosa ne sanno davvero?
Dopo una prima parte di ricostruzione delle radici storiche del rapporto tra Islam e la cristianità, questa intervista va diretta al punto. Dimenticatevi del politically correct:Don Curzio Nitoglia è un teologo, filosofo, storico e sacerdote che disegna scenari geopolitici senza perdersi in troppi giri di parole.
Su Byoblu, in questo video spigoloso, parla di come la Nato e gli USA abbiano favorito la nascita delle organizzazioni destabilizzanti del Medio Oriente, per soffocare i governi arabi nazionalisti moderati Ba’thisti che dialogavano con gli stati europei. Per Don Nitoglia, questo supposto scontro di civiltà non è altro chel’invasione programmata arabo-africana del suolo europeo, orchestrata da chi ha prima provocato le due guerre mondiali per distruggere l’Europa e poi ha cercato di finire il lavoro esportando la “depravazione intellettuale e morale americanista”.
Citando Aristotele, Tommaso d’Aquino, Averroé, Avicènna e molti altri filosofi e pensatori, Don Curzio Nitoglia rivela le trame di un movimento sincretico giudaico talmudico, massone e protestante sostenuto da Usa e Regno Unito, poteri forti che sono già riusciti a distruggere il vicino e medio oriente. Il loro vero obbiettivo rimane, secondo lui, la totale distruzione della matrice culturale cattolica, greca e romana su cui si fonda il vecchio continente. L’unico freno a questa pressione potrebbe essere la Russia di Putin: la Siria infatti si è trasformata in un punto nevralgico dello scacchiere mondiale, nel quale si annida la miccia della Terza Guerra Mondiale.
Intervista di Irene Oliveri


ISRAELE. UN’ALTRA STRAGE SATANICA DI INNOCENTI IN SIRIA.



Invece, silenzio. In realtà, ultime notizie parlano di 215 civili macellati.  E’ accaduto mercoledì a Sweida,  la piccola capitale  del meridione siriano lungo il confine della Giordania;  quello che Israele vuole  prendersi o almeno controllare (e  che controlla con “l’ISIS”).  All’alba, mentre  i venditori di frutta e verdura allestivano le prime bancarelle del mercatino. Un suicida in moto si è fatto esplodere;  poi altri attentatori suicidi  – coordinati e simultanei –  hanno fatto altre vittime   (ha detto l’agenzia statale Sana) “nei villaggi di al-Matouneh, Douma, Tima, al-Shabaki e Rami nel nord-est della provincia”, l’esercito ha ucciso almeno due  terroristi prima che mettessero a segno la loro strage.


