ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

venerdì 9 gennaio 2015

La testa del serpente


Considerazioni a margine della strage di Parigi


L’attacco vigliacco e stragista al settimanale Charlie Hebdo ci pone dinanzi a due tragiche realtà.
La prima è la natura dell’Islam, che non muta mai. La seconda è il devastante suicidio del mondo occidentale, frutto inevitabile del tradimento alla civiltà e alla fede cristiane.
Riguardo il secondo punto, ci sarebbe da scrivere interi libri, molto è stato già detto e quindi è superfluo ora insistere in questa occasione. Ma due cose devono essere aggiunte nella fattispecie dell’evento ultimo: ed è il fatto che a essere colpito è stato un giornale che viene descritto come espressione di libertà, ma che in realtà è una fogna di bestemmie e volgarità, anzitutto contro la fede cristiana. Se si distingue dagli altri perché ha avuto, da solo, il coraggio di toccare anche Maometto (coraggio che manca a tutti gli intrepidi offensori della nostra fede), non si distingue però, se non in peggio, per la mostruosa volgarità e blasfemia rivolta contro la Ss.ma Trinità stessa, come quando in una vignetta è stata ripresa in maniera orribilmente offensiva finalizzata alla esaltazione della sodomia.

Pertanto, a pensarci bene, i nostri eroi della libertà sono molto più eroi del demonio di quanto ora, pur nel doveroso rispetto della tragica fine, possa apparire.
Inoltre, questa volta il terrorismo ha colpito non solo chi offende brutalmente i sentimenti religiosi nostri e altrui, ma ha colpito anche il Paese che ha inventato il terrorismo di massa, più di 220 anni or sono, e che in questi due secoli, specie negli ultimi decenni, ha sempre ospitato e difeso i peggiori assassini e stragisti dei Paesi altrui (Cesare Battisti in testa). Ora è toccato a loro: chissà cosa direbbero i francesi se l’Italia proteggesse questi infami assassini…
Pertanto, mi permetto di dire che mi dissocio completamente dall’affermazione del Presidente del Consiglio del Governo della Repubblica Italiana: “Siamo tutti francesi”. Mi dispiace, io non sono francese, nemmeno oggi, perché ho la sventura di conoscere la storia dei francesi degli ultimi 250 anni…
E a proposito della sventura di conoscere la storia, desidero ora spendere due parole sul primo punto, necessarie a chiarire un equivoco molto diffuso anche fra persone di ottime idee.
L’equivoco riguarda l’Islam e nello specifico il fatto che dietro i terroristi vi sarebbero gli americani o potenze mondialiste di varia natura o altri ancora.
Specifico subito che per quanto mi riguarda non lo escludo affatto, anzi. Ne sono fondamentalmente convinto (e non parlo solo degli USA). Questo è un tema troppo complesso e scottante e ci porterebbe lontano suscitando polemiche sterili e fuorvianti: basti dire che chi scrive sa che quanto di folle sta accadendo oggi nel mondo è programmato e voluto da forze precise di natura mondialista e sinarchica.
Detto questo, però, desidera, da storico, e quindi da pensatore abituato a fare i conti con ciò che si sa essere certo e provato, riportare il discorso alla realtà semplice e quindi inconfutabile.
Se anche dietro il terrorismo islamico (che colpisce ormai un giorno sì e l’altro pure) vi sono forze estranee all’Islam che lo manipolano per scopi di sovversione mondiale, ebbene, questo non annulla affatto, in niente, la realtà basilare e incontrovertibile, ovvero che i terroristi sono islamici, e sono ben felici di essere terroristi e di uccidere gli infedeli.
Tanti malati di complottismo, e altrettanti che giocano a fare i più intelligenti e svegli della comitiva, dimenticano – volutamente se sono proprio così intelligenti – che cosa sia nella realtà effettiva l’Islam, cosa predichi, cosa voglia, cosa ha sempre fatto da sedici secoli.
