ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 2 marzo 2019

Hanno gettato la maschera

E' L'ORA DELLA "GRANDE PROVA"


Una grande scelta: l’ora della prova è arrivata, ma tu di chi vuoi essere amico? Oggi Gesù viene messo in croce di nuovo e questa volta proprio nella sua Chiesa da parte dei suoi stessi pastori e alla presenza dei suoi “fedeli” 
di Francesco Lamendola  

 http://www.accademianuovaitalia.it/images/gif/000-TRISNUOVO/00--SAN-TOMMASO.gif

Ci giungono, abbastanza frequentemente, sia dall’Italia che dall’estero, dalla Polonia, dall’Irlanda, dal Canada, parole di tristezza, di scoraggiamento, di avvilimento, da parte di tanti buoni cattolici i quali hanno il grave torto di voler rimanere tali; di non essere disposti a lasciarsi ulteriormente ingannare dai falsi preti di una falsa chiesa, o meglio contro-chiesa; e che si vedono respinti nella solitudine, nell’emarginazione, bersagliati di critiche, trattati da paranoici, da allucinati, da fanatici, da scismatici, e, quel che è peggio, da nemici della verità, proprio loro che per amore della verità non sono disposti ad accettare in silenzio il colossale tradimento che si sta consumando ai suoi danni da parte di un clero infedele e apostatico. 

Cremati vivi!

S. Messa tridentina ancora negata a Cremona


No, no e poi ancora no. Per tre volte ben due Vescovi a Cremona hanno, di fatto, negato ai fedeli la S. Messa tridentina. Nonostante il Motu Proprio Summorum Pontificum. Che era già stato pubblicato, quando, nel dicembre 2009, il blog «Cremona Fidelissima», sodalizio laicale dedito alla «diffusione del Rito Gregoriano di S. Pio V», lanciò una petizione on line, chiedendo la celebrazione usus antiquior. Per questo, in poco tempo, raccolse circa 120 sottoscrizioni. Ma niente da fare, l’allora Ordinario, mons. Dante Lafranconi, fu risoluto. E lo mise per iscritto. Quella Messa non s’aveva da fare.

Un briciolo di verità e giustizia

FORTETO: LA COMMISSIONE "MEGLIO TARDI CHE MAI". ARRIVEREMO ALLA VERITA', BASTA INSABBIAMENTI


Meglio tardi che mai, finalmente oggi il Parlamento ha detto sì alla commissione d'inchiesta sul Forteto. Una commissione che è indispensabile. Da sette anni chiedevamo il commissariamento della cooperativa e la commissione d'inchiesta: adesso arriveremo fino in fondo alla verità.

Balls zac!

Padre Zühlsdorf: “Sarai sacerdote per sempre, anche all’inferno, se abuserai di ciò che Dio ti ha dato”

Il quotidiano New York Times (NYT), in previsione dell’uscita del libro del francese,
Tweet del gesuita padre James Martin
Tweet del gesuita padre James Martin
omosessuale dichiarato, Frèdèric Martel, intitolato “Sodoma” (che parla della diffusa omosessualità – a parere di Martel – presente nella Curia romana), ha pubblicato un articolo che parla e fa parlare sacerdoti omosessuali che rappresentano la religione Cattolica come una “gabbia”, quando la si consideri sotto l’aspetto della morale sessuale.
Il gesuita padre James Martin, molto vicino ai gruppi LGBT, riferendosi all’articolo del NYT, ha scritto nel tweet a destra riportato: “Questo è un pezzo saggio, riflessivo, ben studiato e, per molti versi, innovativo”.
Questo tweet ha stimolato la reazione di padre John Zühlsdorf, che ha scritto il puntuto articolo che vi propongo. Zühlsdorf sul web è noto come “padre Z”.
Ecco ampi stralci, nella mia traduzione.

Banzai

I coraggiosi combattenti  degli ultimi tempi
(il giapponese solitario combatte fino alla fine)





Dovrebbe essere chiaro come il sole, ormai, che l’attuale Chiesa Cattolica di cattolico ha solo il nome: di fatto essa è divenuta protestante, comunista, ecumenista, massonica.

