ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 2 agosto 2014

Non solo nel resto pentecostale...

A Caserta Francesco è piaciuto. Ma nel resto del mondo pentecostale no

traetttino
Nel discorso rivolto, a Caserta, al pastore Giovanni Traettino e alla sua comunità pentecostale, papa Francesco ha tratteggiato così “l’unità nella diversità” tra i cristiani:
“Noi siamo nell’epoca della globalizzazione, e pensiamo a cos’è la globalizzazione e a cosa sarebbe l’unità nella Chiesa: forse una sfera, dove tutti i punti sono equidistanti dal centro, tutti uguali? No! Questa è uniformità. E lo Spirito Santo non fa uniformità! Che figura possiamo trovare? Pensiamo al poliedro: il poliedro è una unità, ma con tutte le parti diverse; ognuna ha la sua peculiarità, il suo carisma. Questa è l’unità nella diversità. È in questa strada che noi cristiani facciamo ciò che chiamiamo col nome teologico di ecumenismo”.

INVALIDITÀ O ILLICEITÀ DEI NUOVI RITI SACRAMENTALI?

Vari lettori hanno posto delle questioni sugli articoli pubblicati da sì sì no no (15, 31 maggio e 15 giugno 2014) riguardo alla validità dei “nuovi sacramenti” post-conciliari. Rispondo il più chiaramente possibile onde eliminare ogni equivoco.
Innanzi tutto occorre ben distinguere la “liceità” dalla “validità” di un rito liturgico o di un sacramento.
Liceità viene dal latino lìcere, ossia essere decoroso, conveniente, corretto, non contrario alle regole. Quindi illecito è un rito liturgico celebrato o un sacramento conferito contrariamente alle regole teologiche e canoniche tradizionali oppure in maniera sconveniente o indecorosa. Per esempio: il rito della Messa nuova è contrario alle regole teologico/canoniche della Tradizione apostolica e tende al protestantesimo; il rito dell’ordinazione sacra, che avviene durante la nuova Messa, è sconveniente; il rito della cresima, accompagnato da canzonette ‘yè yè’, non è decoroso.

Nostra Signora, Regina degli Angeli

 - 2 agosto  Prof. Plinio Corrêa de Oliveira

Nel 1863 a una suora Bernardiniana è stato mostrato in spirito la vasta desolazione causata dal Diavolo in tutto il mondo. Allo stesso tempo, udì la Beata Vergine le diceva era vero, l'inferno era stata scatenata sulla terra, e che era giunto il momento di pregare per lei come Regina degli Angeli e di chiedere da lei l'assistenza delle Legioni Celesti per combattere contro questi nemici mortali di Dio e degli uomini.

Dittico Wilton _ Ala destra

La Madonna, il Bambino e gli Angeli Dettaglio daThe Wilton Dittico , c. 1395
«Ma, mia buona madre," rispose, "tu che sei così gentile, potresti non inviarli senza la nostra richiesta?" "No," Nostra Signora rispose: "perché la preghiera è una delle condizioni richieste da Dio stesso per l'ottenimento favori ". Poi la Vergine ha comunicato la seguente preghiera, di offrire la sua per stamparlo e distribuirlo ovunque. Augusta Regina del Cielo, Padrona sovrano degli Angeli, che hai ricevuto fin dall'inizio la missione e il potere di schiacciare la testa del serpente , noi ti supplichiamo di inviare i tuoi santi Angeli, che sotto la tua comando e con la tua potenza, possono perseguire gli spiriti maligni, li incontrano da ogni parte, resistere ai loro attacchi audaci, e spingerli quindi nel baratro di dolore. santissima Madre , invia i tuoi Angeli per difenderci e per guidare il nemico crudele da noi. Amen.Voi tutti santi Angeli e Arcangeli aiuto e noi difendere.


Questa preghiera è stata approvata dalla Chiesa. Una persona che dice che riceve 300 giorni di indulgenza.

L' importanza di non tacere

 I doveri dell' intellettuale. L' importanza di non tacere

Ringrazio il lettore Enrico, perché con il suo messaggio sotto riportato mi ha indotta ad approfondire ed a trovare in rete [qui] il testo che segue, che vi propongo perché contiene spunti di riflessione notevoli, perfettamente calzanti con la realtà che si sta dipanando con ingravescente drammaticità, fatte salve impreviste e imprevedibili evoluzioni.
Non pensavo di pubblicarlo già stasera, ma ho appena finito di leggere, su Riscossa Cristiana [qui], l'articolo del Direttore, Paolo Deotto che, proprio nei commenti di uno quegli articoli per i quali e' chiamato in causa, ha inopinatamente censurato una mia corretta replica al fuoco amico che lanciava strali su questo blog. Il suo titolo già vi dice: "Dai profeti del dialogo e della misericordia, una nuova brillante iniziativa: Enzo Bianchi minaccia azioni giudiziarie contro Riscossa Cristiana".
Non possum scribere in eum qui potest proscribere: sta tutto qui il dramma di ogni libertà di pensiero che abbia il coraggio di uscire dall'ironia soggettivistica.
Questo vale anche nella Chiesa. Di più, direi che vale a fortiori nella Chiesa: al di sotto del cielo delle più sottili dispute teologiche si aprono sempre gli abissi del potere e con essi dell'inimicizia politica.
Davvero la fede non è mai una questione privata.

Trovo, in una nota a una pagina scherzevole di Jhering, le parole di Macrobio: "Ego taceo, non est enim facile in eum scribere qui potest proscribere...". Non sono in grado - limiti delle letture campagnole! - né di controllare la correttezza del testo né di conoscere le circostanze, in cui quelle profonde e terribili parole furono pronunciate. Certo è che esse debbono ben riflettere uno stato d'animo, un'angoscia propria dell'intellettuale, se le ritroviamo, a distanza di quindici secoli, nella difesa schmittiana dell'ambiguo rapporto con il nazismo. Anzi Carl Schmitt le volge in forma più secca e recisa: "Non possum scribere in eum qui potest proscribere": dove il non possum indica, non una semplice difficoltà, un non "essere facile", ma una reale impotenza, da cui in ogni caso non riusciremmo ad affrancarci. La difficoltà suggerisce espedienti e astuzie, volti ad aggirare l' occhiuta polizia del tiranno; l'impotenza schmittiana ci dice che tutto è inutile e vano, e che la "sicurezza" val pure un sacrificio di libertà.

