ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 15 aprile 2017

Vide e credette


Vide e credette. Indagine sul sepolcro vuoto.
Malgrado venti secoli di appassionata lettura credente e due di occhiuta, spesso sospettosa, lettura “storico-critica”, si ha l’impressione – che è poi certezza, fondata sull’esperienza quotidiana dell’indagatore – che le parole greche del Nuovo Testamento siano ancora lontane dall’avere rivelato tutta la loro profondità e tutti i loro segreti. Si ha l’impressione, cioè, che, dietro quelle antiche espressioni, ci siano ancora molte cose da capire e da portare alla luce. Così che, agli scavi archeologici, può e deve accompagnarsi lo scavo sempre più approfondito dentro testi la cui inesauribilità è tra gli aspetti che più inducono a convincersi di un Mistero che vi stia dietro.

Cento anni fa ?

Cento anni fa Karl Kraus attribuì ai giornali la colpa dello scoppio della Prima Guerra Mondiale. Oggi la storia si ripete? Con le loro menzogne e distorsioni della realtà i giornalisti ingannano un’umanità diretta al macello senza capire bene perché. Il caso dell’attacco coi gas e successivo bombardamento in Siria è emblematico a questo riguardo.


Roberto Quaglia: Le colpe dei giornalisti nella guerra mondiale prossima ventura

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La bellezza del Volto di Gesù


La bellezza del Volto di Gesù

Vorrei invitare ad uno sguardo meditato sul Volto, che già da vent’anni mi commuove e che, per me, addirittura è diventato un avvenimento: l’evento che porta il nome di “Veronica”. in altre parole, il Volto Santo di Manoppello. Lo testimoniano le fotografie che il Professor Andreas Resch ed io abbiamo scattato a Manoppello, nel corso di un pellegrinaggio compiuto durante l’Anno Santo. Nella prima parte della descrizione del mio cammino, devo esprimere qualcosa di molto personale e chiedo anticipatamente perdono. Nessuno avrebbe potuto pensare che io, di mia iniziativa, mi sarei incamminata su questa strada alla ricerca del Volto del Signore. Gesù Cristo si è servito della mia vita e della mia pochezza. Ripensando alla grande convergenza con cui certi avvenimenti si sono saldati l’uno con l’altro e allo stupore per il meraviglioso collegamento tra il libero arbitrio e la “coincidenza” delle circostanze, mi sono ricordata del passo della lettera ai Galati (1,15-16), in cui San Paolo descrive, richiamando l’inizio della sua conversione, l’opera e la volontà del divino Padre: “Ma quando Colui che mi scelse fin dal seno di mia madre… si compiacque di rivelare a me Suo figlio…”. Ho pensato che il tutto presupponesse solamente un più chiaro disegno divino, che però mi era completamente oscuro e del quale ero semplicemente un modestissimo strumento. Oltretutto, penso che il Padre stesso abbia voluto nuovamente rivelare Suo Figlio a noi poveri figli del XXI secolo, e abbia cercato e trovato uomini che consapevolmente o inconsapevolmente collaborassero a quest’opera. Da parte mia, vorrei soprattutto ringraziare coloro che mi hanno aiutato lungo questo cammino con la loro più alta visione spirituale e i loro mezzi, e anche coloro che mi hanno sostenuto con la loro preghiera. La santissima Trinità, attraverso le sue onnipotenti Persone, mi è stata nascostamente vicino. Per tutto sia ad Essa lode e gloria!

Ore di dolore

I dolori di Maria nel sabato santo - Maria Valtorta

01:10:47
Ora dell'Addolorata


Le 24 Ore della Passione di NSGC: Gesù si lascia gettare nelle acque putride del Cedron



Gesù si lascia gettare nelle acque putride del Cedron per ridonare alle anime la veste di luce tolta loro dal peccato.

Dal Volume 11 del 22 Gennaio 1913

Le 24 ore della Passione di Nostro Signore Gesù Cristo, di Luisa Piccarreta, diciannovesimo episodio

Per ascoltare l'MP3:

www.donleonardomariapompei.it/…/19.%20Gesu%20si…

Melania Mazzucco, Il dolore insostenibile del Cristo nel realismo brutale di Grünewald

Melania Mazzucco, Il dolore insostenibile del Cristo nel realismo brutale di Grünewald



Un pittore misterioso su cui si sa pochissimo, autore di un quadro straordinario, profondamente medievale ma di un realismo assoluto nei particolari anatomici.

Melania Mazzucco

Il dolore insostenibile del Cristo nel realismo brutale di Grünewald


Ti atterra come un pugno in faccia, appena entri nell’ex coro della cappella di un convento di monache agostiniane. Stai visitando il museo di una linda cittadina alsaziana, e credi di essere preparata. Hai visto centinaia di Crocifissioni, hai le tue preferite. Sai che questa viene ritenuta la più sconvolgente opera d’arte occidentale. Eppure ti turba come una rivelazione: è come se avessi visto morire qualcuno, e non l’hai aiutato. E anche se non tornerai più a Colmar, rimane dentro i tuoi occhi e dentro di te, indelebile come una colpa.

