ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 14 dicembre 2019

Tale l’albero, tali i frutti.

IL CONCILIO FU "LA RIVOLUZIONE"


Basta giochi di parole: il Concilio fu la rivoluzione. Cattolicesimo moribondo? Tutti si aspettavano, grazie al Concilio, una ripresa, che invece non ci fu: "Aspettavamo la primavera, invece è venuto l’inverno" osservò Paolo VI 
di Francesco Lamendola  

 http://www.accademianuovaitalia.it/images/gif/000-QUATER/00--28-croce-ride-bellissimo.gif

Sono cinquant’anni che ci tocca sentire i funambolismi verbali dei laudatores del Concilio, ben decisi a dimostrare l’indimostrabile, cioè che il Concilio non fu una rottura, non spezzò la continuità del Magistero e non sovvertì la Tradizione; mentre è vero l’esatto contrario: il Concilio fu una rivoluzione; di più: il Concilio fu la rivoluzione nella Chiesa cattolica, come gli Stati Generali del 1789 furono la rivoluzione nell’Ancien Régime.

Il venir meno del Kathekon

LA FINE DELLA STORIA (3° d’Avvento: Il Nuovo Ordine Mondiale e l’ostacolo “qui tenet” di San Paolo)


Gestazione dell’uomo nell’età dell’Acquario (di Nicodemo Gomez)

Ci separeranno dal Natale..?

GIÙ LE MANI DALLA MADONNA E DAL PRESEPE, PER FAVORE.



Siamo solo al 14 dicembre. Ancora undici giorni ci separano dal Natale, e già abbiamo visto tutta una serie di strumentalizzazioni della Madonna, del Presepe ecc. da parte di questi e di quelli a favore di che? Ma dell’immigrazione, naturalmente! Il grande tema che sta a cuore ai Poteri Forti, finanziari e ideologici. Però è Salvini, con il suo rosario, come strilla un giorno sì e l’altro pure la Pravdina dei Vescovi, Avvenire, il problema.

A ciascuno il suo porcile

"Crocifisso con legno dei barconi": la nuova predica sull'accoglienza

Don Valentino Porcile, parroco di Sturla, ha esposto un crocifisso ricavato dal legno dei barconi usati dai migranti. E su Facebook predica l'accoglienza

Quando i gesti che dovrebbero rappresentare una provocazione diventano ordinari e quotidiani, ecco che si è davanti ad un qualcosa che non fa più nemmeno notizia.
Ed all’interno del mondo della Chiesa, così impegnata in questi anni a “ristrutturare” la sua immagine ed a presentarsi sempre al fianco di cause un tempo definite “progressiste”, come quelle riguardanti i migranti, di gesti passati dall’essere provocatori a consuetudinari ne sono apparsi parecchi ultimamente.

Humiliabúntur

BOMBE VATICANE
Giuda e l'Inferno, Paglia scomunica anche Gesù

Hanno fatto rumore le ultime esternazioni di monsignor Paglia, che ha definito “eretico” chi crede che Giuda sia all’Inferno. Ma i Vangeli, nonché molti santi e papi lo smentiscono. E anche sull’assistenza religiosa a chi si ostina al suicidio assistito le parole del vescovo contraddicono il Magistero.



Gesù Cristo è eretico. Eh sì, cari lettori, è la triste verità. O non vorrete forse dubitare delle asserzioni di mons. Vincenzo Paglia? Sua Eccellenza, lo scorso 10 dicembre ha presentato il Simposio internazionale Religione ed etica medica: cure palliative e la salute mentale durante l'invecchiamento, organizzato dalla Pontificia Accademia per la Vita e dalla World Innovation Summit for Health, Simposio che si è tenuto a Roma presso l'Augustinianum, l’11 e il 12 dicembre (vedi qui e qui).

El “tontero”

Maria, solo una “discepola”?


    Nell’omelia tenuta durante la santa messa in occasione della festa liturgica della Beata Vergine Maria di Guadalupe (12 dicembre) papa Francesco, parlando a braccio in spagnolo, ha voluto sottolineare che Maria “è una donna”, “una signora” e “una discepola”. Nulla dunque può indurre ad applicare a  Maria “qualche altro dogma”. Piuttosto è importante sottolineare che Maria ha voluto essere una “meticcia”, si è “meticciata con l’umanità” (“se mestizó con la humanidad”) e così “meticciò” Dio stesso (“mestizó a Dios”).