L'antico detto anche ci spinge a considerare il gioco sottile dello scribere e del proscribere; dello scrivere intellettuale, che si leva contro il tiranno o l'autorità pubblica; e dello scrivere politico - giuridico, dal quale si è messi al bando e condannati all'esilio. L'uno e l'altro, chi consideri a fondo le cose, sono forme del potere, ignote a coloro che o siano in grado soltanto di parlare o non abbiano la capacità e l'energia di scrivere in eum. Il quale ultimo non è un semplice scrivere, un bruttar carta con l' inchiostro, ma una battaglia di parole fermate nel documento, che nel tiranno suscita fastidio apprensione timore. Forme in certo modo fraterne e solidali, poiché separano scrittori e proscrittori dalla massa ignara e incolta, estranea alla lotta tra gli artefici del documento.
Roland Barthes distingueva - in un prezioso e lontano articolo - ecrivains ed ecrivants, scrittori intransitivi e scrittori transitivi. Questi ultimi svolgono un'attività , si propongono un fine, o politico o sociale o religioso, di cui la parola è soltanto un mezzo. Quegli che scrive in eum, contro il potere capace di mettere al bando, appare come un ecrivant; e, perciò sentito e trattato per nemico, da condannarsi e allontanarsi in esilio. Gli ecrivains non minacciano il potere politico - giuridico, non destano allarme e timore, non corrono il pericolo della proscrizione. Non è un caso che Barthes tratteggi la distinzione in un fascicolo di Arguments dedicato agli intellettuali e rievocante il "manifesto" del 1898 in favore di Dreyfus. 
Quello di Macrobio è, dunque, un detto di intellettuale e per gli intellettuali, i quali, esercitando un contro - potere, si servono della parola scritta per perseguire un fine di carattere pubblico, e così entrano nel conflitto politico. Non conflitto (che neanche sarebbe concepibile) tra letteratura e politica, ma, schiettamente e duramente, fra due visioni politiche. L'ego taceo di Macrobio non è il silenzio della distanza, ma il silenzio calcolante della difficoltà o della paura. Il silenzio di colui che ha il potere dello scrivere, non costituisce una situazione ambigua e inespressiva, non nasconde insieme un sì e un no; ma rivela di per sé una volontà di star fuori, un'impartecipe estraneità, la quale può anche (e la storia degli ultimi due secoli ce ne porge taluna prova) venire in sospetto ed essere tenuta per ostile dissenso. 
Si apre qui il capitolo della moralità dell' intellettuale: se egli, per dovere intrinseco e ineludibile, sia tenuto a levarsi, costi quel che costi, contro il potere; o se, come a uomo tra gli uomini, non chiamato a pubblica funzione, gli sia lecito di valutare rischi e incognite dello scrivere. 
Nell'alternativa sono racchiusi problemi del potere e della dignità morale. La scrittura può obbedire alla logica dei poteri e, nel conflitto, farsi cauta o silenziosa. Ovvero sentire che il proprio potere è insieme dignità morale e coraggio di testimonianza; e che il silenzio ne segna invece il rapido declino. Potere, il quale, nel non esercitarsi, si perde e consuma. 
Perché questo ci sembra essenziale dello scrivere, che esso deve offrirsi agli altri; e nel silenzio corre il rischio di decadere e dissolversi. Gli intellettuali - vogliamo dire - non sono tali soltanto quando vengono in conflitto col potere politico: è nella loro libertà di dissentire o consentire, ma non è nella loro identità di rifugiarsi nel silenzio e cosi' di sottrarsi al rischio della scelta.
Irti Natalino [qui]
Pagina 35
(28 ottobre 1999) - Corriere della Sera

L’ennesima scivolata ?

L’ennesima scivolata di Papa Bergoglio celebrata da Introvigne


di Giorgio Mariano
In un articolo apparso sulla Nuova Bussola Quotidiana del 29 luglio scorso, Massimo Introvigne ha celebrato con entusiasmo il gesto teatrale di papa Bergoglio di recarsi a Caserta presso la nuova sede della chiesa evangelica pentecostale della “riconciliazione”. In tale occasione il Papa avrebbe chiesto “perdono” «per il sostegno che alcuni cattolici italiani diedero alle leggi contro i pentecostali degli anni 1930». Tale gesto “forte” è da inquadrare, secondo Introvigne, in quello sforzo di “purificazione della memoria” inaugurato da Giovanni Paolo II.

Ci risiamo. La kermesse dell’attuale pontificato prosegue provocando sconcerto e disorientamento, se non tra i “cattoliconi” di questo mondo, certamente tra i Santi in paradiso i quali si staranno guardando dubbiosi gli uni con gli altri a cominciare da Sant’Ignazio di Loyola, fondatore della Compagnia di Gesù (suscitata dalla Provvidenza proprio per combattere il protestantesimo), chiedendosi: “ma allora noi per chi abbiamo militato? Per cosa ci siamo sacrificati?”.

TUTTI I BERGOGLISMI DI FRANCESCO.


 I 17 neologismi che hanno reso caratteristico il linguaggio del Papa


Jorge Milia è giornalista, già alunno di Bergoglio quando questi insegnava Letteratura e Psicologia nell’Istituto dell’Immacolata a Santa Fe negli anni 1964 e 1965. Vive nella città di Salta, nell’omonima provincia argentina. E’ autore di Racconti Originali, prologato da Bergoglio nel maggio del 2006 e Maestro Francesco, edito nel mese di maggio di quest’anno da Mondadori. Per Terre d’America ha scritto 17 testi su “Il gergo di Francesco”, dall’oramai celebre “primerear” pronunciato per la prima volta da Bergoglio Papa nel corso del viaggio in Brasile per la Giornata mondiale della gioventù del luglio 2013, poi ripetuto in occasione della moltitudinaria vigilia di Pentecoste coi movimenti ecclesiali il 18 maggio, a “balconear”, “hagan lio”, “ningunear”, “misericordiando” e altri ancora, tipici nel linguaggio dell’odierno pontefice.

Trionfalismi & responsabilità (di ogni parola si renderà conto..)