Eppure è soltanto il pannello centrale di un polittico, dipinto a olio su tavola di tiglio cinque secoli fa. Ci sono Cristo, Maria ai piedi della croce (a differenza che nella tradizione iconografica, è una giovane dal volto bellissimo, vestita di bianco), il diletto Giovanni e la disperata Maddalena stravolta dal pianto — come ovunque. C’è anche Giovanni Battista, dall’altra parte della croce, e ciò è forse unico, e ha un significato: ma la prima volta che guardi la Crocifissione trovi normale che ci sia il barbuto profeta con l’agnello, visto che ci sei anche tu, dunque la spiegazione ti basta. Insomma, è la solita scena. Tuttavia questa Crocifissione non somiglia alle altre.

Innanzitutto per le dimensioni. Questo Cristo in croce è enorme, o lo sembra perché gli altri personaggi sono in scala ridotta. Il pittore usa la misura per esprimere l’intensità, e la solitudine — non conosce le regole della prospettiva, o le ignora. Poi c’è l’oscurità. Il pittore non ha dipinto la collina del teschio detta Golgota. Distoglierebbe l’attenzione. Il paesaggio è ridotto a una massa avvolta nella notte. Il pittore sceglie dunque l’istante cruciale della religione cristiana: la morte di Dio — come un uomo, in nome dell’uomo e per il suo riscatto.

Scrivo “il pittore” e non Mathis Grünewald, perché la questione dell’identità dell’autore, su cui si discute da secoli, mi lascia indifferente. Per me conta solo questo: fu contemporaneo di Giorgione e Dürer ma visse nella provincia tedesca, ai margini della grande arte del Rinascimento; non dipinse mai opere profane, e quasi solo Crocifissioni (almeno cinque); fra il 1510 e il 1516 fu chiamato da Guido Guers, priore del convento di Issenheim, a dipingere il polittico per l’altar maggiore della chiesa dell’ospedale. Composto di ante apribili, a libro, doveva contenere svariate tavole, con effigi di santi e episodi della vita di Gesù.



Cristo soffre. Una corona di spine, pesante come fosse di ferro, gli incarta la testa insanguinata. Le mani e i piedi, che i chiodi configgono a una trave di legno grezzo, si contraggono nello scatto estremo dell’agonia (le dita si increspano verso il cielo, le braccia si slungano). Il sangue cola da ogni ferita. Il perizoma è uno straccio lacero, il corpo un sacco bucherellato come un puntaspilli. Miriadi di schegge, residui della fustigazione con le verghe, crivellano infatti la carne. I buchi sono infiammati e la pelle verdastra, la cassa toracica sollevata in uno sforzo estremo. La bocca è livida, le labbra socchiuse, perché l’uomo morente, dopo aver gridato il suo “Padre, perché mi hai abbandonato?”, esala l’ultimo respiro. Il pittore ci costringe a guardarlo morire.

La visione può risultare intollerabile. Molti detestarono il realismo brutale di Grünewald, in seguito un pittore non avrebbe più potuto immaginare di dipingere Gesù come un ladrone, umiliato da una morte brutta e infame. Prevalse l’idealizzazione. Suggerire il dolore, ma non mostrarlo. Ancora oggi si discute se sia lecito mostrare la morte e la sofferenza degli uomini, ogni volta che una foto rubata ce li mostra nel loro orrore. Si parla di pornografia del dolore. C’è chi ne abusa — e per provocare convoca frattaglie, mutilazioni e corpi avariati, negando il confine dell’invisibile.



Ma Grünewald, chiunque fosse, non vuole scioccare né provocare. Vuole, al contrario, consolare. La sua spaventosa Crocifissione serviva proprio a questo. Confortare i ricoverati nell’ospedale di Isenheim, che vi venivano rinchiusi come Cristo salì sul Golgota: per morire. Erano infatti colpiti dal “fuoco sacro” o “fuoco dell’inferno”: fra le tante malattie che allora potessero colpire un essere umano, la più crudele. Letale come la peste, lenta come la lebbra, e anche vile, perché si accaniva sui poveri. La pelle brulicava di pustole, che causavano allucinazioni e degeneravano in ulcere, corrodendo le membra; braccia e gambe enfiate andavano in cancrena, e si staccavano dal corpo o dovevano essere amputate; il tronco ormai nero come carbone e duro come cuoio puzzava di putrefazione. I balsami dei monaci fatti con la verbena, la prunella e l’oppio del papavero davano sollievo ai dolori atroci: ma non esisteva cura. Solo secoli dopo si scoprì che le epidemie erano causate dal fungo che guastava la segale, e si coniò il termine “ergotismo”. Quel Cristo repellente diceva ai poveri moribondi che anche il figlio di Dio aveva sofferto ogni dolore. In fondo, che anche loro erano figli di Dio.