Leggendo gli idioti pachamami

E per Vatican News la Vergine di Guadalupe è una "leggenda"



Clamoroso scivolone del portale ufficiale vaticano: riferendo della celebrazione del Papa in occasione della festa della Vergine di Guadalupe, ha definito quella della Morenita una leggenda.  E pensare che delle apparizioni della Virgen morenita sappiamo con esattezza i giorni, i luoghi e naturalmente il testimone.


La missione che il Signore ci affida

La parte migliore
che nessuno può toglierci / 2


Risultati immagini per guarda propizio al popolo che ti invoca
https://www.osservatoredomenicano.it/wp-content/uploads/2017/11/Domenico_ghirlandaio_madonna_della_misericordia_ognissanti_Firenze_mod-1021x580.jpg(immagine aggiunta)

Deus autem spei repleat vos omni gaudio et pace in credendo, ut abundetis in spe et virtute Spiritus Sancti (Rm 15, 13).


«Il Dio della speranza vi colmi di ogni gioia e pace nel credere, perché abbondiate nella speranza e nella potenza dello Spirito Santo». L’auspicio che san Paolo esprime nei confronti dei cristiani di Roma risuona ancora nella liturgia dell’Avvento e, in qualità di parola ispirata, continua a produrre il suo effetto soprannaturale nei cuori disposti ad accoglierlo. Il nostro Dio, che nel Battesimo ci ha resi Suoi figli, è entrato nella storia umana, così come nella vita di ognuno di noi, per suscitare la fede in chi, assecondando l’azione della grazia, aderisce alla verità da Lui rivelata, che promette la vita eterna. Poiché il Signore – come dimostra tutta la storia sacra, nonché quella della Chiesa e dei singoli Santi – è fedele alla Sua parola, nell’atto di credere è contenuta anche la speranza, cioè la sicura attesa del pieno compimento di quanto da Lui promesso. Ciò non può non riempirci di una pace e di una gioia che, essendo un’anticipazione della beatitudine futura, alimentano ulteriormente la nostra speranza e ci fanno quindi traboccare di forza interiore.

venerdì 13 dicembre 2019

Rottura di vetri..

Cosa lega Consulta, Finlandia e copertina del Time
“Con la mia elezione si è rotto un vetro di cristallo”, ha detto Marta Cartabia, appena eletta presidente della Corte costituzionale. I vetri rotti sono pericolosi, mi sono fatto subito male

Marta Cartabia (foto LaPresse)

I dimonia di Paglia & c.

PERSECUZIONE CATTOLICI LITUANI


La persecuzione dimenticata dei "Cattolici Lituani". I Lituani sono un piccolo popolo coraggioso dell’Europa, uno dei più antichi, che si sono convertiti nel 1387. Oggi su quasi 3 milioni di abitanti l'80% si dichiara cattolico 
di Francesco Lamendola  


 0 ortodosso 25
  
Che cos’è un pastore della Chiesa cattolica? Come deve essere un degno successore degli Apostoli? Oggi diciamo vescovo (o cardinale), e ci viene un mente monsignor Paglia, che fa affrescare le pareti del suo duomo con un blasfemo dipinto omofilo, nel quale si fa ritrarre personalmente, nudo e sorridente; o monsignor Schönborn, che offre la più importante cattedrale del suo Paese affinché vi si tengano osceni spettacoli inneggianti al vizio della sodomia, con la partecipazione di personaggi come la drag queen Conchita Wurst; oppure monsignor Ravasi, che presta, per denaro, i sacri paramento dei papi affinché sfilino, sul corpo di modelle discinte e notoriamente sataniste, (come la “papessa” Rihanna al Met Gala di New York) in mezzo al pubblico gaudente e licenzioso dei miliardari statunitensi, parodiando Gesù Cristo, la Madonna e i Santi. 

Punito con le dimonia

Mons. Paglia e il suicidio assistito: un bel po’ di confusione.

Mons. Vincenzo Paglia (foto: CNS)

Mons. Vincenzo Paglia (foto: CNS)
di Annarosa Rossetto
 Prendendo spunto da un articolo di Diane Montagna su LifeSiteNews e dopo aver cercato fonti italiane per evitare fraintendimenti linguistici, abbiamo provato a capire come le ultime dichiarazioni di mons. Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita, sul suicidio assistito siano in certi punti piuttosto ambigue e difficili da conciliare con la Scrittura e la Tradizione.

Ritorno al primitivo

LA RAPIDA DISCESA DA CIVILI A DEGENERATI.