Se 15 milioni di follower vi sembrano pochi (tanti sono i “seguaci” del profilo Twitter di papa Francesco), provate a immaginare una cifra che oscilla tra i 60 e i 200 milioni: «È il numero di volte in cui ogni messaggio del Santo Padre viene “ritwittato”», spiega il presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, monsignor Claudio Maria Celli. «Un risultato del genere – aggiunge – sarebbe stato impensabile fino a pochi anni fa. Ed è la conferma che la Chiesa non può non essere presente nelle reti sociali».

venerdì 1 agosto 2014

Dai profeti del dialogo e della misericordia,

una nuova brillante iniziativa: Enzo Bianchi minaccia azioni giudiziarie contro Riscossa Cristiana 

Sulla scia di più illustri amici, ora è il nostro turno come bersagli della nuova offensiva progressista: la minaccia di azioni giudiziarie. Al di là dell’inconsistenza delle accuse, è interessante notare come chi manca di argomenti ricorra alle intimidazioni. E il diritto di cronaca, di critica, di libera discussione? Già, la legge è uguale per tutti, ma “alcuni sono più uguali degli altri”…

di Paolo Deotto
zzghigliottina
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Questa lettera è arrivata poco fa (inizio a scrivere queste note alle 19.50) sulla casella di posta di Riscossa Cristiana:
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Scrivo in nome e per conto di Enzo Bianchi, priore del monastero di Bose.
Il sito riscossacristiana.it da Voi gestito contiene numerosi articoli diffamatori nei confronti del priore, della comunità e del monastero di Bose tanto per il contenuto, quanto per le modalità espressive ed i toni.
Anche in considerazione della non veridicità di molti dei fatti riportati, gli articoli in questione si caratterizzano come lesivi dell’onore e dell’immagine dei miei clienti.
Oltre all’aspetto della diffamazione, il sito Internet da voi amministrato – che, a partire dalla home page, contiene numerose immagini del priore Enzo Bianchi utilizzate senza alcuna autorizzazione, con l’aggravante dell’uso in senso dispregiativo – si connota quale illecito in quanto lesivo del diritto all’immagine tutelato dall’articolo 10 del codice civile e dall’articolo 96 della legge n. 633/1941.

TRUPPE CAMMELLATE ALLA RISCOSSA…


Il vittimismo non mi appartiene. Al contrario mi appartiene la sete di verità e di giustizia. E il buon gusto che, a quanto pare, latita. Ne sono testimonianza taluni commenti vomitevoli elargiti ad un pubblico degno della peggiore suburra romana dalla pagina facebook dei supporters del nuovo corso FFI. Anche questo accade nella Chiesa della “tenerezza”.
Cedo anche a voi qualche escerto di una riflessione fra le tante che oltre a dileggiare il professor De Mattei, Marco Tosatti e tutti coloro che osano criticare i loro eroi, questa volta celebra il sottoscritto. L’acuta riflessione è a firma di tal Michele Gamboni, personaggio che vanta ben due profili su facebook con le stesse immagini (una curiosa opera del surrealista Gervaso Gallardo), solo che nel primo si definisce donna e nel secondo uomo (misteri della fede?):

AAA: vescovi/e cercansi

Bird Eye View di notizie     Atila Sinke Guimarães

DONNE ANGLICANE VESCOVO: LE CONSEGUENZE  - 
 Il 14 luglio 2014, la riunione sinodo anglicano all'Università di York ha approvato la consacrazione delle donne all'episcopato. Justin Welby, il capo del ramo inglese della setta, ha approvato la decisione, in quanto si era impegnato a essere "episcopalmente led e sinodalmente governati."

Donne sacerdoti anglicani allietare l'approvazione delle donne vescovo da loro sinodo
Dopo di Leone XIII Apostolicae curae nel 1896, che ha dichiarato gli ordini degli anglicani nullo, sappiamo che per noi, cattolici, non fa differenza se il signor Welby decide di fare il suo autista, la sua cameriera o il suo gatto un vescovo. L'autista e la cameriera continuano ad essere niente più che un rispettabile cittadini britannici come erano prima, e il gatto, solo un potenziale cacciatore di topi.

Calura estiva tradizionale?

Ci scrivono dalla Fraternità San Pio X


Pubblichiamo e rispondiamo

                               31 luglio 2011, S. Ignazio di Loyola


Sinceramente, vi prego di consentirmelo, il vostro articolo del 31 maggio mi sembra imbarazzante, contraddittorio ed animato da pregiudizi personalistici che nulla hanno a che fare con la Fede Cattolica.
Quando, per esempio, l'accordo lo faceste voi del IBP non si trattava oviamente di "accordo di potere"? Lo abbiamo visto chiaramente qualche anno dopo di che accordo era... Ma siamo impazziti?

Eppur si muove..?

Ora i vescovi d’Europa alzano la voce contro la “feroce persecuzione”


L'Arcivescovo di Angelo Scola (foto LaPresse)
“Questa persecuzione, più feroce di quella subita dai cristiani nell’epoca apostolica, deve provocare e scuotere tutti noi che a Milano, in Italia e in occidente crediamo troppo tiepidamente e siamo poco coraggiosi nell’impegnare la vita seriamente sul Vangelo, pagando almeno quel minimo prezzo necessario per vivere la fede con coerenza”. Dopo i cardinali arcivescovi di Lione e Vienna, Philippe Barbarin e Christoph Schönborn, sull’esodo dei cristiani da Mosul, cacciati dalle proprie case dagli sgherri del califfo al Baghdadi, a prendere posizione è Angelo Scola, arcivescovo di Milano.

Duc in altum!

Chi torna al suo passato,
non esce dalla Chiesa


Nei momenti di confusione pericolosa occorre fare un passo indietro.
Non si fa forse proprio così nella vita? Di fronte a una situazione confusa, difficile da districare, che ci rende preoccupati e perplessi, ci si ferma e poi si fa un passo indietro, astenendosi dall’avanzare nel pericolo.

Il bel (?) tacer..

Gli strani silenzi di un papa tanto loquace

Non una parola per le studentesse nigeriane rapite, né per la pakistana Asia Bibi condannata a morte con l'accusa d'aver offeso l'islam. E poi le udienze negate all'ex presidente dello IOR Gotti Tedeschi, cacciato per aver voluto far pulizia

di Sandro Magister

ROMA, 1 agosto 2014 – Nel giorno di sant'Anna, patrona di Caserta, papa Francesco ha fatto visita a questa città. Tutto normale? No. Perché appena due giorni dopo Jorge Mario Bergoglio è tornato di nuovo a Caserta per incontrare un suo amico italiano conosciuto a Buenos Aires, Giovanni Traettino, pastore di una locale Chiesa evangelica.