Grünewald vuole anche rafforzare. La fede, intendo. Poiché era credente, e sapeva che solo morendo Cristo poteva risorgere. Cioè che tutto il male sofferto — da lui e da loro — doveva essere accettato, e sopportato, perché aveva un senso. Questo era il messaggio più autentico del cristianesimo, e la ragione della sua popolarità fra gli ultimi del mondo. E la luminosa Resurrezione, in un’altra anta del polittico, mostra infatti lo stesso Cristo già torturato salire sorridente al cielo in una abbagliante nuvola d’oro. La Crocifissione di Isenheim sarebbe uno scandalo senza la Resurrezione. Eppure confesso che col tempo il resto del polittico svanisce. I demoni con la testa di pappagallo, il grugno di maiale e gli occhi di fuoco; gli angeli piumati come uccelli, l’eremita con l’abito di canne; perfino la bellissima Madonna in bianco che sviene sotto la croce. Svaniscono le innovazioni alle convenzioni pittoriche, le invenzioni, le verità teologiche che pure il pittore esibì con mirabile intransigenza espressiva e coraggio. Resta il dolore insostenibile di una creatura che muore. E la domanda che esala da quelle labbra dischiuse. Perché mi hai abbandonato?

(da: La Repubblica del 5 maggio 2013)

Novena alla Divina Misericordia

15/4/2017

stellamatutina-divina-misericordiaPRIMO GIORNO (Venerdì Santo)

Meditare su Gesù Crocifisso e sul valore delle anime (costano tutto il sangue di Gesù….)
Parole di nostro Signore: “Oggi portami l’umanità intera, specialmente tutti i peccatori, ed immergili nell’oceano della mia Misericordia. Così tu addolcirai la mia amarezza per la perdita delle anime”.
Chiediamo misericordia per l’umanità intera.
Misericordioso Gesù, poiché tua prerogativa è d’aver compassione di noi e di perdonarci, non guardare i nostri peccati, ma alla fiducia che nutriamo nella tua infinita bontà. Ricevi tutti nel tuo Cuore compassionevole e non respingere mai nessuno. Te lo chiediamo per l’amore che ti unisce al Padre ed allo Spirito santo.
Pater… Ave… Gloria…
Eterno Padre, volgi il tuo sguardo di Misericordia sull’umanità intera, specialmente sui peccatori, la cui unica speranza è il Cuore pietoso di tuo Figlio. Per la sua dolorosa Passione, dimostra la tua Misericordia, affinché noi possiamo insieme eternamente lodare la tua potenza. Amen.

SECONDO GIORNO (Sabato Santo)

Meditare su Gesù-Verbo e Gesù-Carne e sull’intima unione di amore tra noi e Dio.
Parole di nostro Signore: “Oggi portami le anime dei sacerdoti e dei consacrati ed immergile nella mia imperscrutabile Misericordia. Esse mi hanno dato la forza di sopportare la mia dolorosa Passione. Per mezzo di queste anime, come attraverso dei canali, la mia Misericordia si riversa sull’umanità”.
Preghiamo per il clero e per i consacrati.
Misericordiosissimo Gesù, fonte di ogni bene, moltiplica sui consacrati la grazia, affinché con la parola e l’esempio compiano degnamente le opere di misericordia, in modo che tutti coloro che li vedono glorifichino il Padre che è nei cieli.
Pater… Ave… Gloria…
Eterno Padre, dà uno sguardo compassionevole agli eletti della tua vigna, i sacerdoti ed i religiosi, colmandoli della pienezza della tua benedizione. Per i sentimenti del Cuore di tuo Figlio concedi loro luce e forza, affinché possano condurre gli uomini sulla via della salvezza e glorificare per sempre con loro la tua Misericordia infinita. Amen.

TERZO GIORNO (Domenica di Pasqua)

Meditare sulla grande manifestazione della Divina Misericordia: il dono pasquale del
Sacramento della Penitenza che, nell’azione liberatrice dello Spirito Santo, reca risurrezione e pace ai nostri spiriti.
Parole di nostro Signore: “Oggi portami tutte le anime fedeli e pie; immergile nell’oceano della mia Misericordia. Queste anime mi hanno confortato sulla via del Calvario; esse erano una goccia di consolazione in mezzo ad un oceano di amarezze”.
Preghiamo per tutti i cristiani fedeli.
Misericordiosissimo Gesù, che concedi abbondantemente le tue grazie a tutti gli uomini, accogli nel tuo Cuore infinitamente buono tutti i cristiani fedeli e non permettere che ne escano mai più. Te lo chiediamo per il tuo profondo amore verso il Padre Celeste.
Pater… Ave… Gloria…
Eterno Padre, volgi uno sguardo compassionevole alle anime fedeli, eredità del Figlio tuo; per i meriti della sua dolorosa Passione, concedi loro la tua benedizione e proteggile sempre, affinché non perdano l’amore e il tesoro della santa fede, ma lodino con tutta la schiera degli Angeli e dei Santi per l’eternità la tua infinita Misericordia. Amen.