Secondo un’ipotesi, i “selvaggi”  che ancora sopravvivono in certe isole indonesiane o nel Mato Grosso o nello stato indiano dell’Orissa (alcune di  tali tribù visitai  io stesso, nei loro villaggi  di capanne)  non sono affatto dei “primitivi”, bensì dei de-generati, scaduti da più antiche ed alte civiltà perdute. Pochi gli indizi: gli etnologi indicavano il trasparire,nelle credenze di tali selvaggi,la credenza in un Dio Unico e “Padre di tutti”, ancorché non più venerato.  

Meticcia & Sardina?

Il Papa: "Maria è madre e meticcia, ha reso meticcio anche Dio"

Il Papa, in occasione della festa per la Madonna di Guadalupe, ha parlato del ruolo svolto dalla Vergine per rendere Dio "meticcio"

Le frasi rilasciate oggi dal Papa durante la celebrazione della Madonna di Guadalupe, che è la patrona del continente sudamericano, sono destinate a far discutere.

L' «immorale minestrone»

AVVENIRE E VESCOVO DI CHIOGGIA 
Quando i Misericordiosi ci sparano addosso veleno

Nella sua rubrica su Avvenire, Gianni Gennari ci accusa di fomentare odio soltanto perché richiamiamo la dottrina cattolica (oltre che il buon senso). E il vescovo di Chioggia ci insulta dalle colonne del settimanale diocesano per un articolo che non ha gradito. Qualche domandina scomoda ai vertici dell'episcopato.



Ieri mattina di buon’ora mi telefona un collega di un’altra testata: «Hai visto Avvenire oggi? Lupus in pagina (vale a dire la rubrica di Gianni Gennari, ndr) attacca ferocemente la Bussola». No, non l’avevo ancora visto. Ma rischia di diventare un’abitudine. Il giorno prima era stato un altro amico a mandarmi per conoscenza il pdf del settimanale della diocesi di Chioggia, La Nuova Scintilla, dalle cui colonne il vescovo Adriano Tessarollo lanciava anatemi alla Bussola e alla mia persona per l’articolo sulle suore costrette ad uscire dal monastero di Porto Viro. Gennari invece se l’è presa per l’articolo di Andrea Zambrano sulla protestantizzazione della diocesi di Milano.

giovedì 12 dicembre 2019

Lo scomodo ricordo

"FATIMA...NON FINISCE QUI!"

...c'è chi vorrebbe cancellare lo scomodo ricordo
dell'Angelo che conclama: "Penitenza, penitenza, penitenza!"

CERTUNI INSINUANO CHE LE PAROLE E LE PROFEZIE
DELLA MADONNA DI FATIMA SONO ORMAI "DA ARCHIVIARE"
E LE SOMMERGONO NEL SILENZIO...

PERCIÒ LA MAGGIOR PARTE DELLE PERSONE,
VITTIME DI QUESTO SILENZIO,
SONO IGNARE DELL'URGENTE ATTUALITÀ DI FATIMA...

Una preghiera potente

Sei motivi per fare (bene) il segno della croce


    Il segno della croce dovrebbe essere tenuto nella massima considerazione da noi cristiani. E invece come lo trascuriamo! A volte diventa uno sgorbio tracciato in modo frettoloso, quasi dovessimo vergognarcene. Altre volte è utilizzato quasi come segno scaramantico o propiziatorio (ahi, signori calciatori!).

Il bersaglio del potere omicida dell’impero occidentale

Assad for president



Il Capo dello Stato italiano si gode ben 4 minuti di applausi sul palco reale della Scala di Milano. Chi si manifesta alla prima della Scala raramente è alieno all’establishment, quasi sempre gli è caro: vale tanto per chi è osannato, quanto per chi si spella le mani. La serata milanese è l’istantanea perfetta dell’Occidente sazio e disperato, stordito e smidollato, che balla ebbro a bordo del Titanic.
Noi invece, da alieni, vorremmo riservare non 4, ma almeno i proverbiali 92 minuti di applausi, con standing ovation, al Capo dello Stato siriano Bashar al Assad, un uomo al comando di una piccola nazione in guerra ininterrotta da nove anni. Nove lunghissimi anni. Perché l’intervista che ha reso a fine novembre all’ex presidente Rai Monica Maggioni è stata impeccabile: limpida, sincera, potente. A tratti commovente, come quando si è definito, alla pari di tutti i siriani, un sopravvissuto. «In una guerra nazionale come questa, in cui quasi tutte le città sono state danneggiate dal terrorismo o dai bombardamenti esterni, allora puoi parlare di tutti i siriani come sopravvissuti…Faccio parte di quei siriani, non posso essere disconnesso da loro». Del resto, nessuno più di lui incarna oggi il bersaglio del potere omicida dell’impero occidentale e della correlativa mistificazione mediatica che ad esso tenta di fare da scudo.