Mentalità antropocentrica

Trappole dell’anima

http://firenze.repubblica.it/images/2014/03/19/074020817-1d166da6-241e-42fc-87ca-bb23017968a7.jpg(immagine aggiunta)

Un’altra Quaresima è alle porte. Prima di inoltrarci in questo cammino di rinnovata conversione, è bene che ci soffermiamo ancora una volta su equivoci e pericoli che possono non solo inficiare alla radice ogni impegno penitenziale, ma farlo addirittura servire al fine opposto: anziché a santificarci, ad allontanarci dalla mèta. Dobbiamo renderci conto che, come l’aria inquinata che siamo costretti a respirare, anche in campo spirituale – volenti o nolenti – abbiamo assorbito un’atmosfera malsana, cioè quella mentalità antropocentrica che genera inevitabilmente individualismo e ripiegamento su di sé. Molto spesso anche la religione è utilizzata in vista della soddisfazione dell’io, anziché come via per donarsi a Dio portando pazientemente la croce e offrendosi a Lui in ogni circostanza. Questa inversione del senso si riscontra non solo fra i modernisti, ma anche fra i tradizionalisti: molti vanno in cerca di ciò che compiace l’ego e alimenta l’orgoglio, rigettando o ignorando, al tempo stesso, quanto disturba le loro convinzioni o non gratifica le loro esigenze soggettive.

venerdì 1 marzo 2019

Gaudeamus igitur?



Giuliano Ferrara contro Papa Francesco Bergoglio



https://youtu.be/tTJUXfQqhUo

Diffida, aspetta e spera..



Un falso ideologico si aggira attorno al tema dell’immigrazione, rectius invasione: un falso propalato dai media mainstream, dagli opinion leader liberal e di sinistra, cioè quasi tutti, dalla controchiesa bergogliana. Secondo costoro, in una modalità di pensiero che definire semplicistica è poco, chi è a favore dell’invasione è “buono” e chi è contro è “cattivo”. Purtroppo, poiché gli apologeti dell’invasione e della dissoluzione dominano tutte le agenzie che sono “datrici di senso” (televisioni, media, radio, scuole, università etc.) e sono quindi in grado di imporre le “idee comuni”, questo falso pregiudizio è diffuso nei media e nell’opinione pubblica.

Aspettano….. e diffidano

Un summit vaticano sugli abusi che non ha voluto affrontare tutti i nodi che sono da sciogliere

Phil Lawler, giornalista e scrittore americano, esprime il suo giudizio piuttosto critico sull’incontro mondiale in Vaticano che si è concluso domenica scorsa, e che si è occupato solo degli abusi sui minori.
Ve lo propongo come spunto di riflessione, nella mia traduzione.
Incontro mondiale sugli abusi 2019 - messa - (Giuseppe Lami - Pool Photo via AP)
Incontro mondiale sugli abusi 2019 – messa – (Giuseppe Lami – Pool Photo via AP)
Come avevo previsto una settimana fa, il “summit” vaticano sull’abuso sessuale ha prodotto poco più che dichiarazioni forti: dichiarazioni del tipo che i laici cattolici si aspettano….. e di cui diffidano.

I vescovi che si sono riuniti a Roma la settimana scorsa non hanno fatto nulla per affrontare la rabbia dei laici cattolici americani. Non hanno detto nulla sullo scandalo McCarrick, su come si sia verificato e su chi sia stato coinvolto. Nonostante un appello pubblico dei cardinali Burke e Brandmüller, e un’esortazione separata dell’arcivescovo Viganò, non hanno detto nulla sull’influenza esercitata dalle reti omosessuali in Vaticano.

Anche in stato di dolore

Obbedienti


 La cosa più insopportabile per un tradizionale è passare per disobbediente. È l'accusa che fa più soffrire perché la più contraria alla verità che si racchiude nel termine stesso di Tradizione. La Tradizione è la grande obbedienza, perché la fede la ricevi, non la costruisci tu. La fede la ricevi attraverso la Rivelazione di Dio comunicata dalla Chiesa e precisata dalla Chiesa. La Tradizione, poi, che si condensa nella Liturgia è tutta un'obbedienza; e il cuore della liturgia che è la Santa Messa non ha senso fuori dall'obbedienza. La messa è l'obbedienza per eccellenza: “fate questo in memoria di me” dice Nostro Signore Gesù Cristo. Anche la struttura della liturgia bimillenaria della Chiesa è tutta basata sull'obbedienza: il rito impone parole e gesti che il prete pronuncia ed esegue, che non improvvisa. Siamo tornati alla messa tradizionale per vivere in questa obbedienza dove le ossa slogate ritrovano il loro posto; l’abbiamo fatto per essere ricostituiti in questa obbedienza, ma che dolore sentirci accusati di disobbedienza! Che dolore e che ingiustizia!

Che breccia!: una voragine!