QUARTO GIORNO (Lunedì in Albis)

Meditare sulla Paternità di Dio, sulla confidenza ed il pieno abbandono che dobbiamo avere in Lui sempre e dovunque.
Parole di nostro Signore: “Oggi portami quelli che non mi conoscono ancora. Anche ad essi ho pensato nella mia amara Passione e il loro futuro zelo confortava il mio Cuore. Immergili ora nell’oceano della mia Misericordia”.
Preghiamo per i pagani e gli increduli
Misericordiosissimo Gesù, tu che sei la luce del mondo, accogli nella dimora del tuo Cuore pietoso le anime di coloro che non ti hanno ancora conosciuto; siano illuminati dai raggi della tua grazia, affinché glorifichino con noi i prodigi della tua Misericordia.
Pater… Ave… Gloria…
Eterno Padre, dà uno sguardo compassionevole alle anime dei pagani e degli increduli, perché Gesù tiene anch’essi nel suo Cuore. Portale alla luce del Vangelo: che capiscano quanto grande è la felicita di amarti; fa’ che tutte glorifichino eternamente la generosità della tua Misericordia. Amen

QUINTO GIORNO (Martedì in Albis)

Meditare sulle parabole del buon Pastore e dei pastori infedeli (cfr. Gv. 10,11-16; Ez 34,4.16), mettendo in risalto la responsabilità che tutti abbiamo verso il prossimo vicino e lontano; in più soffermarsi a considerare attentamente gli episodi del rinnegamento e della conversione di S. Pietro (cfr. Mt 26,6975; Lc 22,31-32), dell’adultera (cfr. Gv 8,111) e della peccatrice (cfr. Lc 7,30-50).
Parole di nostro Signore: “Oggi portami le anime dei fratelli separati, immergile nell’oceano della mia Misericordia. Sono quelle che nella mia amara agonia laceravano il mio Corpo ed il mio Cuore, cioè la Chiesa. Quando si riconcilieranno con la mia Chiesa, si rimargineranno le mie ferite e avrò sollievo nella mia Passione”.
Preghiamo per quelli che s’ingannano nella fede
Misericordiosissimo Gesù, che sei la Bontà stessa e non rifiuti mai la tua luce a chi la chiede, accogli nella dimora del tuo Cuore pietoso le anime dei nostri fratelli separati. Attirale con il tuo splendore all’unità della Chiesa e non permettere che ne escano mai più, ma adorino anch’esse la generosità della tua Misericordia.
Pater… Ave… Gloria…
Eterno Padre, dà uno sguardo compassionevole alle anime degli eretici e degli apostati che, perseverando ostinatamente nei loro errori, hanno sprecato i tuoi doni ed abusato della tua grazia. Non guardare la loro cattiveria, ma l’amore di tuo Figlio e i dolori della Passione che Egli accettò per loro. Fa’ si che ritrovino al più presto l’unità e che, insieme a noi, esaltino la tua Misericordia. Amen.
Segue coroncina alla Divina Misericordia

SESTO GIORNO (Mercoledì in Albis)

Meditare su Gesù bambino e sulle virtù della mitezza e dell’umiltà di cuore (cfr. Mt 11,29), sulla dolcezza di Gesù (cfr. Mt 12,1521) e sull’episodio dei figli di Zaccheo (cfr. Mt 20,20-28; 18,1-15; Lc 9,46-48).
Parole di nostro Signore: “Oggi portami le anime miti ed umili e quelle dei fanciulli: immergile nell’oceano della mia Misericordia. Somigliano di più al mio Cuore, e sono esse che mi davano forza nella mia dolorosa agonia. Le ho viste allora come degli angeli terrestri, vigilanti sui miei altari. Sopra di loro verso i fiumi delle mie grazie, poiché soltanto un’anima umile, in cui metto tutta la mia fiducia, è capace di accettare i miei doni”.
Preghiamo per i fanciulli e le anime umili
Misericordiosissimo Gesù, che hai detto: “Imparate da me, che sono mite ed umile di Cuore” (Mt 11,29), ricevi nella dimora del tuo Cuore pietoso le anime miti ed umili e quelle dei fanciulli. Poiché danno gioia al Cielo, esse sono fatte segno dell’affetto speciale del Padre Celeste: sono un mazzo di fiori profumati davanti al trono divino, dove Dio si compiace del profumo delle loro virtù. Concedi loro la grazia di lodare perennemente l’Amore e la Misericordia di Dio
Pater… Ave… Gloria…
Eterno Padre, dà uno sguardo compassionevole alle anime miti ed umili e a quelle dei fanciulli che sono particolarmente care al Cuore del Figlio tuo. Nessuna anima assomiglia più di loro a Gesù; il loro profumo si alza dalla terra per giungere al tuo trono. Padre di Misericordia e di Bontà, per l’amore che porti a queste anime e per la gioia che provi nel guardarle, ti supplichiamo di benedire il mondo intero, affinché noi possiamo glorificare eternamente la tua Misericordia. Amen.