Mentre Papa Francesco predica..

Il Vaticano usa le donazioni caritatevoli per coprire i buchi del proprio bilancio


Mentre Papa Francesco predica contro mali della disuguaglianza economica e i peccati del capitalismo, la Chiesa Cattolica sottrae all’Obolo di San Pietro oltre 50 milioni di dollari l’anno per tappare i buchi del proprio bilancio ormai fuori controllo, tutto questo dopo aver pagato, in diversi decenni, oltre 3 miliardi di dollari di risarcimenti nei processi contro i preti pedofili in tutto il mondo.

Nuovi soggetti e vecchie idee

SUPER EX: DOPO STALIN, C’È SEMPRE UN CHRUŠČËV. SARÀ TAGLE?

https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjVFx9coUtOEqLnRWYZ3xhyphenhyphencHfd2Xxj4w7f-tvDUiAnmCQhDjcOzX-62refyiADb7UAPkh9cprkF9OtUY7LOs7Q2V6jaThnCgkas0gu3FM0c3AY6GN6PQBly5pAyUWD3hcySKu0vcDejPM/s1600/Mafia+di+San+Gallo+cardinali+567++st-gallen-mafia-1.jpg (immagine aggiunta)


Carissimi Stilumcuriali, Super Ex (Ex di Movimento per la Vita, Ex di Avvenire e di altra cattolicità varia, ma ancora, sorprendentemente, cattolico, contro venti e maree) ci ha inviato una riflessione come sempre brillante e tagliente sulla situazione della Chiesa attuale. Buona lettura.

Il silenzio é anche peccato

Il vescovo austriaco condanna il concerto pro-LGBT che il cardinale Schönborn ha permesso nella cattedrale di Vienna

Il vescovo austriaco Andreas Laun si è unito alla voce di coloro che hanno condannato il concerto pro-LGBTQ, permesso dal cardinale Christoph Schönborn e al quale il medesimo ha partecipato, il 30 novembre, nella principale cattedrale di Vienna. Ci aggiorna Lianne Laurence con il suo articolo pubblicato su Lifesitenews, nella traduzione di Elisa Brighenti.
Andreas Laun, vescovo ausiliario emerito di Salisburgo, Austria
Andreas Laun, vescovo ausiliario emerito di Salisburgo, Austria

“Gettiamo spiritualmente le Pachamama nel Tevere”

Card. Burke: “forze diaboliche” sono entrate nella Basilica di San Pietro attraverso l’idolatria a Pachamama

Oggi, 12 dicembre, cade la festività della Vergine di Guadalupe. Più volte durante il Sinodo Amazzonico è stata chiamata in causa per giustificare la presenza delle statuine lignee rappresentanti una donna incinta, soprattutto nei primi momenti di sconcerto in cui non c’erano spiegazioni ufficiali, in cui le si è identificate appunto con la Vergine protettrice delle Americhe.
La presenza di questi feticci,  poi spiegata come rappresentazioni di Pachamama, la “Dea Terra” in una sincretica mescolanza tra credi ancestrali di varie culture e zone dell’America Latina, ha turbato molte persone che hanno ravvisato nella loro presenza in varie cerimonie all’interno del Vaticano durante il Sinodo sull’Amazzonia, una forma di idolatria. L’assurdità di accostare gli idoli con la figura di N.S. di Guadalupe era stata smentita con una meticolosa spiegazione anche da un sacerdote messicano.
Per questo motivo è nata in Francia, proprio in riparazione del paragone fatto tra quegli idoli lignei e la Vergine di Guadalupe oltre che degli atti di venerazione ritenuti idolatrici, un’iniziativa di preghiera sostenuta con forza anche dal Card. Burke che ci viene spiegata in questo articolo di LifeSiteNews.
Introduzione e traduzione a cura di Annarosa Rossetto.
card. Raymond Leo Burke (via Time)
card. Raymond Leo Burke (via Time)

E vissero tutti felici e contenti..

CHIESA IN (LIBERA) USCITA
Omosessualità e contraccezione, l'ok dei vescovi tedeschi

La Commissione episcopale tedesca per il Matrimonio e la Famiglia ha stabilito che l'omosessualità è una normale predisposizione sessuale e ha aperto anche alla legittimazione della contraccezione. Non solo Germania: in Austria il vescovo nominato di Klagenfurt, si è subito schierato per l'abolizione del celibato.





mercoledì 11 dicembre 2019

Il papa rock!