A furia di sentire le cialtronate dei preti traditori e bugiardi sul dialogo delle religioni e a furia di sentire tutte le Boldrini di tutti i tempi e luoghi sull’incontro di razze, civiltà e popoli, si finisce – e costoro lo sanno molto bene, perché insegnato una volta per tutte dal loro maestro assoluto, Voltaire – per crederci veramente, più sottilmente di quanto forse si pensi. E così si dimentica, anche perché magari non si conosce quella storia che si fa finta di conoscere, la verità dei fatti, ovvero che quanto sta accadendo oggi gli islamici lo hanno sempre fatto, anche e soprattutto nei primi mille anni della loro offensiva, ovvero quando le potenze mondialiste e sinarchiche, così come la finanza, gli USA e altro, neanche esistevano.
Si dimenticano che il “Profeta” questo ha predicato, e questo ha fatto, quando armi alla mano ha conquistato nel sangue la Mecca. Questo ha profetizzato, la caduta di Roma (dopo quella di Costantinopoli) e per questo hanno combattuto per secoli tutti i musulmani. Ed è questo che spiega il fatto che decine di papi hanno indetto la Crociata e decine di santi l’hanno giustificata e predicata.
Ci si dimentica, insomma, navigando nelle brume dei complotti (che pur ci sono), quello che comunque c’è oltre le brume. Ovvero, per dirla chiaro e tondo fuor di metafora, che seppur è vero che al Qaeda, Isis e tutti i criminali islamici sono mossi da potenze non islamiche, è ancor più vero che a costoro non sembra vero (ci si passi il gioco di parole) di essere foraggiati dai loro stessi nemici per distruggere il nemico.
Detto ancor più esplicitamente: cari complottisti, la cosa più facile del mondo è convincere un islamista militante ad uccidere cristiani o ex cristiani: non aspetta altro.
Questo vuol dire che se la mente non è islamica, il braccio è islamico, eccome se lo è! E la responsabilità quindi ricade sugli stragisti come sui loro committenti, veri o presunti che siano.
Mi si passi questo paragone per chiarire in chiusura ancor meglio quanto affermato. Chi mi conosce sa che, come dire, mi sono occupato nella mia vita di Risorgimento… Ebbene, in decine e decine di conferenze, in centinaia di discussioni, e anche negli scritti, mi sono sempre trovato a sentirmi fare questa obiezione (quando io difendevo Pio IX e criticavo Cavour e soci), anzitutto ovviamente dai cattolici conservatori (come ovvio che sia…): “E’ stato meglio che il Risorgimento abbia distrutto lo Stato Pontificio, ne ha guadagnato la Chiesa!”.
Ora, sorvolando sulla veridicità o meno dell’affermazione in sé (non interessa ora il nostro discorso), devo dire che io ho sempre risposto alla medesima maniera: “Se anche vogliamo ammettere e non concedere che ciò sia vero, questo non toglie nulla alle intenzioni di Cavour, Garibaldi e soci e massoni tutti, che hanno fatto il Risorgimento e la guerra alla Chiesa non certo per avvantaggiarla, ma nella errata e anche ingenua e stupida convinzione che abbattendo lo Stato Pontificio si sarebbe distrutto il Papato”.
Insomma, se Dio dal male trae il bene, ciò non toglie nulla alle intenzioni malefiche, e quindi alla responsabilità oggettiva, di chi allora combatteva la Chiesa.
Ebbene, il discorso nostro è molto simile: se anche dietro questo attentato vi fosse – come dicono o lasciano intendere i complottisti – la CIA, gli USA, altri che non si possono nominare, o comunque forze mondialiste, ebbene, anche in questo caso gli assassini sono islamici e fanno quello che fanno con profonda convinzione religiosa. Non solo: sono ammirati da un numero immenso di altri islamici in tutto il mondo, checché se ne dica, e alcuni di questi tra non molto faranno altrettanto.
Non ci si illuda: il fatto che l’Occidente, una volta cristiano, e la stessa Chiesa, abbiano i loro nemici in casa, occulti, incappucciati, indefinibili, non toglie che abbiano nemici anche fuori casa, che operano alla luce del sole, come sempre hanno fatto da sedici secoli.
Perché, cari fratelli nella fede, la frase più insulsa che un cristiano abbia mai pronunciato è proprio questa: “La Chiesa non ha nemici”. La Chiesa è piena di nemici, interni ed esterni, altrimenti non sarebbe più dalla parte del suo Fondatore, e non sarebbe schierata con Colei che gli schiaccerà il capo. Al serpente.