D'agosto fioriscono le rose?

Il cardinale Caffarra protagonista al Sinodo, l’invito di Papa Francesco

IL RETROSCENA: IL PAPA CHIAMA CAFFARRA

Articolo pubblicato su il Resto del Carlino, edizione di Bologna, 30 luglio 2014

PAPA Francesco chiama in Vaticano l'arcivescovo Carlo Caffarra per un incarico prestigioso. Stando a un'indiscrezione filtrata da fonti autorevoli della Chiesa di Bologna, il cardinale prenderà parte al Sinodo straordinario dei vescovi sulla famiglia, in agenda dal 5 al 19 ottobre.

giovedì 31 luglio 2014

Dov'è l'Uomo o dov'è Dio?

Cristiani d′Oriente: l′Occidente ha sangue sulle mani

Cristiani d'Oriente: l'Occidente ha sangue sulle mani , di Padre Henri Boulad sj

Intervento a Capitol Hill, Washington, il 26 giu 2014,  di Padre Henri Boulad, SJ,  Direttore del Jesuit Centre Culturel Alexandria (Egitto)

Sì, l'Occidente ha sangue sulle sue mani, il sangue di milioni di esseri umani, perché ha tradito i suoi valori e calpestato i suoi principi, per grossolani  interessi materiali, politici, economici ...
 20 anni fa, scrissi un articolo intitolato: "Europa, attenzione a non perdere la tua  anima".  Oggi, è quasi fatta. L'Occidente ha perso la sua anima, quella che gli ha permesso di essere il veicolo di cultura, di civiltà, di umanesimo, di valori spirituali. 

L’ARGILLA DEL SENTIMENTO

*
31.   L’ARGILLA DEL SENTIMENTO POSTO DALLA “TEOLOGIA
DELL’INCONTRO” SOSTITUISCE IL BASALTO DEL GIUDIZIO POSTO DALLA “TEOLOGIA DELL’ANNUNCIO”.
Considerandola in altro modo: parrebbe potersi intravede re, se pur da lontano, se pur vaghissimo, p. es. con il riferi­mento visto all’ex auditu, o, ancora, al § 41, un certo princi­pio autoritativo-obbedienziale. Bene. Ma, a parte che sareb­be quasi pressoché perso, con la sua quasi completa perdita, il principio fondativo del cattolicesimo, e, con ciò, di tutto l’universo civile e culturale in cui muovesi l’uomo, dove so­no il princìpio di non-contraddizione che lo governa, la libertà che ne permette il sopruso, il giudizio che lo difende, la pu­nizione e l’eventuale penitenza che ne ripristinano il diritto?

Sospiri e respiri argentini


Papa Francesco e il decalogo per la felicità: 10 segreti del per vivere sereni. L'intervista rilasciata a "Viva" (FOTO)


I dieci consigli di Papa Francesco per essere felici. Un decalogo tratto dalla prima intervista rilasciata dal Pontefice a un giornale argentino, la rivista Viva.
Domenica 27 luglio, per i suoi primi cinquecento giorni di pontificato, il periodico ha pubblicato l'intervista rilasciata da Papa Bergoglio al giornalista Pablo Calvo lo scorso 7 luglio a Santa Marta. Un incontro durato settantasette minuti, dal quale è scaturito un lungo articolo apprezzato soprattutto per la parte in cui lo stesso Papa offre dieci consigli per vivere un'esistenza serena.
Il decalogo della felicità di Jorge Mario Bergoglio è stato ripreso da tutti i principali siti e gioranli stranieri, colpiti e affascinati dalla semplicità e al contempo dalla profondità dei suggerimenti offerti dal Pontefice.
1 – Vivi e lascia vivere
Il Papa ha spiegato che ognuno dovrebbe avere come guida questo principio, che a Roma è riassunto nell’espressione "Campa e lascia campare". "Vai avanti e lascia che gli altri facciano altrettanto".

Perle casertane nella terra delle bufale


Non contento di essere stato a Caserta il 26 luglio, quando avrebbe potuto incontrare uno dei suoi tanti amici non cattolici, papa Bergoglio ha voluto ritornarci il 28; certo per incontrare il suo amico pentecostale, ma anche, e soprattutto, per far sì che la stampa desse alla sua illuminata decisione il risalto che lui voleva: l’incontro fatto il 26 sarebbe stato oscurato dalla sua visita ai cattolici casertani.

Perché tanto bisogno di pubblicità?
Perché doveva dire e ha detto un altro po’ di cose non cattoliche.

Vediamone alcune (Chiesa pentecostale della Riconciliazione
, Caserta, lunedì, 28 luglio 2014, Discorso del Santo Padre Francesco):

«Lo Spirito Santo fa la “diversità” nella Chiesa. La prima Lettera ai Corinzi, capitolo 12. Lui fa la diversità! E davvero questa diversità è tanto ricca, tanto bella. Ma poi, lo stesso Spirito Santo fa l’unità, e così la Chiesa è una nella diversità. E, per usare una parola bella di un evangelico che io amo tanto, una “diversità riconciliata” dallo Spirito Santo. Lui fa entrambe le cose: fa la diversità dei carismi e poi fa l’armonia dei carismi

Se uno non avesse mai letto San Paolo, potrebbe pure cadere nella trappola di questa assurda esegesi, ma avendolo letto, è inevitabile considerare che papa Bergoglio o non ci sta con la testa o lo fa apposta: cercando di far dire alla Sacra Scrittura il contrario di quello che dice.
È la ormai vecchia tecnica già usata in tanti documenti del Vaticano II.

Quando San Paolo fa il paragone col corpo, inizia così: “Come infatti il corpo, pur essendo uno, ha molte membra e tutte le membra, pur essendo molte, sono un corpo solo, così anche Cristo.” (I Cor. 12,12).
“Così anche Cristo”, dice San Paolo, perché sia chiaro che sta parlando dell’unicità di Cristo e dell’unicità del corpo di Cristo e dell’unicità della Chiesa. Il presupposto per giustificare e comprendere la diversità delle membra è che appartengano ad un unico corpo.
Questo ragionamento di San Paolo, di una semplicità e di una logica fondate sulla realtà oggettiva dell’esistenza, papa Bergoglio lo stravolge per far passare l’idea sovvertitrice che l’unità della Chiesa si fonderebbe sull’esistenza di tante chiese per quante piacciono agli uomini. La diversità di cui parla San Paolo, infatti, non è la diversità dei corpi, che farebbe assurdamente un corpo solo, ma la naturale e necessaria diversità delle membra che stanno in un solo corpo.
Se il corpo fosse tutto occhio, dove sarebbe l'udito? Se fosse tutto udito, dove l'odorato?” Questo dice San Paolo, e non che l’udito o l’odorato sarebbero dei corpi che si mettono insieme per fare un corpo solo.

