ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

Nikita


url-6“Nichita Roncalli”  Franco Bellegrandi scarica gratis

Roncalli è meglio conosciuto come Giovanni XXIII.E ‘stato Roncalli che soppresse il Messaggio di Fatima. E ‘stato Roncalli che ha convocato il Concilio Vaticano II. L’elezione di Roncalli nel conclave del 1958 tristemente nota per la fumata bianca/nera il giorno del conclave – ha spinto molti a supporre che fosse stato legittimamente eletto un altro cardinale invece di Roncalli. 




IL LIBRO: ENIGMA RONCALLI
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Un Nunzio amico della Massoneria.
Si è visto che il professore modernista Angelo Roncalli, da quanto scrisse Andreotti, aveva molto imparato da don Ernesto [Buonaiuti, che fu scomunicato], che ebbe l’unico torto di non aver saputo aspettare l’evolversi dei tempi [«A ogni morte di Papa», Rizzoli, 1982].
Roncalli imparò allora ad aspettare la sua ora lavorando per la propria carriera.
Ciò perché doveva superare la tappa di professore di storia a lui interdetta in quanto sospetto di modernismo.
Era risaputo e Benedetto Croce lo conferma che i «modernisti, simpatizzando con i positivisti, con i pragmatisti e con gli empiristi di ogni risma, addurranno che essi non credono al valore del pensiero e della logica, cadranno di necessità nell’agnosticismo e nello scetticismo. Dottrine, queste, conciliabili con un vago sentimentalismo religioso, ma che ripugna affatto ad ogni religione positiva».
Che i modernisti simpatizzino anche coi massoni e coi comunisti, condividendo con essi idee umanitariste, è un fatto ricorrente nella vita politica del passato come del presente; essi osteggiano solo la tradizione.
Dovevano, quindi, rovesciare il «Syllabus» di Papa Pio IX attraverso un concilio pastorale come il Vaticano II; rivoluzione religiosa nata dalle utopie prodotte dalla teoria dell’evoluzione dell’umana coscienza che, una volta matura (vedi il cristiano adulto di Karl Rahner), si svincolerebbe dalle autorità gerarchiche legate alla tradizione biblica.
Così il mondo moderno passerebbe finalmente dal principio di trascendenza a quello
dell’ immanenza, professando la religione antropocentrica in prospettiva di un umanitarismo globale; ideale che affratella massoni, socialisti, liberali e democristiani modernisti del Vaticano II.
Questa mentalità, condannata dal magistero cattolico, dominava la mente di molti infiltrati nella Chiesa per aggiornare la fede e le autorità cattoliche al progresso del mondo moderno.
Era il pensiero di Roncalli, la cui religiosità seguiva un profetismo evocante i segni dei tempi, non riferiti alla spiritualità cristiana, ma alla chimera di un nuovo ordine.
Tale piano, modernista e massonico, si doveva realizzare operando la mutazione della Chiesa dal suo interno, attraverso una nuova classe clericale con nuovi poteri gerarchici, fino ad arrivare a un nuovo Papato.
Questo nuovo potere gerarchico avrebbe allora operato per aggiornare la tradizione ai bisogni dei tempi col potere delle chiavi, cioè in nome di Dio stesso, e perciò contando dell’appoggio di un mondo cattolico pronto a giustificare ogni idea e gesto dei Papi finalmente «buoni».
Il canonico Roca descrive il programma massonico
Il piano in causa era segreto, ma è stato descritto esplicitamente da un suo araldo, il canonico Roca che, nel centenario della Rivoluzione Francese, col suo scritto «Glorieux centenarie», ha dato fiato alle trombe annunciatrici dell’ammirabile nuovo mondo religioso che sorgeva.
Dal libro «Le infiltrazioni massoniche nella Chiesa» del P. E. Barbier, edito nel 1910 e favorito da molte approvazioni episcopali, abbiamo il brano: «La Massoneria ha concepito il proposito infernale di corrompere insensibilmente i membri della Chiesa, anche del clero e della gerarchia, inoculando in essi, sotto forme seduttrici e di apparenza inoffensiva, i falsi principi con i quali pianificava di sovvertire il mondo cristiano».
Nei documenti dell’Alta Vendita poi, si legge: «Per ottenere un Papa nella misura richiesta, si tratta, per primo, di preparargli una generazione all’altezza del regno che ci prefiggiamo…; si lasci da parte la vecchiaia e anche l’età matura; andate alla gioventù…: è questa che va convocata senza che sospetti di essere sotto la bandiera delle Società Segrete… Non abbiate nemmeno una parola d’ empietà o d’impurità … Una volta assodata la vostra reputazione nei collegi, nelle università e nei seminari… questa reputazione aprirà l’accesso alle nostre dottrine nel clero giovane come nei conventi… E’ necessario perciò diffondere i germi dei nostri dogmi».
