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sabato 14 dicembre 2019

Leggendo gli idioti pachamami

E per Vatican News la Vergine di Guadalupe è una "leggenda"



Clamoroso scivolone del portale ufficiale vaticano: riferendo della celebrazione del Papa in occasione della festa della Vergine di Guadalupe, ha definito quella della Morenita una leggenda.  E pensare che delle apparizioni della Virgen morenita sappiamo con esattezza i giorni, i luoghi e naturalmente il testimone.



«La leggenda della Morenita affonda le radici nel XVI secolo, durante l’epopea dei conquistadores e l’avvio della schiavitù per milioni di indios». Un articolo che iniziasse così, liquidando quella di Nostra Signora di Guadalupe come solo una «leggenda», starebbe benissimo in un giornale laicista o sulle colonne di una testata atea. Peccato che la frase poc’anzi riportata sia stata invece pubblicata non solo da una fonte religiosa, ma addirittura da Vaticannews, il nuovo sistema d’informazione della Santa Sede che ha debuttato nel 2015, a seguito del Motu Proprio con cui papa Francesco ha istituito la Segreteria per la Comunicazione, il nuovo Dicastero della Curia Romana. Il che, si converrà, lascia abbastanza spiazzati.

Tanto più che la riduzione della Virgen morenita a «leggenda» è avvenuta non già all’interno di un pezzo a caso o marginale, bensì in un articolo dedicato alla celebrazione eucaristica in San Pietro che papa Francesco ha tenuto proprio nel giorno in cui la Chiesa celebra la festa della Beata Maria Vergine di Guadalupe, il 12 dicembre. Ora, è pur vero che leggendo nel suo insieme l’articolo – a firma di Cecilia Seppia – non traspare alcuna ostilità nei confronti della Morenita (ci mancherebbe altro), ed è altresì noto come il termine «leggenda» si presti a diverse accezioni, non necessariamente oltraggiose.

Tuttavia, è indiscutibile come il lettore medio, con la parola «leggenda», venga neppure troppo indirettamente instradato sul terreno della fantasia, della diceria, se non della superstizione. E pensare che delle apparizioni della Virgen morenita sappiamo con esattezza i giorni (tra il 9 e il 12 dicembre 1531), i luoghi (la collina del Tepeyac a nord di Città del Messico) e naturalmente il testimone (Juan Diego Cuauhtlatoatzin). Non solo.

È a tutt’oggi conservato il mantello di Juan Diego sul quale, com’è noto, rimase miracolosamente impressa l’immagine – oggetto di devozione mondiale – della Vergine Maria. I prodigiosi eventi che ebbero per protagonista Nostra Signora di Guadalupe, ben lungi dall’essere leggendari, presentano quindi una impressionante serie di riscontri che ne certificano la storicità, comprovata anche peraltro dalle innumerevoli conversioni che secoli, grazie ad essa, si susseguono: altro che «leggenda». Ne consegue come quello di Vaticannews non possa che essere uno scivolone.

Certo, uno scivolone abbastanza grave. Oltretutto, è da qualche tempo che in casa cattolica si sta affermando la spiazzante tendenza a ridimensionare, en passant, elementi fondamentali della fede. Prima della liquidazione della Morenita a «leggenda», pochi mesi fa, era difatti stato nientemeno che padre Arturo Sosa Abascal, il superiore generale della Compagnia di Gesù, a sbilanciarsi sull’inesistenza di satana. «Il diavolo esiste come realtà simbolica», furono le esatte parole di padre Sosa, «non come realtà personale».

Viene dunque da chiedersi dove andremo a finire, di questo passo: arriveremo forse a batter le mani ad un nuovo Bruno Bauer, il teologo berlinese che nella prima metà dell’Ottocento dubitava dell’esistenza storica di Gesù Cristo? Se si inizia a chiudere gli occhi prima su questo, poi su quello, beh, il rischio c’è. Fortuna che da decenni esiste una schiera di infaticabili apologeti – da Vittorio Messori a Rino Cammilleri – che sull’esistenza di Gesù Cristo e sulla storicità della Madonna e di tante apparizioni mariane hanno scritto libri che, senza eccessi, si possono tranquillamente considerare definitivi. Perché se invece dipendesse da certi pastori e da certa stampa cattolica la possibilità di sentir la propria fede barcollare, purtroppo, ci sarebbe.

