ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 9 maggio 2020

La menzogna è ormai un’abitudine

E Avvenire mente anche sulla Comunione

«La Comunione soltanto sulle mani», titolava ieri il quotidiano dei vescovi. Ma non c'è sul Protocollo Governo-Cei per la ripresa delle Messe con popolo, e non c'era neanche nell'articolo. È un chiaro intento manipolatorio e ideologico; le fake news sono ormai marchio di fabbrica di Avvenire, altri tre clamorosi casi solo negli ultimi dieci giorni.



«Mascherine, distanza, niente cori. La Comunione soltanto sulle mani». Così titolava ieri Avvenire a pagina 5 l’articolo che descriveva il protocollo firmato dalla Conferenza Episcopale e dal governo. Comunione soltanto sulle mani? Non c’è assolutamente scritto nel Protocollo Bassetti-Conte-Lamorgese. Ma il bello è che non c’è scritto neanche nell’articolo di Avvenire. È scritto solo nel titolo che, come si sa, è l’unica cosa che la
stragrande maggioranza di coloro che aprono un giornale legge. Come abbiamo già riferito, il punto 3.4 del Protocollo dice che «il celebrante e l’eventuale ministro straordinario (…) abbiano cura di offrire l’ostia senza venire a contatto con le mani dei fedeli». Certo, dalla formulazione si può arguire che venga data per scontata la distribuzione della Comunione in mano, ma a norma di protocollo il modo migliore di evitare il contatto tra le mani del prete e quelle del fedele è quello di ricevere la Comunione in bocca. Anche perché dal punto di vista sanitario, e sulla base della letteratura scientifica, non c’è alcun rischio di contagio attraverso la saliva (clicca qui).


Il titolo di Avvenire svela però quella che è l’intenzione, neanche tanto segreta, che guida le gerarchie ecclesiastiche, o perlomeno una parte influente di esse: approfittare del coronavirus per imporre definitivamente la Comunione in mano. E se anche non c’è scritto nel Protocollo lo diciamo lo stesso, così che il concetto passi. E c’è da stare certi che nelle prossime settimane vedremo ulteriori movimenti in questo senso, malgrado il prefetto della Congregazione per il Culto divino, cardinale Robert Sarah, abbia ribadito ancora nei giorni scorsi in una intervista alla Nuova Bussola Quotidiana che «la regola della Chiesa va rispettata: il fedele è libero di ricevere la Comunione in bocca o nella mano» (clicca qui).

Qualcuno potrebbe dire che siamo troppo maliziosi nel voler vedere un’intenzionalità ideologica in un titolo che, magari, è solo una svista del redattore. Diciamo che l’ipotesi è altamente improbabile per due solidi motivi: anzitutto il Protocollo Governo-Cei  era notizia attesa e preparata per giorni, quello era tra i titoli più importanti per il giornale ufficiale della Cei, sarà stato visto e rivisto dai “capi”. Oltretutto c’è nel titolo una notizia inesistente nell’articolo. Come è pensabile che possa essere uscito così, per pura casualità?

Già questo basterebbe ad escludere la semplice distrazione, ma c’è un secondo motivo che rafforza in modo definitivo l’ipotesi dell’intenzionalità; ovvero la consolidata tradizione manipolatoria del quotidiano della Cei, mascherata dai ricorrenti sermoni sulla deontologia professionale del suo direttore. Solo negli ultimi dieci giorni il quotidiano dei vescovi ha inanellato una serie di inganni ai suoi lettori che, fossero stati perpetrati da qualche altra testata, il direttore sarebbe già stato processato dall’Ordine dei giornalisti come minimo.

Il primo è del 29 aprile ed è un perfetto esempio di come coprirsi di ridicolo. A pagina 2 il direttore pubblica alcune lettere sulla questione del grottesco tira e molla tra governo e Cei sulla ripresa delle messe con popolo (clicca qui). Come da regola, per far vedere che c’è apertura al dibattito, si pubblica anche una qualche lettera che può suonare polemica. Ma si sa che certi lettori amano scrivere la stessa lettera a più quotidiani contemporaneamente. Così la lettera della signora Margherita Lancellotti quel giorno esce sia su Avvenire che su La Verità. Ma confrontando le due versioni è chiaro che quella apparsa su Avvenire è stata accuratamente depurata delle parti in cui si nominano polemicamente il presidente del Consiglio Conte e il suo Comitato di esperti (qui potete leggere la ricostruzione integrale della vicenda). A riprova che il quotidiano dei vescovi è stato posto a presidio di questo governo al punto di censurare i suoi stessi lettori, nel mentre si afferma di avere con loro «un patto di libertà e di fiducia» (parole del direttore a corredo delle lettere).