Naturalmente tale piano non teneva conto che la mutazione di quanto procede da Dio è impossibile. Perciò il risultato reale di tale processo non sarà mai cambiare, ma devastare il cristianesimo che, come hanno sempre insegnato i Papi, non potrà mai essere né liberale, né socialista, né associato a un altro ordine che quello suo, cristiano.
Voler battezzare con immensa simpatia l’umanesimo laico, il culto dell’uomo che si fa Dio, come detto da Paolo VI alla chiusura del Vaticano II (7 dicembre 1965), non è solo empietà, ma un’impossibilità alla luce della fede e pure del buon senso.
Tra la religiosità umanitarista e la religione cristiana non vi è alcun accordo, ma i modernisti vantano la bontà della riconciliazione totale, idea che comporta, in extremis, quella tra bene e male! Ecco il profetismo ecumenista per servire i bisogni del nuovo ordine mondiale che pervase tanti chierici modernisti fautori del Vaticano II.
Qui si inquadra l’oscuro enigma del modernista Roncalli, professore, nunzio, patriarca…
L’ apparato modernista interno alla Chiesa in Italia
Chierico di Bergamo, con ampie aperture mentali, Roncalli fu inviato nel 1901 dal suo vescovo progressista, Camillo Guindani, per studiare e far carriera a Roma.
Nel 1904 in una conferenza di Marc Sangnier (il fondatore del Sillon che, con l’occhio fisso ad una chimera, preparava il socialismo e fu poi condannato da san Pio X), consolidò le sue visioni moderniste.
Roncalli nel 1950 a Parigi confesserà alla vedova del Sangnier che quel ricordo è il più vivo della sua formazione sacerdotale.
Le amicizie moderniste si estendevano in tutta Europa e Roncalli è presto entrato in contatto coi pezzi grossi di tale processo, come il cardinale belga Mercier, i cardinali Ferrari di Milano e Maffi di Pisa (il Mercier italiano), oltre a Radini Tedeschi di Bergamo.
Tutti operatori di quella svolta epocale di cui la Chiesa aveva bisogno per adeguarsi ai tempi.
Allora Roncalli insegnava storia nel seminario locale, seguendo l’«Histoire» del Duchesne e collaborando con le iniziative progressiste.
Ma alla sua nomina per la cattedra di storia scolastica nel seminario romano fu posto il veto nel 1912 perché di dubbia ortodossia (Lorenzo Bedeschi, in Paese Sera, 13 dicembre 1972).
Chiusa la porta romana, il vescovo modernizzante di Bergamo, Radini Tedeschi, riaprì la sua porta per farlo segretario e insegnante nel locale seminario.
Dopo la guerra e sotto un nuovo vescovo, Luigi Marelli, la carriera romana di Roncalli ricominciò nel novembre 1919 con una prima udienza col Papa Benedetto XV, e un anno dopo il cardinale olandese von Rossum, Prefetto della Propaganda Fide invitò Roncalli a presiedere il Consiglio centrale di quella Congregazione per riorganizzare le opere missionarie nelle diocesi italiane. Roncalli parte per Roma e il 12 febbraio 1921.
Viene ricevuto dal Papa che lo nominerà poi monsignore.
La promozione di un professore sospettato di modernismo poteva solo avvenire nel giro delle influenze di Radini Tedeschi, uomo di Rampolla (loggia P1?), presso i suoi successori Della Chiesa e Gasparri.
Infatti, durante il Pontificato di Della Chiesa, Benedetto XV, gli ecclesiastici apprezzati da san Pio X furono emarginati mentre per altri si aprirono le porte vaticane.
E’ il caso del giovane Giovanni Battista Montini che stabilì a Roma dal 1924 una lunga amicizia con Roncalli.
Morto Benedetto XV, fu eletto Papa Achille Ratti, Pio XI, che confermò come Segretario di Stato il rampolliano Gasparri, e proseguì la linea diplomatica del predecessore molto vicina alla sua.
Pio XI, riguardo ai rapporti internazionali, fu il Papa dei Concordati, ma riguardo alla rampante tendenza interreligiosa, ne fu strenuo oppositore.
In vista della deviazione pancristiana promossa da don Lambert Beauduin OSB, ha scritto la sua enciclica «Mortalium animos».
Per Roncalli il piano ecumenista in questione, base del piano massonico, era quello buono.
Non sorprende, quindi, che a lui si attribuisca l’iniziazione rosacrociana e massonica (Pier Carpi, «Le profezie di Papa Giovanni», Mediterranee, 1976, Roma).
Sapeva il Santo Ufficio che Roncalli aveva una visione massonica?