Massimo Viglione
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IO NON SONO CHARLIE

LIBERTA' DI SATIRA O LICENZA DI EMPIETA'?


di U. T.
            

Poco egregi e acritici manifestanti in massa, io non ho bisogno di confondermi con voi e identificarmi con Charlie Hebdo, per condannare la strage di Parigi e per dire che non si uccide in nome di Dio.

Il mio Dio, il Dio dell’amore, mi dice che la vita è sacra, che non si uccidono i bambini nel grembo materno, che non si uccidono le persone malate in stato terminale, che non si deve uccidere neppure chi si rende responsabile del più atroce dei crimini. Il mio Dio mi dice che non si uccide e basta.

Invoco perciò la Sua pietà per le vittime di questa ennesima mattanza e la Sua misericordia per i carnefici.

Come tutti gli uomini di buona volontà, mi auguro anche che accadimenti come questi non abbiano mai più a ripetersi e che il mondo possa un giorno liberarsi di tutti i fanatici che ancora oggi barbaramente macellano i loro simili per pretesa ispirazione divina.

Ma non ci può essere libertà senza lo splendore della verità. E’ la verità che ci fa liberi e non il contrario.

Questa strage non è stata un attentato contro la libertà di stampa, ma un’azione esecrabile, ripugnante e abominevole compiuta da criminali che credono che possa esistere un Dio orgoglioso di chi lo vendichi delle offese subite.

Perché di questo si è trattato, fanatici criminali - educati appunto al fanatismo e al crimine - che hanno giustiziato, dal loro punto di vista in maniera orrendamente esemplare, chi si è reso reiteratamente responsabile di gravi e imperdonabili offese al loro Dio.

La libertà di stampa non c’entra nulla, come invece ipocritamente si vuol far credere.

Però pur condannando il gesto criminale incondizionatamente, non si può accettare l’idea che si debba essere tutti Charlie Hebdo.

La mia cultura, le mie radici cristiane, la mia fede, l’appartenenza alla mia Chiesa me lo impediscono.

Io non sono come Charlie Hebdo, io non godo di fronte a una vignetta che dissacra la Madonna a gambe aperte mentre partorisce Gesù Bambino come in un prodigioso numero da circo e mi indigna l’illustrazione “satirica” dello Spirito Santo che sodomizza Gesù Crocifisso con tanto di buchi su mani e piedi, che a sua volta possiede da dietro il Padre Eterno con la lingua di fuori in espressione gaudente.

QUESTA NON È SATIRA, È VILIPENDIO, DILEGGIO, BESTEMMIA E BASTA.

Ne sono profondamente offeso, ma non per questo aggredirei l’autore della vignetta, semmai proverei infinita pena per la sua miseria morale.

Credo sia importante non vergognarsi della propria identità e che sia altrettanto importante dire la verità, con coraggio, anche in questo momento di orrore.

Il diritto di satira finisce dove inizia il diritto di una cultura e di un popolo a essere rispettato nei suoi fondamentali valori di civiltà. La libertà di espressione non deve confondersi con lalicenza di empietà e la pornografia religiosa.

Charlie Hebdo è un giornalaccio incivile di cui vergognarsi, non è un foglio satirico, ma solo blasfemo per amor di tiratura e di guadagno, perché non ha il minimo rispetto di ciò che per altri è sacro.

