ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 2 agosto 2014

INVALIDITÀ O ILLICEITÀ DEI NUOVI RITI SACRAMENTALI?

Vari lettori hanno posto delle questioni sugli articoli pubblicati da sì sì no no (15, 31 maggio e 15 giugno 2014) riguardo alla validità dei “nuovi sacramenti” post-conciliari. Rispondo il più chiaramente possibile onde eliminare ogni equivoco.
Innanzi tutto occorre ben distinguere la “liceità” dalla “validità” di un rito liturgico o di un sacramento.
Liceità viene dal latino lìcere, ossia essere decoroso, conveniente, corretto, non contrario alle regole. Quindi illecito è un rito liturgico celebrato o un sacramento conferito contrariamente alle regole teologiche e canoniche tradizionali oppure in maniera sconveniente o indecorosa. Per esempio: il rito della Messa nuova è contrario alle regole teologico/canoniche della Tradizione apostolica e tende al protestantesimo; il rito dell’ordinazione sacra, che avviene durante la nuova Messa, è sconveniente; il rito della cresima, accompagnato da canzonette ‘yè yè’, non è decoroso.


Validità viene dal latino valère, ossia sussistere, esistere, non essere nullo e quindi producente un effetto. Perciò sacramento valido è quello che non è nullo e che produce la grazia. Per esempio, il battesimo valido non è nullo e toglie il peccato originale; la cresima valida non è nulla e conferisce la pienezza dello Spirito Santo; l’ordine sacro valido non è nullo, ma rende l’ordinato diacono, sacerdote o vescovo.
Il fatto che un sacramento sia valido, però, non significa ipso facto che il rito il quale lo circonda è lecito o conveniente, decoroso e conforme alla regole teologiche e canoniche. Per esempio: nella nuova Messa è salva la sostanza del sacramento dell’Eucarestia (essendo salva la materia : pane e vino, la forma: “questo è il mio corpo”/“questo è il mio sangue” e l’intenzione: riattuare il Sacrificio del Calvario, ricordando ciò che fece Gesù), però il rito, che circonda la pur mutilata (non sostanzialmente, ma solo accidentalmente) forma consacratoria, “si allontana dalla teologia cattolica e favorisce l’eresia protestante” (A. Ottaviani – A. Bacci) e dunque è illecito; nel nuovo rito del sacramento della cresima sono salvi la materia: imposizione delle mani + unzione con l’olio, la forma: “ricevi lo Spirito Santo” ; e l’ intenzione di conferire la pienezza dello Spirito Paraclito ; perciò il sacramento è sostanzialmente valido ed infonde la pienezza dello Spirito Santo, ma il rito che lo circonda, se accompagnato da cerimonie carismatiche e chiassose, è illecito.  
Nel presente articolo si affronta la questione della validità dei sacramenti e si dà per scontata (poiché già studiata sin dal 1975) la illecita rottura tra la Tradizione apostolica e l’insegnamento pastorale del Concilio Vaticano II[1] nonché tra la Messa di Tradizione apostolica codificata da S. Pio V nel 1571 e la Nuova Messa di Paolo VI del 1969[2].
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«I sacramenti sono istituiti per tutti e sono alla portata di tutti i fedeli. Quindi anche la valutazione dei loro elementi (materia/forma/intenzione oggettiva) deve essere fatta in base a un criterio accessibile a tutti e non riservato a un’élite di persone» (Pietro Palazzini, Enciclopedia Cattolica, Città del Vaticano, 1953, vol. X, col. 1579, voce “Sacramenti”).
La retta soluzione di questa questione, come di ogni questione, non dipende dai nostri gusti, dalle nostre opinioni, ma dalla conformità del nostro pensiero alla realtà. Per la validità di un sacramento occorrono la materia, la forma e l’intenzione di fare ciò che fa la Chiesa e i nuovi sacramenti promulgati da Paolo VI a partire dal 1968 sino al 1972 sono provvisti di tutti e tre questi elementi. Quindi essi oggettivamente sono validi, piacciano o non piacciano a noi le modifiche accidentali dei riti che circondano la sostanza del sacramento.
Una nota personale, che può essere utile a chi si sente assalito dai “dubbi sacramentali”: essendo stato io ordinato sacerdote da monsignor Marcel Lefebvre e questi essendo stato consacrato vescovo da mons. Liénart, che era massone e anche satanista come dichiarò in un’ omelia lo stesso monsignor Lefebvre, da alcuni “dubitanti” io (come tutti i sacerdoti della FSSPX) sono considerato non validamente ordinato sacerdote. Ma questa obiezione non mi ha mai turbato poiché la consacrazione episcopale di monsignor Lefebvre è avvenuta nel rispetto dei tre elementi costitutivi del sacramento dell’ordine sacro e, quanto all’intenzione di Liénart, vi è stata l’applicazione esterna e visibile delle rubriche, dalla quale soltanto si evince l’intenzione del celebrante di fare ciò che fa la Chiesa.
Se ci si lascia prendere dal dubbio metodico o dallo scrupolo, non si ha più nessuna certezza. Si può dubitare di tutto: il sacerdote che mi ha battezzato voleva fare ciò che fa la Chiesa? il sacerdote che mi assolve è veramente sacerdote? La risposta la dà la sana teologia: per confezionare validamente un sacramento si richiedono materia/forma/intenzione oggettiva garantita, quest’ultima, dall’ applicazione esterna e visibile delle rubriche. Gli altri “argomenti” o meglio “dubbi negativi” (senza motivi reali e fondati) non vanno presi sul serio: “scrupoli e malinconia, fuori da casa mia!” (S. Filippo Neri).
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Facciano attenzione i sacerdoti che seminano dubbi (senza fondamento oggettivo) sulla validità dei sacramenti posteriori al 1968 a non fare il gioco del diavolo, il quale semina dubbi infondati che turbano; cerchino di fare il gioco dell’angelo, che dà certezze  oggettivamente rassicuranti. Cfr. S. Ignazio da Loyola, Esercizi Spirituali, Regole per il discernimento degli spiriti, n. 315: “Lo spirito cattivo causa nelle anime tristezza e tormenti di coscienza, pone impedimenti, ostacoli ed inquieta con false ragioni. Al contrario lo spirito buono infonde coraggio, forza, consolazione, buone ispirazioni e pace, allontanando ogni ostacolo e impedimento”.
Dove sarebbe la Chiesa se non vi fosse più sacerdozio, episcopato, sacramenti ed il sommo Pontificato? Occorre distinguere tra illiceità ed invalidità. È pacifico che vi sono molte cose indecorose ed illecite nell’ambiente ecclesiale conciliare e post-conciliare, ma l’inesistenza della gerarchia e l’invalidità dei sacramenti annienterebbero la Chiesa quale Cristo l’ha fondata, il che è impossibile perché Gesù ha promesso di essere tutti i giorni sino alla fine del mondo (Mt., XXVIII, 20) con la sua Chiesa e che le porte dell’inferno non avrebbero prevalso contro di Essa (Mt., XVI, 18).
Augustinus


[1] Brunero Gherardini, Concilio Ecumenico Vaticano II. Un discorso da fare, Frigento, Casa Mariana Editrice, 2009; Id.,Concilio Vaticano II. Il discorso mancato, Torino, Lindau, 2011.
[2] Cfr. A. Ottaviani -  A. Bacci, “Lettera di presentazione” a Paolo VI del “Breve Esame Critico del Novus Ordo Missae”, Corpus Domini del 1969; A. V. Xavier Da Silveira, La nouvelle Messe de Paul VI. Q’en penser?, Chiré, DPF, 1975.
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