I documenti che potevano registrare le sue deviazioni e spergiuri sono spariti dall’archivio vaticano (confronta Nichita Roncalli, pagina 4l).
Anche il dossier di Montini, parimenti sospetto, è stato ritirato dallo stesso Giovanni XXIII, per farne regalo all’interessato.
Ad ogni modo, in Vaticano si sapeva abbastanza sui rapporti negativi riguardo alla dottrina di Roncalli, ragion per cui solo con una forte raccomandazione egli avrebbe potuto accedere alla carriera diplomatica.
L’ operato ecumenista di Roncalli in Bulgaria
Sulla relazione di Roncalli con le deviazioni ecumeniste del pancristianesimo, vediamo un’occasione in cui esse si palesarono in contrasto con le direttive dottrinali della Chiesa e del Papa.
Quando Roncalli nel 1925 fu nominato arcivescovo di Areopoli con l’incarico di Visitatore Apostolico in Bulgaria, il suo caro amico don Lambert Beauduin, in vista di ciò disse che la missione di Roncalli in Bulgaria poteva assumere un risultato [ecumenistico] molto positivo, opinione condivisa da Montini.
L’ importante Enciclica «Mortalium animos» del 1928 fu scritta proprio in vista delle deviazioni ecumenistiche di don Beauduin, l’ uomo di fiducia del cardinale Mercier, che in seguito si è visto costretto a dare le dimissioni da priore del monastero di Amay.
Ma mentre Pio XI accusava gli errori del metodo Beauduin, Roncalli lo applicava.
Per spiegare i particolari della vicenda ci sarebbe da dilungarsi troppo.
In Bulgaria ed in Turchia, lo strano nunzio operò proprio al contrario di quanto allora era insegnato nell’ Enciclica «Quas primas», sulla regalità sociale di Gesù Cristo: la peste che infetta la società, la peste del nostro tempo, è il laicismo.
Ma Roncalli era per il «principio basilare» della laicità dello stato: la Chiesa si guarderà bene dall’intaccare o discutere questa laicità .
«Io cerco in ogni cosa di sviluppare più ciò che unisce, che ciò che ci divide».
E’ curioso che mentre difende il laicismo della nuova Turchia Roncalli si impegna ad aiutare i sionisti di passaggio per la Palestina che volevano far rinascere una nazione ebraica.
Il Vaticano, già dal tempo di san Pio X, si era dimostrato contrario a quest’ impresa che avrebbe creato un conflitto insanabile con gli arabi e innescato, per ragioni evidentemente religiose, una graduale ma inarrestabile esclusione dei cristiani dalla Terra Santa.
Tale era la preoccupazione di Roma, altra la visione e probabilmente l’ interesse verso nuove amicizie di Roncalli.
Quindi, siamo davanti a questioni di fede e di diritto divino, disprezzate da un nunzio per ragioni ecumenistiche.
In quest’ottica arrivò perfino a far cancellare in Turchia il «Filioque», che in aperta polemica con gli ortodossi, era scritto a grandi lettere sull’ ingresso della delegazione apostolica (Spinelli, Biblioteca Sanctorum, voce: Giovanni XXIII, Prima Appendice, Città Nuova, Roma, 1987).
In Turchia Roncalli aveva fatto la sua pubblica professione di fede nella fraternità universale dicendo nella cattedrale di Istanbul: «Noi siamo tutti fratelli senza distinzione di religione, di legge, di tradizioni e di classe». (P. Tanzella, Papa Giovanni, edizioni Dehoniane, 1973, pagina 140).
Nella Pentecoste del 1944 disse in un’ omelia: «I cattolici, in particolare, amano distinguersi dagli altri: fratelli ortodossi, protestanti, ebrei, mussulmani, non credenti e credenti di altre religioni… Devo dirvi che nella luce del Vangelo e del principio cattolico questa è una logica falsa. Gesù è venuto ad abbattere tali barriere; egli è morto per proclamare la fraternità universale».
Si tratta della fraternità massonica, al disopra delle religioni; fraternità dell’ ONU, della «Nostra aetate» del Vaticano II, dei suoi successori e del nuovo ordine mondiale.
Questo programma fraterno imponeva il concetto: cercare in ogni cosa più ciò che unisce, che ciò che divide.
Quindi, bisognava lasciar da parte i dogmi cattolici, la necessità di conversione, l’ autorità del Vicario di Cristo, insomma Gesù Cristo stesso.
Roncalli sistematicamente rifiutò aiuto a quanti volevano avvicinarsi alla Chiesa di Roma: lo ha sempre fatto con tutti i giovani ortodossi.
Ciò implica anche il rifiuto del Papato.
Che idea aveva Roncalli sulla missione e il potere del Papa?
http://www.effedieffe.com/rx.php?id=1909%20&chiave=La
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Giovanni XXIII: un enigma epocale?