IO NON SONO CHARLIE.
http://www.unavox.it/ArtDiversi/DIV1103_U-T_Non_sono_charlie.html

CHARLIE HEBDO/ Socci attacca Papa Francesco. Introvigne: da folli strumentalizzare la strage


Foto InfoPhoto
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Con un post sulla sua pagina Facebook ufficiale, il giornalista e scrittore Antonio Socci torna ad attaccare Papa Francesco. Questa volta il motivo della sua indignazione è un atteggiamento - a suo giudizio - sbagliato di Bergoglio di fronte alla strage avvenuta ieri alla redazione del giornale francese Charlie Hebdo da parte di alcuni terroristi islamici. "Caro papa Bergoglio, quei terroristi sono terroristi islamici, ripeto islamici: le è così difficile dirlo?", scrive Socci, aggiungendo di non riuscire a capire come mai il Santo Padre non pronunci mai le parole islam, musulmani, islamismi o terroristi islamici quando accadono episodi come quello di Parigi o "i macelli di cristiani in Iraq, in Sudan e altri posti". Socci invita quindi a rileggere il discorso di Ratisbona di Papa Benedetto XVI in cui, scrive, si chiedeva ai musulmani di rifiutare il nesso tra religione e violenza. A distanza di poche ore è però arrivata la dura replica del sociologo torinese Massimo Introvigne, vice responsabile nazionale di Alleanza Cattolica e coordinatore dell'Osservatorio della libertà religiosa, secondo cui è "folle" strumentalizzare la strage di Parigi per attaccare Papa Francesco. Non fa nomi, Introvigne, ma si scaglia duramente contro i "politicanti estremisti e sciacalli di tutte le risme, i quali sperano di lucrare su queste tragedie per fare i martiri con il sangue degli altri alla ricerca di un miserabile tornaconto elettorale, o per arruolare anche i poveri morti di Parigi in rese dei conti ecclesiastiche che hanno di mira Papa Francesco, accusato di inventare un dialogo con l'Islam che invece già Benedetto XVI in un discorso del 28 novembre 2006 definiva 'non opzionale', cioè obbligatorio". A fronte di ciò, appare chiaro che la "strategia Francesco" che Papa Bergoglio ha più volte proposto di fronte alle stragi dell'Isis "è l'unico modo ragionevole di rispondere alla criminale follia dei terroristi – continua Introvigne -. Non è spegnendo la luce del dialogo e strillando in piazza slogan contro l'Islam che si disinnesca l'ultra-fondamentalismo assassino. Al contrario, lo si alimenta". Il sociologo torinese conclude spiegando che "è solo trovando interlocutori islamici disposti non a rinnegare la propria storia e la propria identità ma a cercare al loro interno le ragioni per condannare e isolare i terroristi che gli assassini potranno essere davvero sconfitti. È la strategia di Papa Francesco, era la vera strategia di Papa Benedetto. È la strategia più difficile. Ma non ce ne sono altre".
http://www.ilsussidiario.net/News/Cronaca/2015/1/9/CHARLIE-HEBDO-Socci-attacca-Papa-Francesco-Introvigne-da-folli-strumentalizzare-la-strage/570446/


Sandro Magister: gli integralisti islamici sono in guerra contro la Chiesa cattolica

09 - 01 - 2015Alessandra Ricciardi
Sandro Magister: gli integralisti islamici sono in guerra contro la Chiesa cattolica