Questa bestialità può concepirla solo una mente deviata, come lo sono ormai quelle di tanti cattolici che hanno perso l’uso dell’intelligenza, preti, vescovi e papi in testa. Prova ne è che, buttato lì tra il rotolio delle parole, ecco il nuovo insegnamento sovversivo: “così la Chiesa è una nella diversità”.

In pratica, l’insegnamento sovversivo di papa Bergoglio avalla l’idea di molti cattolici moderni che vorrebbero farsi una chiesa a modo loro, confortati dal fatto che in ogni caso, da parte della moderna gerarchia cattolica, verranno giustificati e riconosciuti come parti “diverse” di quella supposta  “chiesa” che comprenderebbe l’unica vera Chiesa di Cristo.
Questa assurdità, che papa Bergoglio ha l’ardire di ricondurre addirittura allo Spirito Santo, è il frutto della perdita della fede in Dio e in Nostro Signore Gesù Cristo, e della sostituzione di questa con la fede nell’uomo, l’unica ormai rimasta in gran parte del Vaticano.

E per avere un’idea concreta dell’imperversante perdita dell’intelligenza, basta leggere questa illuminante simbologia geometrica:

«Noi siamo nell’epoca della globalizzazione, e pensiamo a cos’è la globalizzazione e a cosa sarebbe l’unità nella Chiesa: forse una sfera, dove tutti i punti sono equidistanti dal centro, tutti uguali? No! Questa è uniformità. E lo Spirito Santo non fa uniformità! Che figura possiamo trovare? Pensiamo al poliedro: il poliedro è una unità, ma con tutte le parti diverse; ognuna ha la sua peculiarità, il suo carisma. Questa è l’unità nella diversità.»

Diciamo subito che il paragone proposto da papa Francesco è solo strumentale, dove le parole servono solo ad avallare la tesi della diversità che compone l’unità, questo non giustifica, però, che egli finisca con l’avanzare un paragone del tutto infondato, a riprova che la stessa tesi è senza fondamento.
Se papa Bergoglio ragionasse basandosi sulla realtà, si accorgerebbe che il paragone proposto contraddice la sua tesi, ma ragionando basandosi sulla fantasia personale, nelle cose della vita come nelle cose di Chiesa, è inevitabile che papa Bergoglio non si accorga delle assurdità che propone.
forse una sfera, dove tutti i punti sono equidistanti dal centro, tutti uguali?
Sbagliato! Perché una sfera per essere tale ha bisogno che i diversi punti della sua superficie siano diversi, appunto, pena il trasformarsi in un segmento che va da punto a punto.
Piuttosto, l’idea della sfera, se rapportata come in questo caso alla Chiesa, impone l’obbligo del centro, che è la sua origine, e a cui si riconducono tutti i diversi punti della superficie. Il raggio che collega il centro ad ognuno dei punti, è la dottrina che emana da Cristo (il centro) e la Tradizione trasmessa dalla Chiesa stessa, e senza tale raggio, che è uguale per tutti i punti, non può esserci neanche la sfera.
Così che, non solo tutti punti della superficie della sfera non sono uguali, ma non possono essere resi tali dalla loro equidistanza dal centro. E questa loro condizione produce sì l’“uni-formità”, poiché produce semplicemente l’“unica” “forma” che deve produrre: la sfera. Affermare che l’uniformità della sfera è sbagliata, significa affermare che è sbagliata la sfera, e in questo caso, dato il paragone, che è sbagliata la Chiesa, la Chiesa di Cristo con al centro Cristo.

Che figura possiamo trovare? Pensiamo al poliedro: il poliedro è una unità, ma con tutte le parti diverse”.
Sbagliato! Perché un poliedro per essere tale è necessario che le sue facce siano uguali, diversamente non può esistere alcun poliedro. Peraltro, il poliedro è fondato sullo stesso principio della sfera, quindi i due non possono essere proposti in alternativa.
Semmai si potrà dire che le facce del poliedro hanno una loro specificità, ma mai che esse sono diverse. Accade così che è proprio la sfera scartata da papa Bergoglio che potrebbe avvicinarsi di più a quello che impropriamente e irrealmente vorrebbe proporre, e questo in forza della diversità dei punti della superficie della sfera.
Se questo è ragionare correttamente??!!

E ragionando scorrettamente è inevitabile giungere alle contraddizioni.

«Questa è l’unità nella diversità. E’ in questa strada che noi cristiani facciamo ciò che chiamiamo col nome teologico di ecumenismo: cerchiamo di far sì che questa diversità sia più armonizzata dallo Spirito Santo e diventi unità».

Concetto invero ancora tutto da spiegare, perché armonizzare la diversità può solo significare condurre tutto all’unità, e siccome l’unità è il Corpo di Cristo, significa ricondurre tutto al Corpo di Cristo, alla Chiesa.
La pretesa di ricondurre tutto e tutti, Chiesa compresa, ad un’unità inspiegata, significa supporre che non esista il Corpo di Cristo, che non esista la Chiesa, che bisogna formarla ex novo, che per duemila anni è esistito il solo e semplice anelito all’unità. Significa buttare a mare i Vangeli, tutto il Nuovo Testamento e la stessa Chiesa nei suoi duemila anni di vita.

E’ in questa strada che noi cristiani facciamo ciò che chiamiamo col nome teologico di ecumenismo”… qui ha ragione papa Bergoglio… è su questa strada che la gerarchia conciliare ha condotto la Chiesa, su questa strada che col cartello dell’ecumenismo vorrebbe superare la Chiesa cattolica gettandola a capofitto in una supposta nuova “chiesa” che comprenda tutto e tutti.
Ma questa non è la Chiesa di Cristo! Sarà la “chiesa” di papa Bergoglio, sarà la “chiesa” dei pentecostali, sarà la “chiesa” di tanti protestanti, sarà la “chiesa” ecumenica del Vaticano II, sarà la “chiesa” informe e mutevole del nuovo ordine mondiale… ma non è la Chiesa di Cristo!
Questo non è ragionare cattolico!