 

http://www.scribd.com/doc/53552939/Il-%C2%ABPapa-buono%C2%BB-e-la-passione-infinita-della-Chiesa-del-Crocefisso 

 


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Le Chiese massonizzate dal “papa buono” e compagni di merenda...

 

di Arai Daniele

LE CHIESE MASSONIZZATE DAL «PAPA BUONO» E COMPAGNI DI MERENDA
«Il Gran Maestro della Loggia Regolare d’Italia Giuliano di Bernardo ha scritto nel suo libro “La Filosofia della Massoneria”: “Non solo abbiamo alti esponenti di religioni non cristiane che hanno aderito alla Massoneria, ma anche anglicani, vescovi ortodossi e luterani” [...]. Egli citò un arcivescovo di Canterbury, così come il Patriarca ortodosso Atenagora, “il prelato con cui Giovanni XXIII inaugurò un periodo di dialogo ecumenico in un clima di comprensione fraterna”».
Nella sua nuova missione come nunzio a Parigi, il furbo Angelo Roncalli, riesce nel suo intento di non scontentare il governo francese ma anche di accontentare dei nuovi alleati segreti.

Sentiamo il Conte Franco Bellegrandi nel suo libro «Nichitaroncalli», Eiles, Roma, p. 59-62.
«La sua casa ospita incontri con personalità imprevedibili, cura personali e frequenti rapporti con esponenti della sinistra e stringe amicizia con personaggi e ministri appartenenti alla massoneria. In quel periodo francese si colloca un’incidente, ignoto ai più, che solleva per un attimo la cortina sulla presunta appartenenza di Roncalli alla setta massonica. A Sua altezza eminentissima il principe Chigi Albani della Rovere, allora Gran Maestro del Sovrano Militare Ordine di Malta, era giunta nella sede romana del Gran Magistero una lettera del cardinal Canali, pesante come una gran pietra: Pio XII, protettore dell’Ordine, aveva appena saputo, con sommo dolore, che il ministro dell’Ordine di Malta a Parigi era un massone. Ci si–affrettò, nel palazzo magistrale di Via dei Condotti, a scartabellare il dossier dei barone Marsaudon, nominato di recente al posto del conte di Pierredon che era stato messo a riposo. Si scoperse, con un certo sollievo, che era stato fatto “gran croce magistrale” su proposta del suo predecessore e, soprattutto, nominato ministro su raccomandazione del nunzio a Parigi, Roncalli. L’esito di quella prima inchiesta fu immediatamente riferito in Vaticano al cardinal Canali che fu sentito esclamare: “Povero Roncalli! Sono afflitto di doverlo mettere in imbarazzo e spero che ciò non gli costi il galero cardinalizio … ” (che ingenuità!). Il Vaticano dispose nel più gran riserbo che l’Ordine inviasse subito a Parigi una persona di fiducia per svolgere esaurientemente la delicata indagine. Il gran magistero si trovò in grave imbarazzo. Si dovevano infatti trattare con riguardo tutti e tre i personaggi implicati nella storia (che miopia!). Il nunzio, per il suo prezioso contributo dato all’Ordine di Malta per la conclusione di certi delicati affari in Argentina, il conte di Pierredon per i suoi pluriennali servigi, prima a Bucarest, poi a Parigi, lo stesso barone Marsaudon per il suo meritorio impegno al fine di ottenere il riconoscimento ufficiale dell’Ordine da parte del governo francese. Dopo una scelta attenta e accurata fu nominato “visitatore magistrale” un cappellano professo dell’Ordine, il monsignor Rossi Stockalper, che era anche canonico di Santa Maria Maggiore e quindi nella manica del Vaticano. Costui partì subito per Parigi. Gli era stato suggerito di iniziare la sua ricognizione informativa dai padre Berteloot della Compagnia di Gesù, esperto di questioni massoniche. Il gesuita, interpellato nella più gran discrezione, gli confermò che il barone Marsaudon non solo era massone ma “trentatreesimo grado” della Massoneria e membro a vita dei Consiglio della Grande Loggia del rito scozzese. Monsignor Rossi Stockalper continuò il suo giro. Seppe ben poco dall’arcivescovo di Parigi monsignor Feltin che lo spedì invece dal suo vicario generale, il monsignor Bohan “che conosceva più da vicino il barone”.