SETTIMO GIORNO (Giovedì in Albis)

Meditare sul S. Cuore di Gesù e sull’immagine di Gesù Misericordioso, sui due fasci di luce bianca e rossa, simbolo di purificazione, di perdono e di sollievo spirituale.
Inoltre riflettere attentamente sulla tipica caratteristica messianica di Cristo: la Divina Misericordia (cfr. Lc 4,16-21; 7,18-23; Is 42,1-7; 61,1-6.10), soffermandoci sulle opere di misericordia spirituale e corporale ed in particolare sullo spirito di disponibilità verso il prossimo comunque bisognoso.
Parole di nostro Signore: “Oggi portami le anime che onorano e glorificano particolarmente la mia Misericordia. Sono anime che più di ogni altra hanno partecipato alla mia Passione e penetrano più profondamente nel mio Spirito, trasformandosi in copie viventi del mio Cuore Misericordioso.
Esse splenderanno nella vita futura di un particolare fulgore, e nessuna di loro cadrà nel fuoco dell’inferno; ciascuna avrà la mia assistenza all’ora della morte”.
Preghiamo per quelli che venerano la Divina Misericordia e diffondono la sua devozione.
Misericordiosissimo Gesù, il tuo Cuore è Amore; accogli in esso le anime che onorano e diffondono in modo speciale la grandezza della tua Misericordia. Dotate della potenza stessa di Dio, sempre fiduciose nella tua imperscrutabile Misericordia e abbandonate alla santa volontà di Dio, esse portano sulle loro spalle l’intera umanità, ottenendo continuamente per essa dal Padre Celeste perdono e grazie. Che esse perseverino fino alla fine nel loro zelo iniziale; nell’ora della morte non venire loro incontro da Giudice, ma da Redentore Misericordioso.
Pater… Ave… Gloria…
Eterno Padre, volgi uno sguardo di benevolenza sulle anime che adorano e glorificano specialmente il tuo principale attributo: l’infinita Misericordia. Rinchiuse nel Cuore Misericordioso di tuo Figlio, queste anime sono come un Vangelo vivo: le loro mani sono piene di atti di misericordia e la loro anima esultante canta l’inno della tua gloria. Noi ti preghiamo, Dio benigno, di manifestare loro la tua Misericordia secondo la speranza e la fiducia che hanno riposto in te, affinché così si adempia la promessa di Gesù, cioè che proteggerà durante la vita e nell’ora della morte chiunque adorerà e propagherà il mistero della tua Misericordia”. Amen.

OTTAVO GIORNO (Venerdì in Albis)

Meditare sulle parabole della Divina Misericordia (cfr. Lc 10,29-37;15,11-32;15,1-10) puntualizzando sia il sollievo della sofferenza verso i vivi e i defunti, come anche la promozione integrale dell’uomo e la necessità di avvicinare i lontani.
Parole di nostro Signore: “Oggi portami le anime che si trovano nel Purgatorio ed immergile nell’abisso della mia Misericordia, affinché gli zampilli del mio sangue ristorino la loro arsura. Tutte queste povere anime sono da me immensamente amate; esse soddisfano la Giustizia Divina. È in tuo potere portar loro sollievo offrendo tutte le indulgenze e le offerte espiatorie prese dal tesoro della mia Chiesa. Se tu conoscessi il loro tormento, non smetteresti di offrire l’elemosina delle tue preghiere e di pagare i debiti che esse hanno contratto con la mia Giustizia”.
Preghiamo per le anime del Purgatorio.
Misericordiosissimo Gesù, che hai detto: “Misericordia io voglio” (Mt 9,13), accogli, ti preghiamo, nella dimora del tuo Cuore infinitamente pietoso le anime del Purgatorio, che ti sono molto care, ma che devono tuttavia soddisfare alla Giustizia Divina. I torrenti di sangue e di acqua, che sgorgano dal tuo Cuore, spengano le fiamme del fuoco del Purgatorio, affinché anche là si manifesti la potenza della tua Misericordia.
Pater… Ave… Gloria…
Eterno Padre, dà uno sguardo compassionevole alle anime che soffrono nel Purgatorio. Per i meriti della dolorosa Passione di tuo Figlio e per l’amarezza che riempì il suo Cuore sacratissimo abbi pietà di quanti si trovano sotto lo sguardo della tua Giustizia.
Ti chiediamo di guardare queste anime solo attraverso le Piaghe del tuo Figlio prediletto, perché siamo convinti che la tua Bontà e Misericordia non hanno limiti. Amen.

NONO GIORNO (Sabato in Albis)

Meditare sulla Madonna ed in particolare sull’Ecce, Fiat, Magnificat e Adveniat, caratteristiche indispensabili per vivere un’autentica vita sacerdotale, tutta amore verso Dio e prestazione misericordiosa verso il prossimo, comunque bisognoso.
Parole di nostro Signore: “Oggi portami le anime tiepide e immergile nell’oceano della mia Misericordia. Sono esse che feriscono il mio Cuore nella maniera più dolorosa. Nell’Orto degli ulivi la mia anima provo verso di loro una grande avversione. Fu per causa loro che pronunciai quelle parole: “Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà” (Lc 22,42). Il ricorso alla mia Misericordia resta per loro l’ultima ancora di salvezza”.
Preghiamo per le anime tiepide
Misericordiosissimo Gesù, che sei la Bontà stessa, accogli nella dimora del tuo Cuore le anime tiepide. Fa’ che si riscaldino al fuoco del tuo puro Amore queste anime gelide, che sono simili a cadaveri e ti ispirano tanta avversione. Gesù pietosissimo usa l’onnipotenza della tua Misericordia e attirale nelle fiamme più ardenti del tuo Amore, affinché, accese di nuovo zelo, siano esse pure al tuo servizio.
Pater… Ave… Gloria…
Eterno Padre, guarda con occhio pietoso le anime tiepide che sono oggetto d’amore del Cuore di tuo Figlio. Padre di Misericordia, per i meriti della dolorosa Passione di tuo Figlio e delle tre ore di agonia sulla Croce, permetti che, accese d’amore, esse glorifichino di nuovo la grandezza della tua Misericordia. Amen.
Preghiamo: O Dio, infinitamente pietoso, moltiplica in noi l’azione della tua Misericordia, affinché nelle prove della vita non disperiamo, ma ci conformiamo con una fiducia sempre più grande alla tua santa Volontà e al tuo Amore. Per nostro Signore Gesù Cristo, Re di Misericordia nei secoli. Amen. 