Le riflessioni del saggista e vaticanista dell'Espresso, Sandro Magister, dopo la strage a Parigi
Grazie all’autorizzazione del gruppo Class editori pubblichiamo l’intervista di Alessandra Ricciardi a Sandro Magister apparsa su Italia Oggi, il quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi
Un errore, per la Chiesa, non aver dato seguito all’invocazione di Benedetto XVI per una rivoluzione illuministica dell’Islam. Sandro Magister, vaticanista de l’Espresso, riparte da lì, dalla lezione di Ratisbona del 2006 di papa Ratzinger, nell’analizzare il ruolo che la chiesa cattolica ha avuto e può avere nel contrastare la violenza musulmana.
Domanda. Dopo l’attacco al giornale satirico francese, è salito il rischio di attentati contro lo stato vaticano?
Risposta. Il rischio è reale, del resto è da diverso tempo che la Chiesa è nel mirino. E difendersi è sempre più complicato, è ormai evidente che gli attentati non rispondono a una strategia governata a livello globale, c’è una frammentazione di iniziative che non sono prevedibili, portate avanti da poche persone.
D. La Chiesa che ruolo ha avuto nel contrastare le violenze islamiche?
R. Le ultime grandi visioni prospettiche dei vertici della Santa sede purtroppo si fermano al 2006, alla memorabile lezione di Ratisbona di Benedetto XVI, che invocò anche per il mondo musulmano, come già avvenuto per il cristianesimo, una sorta di “rivoluzione” illuministica, a partire dal rispetto dei diritti delle persone. Il cammino avviato dal papa fu interrotto dall’interno della Chiesa.
D. Perché fu bloccato?
R. Innanzitutto per paura, per paura di morti cristiani, che poi effettivamente ci sono stati. E poi perché si preferiva la strada del dialogo, o meglio la retorica del dialogo, a tutti i costi che, alla prova dei fatti, si è tradotto in un dialogo puramente cerimoniale, che non ha prodotto risultati. Agli inizi del 2015 però c’è stata una straordinaria quanto inaspettata apertura al percorso indicato da papa Benedetto proprio da un leader islamico.
D. Un paradosso.
R. Sì, anche perché il protagonista non è stato un democratico, ma un despota, il presidente dell’Egitto, il generale Abdel Fattah al-Sisi, e la sede era l’università cairota di al-Azhar, il maggior centro teologico di tutto il mondo sunnita.
D. Che cosa ha detto al-Sisi?
R. Ha chiesto a gran voce alle guide religiose l’avvio urgente di una rivoluzione capace di sradicare il fanatismo dall’islam per rimpiazzarlo con una visione più illuminata del mondo. Se non lo faranno, ha detto il generale, si assumeranno “davanti a Dio” la responsabilità per aver portato la comunità musulmana su cammini di rovina.
D. Che politica sta portando avanti papa Francesco?
R. La politica interreligiosa che i vertici della chiesa del pontificato di Francesco stanno sviluppando finora si è limitata a invocare il dialogo, senza avere il coraggio mettere le persone di fronte a quello che va superato. C’è da augurarsi che la Chiesa recuperi un ruolo più attivo, ovviamente con i suoi mezzi, contro l’estremismo islamico. Anche perché le principali vittime sono proprio i cristiani.
D. Siamo in presenza di una guerra di religione?
R. La Chiesa cattolica è sotto assedio, le vittime sono segnate dal battesimo, basti vedere quanto accaduto in Nigeria.
D. La minaccia terroristica si è frammentata in tanti gruppi e si è infiltrata ovunque, c’è chi mette sul tavolo degli imputati di quanto accaduto il mito occidentale della società aperta.
R. Io non la vedo così. Il mondo è un villaggio globale, quello che accade nelle terre più remote ha riflessi ovunque. L’offensiva musulmana è di due tipi, territoriale, tra Siria e Iraq, ma anche in una nazione come la Libia, in nome del mito del califfato. E poi individuale, ad opera di gruppi o singole persone, contro i quali gli strumenti tradizionali di difesa non servono a nulla.
D. I singoli stati sembrano in grande difficoltà nel gestire la loro sicurezza e sembra mancare anche una strategia internazionale valida.
R. Siamo in presenza di scontro asimmetrico, la differenza tra un campo e l’altro è immensa. E questo rende quasi impraticabile un’azione di resistenza e di contrasto con le modalità classiche. Per il controllo territoriale, l’unica strategia che ha prodotto buoni frutti nel recente passato è stata quella del generale Petraeus in Iraq, quando riuscì a prosciugare il consenso delle tribù verso i gruppi armati.
D. Insomma, tolse l’acqua ai pesci.
R. Sì, bisogna avere le forze musulmane sane dalla propria parte. Per riuscirci, servono uomini in campo ben addestrati e ben guidati.
http://www.formiche.net/2015/01/09/sandro-magister-gli-integralisti-islamici-guerra-la-chiesa-cattolica/
SVIZZERA: CALDEROLI, SEGNALE CHIARO IL NO A MINARETI