https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiFvPXIFchgp2TCflM2K3e7Sj28rzBTvlE4dUIcHkjkqKW2at3jRCgAOoMWp-zOj_KX7sMK5U3MBBQYEo99J8u9IaOB-JXuaLmlu3AAGtaWW2aw3aogQNlyuMWqpxt7gceW9FQ_IB39ExQ/s1600/dfghj.jpeg«Qui, per l’inviato di Roma, altra sorpresa: il vicario generale aveva tirato fuori da una cassaforte e sparpagliato sul tavolo una serie di documenti inoppugnabili: fra cui un numero del “Journal Officiel de l’Etat français”, pubblicato a Vichy durante l’occupazione, in cui si segnalava Yves Marie Marsaudon fra gli aderenti alla massoneria; tre o quattro copie della rivista massonica “Le Temple” contenenti alcuni suoi articoli e una scheda conoscitiva dell’interessato. Non esisteva alcun documento relativo ad una abjura. II visitatore magistrale, col cuore oppresso, si trascinò allora al numero 10 di avenue President Wilson, sede della nunziatura. Chiese a Roncalli, con tatto, notizie circostanziate del barone-massone. Il grosso prete di Sotto ii Monte, fra un sorriso e una celia, rimandò il cappellano dell’Ordine di Malta al segretario della nunziatura monsignor Bruno Heim. Questo prete, diventato oggi “apostolic legate” in Gran Bretagna, finì di stupire l’inviato di Roma, prima, col suo clergyman e la pipa fumante fra i denti, poi con le sue sbalorditive affermazioni sulla massoneria definita “una delle ultime forze di conservazione sociale che ci sia al mondo, e, quindi, una forza di conservazione religiosa”, e con un giudizio entusiasta sul barone Marsaudon che aveva avuto il merito di far comprendere alla nunziatura il valore trascendente della massoneria. Proprio per questo suo merito, il nunzio a Parigi, Angelo Giuseppe Roncalli, aveva appoggiato e avallato la sua nomina a ministro dell’Ordine di Malta a Parigi. Monsignor Stockalper a quella voltata aveva trasecolato e il colpo di grazia lo ricevette quando, protestando che il canone 2335 del Diritto Canonico prevede la scomunica per gli affiliati alla massoneria, si sentì rispondere dal suo interlocutore, fra una boccata e l’altra di fumo profumato della grande pipa, che la nunziatura di Parigi stava lavorando in gran segreto per riconciliare la Chiesa cattolica con la massoneria”. Era il1950! Questo episodio sembra scoprire la connivenza di Roncalli con la massoneria. La Chiesa post-conciliare si riconcilierà in effetti con la setta segreta.
«Voglio concludere quest’argomento, riportando una rivelazione fattami qualche tempo fa dal conte Paolo Sella di Monteluce. Questo personaggio, economista, uomo politico, scrittore e giornalista, che fu intimo di Umberto di Savoia, e che vanta la discendenza dal fondatore della Destra Storica italiana, il Senatore Quintino Sella di Biella, mi mise a parte, nella quiete della sua casa romana sulle pendici del Monte Mario, delle prove che sono in sue mani, dell’assalto della massoneria alla Chiesa cattolica. Avevo trovato nel suo salotto la vaticanista Gabriella di Montemayor che era stata il tramite al nostro incontro. Il conte Sella stava riordinando alcune carte sul basso tavolino davanti a se. Il tramonto irrompeva dal Monte Mario a indorare gli scaffali di noce gremiti di antichi volumi dalle costolature di pergamena, e i raggi rossastri dei sole, filtrando fra le tende appena mosse dalla brezza serale, animavano i ritratti degli antenati che guardavano severi, dalle pareti, quel loro erudito discendente, seduto in una poltrona, davanti a me. Poi, il