«Dal primo momento, dal primo momento del cristianesimo, nella comunità cristiana c’è stata questa tentazione. “Io sono di questo”; “Io sono di quello”; “No! Io sono la chiesa, tu sei la setta”… E così quello che ci guadagna è lui, il padre della divisione. Non il Signore Gesù, che ha pregato per l’unità (Giovanni 17), ha pregato!»

Qui troviamo un altro colpo di maglio alla storia della Chiesa, ai Padri della Chiesa, ai papi della Chiesa e ai santi della Chiesa.
Vero è che le divisioni, fin dall’inizio, sono state fomentate da Satana, ma qui papa Bergoglio afferma spudoratamente che l’errore starebbe nel dire “Io sono la Chiesa, tu sei la setta”. Quindi, dopo aver detto che le divisioni sono cattive, ecco che afferma che le divisioni sarebbero buone, e il male starebbe del dire la verità: “Io sono la Chiesa, tu sei la setta”.
Se papa Bergoglio avesse letto i Vangeli, e li avesse capiti davvero, si sarebbe accorto che è Nostro Signore ad aver detto per primo, in varie occasioni e in vario modo, “Io sono la Chiesa, tu sei la setta”.
Non potendo riportare tutti i passi dei Vangeli, per tutti ne ricordiamo uno solo: 

«Chi non è con me è contro di me, e chi non raccoglie con me, disperde. Perciò io vi dico: Qualunque peccato e bestemmia sarà perdonata agli uomini, ma la bestemmia contro lo Spirito non sarà perdonata. A chiunque parlerà male del Figlio dell'uomo sarà perdonato; ma la bestemmia contro lo Spirito, non gli sarà perdonata né in questo secolo, né in quello futuro.» (Mt. 12, 30-32).

E la bestemmia contro lo Spirito è quella proferita dai varii settatori e dalle varie sette, compresi quei Pentecostali che papa Bergoglio è andato a trovare e a cui si rivolge con questo discorso: quegli stessi che non credono nei sacramenti della Chiesa, istituiti da Nostro Signore Gesù Cristo, non credono nella stessa Chiesa e la contrastano.

Circa poi l’abusato richiamo al capitolo 17 del Vangelo di San Giovanni, col quale da cinquant’anni si continua a giustificare l’opera sovversiva dell’ecumenismo intercristiano, col quale si vogliono raccogliere in un’unica “chiesa” immaginaria sia tutte le sette a-cattoliche e anticattoliche, sia l’unica vera Chiesa di Cristo che è la Chiesa cattolica, ci limitiamo a ricordare che Gesù prega così:

«Padre santo, custodisci nel tuo nome coloro che mi hai dato, perché siano una cosa sola, come noi.»

La preghiera di Gesù ha per oggetto i suoi discepoli, in primis gli Apostoli, che sono quelli che a Lui ha dato il Padre, così che tutti coloro che non vengono dagli Apostoli, che cioè non appartengono alla Chiesa, non rientrano nella preghiera di Gesù e Nostro Signore non prega perché “siano una cosa sola, come noi”.

Questa ribadita oggi da papa Bergoglio è l’eresia ecumenista proposta dal Vaticano II e sostenuta in questi anni da diversi papi dimentichi del vero insegnamento di Gesù.

«a noi che siamo su questa strada dell’unità farà bene toccare la carne di Cristo. Andare alle periferie, proprio dove ci sono tanti bisogni, o – diciamolo meglio – ci sono tanti bisognosi, tanti bisognosi… Anche bisognosi di Dio, che hanno fame – ma non di pane, ne hanno tanto di pane – di Dio! E andare là, per dire questa verità: Gesù Cristo è il Signore e Lui ti salva. Ma sempre andare a toccare la carne di Cristo! Non si può predicare un Vangelo puramente intellettuale: il Vangelo è verità ma è anche amore ed è anche bellezza! E questa è la gioia del Vangelo! Questa è proprio la gioia del Vangelo.»

Concetti che rivelano ancora una volta come papa Bergoglio non abbia la minima nozione dell’insegnamento della Chiesa e di Cristo.
Questo continuo insistere sulle periferie, infatti, rivela il convincimento di questo papa anomalo secondo cui Nostro Signore si sarebbe incarnato per riscattare i diseredati.
E non tragga in inganno il richiamo alla “fame di Dio”, perché si tratta di uno specchietto per le allodole… nel nostro mondo moderno non c’è bisogno di andare nelle periferie per toccare con mano le miserie spirituali degli uomini, esse abbondano ovunque, negli ambienti agiati come nello stesso Vaticano.

D’altronde, affermare che la strada per l’unità passa per la frequentazione delle periferie, è palese che significhi che l’unità dei cristiani non si baserebbe sull’unità della dottrina della Chiesa e dell’insegnamento di Cristo, ma solo sulla preoccupazione terrena per gli altri; concezione che non ha nulla di cattolico e tutto di anticristico nuovo governo mondiale.
Aspetto, questo, confermato dalla stucchevole ripetizione che “Non si può predicare un Vangelo puramente intellettuale”.
Come dire che la predicazione dell’insegnamento di Nostro Signore sarebbe una mera fisima da intellettuali, mentre la gioia del Vangelo sarebbe “amore” e “bellezza”, sarebbe cioè il piacere di praticare il riscatto materiale dei diseredati.Una concezione talmente volgarizzata e materializzata della predicazione di Cristo, da far risaltare il pregiudizio tutto moderno che la cosa più importante per gli uomini sarebbe il benessere del corpo su questa terra piuttosto che la beatitudine dell’anima in Cielo. Pregiudizio che ha ormai sopraffatto le menti e i cuori dei nuovi preti della nuova Chiesa conciliare.

«Quella storia triste, in cui pure si faceva la stessa cosa dei fratelli di Giuseppe: la denuncia, le leggi di questa gente: “va contro la purezza della razza…”. E queste leggi sono state sancite da battezzati! Alcuni di quelli che hanno fatto questa legge e alcuni di quelli che hanno perseguitato, denunciato i fratelli pentecostali perché erano “entusiasti”, quasi “pazzi”, che rovinavano la razza, alcuni erano cattolici… Io sono il pastore dei cattolici: io vi chiedo perdono per questo! Io vi chiedo perdono per quei fratelli e sorelle cattolici che non hanno capito e che sono stati tentati dal diavolo e hanno fatto la stessa cosa dei fratelli di Giuseppe. Chiedo al Signore che ci dia la grazia di riconoscere e di perdonare… Grazie!»