Prima che sia tardi…

INFERNO E TIMOR DI DIO

Possa tu ignorare quali orrori vi sono nelle tenebre. La morte è un passaggio difficile davanti al quale tutti devono sentirsi pervasi da un riverente timor di Dio perché nessuno può vantarsi di avere la salvezza garantita
di Francesco Lamendola  


Possa tu non apprendere quali orrori vi siano nelle tenebre, che cosa avvenga tra le fiamme, che cosa arda tra le torture! Queste parole non appartengono a un romanzo del terrore soprannaturale di Stephen King, né alla sceneggiatura di un film horror, ma alla Messa dei defunti secondo il Messale Romano: quello anteriore al Concilio Vaticano II.
A tale proposito non sarà male ricordare, a quei cattolici progressisti che fossero un po’ duri d’orecchi, o corti di memoria, che il Messale Romano in uso nella liturgia cattolica, ancora nel 1962, sotto il pontificato di Giovanni XXIII e con la sua formale approvazione, era null’altro che una variante del Messale Tridentino, promulgato in funzione della Messa tridentina di papa Pio V, nel 1570 (un anno prima della battaglia di Lepanto), con alcune revisioni e modifiche apportate da papa Pio XII. Il nuovo Messale Romano, quello attualmente un uso, è entrato in vigore  il 3 aprile del 1969, con la costituzione apostolica di Paolo VI Missale Romanum, e andava a sostituire il Messale del 1965, che metteva in pratica le indicazioni formulate nella costituzione conciliare Sacrosanctum Concilum.

Morire gesuiti atei?


Reese
Anche Gesù oggi ammetterebbe il divorzio. Lo dice uno della sua Compagnia
Le istruzioni dettate due mesi fa dal generale della Compagna di Gesù, padre Arturo Sosa Abascal, su "che cosa ha detto veramente Gesù" a proposito di matrimonio e divorzio non sono cadute nel vuoto.
Anzi, tra i gesuiti per primi c'è chi le applica in pieno. Per concludere che "una volta che un matrimonio è morto" anche Gesù consentirebbe oggi il divorzio.
Il gesuita che ha tirato questa conclusione dalle premesse poste dal suo preposito generale non è uno sconosciuto. È padre Thomas Reese, già direttore del settimanale dei gesuiti di New York "America", firma di spicco del "National Catholic Reporter".

Ognuno dà quel che ha..


Cardinali e esperti in ordine sparso. Con offese

Continuano polemiche e divisioni collegate all’esortazione apostolica Amoris Laetitia, in particolare all’ottavo capitolo, e alle noticine che hanno permesso ad alcuni vescovi un’interpretazione tale da consentire ai divorziati risposati il cui primo legame è ancora valido per la Chiesa di accedere all’Eucarestia. Nei giorni scorsi si sono avuti interventi diversi in Europa e negli Stati Uniti. Su “Strada Regina” ha parlato uno dei principali ispiratori del Pontefice regnante, il cardinale honduregno Oscara Maradiaga, che ha attaccato con notevole violenza i cardinali che hanno presentato i Dubia (e implicitamente tutti gli altri che li condividono).

Verbum caro

Il nuovo Verbo

Gli antichi ordini religiosi si basavano su forme concrete di vita che incarnavano il Vangelo sotto un determinato aspetto; le congregazioni più recenti, nell’Età moderna, si caratterizzavano invece per una sequela Christi orientata ad uno specifico servizio caritativo. I fondatori, in ogni caso, non facevano altro che rispondere ad una chiamata speciale da parte di Dio, scoperta mediante un’esperienza di conversione o di vita interiore particolarmente intensa. Tutto nasceva dai fatti – di origine soprannaturale, sì, ma fatti. Gli attuali movimenti ecclesiali, invece, sono stati per lo più generati da un’idea o da un progetto: non c’è anzitutto l’esperienza di qualcuno che, lasciandosi afferrare dall’iniziativa divina, ha cercato di vivere il Vangelo in modo radicale, ma un’intuizione personale con cui lo si interpreta in una certa chiave e si elabora poi un sistema di pensiero o, più semplicemente, una visione della Chiesa e del mondo.

«Cercate il suo volto»(Sal 26)

            IL VOLTO DEL MISTERO

1
Perfettamente sovrapponibile alla Sindone, è anch’esso «testimonianza divina della Passione e Risurrezione di Gesù», dice il gesuita Pfeiffer, che l’ha studiato.