conte, alzando ii viso e fissandomi con le sue iridi grigie, prese a parlare: “… Nel settembre dei 1958, all’incirca sette, otto giorni prima dei Conclave, mi trovava al Santuario di Oropa, a uno dei consueti pranzi del gruppo di Attilio Botto, industriale biellese che amava riunire intorno a se competenti di vari rami, per discutere su diversi problemi. Quel giorno era invitato un personaggio che conoscevo come un’alta autorità massonica in contatto col Vaticano. Costui mi disse, riaccompagnandomi a casa in automobile, che “… il prossimo papa non sarebbe stato Siri, come si mormorava in alcuni circoli romani, perché era un cardinale troppo autoritario. Sarebbe stato eletto un papa di conciliazione. È già stato scelto il patriarca di Venezia Roncalli”. Replicai sorpreso: “scelto da chi?” “Dai nostri massoni rappresentati nel Conclave” mi rispose serenamente il mio cortese accompagnatore. Al che mi venne detto: “Ci sono massoni nel Conclave?” “Certo”, mi sentii rispondere, “la Chiesa è in nostre mani”. Incalzai interdetto: “Allora chi è che comanda nella Chiesa?” Dopo un breve silenzio, la voce del mio accompagnatore scandì precisa: “Nessuno può dire dove sono i vertici. I vertici sono occulti”. Il conte Sella il giorno dopo trascrisse in un documento ufficiale che oggi è conservato nella cassaforte di un notaio, il nome e il cognome di quel personaggio e la sua stupefacente dichiarazione completa dell’anno, del mese, dei giorno e dell’ora. Che di lì a pochi giorni si rivelò assolutamente esatta.
Il barone Yves Marsaudon, massone della Gran Loggia di Francia, dal 1932 Maestro Venerabile 33° della Loggia La Republique, nonché membro dell’Ordine di Malta, fu «una figura-chiave nei contatti tra la Chiesa e la Massoneria durante il periodo conciliare». Egli disse: «Solamente la Massoneria può chiarire gli enormi problemi che sovrastano l’uomo d’oggi e che nonostante l’evidente buona volontà, né le chiese organizzate, né i partiti politici sono in grado di risolvere».
La novità del nome scelto da Giovanni XXIII stupì molti, ma la sua logica segreta era nota agli addetti ai lavori (Appendice I): quel Pontificato doveva preparare la via a Montini dell’aggiornamento della tradizione e particolarmente degli ultimi Pontificati, da Pio IX a Pio XII. Ci avrebbe pensato poi Montini, divenuto Paolo VI, ad imporre ai cattolici la sovversione religiosa subdolamente perseguita. Non c’è dubbio che Roncalli desse molta importanza ai simboli. Forse attraverso di essi si potrebbe capire meglio cosa c’era nell’animo di questo chierico che fece togliere dalla facciata della delegazione apostolica lo stemma con la parola «Filioque», un simbolo della fede cattolica, ma che ha nella sua croce pastorale l’occhio nel triangolo, usato dalla Massoneria. Questi fatti non sono una prova della sua affiliazione alla setta, ma dimostrano le associazioni mentali delle sue scelte iconografiche. Ora, come si è visto, per il pensiero massonico, ogni fede e ideologia può essere accettata se subordinata all’idea di fratellanza universale. Questo era il pensiero manifestato da Roncalli in Turchia nella Pentecoste del 1944: “Gesù è venuto ad abbattere le barriere [tra credenti, credenti di altre religioni e non credenti]; Devo dirvi che nella luce del Vangelo e del principio cattolico questa è una logica falsa; egli è morto per proclamare la fraternità universale… Sarebbe quella fraternità dell’ONU, fondata