Ogni luogo sacro è un argine al terrorismo

Ci fossero state più Moschee e meno petro-Moschee dissacrate a quest’ora l’attentatore Chèrif Kouachi poteva essere paragonato al parroco di Scampia.
DI  - 9 GENNAIO 2015
Dieci anni di piombo in Italia sembrano non essere serviti a nulla per capire i meccanismi che muovono la strategia della tensione. C’è chi, come l’iper-classe occidentalista, confonde ancora attentatore e mandante, Islam e terrorismo, moschee e delinquenza. Come se la strage di Parigi fosse di matrice islamica, perché in fondo gridare Allah akbar non significa uccidere nel nome di Dio. A muovere l’istinto omicida sono altre dinamiche. Non è un caso che  i teologi dell’informazione lo chiamino “l’11 settembre francese”: l’emozionale deve affossare il logos (la riflessione, la ragione obiettiva, il concatenamento dei fatti reali). Le radici dei fatti di Parigi risalgono in realtà a quelle immagini che nel 2005 mostravano le banlieus(quartieri periferici nelle grandi metropoli d’Oltralpe) a ferro e fuoco. Macchine bruciate, rastrellamenti, barricate, scontri e violenze, erano la conseguenza di un percorso urbanistico, demografico e sociale fallimentare avviato negli anni Settanta. La Francia a differenza dell’Italia e di molti altri Paesi europei, per via del suo passato coloniale, ha conosciuto nella seconda metà del Novecento dei grandi flussi migratori provenienti dal Magreb, dall’Africa subsariana e dall’Asia orientale. Di fronte all’arrivo di queste nuove popolazioni – che in fondo facevano comodo agli imprenditori poiché rappresentavano mano d’opera a basso costo, basti ricordare i discorsi di Georges Marchais, allora segretario del Partito Comunista Francese, che nel 1981 diceva di voler bloccare l’immigrazione clandestina – la classe dirigente dell’epoca avviò un vasto progetto residenziale e urbanistico nelle zone periferiche delle grandi città. Nate come luoghi di transito (residenze provvisorie) per gli immigrati, le banlieue (sobborghi) sono diventate dopo gli anni Ottanta la loro dimora fissa.
Ad accelerare la costruzione di questi quartieri periferici fu il governo socialista dell’ex presidente François Mitterand (1981-1995), che vide in queste sacche urbanistiche abitate in maggioranza da stranieri (africani e arabi), la futura nuova base elettorale del centro-sinistra. Pochi anni dopo infatti, nel 1984, fu creato ad arte l’anti-razzismo istituzionale tramite associazioni come SOS racisme Touche pas mon pote (nel loro direttivo non c’era nemmeno un figlio d’immigrato, ma solo bianchi francesi). Queste servirono a colpevolizzare il Front National allora presidiato da Jean Marie Le Pen e considerato un partito “razzista” dalle istituzioni politico-mediatiche e soprattutto a far aumentare il razzismo anti-francese ed il razzismo tout court, poiché tutelavano il diritto alla differenza esaltando le origini di provenienza contro il modello assimilativo francese che invece le mette in secondo piano rispetto ai valori della République. Così sul piano elettorale il partito socialista ebbe il suo nuovo elettorato: gli stranieri naturalizzati.