La carica ideologica e mistificatrice di Avvenire la troviamo qualche giorno più tardi, ancora nella rubrica delle lettere (clicca qui). L’argomento da cui si parte stavolta è la vergognosa puntata di Report su Rai3 che ripropone la solita teoria del complotto contro papa Francesco che vedrebbe uniti insieme destra americana, agenti russi e gruppi neofascisti italiani ed europei (malgrado con la scusa di essere pro-life), ovviamente con il solito cardinale Raymond L. Burke che, in queste ricostruzioni fantasiose, deve per forza vestire sempre i panni del nemico del Papa. Un reportage pieno di falsità (come abbiamo dimostrato qui), ma che il direttore di Avvenire invece accredita come serio avvalorando la tesi delle trame anti-Francesco. Ma fin qui è tutto quasi scontato.

Il vero obiettivo però di Avvenire è il Congresso Mondiale delle Famiglie svoltosi a Verona nel marzo 2019 e inserito come tassello nella ricostruzione di Report. L’organizzatore italiano di quell’evento, Antonio Brandi, scrive al direttore di Avvenire lamentando il modo con cui il suo giornale ha riferito di Report facendo proprio il giudizio distorto sul Congresso e relativa Marcia per la Famiglia. E nella risposta, il direttore di Avvenire calca ancora più la mano insistendo sulle trame russo-americane che hanno dominato il Congresso, e che usano la famiglia in modo strumentale per colpire il Papa. E, oltre al resto, arriva ad aggiungere una ulteriore grave falsità: «…nella veronese Marcia per la Famiglia è risultata grintosa e clamorosa, nonostante l’invito a non imporre bandiere e slogan di partito, la presenza di Forza Nuova, organizzazione dell’estrema destra specializzata anche in insultanti attacchi al Papa». Avvenire aveva un inviato in quella giornata e sa benissimo che questo non è vero, e lo possono testimoniare le migliaia di famiglie che hanno partecipato a un corteo che ha avuto le caratteristiche della festa. Ma si deve per forza accreditare una certa narrativa per screditare chiunque abbia da obiettare su Amoris Laetitia (non a caso viene citata) o ponga domande ed esprima perplessità su questo o quell’aspetto del pontificato.

Ma la menzogna è ormai un’abitudine da quelle parti e la si usa per ogni circostanza, vedi il caso più clamoroso di tutti su cui La Nuova Bussola Quotidiana ha già scritto molto (qui e qui): la falsa diretta dell’Atto di affidamento alla Madonna dal Santuario di Caravaggio, il 1° maggio. La cerimonia in realtà era stata registrata il 27 aprile, ma fino al giorno stesso dell’Atto, Avvenire ha continuato ad annunciare la diretta con Caravaggio per quella sera. Una presa in giro dei lettori e dei fedeli, una menzogna vergognosa e imbarazzante per la quale, una volta venuta a galla la verità, il direttore del quotidiano dei vescovi non ha fatto una piega. E la Cei con lui.

E questi generatori di fake news sono gli stessi che poi vengono a farci lezioncine di morale e di deontologia professionale.

Riccardo Cascioli
https://lanuovabq.it/it/e-avvenire-mente-anche-sulla-comunione

IL VERO DRAMMA
Attacco alla libertà della Chiesa. E la Chiesa applaude i suoi nemici

La vicenda delle messe sospese e il protocollo per la ripresa firmato da Conte, Lamorgese e Bassetti dimostra tutta la gravità della perdita della Libertas Ecclesiae. Da secoli si ripropone lo scontro su questo punto, ma nel passato la Chiesa lottava per la propria libertà: dai Cluniacensi a Bonifacio VIII, da Santa Caterina ai Vandeani, da Pio IX alla Chiesa polacca. Oggi invece la Chiesa sembra contenta della propria mancanza di libertà e mai sazia di aumentarla. E perfino ringrazia chi gliela toglie.



Alle questioni si può girare intorno, ma è tempo perso. Oppure si può andare direttamente all’osso, ed è tempo guadagnato. Tanto, la verità delle cose, prima o dopo si impone. Meglio quindi farsene una ragione subito. All’osso della questione dello Stato che dà le norme alla liturgia e della Chiesa che lascia fare c’è la Libertas Ecclesiae. Che il protocollo Bassetti-Conte-Lamorgese non risolve, ma lascia purtroppo intatta in tutta la sua esplosività.

Su ciò che accade sull’altare lo Stato non può mettere becco, se lo fa e la Chiesa accetta, la Libertas Ecclesiae è perduta. Se non è libera sull’altare, la Chiesa non è libera in nessun altro campo. In questi nostri tempi c’è quindi nuovamente la necessità di una lotta per la Libertas Ecclesiae, come in tante occasioni della storia, con una grande differenza però: allora erano i vertici della Chiesa a guidare la battaglia, ora non è più così.