Giuliano Guzzo

https://lanuovabq.it/it/e-per-vatican-news-la-vergine-di-guadalupe-e-una-leggenda

Il mistero di Guadalupe ripulito dalle “leggende”


Abbastanza luce per credere e abbastanza penombra per scegliere di non buttarsi nel mistero. Oggi la Chiesa fa memoria di Nostra Signora de Guadalupe, la cui apparizione quasi 500 anni fa risultò decisiva per l’evangelizzazione del Latinoamerica. Una devozione consolidata. Eppure, anche la Madonna più importante del Messico e del Nuovo Mondo ha bisogno ogni tanto di una rinfrescatina, più che altro per disincrostare la vulgata popolare di quei falsi miti che la rendono più un feticcio miracolistico che un autentico prodigio di Dio, operato davanti agli occhi, e sul mantello di quel Juan Diego che oggi è santo e che verrà ricordato proprio dopodomani.
E’ vero che l’immagine impressa ha una temperatura umana? E che gli occhi roteano? Oppure che seguendo la composizione astrofloreale del mantello della Vergine si ottiene una melodia armonica? In definitiva: che cosa c’è di vero nelle voci prodigiose attribuite all’immagine e che internet divulga con maggiore velocità rispetto alle caravelle dei conquistadores?
Per smontare le leggende nere e restituirci in tutta la sua potenza il miracolo dell’immagine impressa sulla tilma di San Juan Diego, è intervenuto il padre Eduardo Chávez, postulatore della causa di canonizzazione di San Juan Diego e uno dei maggiori esperti dell’immagine conservata a Città del Messico.
In un colloquio con Aci Prensa, il padre ha detto che quella della temperatura umana è una bufala: «La temperatura è quella data dal materiale della tela, prodotta da una pianta, l’agave che si chiama ixotl». Così come non è vero che gli occhi della Vergine si muovano. Semplicemente è stato mal interpretato quanto notò l’oftalmologo Enrique Graue il quale vide come gli occhi della Vergine avessero una profondità e dei riflessi umani. E’ vero invece, e questo è l’aspetto che più interessa i cattolici, che l’immagine non è stata fabbricata da mani umane o pitturata.
Il sacerdote messicano ha ribadito che semmai è questo il mito, dato che la tilma non ha nessuna traccia di pittura. «E’ un’immagine impressa» e di questo non c’è spiegazione. Così come non si spiega che l’acido che si rovesciò su di essa nel ‘700 non abbia provocato nessuna conseguenza. Elementi che sono decisivi per orientare la natura miracolosa dell’“icona”. Esattamente come il fatto che, seguendo la linearità delle stelle e i fuori impressi nel manto, si ottiene una melodia armonica, cosa che non si può ottenere se si prova a trascrivere sul pentagramma la sequenza astrofloreale delle copie create dall’uomo. Anche qui, un’altra piccola traccia del miracolo. Cosa che non si può dire invece della voce secondo cui una delle mani della Vergine è più scura dell’altra, quasi a voler significare la mescolanza della razza bianca con quella nera.
«Sono interpretazioni più devozionali che realistiche», dice, chiudendo così la porta alle interpretazioni postume immigrazioniste che oggi vanno tanto per la maggiore. Perché, una cosa la Vergine di Guadalupe non sarà mai: un concentrato di aspirazioni per le ideologie del momento. Come chi ha provato e prova tutt’oggi a tirarle il mantello per inquadrarla come una semplice divinità atzeca cristianizzata. Niente di tutto questo, ribatte il padre: «Non esiste nessuna adattamento con forme idolatriche». E’ vero che i locali l’hanno sempre chiamata “nuestra madrecita”, ma era un titolo e non l’appellativo come se si trattasse di una Madre terra cristianizzata. «I missionari di allora non hanno mai usato l’immagine come proveniente dalla cultura pagana per il semplice motivo che per loro quelle divinità erano una raffigurazione di satana e non avrebbero mai permesso che Maria si vestisse con quelle sembianze». Qualcuno sta pensando alla Pachamama?
di Andrea Zambrano

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