Accanto alle strumentalizzazioni politiche, le banlieue sono diventate negli anni successivi dei non-luoghi insicuri, sovraffollati, degradanti, impoveriti. Dei veri e propri ghetti, dove persino le forze dell’ordine non possono avere accesso. Nacque così la figura del racailleo del banlieusard, giovane di quartiere connesso alla delinquenza, culturalmente sradicato, iper-consumatore, rapper, avverso ad ogni forma di tradizione francese, pura imitazione del gangster bling bling americano (culto delle armi e della prigione, spacciatore  e consumatore di stupefacenti, uso di un linguaggio violento, apologeta della cultura ghettizzata). Per anni le Moschee di quei quartieri sono rimasti luoghi sacri frequentati soltanto dagli adulti. Poi sono arrivati i petro-dollari del Qatar e dell’Arabia Saudita, grandi alleati della Francia sul piano internazionale, e una strategia ben precisa: finanziare l’integralismo religioso nelle banlieues (luoghi facilmente strumentalizzabili) tramite la costruzione di moschee e la nomina di Imam di regime con l’obiettivo di “ri-salafizzare” (radicalizzare) i giovani musulmani. Non è un caso che lo stesso attentatore Chèrif Kouachi più che un fedele attento ai precetti del Corano – che propone un progetto di pace e non di guerra a differenza di quanto affermano i teologici dell’ultima ora – assomiglia al “racaille” descritto poc’anzi: prima di arruolarsi (farsi manipolare, pardon) sognava di fare il rapper (fonte: http://goo.gl/rIAhJn). Ci fossero state più Moschee e meno petro-Moschee dissacrate a quest’ora Chèrif Kouachi poteva essere paragonato al parroco di Scampia.
Eppure le autorità francesi sono sempre state al corrente di questi flussi monetari ma hanno finto di non sapere. Del resto anche l’acquisto del Paris Saint Germain rientra in quella strategia.  In fondo come spiega il sociologo Alain Soral “il potere ha deciso che la crisi si farà sulle spalle dei più deboli, come sempre, e i più deboli sono il proletariato musulmano, e per questo vogliono appoggiarsi sul FN per non avere sangue sulle mani e quindi delegare il conflitto al Front National che ha la reputazione mediatica del partito razzista. Tutti i partiti istituzionali vogliono lo scontro con i musulmani, ci lavorano ogni giorno attraverso i mass media, ma vogliono che sia Marine Le Pen ad assumersi questa responsabilità e a fare il lavoro sporco, così che di fronte alla storia potranno dire non aver sangue sulle mani”. È di poche ore la notizia che afferma l’esclusione del Front National dalla marcia repubblicana per l’unità nazionale e che vedrà invece sfilare tutti gli altri partiti. A chi sta giovando tutto questo? Al potere costituito. Che aspetta allora Marine Le Pen a denunciare la vera matrice dell’attentanto?
http://www.lintellettualedissidente.it/editoriale/ogni-luogo-sacro-e-un-argine-al-terrorismo/
Gunmen kill 12 at French magazine Charlie Hebdo