Ci mancava questa richiesta di perdono per le circolari fasciste appoggiate dai cattolici. Invero si sentiva veramente il bisogno di questa ulteriore colpa indicibile dei fascisti.
Peccato che, sulla base dei Patti Leteranensi, diversi culti non cattolici non erano permessi, sia perché la cattolica veniva riconosciuta come “religione di Stato”, sia, logicamente, perché i culti che avversavano la religione cattolica non potevano essere visti di buon occhio da un regime che mirava più alla pace sociale che alla libertà religiosa.
Ora, che papa Bergoglio appartenga alla schiera dei cattolici moderni che vogliono equiparare la vera religione, la cattolica, alle false religioni, le non cattoliche, è cosa ben nota, soprattutto sull’onda devastante dell’anticattolica dottrina propalata dal Vaticano II; ma che arrivi fino a condannare i cattolici che difendevano questo millenario principio della Chiesa, è cosa che fa arrossire di vergogna ogni vero fedele di Cristo.




«Noi siamo in questo cammino dell’unità, tra fratelli. Qualcuno sarà stupito: “Ma, il Papa è andato dagli evangelici”. E’ andato a trovare i fratelli! Sì! Perché – e questo che dirò è verità – sono loro che sono venuti prima a trovare me a Buenos Aires. E qui c’è un testimone: Jorge Himitian può raccontare la storia di quando sono venuti, si sono avvicinati… E così è cominciata questa amicizia, questa vicinanza fra i pastori di Buenos Aires, e oggi qui. Vi ringrazio tanto. Vi chiedo di pregare per me, ne ho bisogno… perché almeno non sia tanto cattivo. Grazie!»

Sinceramente, non si può pretendere da papa Bergoglio che riesca ad esporre concetti chiari con parole chiare, ma questo non significa che ci si debba compiacere dei concetti fumosi e delle parole contraddittorie.
Ma, il Papa è andato dagli evangelici”. E’ andato a trovare i fratelli!
Questo è quello che vorrebbe far credere papa Bergoglio, ma chi l’autorizza a considerare fratelli coloro che rifiutano la Chiesa? E se volesse intendere che va a trovare dei fratelli traviati per ricondurli alla Verità, allora, in questo discorso, dovremmo leggere almeno un inciso in cui si parla di conversione… cosa che non si trova neanche a voler forzare le parole.
La verità è che, come spiega lui stesso, questi incontri danno per esclusa, come fosse peste, ogni intenzione missionaria, ogni adempimento del comando di Cristo – andate e predicate e battezzate – ogni dovere primario del cattolico – convertire gli erranti. E danno invece per scontato che tutti coloro che rifuggono dalla Chiesa cattolica, sarebbero dei benemeriti fratelli degni di amore e di amicizia.
E a questo punto, c’è da pensare che quando papa Bergoglio ricorda che “sono loro che sono venuti prima a trovare me a Buenos Aires”, lo fa per sottolineare che “loro” hanno voluto incontrarlo per convertirlo alla loro eresia, e lui, che se ne è compiaciuto allora, continua a compiacersene pure oggi. Lui, che si permette ancora di affermare “io sono il pastore dei cattolici”, mentre dimostra di esserne il corruttore.

Che dire, dopo questa esilarante prolusione di papa Bergoglio?

Tra le varie cronache di questo viaggio a Caserta, si racconta che tutti hanno gustato le “mozzarelle di bufala”, vanto della produzione gastronomica locale; e a noi viene spontaneo pensare che forse papa Bergoglio ha digerito le mozzarelle, ma le bufale gli sono rimaste sullo stomaco e ha finito per vomitarle in questo strampalato e incredibile discorso anticattolico.




di Giovanni Servodio

http://www.unavox.it/ArtDiversi/DIV885_Servodio_Perle-bergogliane.html

Pompieri e normalisti per Papi a pezzi (o pezzi di Papa)

Una risposta personale agli attacchi ad personam

Provo qui a rispondere a chi tenta di fare il pompiere e a chiunque si riconosca in analoghe generiche posizioni "normaliste", pur nella consapevolezza - che tra pompieri più o meno in buona fede e arrampicatori sugli specchi sempre più scivolosi e indifendibili, cui ora dobbiamo aggiungere perfino l'uso del possibile ricorso al braccio secolare - le nostre voci tendono ad essere silenziate. A partire dal caso dei Francescani dell'Immacolata[1], che è solo la punta di iceberg di tutta una serie di interventi e affermazioni collocate su fronti pregiudizialmente 'avversi'.
Mi segnalano che, proprio su uno di questi,  il pompiere di turno afferma che "il papa esce a pezzi" da quel che diciamo e che "non ne capiamo il messaggio". Evidentemente non coglie la gravità dell'ora presente, soprattutto non entra nel merito e, al solito, resta sempre sul vago: affermazioni che diventano accuse più o meno civili come la sua o subdolamente viscide come altre, ma mai dimostrazioni.

Nuova esegesi per il nuovo Mosé..


Papa Francesco dalla Terra del Fuoco alla Terra dei Fuochi. L'enciclica "verde" avrà le stimmate di GomorraMail


L’enciclica “verde” del Papa sudamericano, che si intravede all’orizzonte, sarà italiana, non solo amazzonica. Un’enciclica “pro”, in difesa dell’ambiente. Ma anche “contro” coloro che lo avvelenano. A cominciare dalla malavita.
Rientrato in Vaticano dal doppio viaggio a Caserta e rimettendo mano ai compiti delle vacanze, Francesco ha infatti negli occhi gli “sfregi” della Campania un tempo felix. Ferita e sventrata. Sorvolata e contemplata due volte in quarantottore dall’elicottero. Come una piaga nel corpo di Cristo. Un’apparizione sull’asse terra - cielo, che gli ha impresso nell’anima le stimmate di Gomorra.
Il Papa è pur sempre un monarca. Le suggestioni della reggia di Vanvitelli, la Versailles d’Italia, lo hanno riportato al “discorso della corona” e all’impegno di “custodire il creato”, assunto solennemente il 19 marzo 2013, nella cerimonia inaugurale del suo regno. Ribadendo il nesso fra tutela della natura e contrasto a “ogni forma di corruzione e illegalità”.

Piccoli aspiranti Torquemada ?