sui principi massonici? o quella della «Nostra aetate» del Vaticano II, per il nuovo ordine che ignora o nega Dio Padre? La fraternità senza padre è propria dei massoni. Perciò il giornalista Pier Carpi non deve aver inventato niente quando scrive della sua iniziazione rosacrociana e iscrizione alla massoneria («Le profezie di Papa Giovanni»). Non fu solo con parole e concetti che Roncalli espresse la sua simpatia per la posizione massonica, ma con le sue molte frequentazioni che per il loro peso devono aver contato per ricavare il «papa giovanni» e il «concilio» tanto atteso dalle logge. Non ci sono le prove dei servizi segreti francesi, incaricati della protezione del nunzio, che ogni giovedì Roncalli si recasse alla loggia? Non sarà ufficiale, ma lo sono i suoi atti favorendo la Massoneria, contro tutti i giudizi della Chiesa. Ad ogni modo personalmente ho ripetuto questa informazione avuta da un ufficiale, addetto alla protezione del nunzio, al cardinale Oddi venuto da noi e che era stato suo vicario a Parigi. Non l’ha contestata, ma la storia non va scritta con ammissioni mute e mosse di testa. Pur confermato a parole, cosa risolverebbe sulle prove dell’origine della demolizione realizzata.
Diversi Grandi Maestri massoni francesi e italiani hanno confermato apertamente le aperture del futuro Giovanni XXIII. Nel 1989 la rivista dei Franc-maçons «Humanisme» (nº 186), racconta l’incontro del nunzio Roncalli con Alexandre Chevalier, che avanzò proposte riguardo al diritto canonico e altro. All’intesa segreta tra il futuro Giovanni XXIII e chi diventò Gran Maestro nel 1965 e fu invitato all’incoronazione di Giovanni XXIII a Roma, fa eco l’ipotesi che la loggia «L’Etoile Polaire» (l’Atelier), “sia stata all’origine del Vaticano II” (Jacques Ploncard d’Assac, «Présent», Parigi, 20 luglio 1989).
Una volta divenuto Giovanni XXIII, invitò il massone francese a visitarlo nella residenza estiva di Castel Gandolfo. Roncalli creò un Segretariato Ecumenico che per la prima volta, contro quando stabilito dai Papi (vedi Enc. Mortalium animos), stabilì un contatto ufficiale tra la Chiesa cattolica e ilWorld Council of Churches («Consiglio Mondiale delle Chiese»). Nel 1961, cinque osservatori cattolici vennero ufficialmente inviati a Nuova Delhi per partecipare alla riunione del World Council of Churches. Il 15 maggio 1961, venne pubblicata l’enciclica di Giovanni XXIII Mater et Magistra, che di fatto invitava ai cattolici a votare per i comunisti e i socialisti, e ad entrare nelle loro file. «Entro il 1962, Giovanni XXIII aveva già incontrato più leader anglicani e protestanti di ogni prelato nella Storia [...]. Un conservatore si lamentò: “Sembra più facile vedere il papa se sei metodista”» (W. Wynn, «Keepers of the Keys», Random House, NY, 1988, p. 45).
Nel 1962, il Collegio dei Cardinali, già «rinforzato» da Montini, crebbe a ottantasette membri. I vecchi «conservatori» sarebbero presto accantonati affinché fossero eletti «nuovi papi» per avanzare col Vaticano II e la «nuova coscienza» di una «nuova chiesa» illuminista, ecumenista e massonizzata per un «nuovo ordine mondiale». Basta ascoltare oggi Benedetto XVI per capire che il piano è quasi completamente compiuto. Ma non si saranno scordati che il Signore si riserva un «piccolo resto» attraverso il quale, alla fine, svergognare la loro perfida trama segreta?
Articolo segnalato da Marco Daniele http://www.excogitur.com/