Per la Libertas Ecclesiae furono fondati nuovi ordini religiosi come a Cluny. Per la Libertas Ecclesiae Ildebrando di Soana-Gregorio VII scomunicò l’Imperatore e lo accolse penitente a Canossa. Per la Libertas Ecclesiae Bonifacio VIII anticipò lo schiaffo di Anagni con la bolla Unam Sanctam. Per la Libertas Ecclesiae Santa Caterina da Siena chiese insistentemente il ritorno dei Pontefici da Avignone a Roma. Per la Libertas Ecclesiae i Vandeani presero le armi e tanti sacerdoti furono trucidati per non aver accettato la Costituzione civile del Clero. Per la Libertas Ecclesiae Pio IX scomunicò lo Stato italiano dopo Porta Pia, si considerò prigioniero ed emise il non expedit. Per la Libertas Ecclesiae la Chiesa polacca fronteggiò con sacrificio il potere comunista, il cardinale Wyszynski languì in carcere e Giovanni Paolo II lavorò per un’Europa cristiana. Per la Libertas Ecclesiae il cardinale Zen difende ancora oggi la sofferente vera Chiesa cattolica cinese.

La dichiarazione di Augusta (cuius regio eius religio) negava la Libertas Ecclesiae, ma era cosa protestante e non cattolica, come del resto la pace di Westfalia. Il Giuseppinismo austriaco fu dalla Chiesa sopportato ma non accettato e nei confronti del nuovo Stato italiano che disperdeva gli ordini religiosi, confiscava i beni, sopprimeva le opere pie e condizionava con l’exequatur la nomina dei Vescovi la Chiesa stava all’opposizione.

La libertà della Chiesa si fonda sulla sua istituzione divina. Cristo l’ha costituita, le ha inviato lo Spirito per sostenerla e guidarla, le ha insegnato cose proprie, l’ha resa amministratrice di grazia, l’ha ordinata gerarchicamente, le ha dato una missione, le ha detto come adorarlo nella liturgia, le ha insegnato come pregarlo, l’ha fatta partecipe di una “maternità soprannaturale”, le ha detto di rispettare le autorità terrene che si reggono sul diritto naturale che ha Dio come autore ma di obbedire a Dio prima che agli uomini.

La libertà della Chiesa comporta una pretesa di indipendenza assoluta come frutto di una sottomissione altrettanto assoluta a Dio. I diritti della Chiesa si fondano sui diritti di Dio e non sui diritti alla libertà religiosa dei cittadini. La Chiesa è sovrana nella custodia delle verità rivelate e della legge morale naturale, è sovrana nella determinazione della liturgia in quanto Dio deve essere adorato come Egli desidera e non come gli uomini desiderano, è sovrana nell’educazione dei fanciulli e dei giovani perché l’educazione è come il proseguimento della creazione, è sovrana nella costituzione santa del matrimonio e della famiglia ed è, infine, sovrana nella carità che è partecipazione alla vita stessa di Dio. 

Gli Stati moderni, sostanzialmente atei, hanno progressivamente tolto alla Chiesa la sovranità sull’educazione (con il monopolio della scuola pubblica), sul matrimonio (col matrimonio civile e il divorzio) sulla carità (con l’assistenzialismo burocratico). Lo Stato di oggi è riuscito a fare anche di più: ha sottratto alla Chiesa la sovranità sulla dottrina e sulla morale, impedendole di dare insegnamenti contrari ai “nuovi diritti” che nel frattempo lo Stato aveva riconosciuto e ora, approfittando dell’epidemia, le sottrae la sovranità sulla liturgia, disciplinando con le sue gride anche gli altari.

All’erosione della Libertas Ecclesiae si contrappone oggi almeno una resistenza se non una controffensiva? No, perché l’erosione di libertà che nella modernità avveniva in conflitto con la Chiesa, che resisteva e lottava, oggi avviene col consenso della Chiesa, essendo essa stessa a chiedere di perdere la propria libertà, considerandola addirittura una esigenza del Vangelo: sparire come Chiesa nel servizio al mondo, svuotarsi di sé nella missione, incontrare Dio nell’uomo. Non si protesta perché i cattolici devono insegnare a fanciulli e giovani quello che lo Stato vuole che si insegni loro; né si protesta perché la legislazione civile ha ucciso il matrimonio, ma si accetta come buono il pluralismo delle scelte; nessuno si duole perché la carità della Chiesa dipende a filo doppio dallo Stato. Così oggi nessuno si lamenta se lo Stato ordina che il sacerdote celebrante posa toccare il Corpo del Signore solo con dei guanti.  

Il fatto nuovo di enorme portata è che la Chiesa di Gregorio VII lottava per la propria libertà, la Chiesa di oggi sembra invece contenta della propria mancanza di libertà e mai sazia di aumentarla. E perfino ringrazia chi gliela toglie.

Stefano Fontana
https://lanuovabq.it/it/attacco-alla-liberta-della-chiesa-e-la-chiesa-applaude-i-suoi-nemici

- IL SEGNO DELLA PACE, UN GESTO INCOMPRESO, di Aurelio Porfiri
CONTELATRIA, IL NUOVO CULTO DELLA PERSONALITA', di Romano l'Osservatore

https://lanuovabq.it/it

1 commento:

  1. Quelli di Avvenire? Davvero vergognosi e imbarazzanti...

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