Le idee imposte per decreto 


Un vaticanista bene informato, Marco Tosatti, ha portato alla luce un nuovo stupefacente caso:FFII – denunce carabinieri e censura.

Nei giorni scorsi, i carabinieri si sono presentati in casa di uno dei più attenti scrittori cattolici di arte sacra, Francesco Colafemmina, convocando lui e la moglie per una apparentemente grave questione giudiziaria.
Si tratta di una denuncia sporta dal padre Alfonso Bruno dei neo-Francescani dell’Immacolata nei confronti del blog “Fides et Forma”, della cui utenza è intestataria la moglie di Colafemmina.
Sembra che il blog sia colpevole di aver criticato troppo duramente il commissariamento dei Francescani dell’Immacolata e in particolare il padre Alfonso Bruno, definito “traditore” per il suo voltafaccia nei confronti del fondatore dell’Istituto padre Stefano Maria Manelli.
Peraltro è sufficiente sfogliare il libro curato da Carlo Manetti, Francescani dell’Immacolata un caso che fa discutere (Fede & Cultura, Verona 2013), per vedere quanto numerose e pungenti siano state, e continuino ad essere, le critiche rivolte al padre Alfonso Bruno e al commissario Fidenzio Volpi.

mercoledì 30 luglio 2014

De curia


È il numero uno della nuova curia, ma dice messa all’antica

Si svolgerà dal 23 al 25 ottobre prossimi il terzo pellegrinaggio a Roma organizzato dal “Coetus internationalis Summorum Pontificum“, la rete mondiale di associazioni, enti e realtà ecclesiali che nel proprio territorio sono impegnate nell’applicazione del motu proprio “Summorum Pontificum” con cui Benedetto XVI nel 2007 ha concesso piena cittadinanza al messale preconciliare promulgato da san Giovanni XXIII nel 1962.
Il programma provvisorio dell’evento prevede la partecipazione di due vescovi e di tre cardinali.
I vescovi sono il francese François Bacque, nunzio a riposo, e l’italiano Guido Pozzo, segretario della commissione vaticana “Ecclesia Dei” che segue le comunità legate a quella che è stata definita la forma “extraordinaria” del rito romano.

Manifestazione divina, diabolica o umana?

MARIOLOGIA - Medjugorje (1a Parte) - il punto: manifestazione divina, diabolica o umana?  - A cura di don Stefano (FSSPX) - München [GERMANIA] - 27.07.2014
RIASSUNTO: 1) Status quaestionis: da anonima cittadina dei Balcani a capitale dello straordinario: i veggenti, i loro sostenitori e… gli scettici illustri! - 2) La necessita di conoscere il discernimento degli spiriti e la natura dei carismi per poter giudicare la bontá delle apparizioni e dei fenomeni straordinari.
ASCOLTARE fuori del sito [qui] o [qui] o [qui]

Scarpette nere, piedi buoni..ginocchia no!?


Papa Francesco a piedi dal dentista, saluta personale farmacia

Mattinata da normale cittadino vaticano per il pontefice


Mattinata da normale cittadino vaticano oggi per papa Francesco.

Chi non si prostra a messa...

L’arcivescovo di Trento si prostra all’ideologia del secolo

mons. Luigi Bressan(di Christian De Benedetto) Giornali locali e nazionali, siti internet, blog, radio e televisioni hanno parlato, spesso disinformando, di quanto accaduto all’Istituto Sacro Cuore di Trento – scuola pubblica (non statale) paritaria cattolica – tra la direttrice suor Eugenia Liberatore e una dipendente a tempo determinato cui la scuola non ha rinnovato il contratto di lavoro.
Una questione assolutamente particolare, come è un rapporto di lavoro, è divenuta così un “caso nazionale” semplicemente perché l’insegnante cui non è stato rinnovato il contratto di lavoro ha ritenuto di portare il proprio caso all’attenzione della stampa trovando in “Repubblica” una tribuna interessata a farne l’ennesimo spot sulla così detta omofobia. E si, perché l’insegnante in questione sarebbe lesbica e, proprio per questa sua omosessualità, sarebbe stata “discriminata” dalle suore che gestiscono l’Istituto Sacro Cuore.

Ecumenismo-azzeccabergogli?

Terra Santa, rivolta dei cristiani arabi contro il Patriarca ortodosso

L'offensiva militare israeliana riaccende conflitti interni con Theophilos III, che a settembre ospita ad Amman il summit teologico tra cattolici e ortodossi sul primato 

Il contrasto crescente tra i fedeli arabi e l'alto clero greco del Patriarcato ortodosso di Gerusalemme è ormai sfociato in guerra aperta. A catalizzare la resa dei conti tra i cristiani ortodossi di Terra Santa, ora c'è anche l'offensiva israeliana nella Striscia di Gaza col tragico, crescente numero di morti tra la popolazione civile palestinese: i cristiani arabi di confessione greco-ortodossa rinfacciano al Patriarca e agli alti prelati ortodossi di origine greca una interessata connivenza con gli autori di quella che nei loro comunicati definiscono la «guerra genocida» di Israele. E il conflitto tutto interno alla Chiesa ortodossa di Gerusalemme ha potenziali riflessi anche in campo ecumenico: proprio il Patriarcato greco-ortodosso di Gerusalemme dovrà ospitare dal 15 al 23 settembre la prossima riunione plenaria della Commissione per il dialogo teologico tra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa, convocata per proseguire il discernimento comune sul tema del primato.

Peiora sequentur


Bergoglio, i Pentecostali… e poi? 

martedì 29 luglio 2014
è pervenuta in Redazione:
Caro Gnocchi,
                          già la notizia del Papa che incontra il “vecchio amico” Giovanni Traettino, “pastore” della chiesa evangelica della riconciliazione di Caserta mi aveva stupito. Certo, il Papa privato cittadino può avere tutti gli amici che vuole, ma il Papa non è un privato cittadino, è il Vicario di Cristo e non può ignorare che ogni suo gesto è osservato e commentato in tutto il mondo. Poi lo incontra per convertirlo? Assolutamente no! Su una agenzia cattolica come Zenit leggo una serie di acrobazie su amicizia, diversità, punti di incontro che devono prevalere su quelli di divisione. Mi sembra un discorso che potrebbe andar bene per due capi di partito che devono trovare per forza un accordo per metter su un governo. Ma il Papa non è il capo della Chiesa cattolica, a cui Cristo ha dato la custodia della Verità? E quante verità ci sono?