Da 400 anni, nel santuario abruzzese di Manoppello (in provincia di Pescara e nella diocesi di Chieti), si venera un velo sul quale è impresso il volto di Gesù Cristo, con gli occhi aperti e con i segni della passione. La tradizione popolare lo ha sempre considerato una reliquia, ma gli studi storLici non sono mai andati particolarmente a fondo, fino a quando non hanno cominciato a occuparsene il gesuita Heinrich Pfeiffer, docente di Storia dell’arte nella Pontificia università gregoriana e uno dei massimi esperti mondiali d’iconografia cristiana, e suor Blandina Paschalis Schlömer. Quest’ultima ha riconosciuto nel volto di Manoppello la perfetta sovrapponibilità con il volto della Sindone, con la collaborazione del redentorista Andreas Resch che ha elaborato le immagini al computer.Padre Pfeiffer ha invece soprattutto verificato le compatibilità del Volto santo con le raffigurazioni di Cristo nell’arte del primo millennio.

venerdì 14 aprile 2017

EVA (eresia vaticana antropocentrica)

L’errore eretico del concilio Vaticano II: l’antropocentrismo.





Il Concilio non dogmatico (quindi privo della sicura assistenza dello Spirito Santo) ma pastorale Vaticano II ha una insanabile ferita/prospettiva eretica: il rifiuto e la negazione del Teo/Cristocentrismo, e la scelta ed affermazione dell’antropocentrismo.

E’ cominciato con il Papa Giovanni XXIII ed il principio pastorale: “Cerchiamo piuttosto quello che ci unisce e tralasciamo quello che ci divide’. Buonista pacioso in apparenza, ma profondamente insidioso e sviante. La Parola di Dio, Il Signore Gesù, il Vangelo, non insegnano mai così. Il Signore Gesù ha insegnato la Verità, il Bene, la Santità. Non ha potuto fare unità con tutti, non perché Lui non lo volesse, ma perché coloro che non accettavano di credere in Lui, lo facevano perché non cercavano la Verità, il Bene, la Santità, così come sono autorevolmente, con segni e garanzie, rivelati dalla Parola di Dio.

Dalla paura al sacro timore

Dalla paura al sacro timor di Dio fino all’Amor di Dio



Chi teme la sana paura?
Non è un gioco di parole ma lo stato attuale in cui versa la Chiesa e il mondo, che è davvero preoccupante perché, invece di affrontare certi argomenti, si preferisce, oggi, esorcizzare, ossia allontanare, scacciare certi argomenti e così credere di aver vinto le proprie paure. Ma non è così. Si è provato a farlo con la Morte. Oggi la Morte è esorcizzata con l’Halloween, con le feste mascherati da mostri, da scheletri, si ride e si balla, si fa festa, ci si ubriaca di effimero per non doverci pensare troppo. Oppure attraverso il cinema con film ultra fanta-scienza, di mistico panteismo pieno di eroi immortali, attraverso video giochi sempre più violenti, ma pieni di eroi, anche se qualcuno muore…
Oggi i funerali sono stati trasformati in orge di battimani, elogi, anzi, canonizzazioni ai defunti perché è ovvio, guai a pensare che qualcuno possa essere finito all’Inferno o in Purgatorio, macché, tutti in Paradiso, per diretto e per diritto. Si dice del resto “chi sono io per giudicare?” eppure non si fa difficoltà ad imporre la canonizzazione di qualche defunto che in vita ha dato falsa testimonianza sul vero Cristo, sulla vera Vita, sui Comandamenti, seminando la cultura della morte… oppure che si trova lì ai suoi funerali perché si è ucciso, o si è fatto uccidere in nome del dio eutanasia, e ti devi sentire emotivamente coinvolto, altrimenti sei un escluso dalla società, sei uno… sfigato! Fa pensare poi che laddove s’impone una via al Paradiso “per diritto”, ci si ostina però a negare l’Inferno e pure il Purgatorio, come invenzione della Chiesa per impaurire, assoggettare gli uomini.

Il falso timor di Dio

LE TRE PRIORITA'

    Se vogliamo invertite la tendenza attuale verso l’autodistruzione della nostra società e verso lo scoraggiamento e la depressione dei singoli individui, frustrati e amareggiati servono 3 cose: cultura, coraggio e timor di Dio 
di Francesco Lamendola  






Di tre cose c’è bisogno, anzi, estremo bisogno, se vogliamo invertite la tendenza attuale verso l’autodistruzione della nostra società e verso lo scoraggiamento e la depressione dei singoli individui, frustrati e amareggiati nel vedere che tutto sta andando a catafascio, che i peggiori trionfano, che il merito non viene premiato, semmai disprezzato, e che una logica perversa, diabolica, sta impadronendosi di tutto, manipolando tutto, strumentalizzando tutto: l’economia e la scuola, lo sport e la finanza, lo spettacolo e l’informazione; e queste tre cose sono la cultura, il coraggio e il timor di Dio.