La nomina del cardinale Tagle: fine della Chiesa missionaria?


(Cristina Siccardi) «Che papa rock!» è stata l’esclamazione circolata sui social quando a Manila papa Francesco e il cardinale Luis Antonio Gokim Tagle (all’epoca arcivescovo di Manila e presidente di Caritas internationalis), durante il viaggio del 2015 nelle Filippine, hanno aperto le loro mani destre per fare le corna. 

La "banalità del razzismo"

L'assessore invita a fare il presepe a scuola, ma scoppia la polemica: "Violenza inaudita"

Giordano si scaglia contro Montanari che aveva definito razzista e violenta l'idea dell'assessore del Piemonte, che chiedeva di valorizzare le tradizioni natalizie

Il presepe associato a una "inaudita violenza" e diventato il simbolo della "banalità del razzismo".
A sostenerlo è lo storico d'arte Tomaso Montanari, che sul Fatto Quotidiano si scaglia contro l'assessore all'Istruzione del Piemonte, Elena Chiorino, di Fratelli d'Italia.
A scatenare la polemica è una lettera, scritta dalla Chiorino alle scuole della Regione, per chiedere di "valorizzare presepi e recite di Natale" e "tutelare e mantenere vive l'identità culturale e le tradizioni". L'assessore aveva spiegato che "la ricorrenza natalizia e le conseguenti tradizioni come il presepe, l'albero di Natale e le recite scolastiche ispirate al tema della Natività sono parte fondante della nostra identità culturale e delle nostre tradizioni". E Montanari dietro quelle parole ci vedrebbe "una violenza inaudita", nei confronti delle scuole, della Costituzione, dei cattolici "che credono davvero" e nei confronti dei migranti.
Ma a prendere le difese della Chiorino è arrivato Mario Giordano, che sulla Verità difende l'idea dell'assessore e critica il testo di Montanari: "L'accostamento piuttosto ardito tra il presepe, il cotechino (con o senza lenticchie) e il razzismo si fonda sull'assunto che rivendicare la propria identità significa commettere un'inaudita violenza'". Poi ironizza: "È noto che invitare (si badi bene: invitare) una scuola a fare il presepe è un atto di prevaricazione inaccettabile", così come è noto che la Costituzione "dice che l' Italia è una Repubblica fondata sul lavoro e sulla negazione del presepe".
Infine, Giordano critica Montanari, che vedeva nell'invito a valorizzare il presepe un'offesa nei confronti dei migranti. E a finire nel mirino del critico d'arte sono le parole "chi proviene da altre realtà" (contenute nella lettera dell'assessore alle scuole), che sarebbero sinonimo di "migranti, islamici, ne(g)ri e pure gli ebrei". Ma Giordano fa notare che nella proposta dell'assessore non c'è nessuna violenza contro i migranti, perché "un conto è obbligare uno straniero a fare il presepe per integrarsi, cosa che non sta nella testa di nessuno e un conto è chiedere alle scuole di difendere le proprie tradizioni perché da qui (e solo da qui) può partire una vera integrazione".
La differenza sembrerebbe ben chiara, a detta di Giordano: "Se io vado in un Paese che non è il mio e voglio integrarmi, la prima cosa che faccio è cercare di conoscere le tradizioni locali, la fede, la storia, la cucina. Ma se quel Paese non mi fa conoscere nulla di tutto questo, perché se ne vergogna, perché lo considera 'inaudita violenza', come faccio a integrarmi? Con che cosa mi integro? Con il nulla".
La gioia del presepe tornante