Charlie Hebdo o del tradimento dei chierici

"Charlie Hebdo, e tutti i media di Francia, hanno una responsabilità enorme nella creazione di questo caos generalizzato. A forza di giocare con il fuoco, per difendere interessi che non sono quelli del popolo di Francia, si è arrivati agli attentati e ora si rischia la guerra civile. E' tempo che i "chierici", coloro che hanno una responsabilità intellettuale, siano riportati alla ragione". Di Jacob Cohen, traduzione a cura di Stefano Bruno
LA REDAZIONE - 9 GENNAIO 2015
di Jacob Cohen (traduzione a cura di Stefano Bruno per L’Intellettuale Dissidente)
 Prendo in prestito il titolo da un libro degli anni ’20, in cui l’autore critica l’allontanamento dalla lotta politica degli intellettuali dell’epoca.Qual è la relazione con l’attacco di oggi ?Charlie Hebdo era un giornale satirico, anarchico, rivoluzionario, caustico, nemico di tutti i poteri e fustigatore di tutti gli abusi (per dare un’idea, è stato il primo a criticare il nucleare e a combattere contro la crescita capitalistica alla fine degli anni ’60, per non parlare delle sue magnifiche prime pagine “à la Une”, dei contributi di disegnatori come Reiser o dello pseudo-filosofo anarcoide che si prendeva gioco di tutto, il Professor Choron), una vera istituzione dello spirito rivoluzionario gallico: ebbene, questa rivista è stata presa in ostaggio da un certo Philippe Val*, intenzionato a darsi una bella ripulita. Mettendosi al servizio di Bernard Henri Levy, ha trasformato Charlie Hebdo in un organo pro-sionista, denigrando gli arabi e i palestinesi in particolare, prostrandosi al CRIF** e ai suoi lacchè, spingendo la sua logica fino a sventolare la bandiera dell’islamofobia gratuita e delirante, vomitando su tutto ciò che rappresentavano l’Islam e i musulmani.
Sembrava proprio che – come sosteneva Sarkozy, dunque fate due conti – questo fosse il prezzo da pagare per la libertà d’espressione. Salvo che questo principio si è sempre fermato sulla soglia delle sinagoghe, del Vecchio Testamento, del regime sionista, dell’Olocausto, etc. per non fare torto a coloro “chehanno sofferto tanto”. Morale della favola: Philippe Val fu nominato direttore di France Inter. Tale dinamica può essere estesa a molti altri “collaborazionisti”. Charlie Hebdoha proceduto lungo il sentiero dorato della collaborazione con il potente di turno, ciò gli ha garantito il sostegno finanziario dei media e della politica. Questa non è la prima volta che la lobby ebraico-sionista riesce a “liquidare”un giornale, proprio come si “liquida”una spia. Cito due esempi, credo abbastanza rivelatori, per dimostrare quanto affermo. Il primo è Lettres Modernes, rivista creata dopo la guerra da Jean-Paul Sartre, che rappresentava la summa del pensiero anti-imperialista. Quando fu rilevata da Claude Lanzmann, autore del filmShoah grazie al quale riuscì a guadagnare milioni, la rivista si trasformò in un gingillo al servizio del sionismo. L’altro esempio èLiberation,e non mi soffermerò a parlare di questa testata, per quanto è palese la sua collusione con il sionismo e altrettanto incommensurabile è il suo odio per l’Islam.
Queste campagne di propaganda islamofobica e di sostegno all’America e a Israele hanno di fatto creato un clima detestabile, suscitando pulsioni violente e vendette indiscriminate. Proprio quello che in genere si contesta al “terrorismo”.Fenomeno ben noto nelle società dominate dall’imperialismo e che non hanno alcun modo di difendersi. Il “terrorismo” è creato e alimentato, intenzionalmente o meno, da delle forze dominanti pronte poi a scagliarsi contro la “barbarie”dei dominati. Basti pensare agli abitanti di Gaza. Quali erano le reali intenzioni di chi ha distrutto l’Iraq e la Libia e ha partecipato alle campagne militari in Africa? Perché la Francia ha partecipato a queste guerre, e chi ne ha beneficiato? Perché queste continue vessazioni e le campagne diffamatorie verso i musulmani? Non è ancora chiaro che in larga misura tutto ciò è stato fatto per compiacere la lobby ebraico-sionista, l’America e Israele? Charlie Hebdoe tutti i media di Francia, hanno una responsabilità enorme nella creazione di questo caos generalizzato. A forza di giocare con il fuoco, per difendere interessi che non sono quelli del popolo di Francia, si è arrivati agli attentati e ora si rischia la guerra civile. E’ tempo che i “chierici”,coloro che hanno una responsabilità intellettuale, siano riportati alla ragione.
Philippe Val, giornalista, musicista e umorista, rifonda Charlie Hebdo nel 1992 assieme a Cabu, ucciso negli attentati del 7 gennaio 2015. Secondo i suoi detrattori, la sua gestione fu caratterizzata da una decisa virata “a sinistra” e “politicamente corretta” di un giornale che aveva fatto dell’irriverenza la sua bandiera. In particolare fecero discutere il licenziamento di Siné – un umorista che si prese gioco del figlio di Sarkozy con una battuta che fece gridare allo scandalo le organizzazioni ebraiche francesi – nonché la sua vicinanza alle élite del potere e i suoi modi autoritari.
** Consiglio rappresentativo delle istituzioni ebraiche in Francia

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