L'abisso che ci separa

Il senso esatto della Verità

Un episodio indicativo del pregiudizio modernista verso i cattolici


In una splendida basilica barocca si sta celebrando la Messa solenne in Coena Domini secondo il rito tridentino. L'altare è ornato di rami di palme e la croce è velata di bianco. Diacono e suddiacono accompagnano il celebrante alla balaustra, dove i fedeli si comunicano in ginocchio. I cantori, agli stalli del coro, salmodiano in gregoriano, senza l'accompagnamento dell'organo, che tacerà sino al Gloria della Veglia pasquale. 

Entra in chiesa un gruppo di fedeli di un'altra parrocchia. Non genuflettono, non si segnano, non usano l'acqua benedetta.

La Croce vivente

Croce brachiale, un universo simbolico che educa il fedele alla vita sacramentale


Anonimo tedesco Artista attivo nella Westfalia inizi del 15 ° secolo
Dittico con i simboli della Vergine e di Cristo Redentore: Cristo con la croce come Redemptor Mundi (pannello di destra) c.1410 28,5 x 18,5 cm Museo Thyssen-Bornemisza, Madrid

Un anonimo artista, attivo in Westfalia nei primi decenni del 1400 realizza un dittico di straordinaria bellezza simbolica. Una rara iconografia della croce brachiale, ci illustra la profondità della redenzione, i suoi simboli e i suoi atti salvifici. La croce è detta brachiale o vivente perché dalle estremità di essa spuntano mani operose che indicano ciò che la morte e la risurrezione di Cristo hanno introdotto nella storia.

Uno dei dipinti celebra la verginità della Madonna, mediante l’iconografia dell’Hortus Conclusus, l’altro invece illustra il fatto della Redenzione che rompe con gli antichi schemi e inaugura una nuova economia di salvezza, nella quale protagonista è ancora la Vergine Maria.
Temi e simboli oggi contro corrente ma che nella cornice di un anno eminentemente mariano, come il 2017, in cui ricorre il centenario delle apparizioni della Vergine a Fatima, tornano alla ribalta e andrebbero messi in evidenza. 

Dietro i passi di Gesù

Dietro i passi di Gesù, dal pretorio al calvario (13)


La Passione costituisce il «Sancta Sanctorum» dei misteri di Gesù. Essa è il coronamento della sua vita pubblica, il vertice della sua missione quaggiù, l'opera verso la quale tutte le altre convergono o donde attingono il loro valore.
Ogni anno, durante la settimana santa, la Chiesa ne commemora in particolare le diverse fasi; ogni giorno, al sacrifizio della messa, ne rinnova il ricordo e la realtà per applicarcene il frutto.
A questo atto centrale della liturgia si riallaccia una pratica di pietà la quale, pur non appartenendo al culto pubblico ufficiale, organizzato dalla Sposa di Cristo, è divenuta tuttavia, per la copia di grazie di cui essa è sorgente, caramente diletta alle anime fedeli. Si tratta della devozione alla Passione di Gesù nella forma conosciutissima della Via Crucis.

Orate fratres.

Bruciare tutto

Il "peccato" di Siti? Abuso di stereotipi

Fa discutere il nuovo romanzo sul prete pedofilo. Più che scandaloso è brutto


Mai avrei voluto dare a Michela Marzano, che ieri sulla Repubblica ha liquidato il nuovo romanzo di Walter Siti come «gratuitamente scandalistico», un'operazione «il cui cinismo appare evidente», anche solo un pizzico di ragione.
Purtroppo alla filosofa femminista e omosessualista stavolta di ragione gliene devo dare ben più di un pizzico, almeno una cucchiaiata. Magari l'avverbio «gratuitamente» l'avrei evitato: gli scandali non sono mai immotivati, a dirla con San Paolo sono macchinazioni di Satana, che i suoi motivi ce li ha eccome. Figuriamoci se manca di diaboliche motivazioni la storia di un prete con tendenze pedofile che però rifiuta l'approccio di un decenne il quale, sentendosi rifiutato, si suicida, causando nel mancato abusatore un dubbio orribile: non sarebbe stato meglio assecondarlo?

Farà un Sinodino (=sinodo grillino)?

La diocesi di Roma fa naufragare le primarie "grilline" di Francesco

A vuoto le consultazioni del Papa sul nuovo Vicario

Roma È stato un flop. E per molti si è trattato di un boicottaggio nei confronti di Papa Francesco.

In breve: confusione

I dubia su AL: il Papa emerito segue il dibattito

Chi avanza i dubia sull'interpretazione di Amoris Laetitia è stato considerato un reietto. Ma non dal Papa emerito che, stando al suo segretario, «sta prendendo atto della discussione e delle diverse forme in cui è stato recepito». Nessun giudizio di merito, ma neppure una crocefissione preventiva per chi avanza problematiche. Del resto le idee di Benedetto XVI su comunione ai divorziati risposati e indissolubilità del matrimonio è ben nota.
Per diverso tempo coloro che avanzavano dubbi su alcuni passaggi dell’esortazione Amoris laetitia sono stati considerati come degli indiani chiusi in qualche riserva. Quattro gatti che poi osano perfino dichiarare la presenza di una certa confusione nell’orbe cattolico in merito al modo di interpretare l’accesso all’eucaristia per le coppie di divorziati risposati.