Il giorno dell’Immacolata, a casa mia, facevamo il presepe. Era un rito domestico di edilizia sacra che da bambino mi dava gioia. Riprendevano vita dopo un anno di latenza i personaggi, il bue, l’asino, le pecore e le oche, la grotta e la stella cometa. Si rianimava di luce la casa, gremita di angeli, pastori, sacra famiglia, montagne di cartapesta, fiocchi d’ovatta a mo’ di neve, ciuffi di muschio, specchietti rubati alla vanità femminile per fungere da laghetti. Era un work in progress, il presepe. All’inizio non era visibile il Bambino nella culla e i Re Magi erano fuori inquadratura, lontani dalla meta. Due venivano col cammello, uno era a piedi ma con un cappotto di cammello. Gesù sarebbe planato nella culla la notte di Natale, previo processione domestica. E i Re Magi sarebbero arrivati alla grotta solo alla Befana seguendo il navigatore stellare, il giorno prima che il presepe fosse smantellato.
Gli angeli appesi sulla grotta con un fil di ferro pendevano serafici e minacciosi, a volte cadevano dalla precaria sospensione facendo strage di pastori e papere. Era un piccolo incanto, e mi piaceva essere assunto da mia madre, direttrice dei lavori, come operaio del presepe. Riprendevano le loro postazioni i personaggi, di ognuno di loro sapevo la storia che mia madre si era inventata (utile ripasso fu da adulto quando mia madre raccontò le loro storie pure ai miei figli). Alcuni erano pellegrini, altri vendevano latte, merci e perfino cocomeri e a me sembrava strano che a Natale, con la neve sui monti, ci fosse pure quel frutto estivo. Ma tutto era miracoloso nel presepe, estate e inverno, oriente e occidente, vistosi anacronismi nei vestiti convivevano nel prodigio. Dava euforia il presepe, più dell’albero; con le sue luminarie intermittenti e le sue palle sgargianti mi ricordava più l’Upim o le vetrine che la nascita di Gesù.
Un anno però io tradì il presepe. Era l’8 dicembre, potevo avere dodici anni. A un tratto il telefono nero, appeso al muro, squillò per me. Ricevetti la prima telefonata di una ragazza. Era Maria Vittoria, andava nella sezione femminile, perché in quel tempo “sessista” le femmine erano in classi separate dai maschi. Mi chiese cosa stessi facendo e mi prese in giro quando candidamente confessai che stavo facendo il presepe. Mi disse perché non esci anziché fare il babbonatale. Snidato nella mia infanzia, abbandonai il lavoro sacro a metà dell’opera, e andai in piazza dove di solito ci sfioravamo col gruppo delle ragazzine. Ma lei non venne, forse perché pure a lei toccava fare il presepe. Tornai sconfitto come un disertore e un peccatore. Persi allora l’innocenza presepista, fu l’iniziazione alla pubertà.
Ma la passione del presepe restò anche da adulto e da genitore, nella nuova casa. Era però un presepe di pura rappresentanza, una sede distaccata. Il presepe vero, originale, si faceva sempre a casa dei miei, e così è stato fino a che mia madre visse; e anche oltre, con mia sorella. Tuttora facciamo nascere là il Bambino, previo processione in casa, non senza qualche ironia, con nipoti novizi che rimpiazzano i nonni; ma quel rito, oltre il miracolo di quella Nascita, evoca il ricordo degli assenti che in quei momenti sentiamo presenti. Col presepe tornano anche loro. In processione, il più piccolo porta il Bambinello. Quest’anno però i più piccoli sono gemelli e per evitare lotte fratricide si è pensato di riattivare anche un Bambinello di riserva. Ma avere un Gesù doppio dopo un Papa doppio, un Bambinello bis come il Conte bis, mi pare troppo.
Destò qualche raccapriccio anni fa la confessione di Umberto Eco: da ragazzo faceva la Madonna nel presepe vivente del suo paese. Spero che non avesse già la barba all’epoca della Santa Vergine. Ma non lo faceva per devozione o spirito natalizio, ammise; solo per vanità e privilegio, per stare al centro dell’attenzione e dietro le quinte del presepe. A questo punto meglio i presepi senza attori, così non si montano la testa.
Il presepe ha subito negli anni un paio di assalti. Il primo fu quando fu trasformato in una specie di congresso dell’ONU, in cui il messaggio non era più la nascita di Gesù, la santa maternità, la famiglia ma la società multirazziale fusa; pace pace, no al razzismo, accoglienza global, amnesty international. Anche gli angeli apparivano un incrocio tra i caschi blu e il gay pride.
Il secondo è invece ancora più radicale e mira ad abolire il presepe perché, dicono, offende chi è di altra religione. C’è sempre un insegnante idiota che propone ogni Natale di cancellare il presepe. Continuo a non capire cosa ci sia di offensivo in un presepe, quale nazionalismo e integralismo susciti, e perché non ci ha mai chiesto di abolirlo nessun islamico o buddista, anzi piace un sacco ai bambini di altre religioni e ai figli d’atei. Il presepe è un momento tenero che evoca una nascita, un dono, una comunità che si raccoglie intorno a una famiglia. Anche a non dare un significato religioso o confessionale è un evento lieto e armonioso intorno a una natività. Lo dice pure il Papa, anche nel nome del suo inventore, san Francesco.
Ho scritto più volte sul presepe (l’ultima volta in Ritorno a sud) considerandolo un caldo momento affettivo e comunitario, a casa come a scuola. Avrò lampi natalizi d’imbecillità ma quel rito ancora m’illumina d’incanto. Quel buio punteggiato dalle candele, quel calpestio domestico di nonni, padri, figli e nipoti in corteo come in un albero genealogico dal vivo, quelle voci stonate e vere, quelle stanze di sempre visitate con la luce tremula delle candele, quella famiglia intera che interrompe la vita consueta per seguire con dolcissima demenza un Bambino e cantare insieme Tu scendi dalle stelle, quegli auguri veri davanti alla grotta di sempre. La poesia semplice delle gioie durevoli che ti riconciliano col mondo, a partire dai tuoi cari.
MV, La Verità 8 dicembre 2019
http://www.marcelloveneziani.com/articoli/la-gioia-del-presepe-tornante/