le ultime stragi del cosiddetto ISIS sono tutte nella zona cui mira Israele

Che  questi terroristi “islamici”  siano manovrati da Israele non è nemmeno più una notizia.  L’evacuazione dei Caschi Bianchi effettuata da Israele,  prova che  questa  pseudo “protezione civile” di Al Qaeda era una unità combattente manovrata da Sion; inoltre il 24 luglio, missili israeliani  hanno abbattuto un Sukhoi-22 siriano che stava colpendo i terroristi “dell’ISIS” all’interno del territorio siriano.  Dopo che si è autodefinito stato razziale degli ebrei, Israele ha accelerato  freneticamente la sua attività omicida; intensificato il genocidio di Gaza; sta guidando l’ISIS (o quel che ne resta) nella devastazione dei raccolti agricoli e delle infrastrutture sirino-irachene. La loro centrale, ‘Intelligence Meir Amit e dal Centro di informazione sul terrorismo ,   comunica che “i terroristi islamici” hanno interrotto la linea elettrica di alimentazione fra Tikrit, Hawija e Bajii in Irak, e tentato di incendiare campi di grano nella zona.  La mano del Mossad ha ucciso due palestinesi, un medico e uno scienziato non meglio specificato, in Algeri:  Suliman al-Farra, 34 anni e  Mohammed Albana, il medico, di 35 entrambi originari di  Khan Jounes,  Gaza.
Frenetici, sentono vicina la vittoria, il possesso della Promessa, l’instaurazione del Regno quando “spargerò il terrore di te fra tutte le nazioni”. Domenica 1300 coloni ebraici hanno violato la moschea di  Al Aqsa e celebrato “riti ebraici” lì dove credono fosse  il sancta sanctorum del loro tempio, il solo posto al mondo dove ritengono di poter ricelebrare il sacrificio che costringerà YHVH a tenere fede al Patto. Erano con loro un ministro e dei parlamentari; i poliziotti israeliani li scortavano, hanno arrestato i fedeli  arabi che si trovavano nella moschea, e pestato i commercianti  palestinesi.
Non li fermerà certo  la caduta di una grossa pietra dal Muro del Pianto,  la base del futuro Tempio,  avvenuta  subito dopo la fine del digiuno ebraico che ricorda la distruzione del primo e secondo Tempio, precedenti. Non sono i soli, del resto, a infischiarsene di segni dal Cielo: non  c’è personalità  che oggi non senta il rovente fiato satanico in questu incendi che devastano dalla Svezia alla Grecia, in questi morti carbonizzati, nella miseria e  fame  che promettono (a cosa si ridurrà  il turismo,  risorsa necessaria  nella Grecia già dissanguata  da Berlino?), negli omicidi  per stupro sessuale  – un’intera parte di umanità che ha perduto Dio si sente  “libera”  di fare tutto senza vergogna alcuna, senza più il minimo timore del Castigo che persino la Chiesa – la neo-Chiesa di Bergoglio – assicura  non ci colpirà, perché  Dio è “buono”, “accogliente”, al massimo annullerà come non fossero mai esistite le anime malvage…
In quest’alito rovente satanico, ovviamente, non è politicamente corretto   scorgere il ruolo centrale della falsa Sion. Quindi silenzio sulla strage di civili che  la sua ISIS ha compito in Siria, in zona drusa,  risparmiata fino ad ora dalle stragi di cui l’Occidente ha riempito il resto della Siria, perché questa era zona cui Israele mira. Silenzio sulla  guerra senza vergogna che  Netanyahu e i suoi apparati stanno prolungando in Siria, oltre ogni limite umano: sta opponendosi all’eradicazione delle bande islamiche(le “sue” bande) dalla vallata di Yarmuk, sta nello stesso tempo  dissanguando l’esercito regolare siriano impegnandolo  in una guerra di usura, senza fine; mai dissetata di omicidio e strage, vera figlia di colui che fu Omicida fin da Principio.
A questi motivi, il generale siriano  Amin Htaite,  intervistato lungamente dalla tv di Damasco, ne aggiunge un altro: Netanyahu “esprime il suo furore di fronte allo scacco che ha subito a Mosca”.  Nella sua ultima visita nella capitale russa, Netanyahu aveva preteso da Lavrov che l’esercito siriano  desistesse dall’operazione di “ripulitura” della zona del sud-est siriano- quella che Israele mira ad annettersi e che – il ritiro dell’Iran e di Hezbollah dalla Siria, e l’applicazione degli accordi di “de-escalation”  con i ribelli locali  secondo il desiderio israeliano, sostanzialmente il mantenimento indefinito  dello  status quo e la ratifica dell’annessione delle alture del Golan, siriane, che Israele occupa dai decenni.
Secondo il generale, la Russia ha risposto che: le operazioni nel Sud sarebbero proseguite fino all’eradicazione dei terroristi; che spetta al governo siriano decidere chi deve restare sul suo territorio e chi no; che la pacificazione doveva concludersi, un giorno o l’altro, col  ritiro di Israele da Golan. Netanyahu, “fulminato” da questa posizione, avrebbe reagito facendo abbattere il  vecchio Sukoi siriano.
Messa di fronte allo svanire dei suoi sogni di espansione nel Sud-Est siriano, frustrata dall’avanzata dell’esercito regolare fino alla zona della sua frontiera, rabbiosa infine al più alt  grado “per  il vertice di Helsinki”  fra Trump e Putin “dove  non ha ottenuto niente”, Israele  starebbe gettando sul tavolo “tutte le sue carte,  intervenendo direttamente con la sua aviazione, le sue artiglierie, i suoi agenti, le sue spie”  e i suoi terroristi  di  riferimento.
Secondo il generale, l’effetto  della frenesia israeliana sarà   che “la promessa non realizzata  di fornire alla Siria il sistema   anti-aereo S-300 diventa più realista e realizzabile”, perché “la Russia non può in nessun caso ignorare la messa in pericolo di operazioni militari che appoggia e a cui partecipa, per una aggressione israeliana che la sfida direttamente. La Russia non può  conservare la sua neutralità in questo caso”.
La frenesia di Sion  condurrà a  fornire gli S-300? Forse questa è più una speranza del generale siriano, che per adesso, una realtà. Le  menti fredde di Putin e di Lavrov  stanno valutando i pro e soprattutto  contro di una simile escalation,  specie alla luce dei rapporto apparentemente migliorati con Trump dopo Helsinki.
Ma il ministro russo della Difesa, Sergei Shoigu, ha alzato la voce. Ha nonostante le parole  dell’Europa , “la NATO si sta potenziando all’Est, guadagna forza e slancio. Vuole impedire alla Russia di diventare un attore geopolitico –  vuole impedirle di avere alleati”. Ora, l’alleato migliore della Russia è Damasco.  Se viene messo in pericolo,  sarà necessario fornire i missili, ossia quella escalation apocalittica del conflitto che Sion  desidera e sogna come coronamento del suo Regno.


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