La devozione a Gesù Bambino

(Roberto de Mattei) Tra le tante devozioni della Chiesa cattolica una delle più belle e profonde è quella al Bambino Gesù o della Santa Infanzia. Questa devozione è stata praticata per secoli all’interno di famiglie religiose come i carmelitani e i teatini, ma non ha ancora avuto la diffusione che merita. Eppure mai come in questo momento essa sembra attuale ed urgente. Il neomodernismo, che dilaga all’interno della Chiesa a tutti i livelli, nega in maniera esplicita o indiretta la divinità di Gesù Cristo. Gesù viene presentato come un profeta, un modello, un uomo straordinario, ma non l’uomo-Dio.
La tesi è questa: «Gesù è il Figlio di Dio, ma non Dio stesso». Secondo questa dottrina, il Verbo nell’Incarnazione cessò di essere Dio, perdendo la coscienza della sua Divinità e cominciando a sentirsi puramente uomo, fino a diventare capace di errore e di peccato. Solo dopo la morte sulla croce egli riassunse la sua natura divina e immortale. La parola «Figlio di Dio» per i modernisti non significa altro che Messia, senza che peraltro Gesù fosse pienamente consapevole della sua missione terrena.
Sono gli errori di eresie antiche, come l’apollinarismo, l’eutichianesimo, il nestorianesimo, il socinianesimo, che riaffiorano e vengono addirittura attribuiti da Eugenio Scalfari al cardinale Martini e a papa Francesco (Il Dio unico e la società moderna. Incontri con papa Francesco e il cardinale Carlo Maria Martini, Einaudi, Torino 2019, p. 24 e passim).
La conseguenza di questi errori è che Gesù deve essere ammirato per la sua predicazione e per la sua capacità di soffrire durante la Passione, che fu l’espressione più alta della sua umanità, ma la sua vita privata, a cominciare dalla sua infanzia, non ha alcun interesse. Maria fu madre di un uomo, non di un Dio e di conseguenza deve considerarsi indebita l’adorazione che a quell’uomo fu prestata dalla Beatissima Vergine, da san Giuseppe, dai Magi e dai Pastori. Il divino Infante, in questa prospettiva, non era diverso dai bambini del suo tempo ed, anche nella sua vita pubblica, Gesù fu un uomo come gli altri, eccezionale, ma non privo di passioni e di difetti. Ben diverso è l’insegnamento della fede cattolica. La Chiesa insegna che Gesù Cristo, seconda persona della Santissima Trinità, fu Dio prima, durante e dopo la sua Incarnazione nella Santa Casa di Nazaret e, come tale, infinitamente perfetto.
Il padre Frederick William Faber lo spiega bene. Gesù è il Verbo eterno. Questo Verbo fu proferito da tutta l’eternità e non c’era spazio dentro il quale potesse essere pronunciato, né tempo all’interno del quale potesse essere raccolto, perché nulla esisteva prima di Lui o al di fuori di Lui. La sua eterna dimora non ha confini nello spazio e nel tempo, perché essa è nel seno del Padre, tra le fiamme della Divinità. Nell’eternità – e non nel tempo – avviene la sua inesplicabile generazione. A ogni istante il Figlio è generato dal Padre e a ogni istante lo Spirito Santo procede dal Padre e dal Figlio. «Come non vi fu un istante, nel quale il figlio non era ancor nato, così non ci potrà mai essere un momento, nel quale egli cessarà di nascere». È il mistero ineffabile della Santissima Trinità (Betlemme, SEI, Torino 1950, p. 12 e sgg.).
È la fede che ce lo dice, nelle parole del Credo: «generato, non creato, della stessa sostanza del Padre». La sua generazione, incomprensibile da mente umana, è avvenuta e avviene nell’eternità e non nel tempo. Dal Padre procede il Figlio che è il Verbo; dal Padre e dal suo Verbo procede lo Spirito Santo; tutte e tre le Persone sono uguali tra loro, coeterne e consustanziali. Lo afferma il Concilio di Nicea contro gli ariani, che volevano negare l’eternità del Verbo. Lo ribadisce il Concilio di Calcedonia contro i nestoriani, definendo che Gesù Cristo è una sola Persona divina in due nature, divina e umana. L’unione tra il Verbo e la natura umana è ipostatica in quanto il Verbo ha comunicato il suo essere divino alla natura umana, ma Gesù Cristo resta una sola persona, quella del Verbo, nata ab aeterno dal Padre e nata nel tempo da Maria, secondo la natura umana fatta propria.
La mente divina concepì e decretò che la natura creata si unisse al Verbo increato, la parola del Padre, la sua espressione, la sua immagine. Tutti gli angeli, tutta l’umanità, tutti gli animali e tutta la materia furono chiamati all’esistenza per causa di Gesù Cristo, la seconda Persona della Santissima Trinità, che assunse la Natura umana, e perciò fu l’Uomo-Dio, il Verbo Incarnato. Il Verbo, prima ancora della creazione di Adamo ed Eva, scelse una donna, Maria, per essere la Madre di Dio e nel sistema solare scelse la terra come teatro dell’Incarnazione.
L’apparizione del Verbo Incarnato sulla terra è il punto culminante della rivelazione divina e di tutta la storia umana, che da questo evento, come ricorda Dom Guéranger, viene divisa in due grandi epoche: prima e dopo la nascita di Gesù Cristo. «Prima di Gesù Cristo un’attesa di molti secoli; dopo Gesù Cristo una durata il cui segreto è ignoto all’uomo, perché nessun uomo conosce l’ora della nascita dell’ultimo eletto; ed è per gli eletti, per i quali il Figlio di Dio si è incarnato, che il mondo è conservato».
L’Incarnazione si compì a Nazaret e si manifestò a Betlemme. Ma Gesù non nacque né a Nazaret né a Betlemme, perché al momento in cui nacque aveva un’età eterna. Tutte le perfezioni divine dell’eternità, infinità, immensità, semplicità e unità di Dio noi le adoriamo nel Bambino Gesù che riposa nella mangiatoia. Per questo la devozione alla Santa Infanzia è legata alla devozione dei divini attributi di Dio, che ci introduce profondamente nel mistero della Santissima Trinità. Attraverso questa devozione noi riaffermiamo che chi vede la luce non è un semplice bambino, è un uomo-Dio, è il Salvatore e Redentore dell’umanità, perfettamente cosciente della propria missione. Ma questo Bambino avvolto nelle fasce è anche l’Essere perfettissimo, creatore del Cielo e della terra, davanti a cui tutto l’universo si inchina.
Tra tutte le devozioni, la più profonda è quella che non perde mai di vista la divinità di Nostro Signore. Dalla divinità e dall’umanità di Cristo, unite in una sola Persona divina, scaturisce la Regalità di Cristo fondata, come spiega Pio XI nell’enciclica Quas primas, su quell’unione mirabile che è chiamata unione ipostatica. Da essa segue «che Cristo non solo deve essere adorato come Dio dagli Angeli e dagli uomini, ma anche che a Lui, come Uomo, debbono essi esser soggetti ed obbedire: cioè che per il solo fatto dell’unione ipostatica Cristo ebbe potestà su tutte le creature». Oggi si vuole scoronare Gesù della Sua divinità. Prostrati davanti a Gesù Bambino nel Santo Presepio, noi vogliamo adorare non solo la sua umanità, ma anche la sua divinità, restituendogli la corona che ogni giorno, gli viene sottratta.(Roberto de Mattei, Radici Cristiane n. 149 di dicembre) 

Ritornano, e fanno pure carriera

Povero Sant'Ambrogio, la tua Chiesa è diventata protestante

Con le celebrazioni per Sant'Ambrogio appena concluse, la Chiesa di Milano avvia una vasta operazione di indottrinamento protestante. Per le prossime due settimane lo spazio del commento al Vangelo del giorno sul portale diocesano è affidato a marito e moglie, pastori evangelici della chiesa battista di via Pinamonte. E già si inizia con le bestemmie per l'Immacolata: «Maria? Una gravidanza irregolare. Ha accolto un richiedente asilo. Gesù». La protesta in massa di decine di sacerdoti che scrivono all'Arcivescovo.