QUEL DIABOLICO FILO ROSSO


Come la finta pastorale sostituisce la vera dottrina. Il disegno luciferino della contro-chiesa di Bergoglio che ha trasformato le chiese da "Case di Dio" in "Case del popolo"; e la Religione di Cristo in "Religione del Povero" 
di Francesco Lamendola  

 0 500 porta santa

Che relazione c’è fra le eresie dottrinali della contro-chiesa del signor Bergoglio e le sue aberrazioni pastorali? Potrebbero sembrare aspetti completamente distinti di una medesima deriva apostatica; invece esiste un filo rosso che li lega e li riconduce ad un unico disegno. In realtà, da quando Giovanni XXIII ha deciso di convocare un concilio puramente pastorale, ha introdotto, di fatto, il primato della pastorale sulla dottrina: perché tutti i venti concili del passato erano sempre stati convocati per dirimere delle pericolose controversie dottrinali e per fare chiarezza, appunto, sul piano della dottrina. Un concilio pastorale sarebbe sembrato, a tutti i papi anteriori al conclave del 1958, una contraddizione in termini: per fare la pastorale non servono i concili, ma la scrupolosa applicazione del diritto canonico, illuminato dal Magistero perenne e vivificato dalla sacra liturgia. Ma il concilio “pastorale”, il Vaticano II, ha attaccato proprio la liturgia; e una volta aperta quella breccia - e che breccia!; una voragine: si pensi solo alla nuova Messa di Paolo VI, che è stata una rivoluzione – il resto sarebbe venuto da sé, inevitabilmente. 

Un “clima di complicità e cospirazione del silenzio”

Cardinale Brandmüller: “Il silenzio sull’omosessualità nella Chiesa va combattuto”

http://www.ncregister.com/images/uploads/WBrandmuller.jpg
    Gli organizzatori del recente vertice sugli abusi sessuali svoltosi in Vaticano hanno deliberatamente messo sotto silenzio la questione dell’omosessualità per promuovere un “programma omosessuale” nella Chiesa e proteggere le reti omosessuali che prosperano in un “clima di complicità e cospirazione del silenzio”.

Il pregiudizio e i cannoni della sinagoga di oggi

«Io, dall'Australia, vi dico che il cardinale Pell è innocente»

«Conosco molto bene la cattedrale di Melbourne, molto spesso sono andata a messa lì ed è impossibile commettere un abuso nelle circostanze raccontate in tribunale». «La crisi della Chiesa australiana fa da sfondo alla sua condanna: da anni, l'intellighenzia nazionale e una parte dello stesso clero, attaccavano il cardinale per le sue posizioni conservatrici e l'ambiente gay gli aveva dichiarato guerra da un ventennio, proprio dal 1996, anno in cui avrebbe commesso il crimine di cui è accusato». Ecco la testimonianza di una docente australiana che conosce bene il cardinale Pell e la situazione della Chiesa in Australia. 
- THE ORIGINAL LETTER (IN ENGLISH)


                            George Pell
Caro direttore,

ti scrivo a proposito della condanna del cardinale George Pell per abusi sessuali nei confronti di due ragazzini del coro. Prima di tutto: non credo che giustizia sia stata fatta in questo processo. Ha tutta l’apparenza di un sacrificio sugli altari di una cattiva agenda politica.

giovedì 28 febbraio 2019

Ateo e irreligioso sino in fondo all’anima

MESLIER UNO SQUALLIDO TRIONFO


Lo squallido trionfo dei nipotini di Jean Meslier: le analogie di questo oscuro parroco del XVIII secolo con quella parte di clero apostatico, che celebra i suoi tristi trionfi sotto l'attuale, illegittimo e indegno pontificato 
di Francesco Lamendola  

 0 17 becchino chiesa 9 

Il 30 giugno 1729 veniva a morte uno sconosciuto parroco di campagna francese, Jean Meslier, nella regione della Champagne. La sua vita terrena, iniziata il 15 giugno 1664, era stata del tutto priva di significativi avvenimenti esteriori e nulla distingueva, in apparenza, la sua figura da quella di decine e centinaia di preti di provincia del suo tempo. Invece quell’uomo riservato e tranquillo, la cui vita poteva apparire come insignificante, era, in privato, un febbrile pensatore, e più precisamente un deciso seguace dell’ala più radicale del nascente illuminismo, quella materialista, sensista e apertamente atea. 

Resistere al clima avverso

Ma davvero la crisi della Chiesa è riconducibile al pontificato di Papa Bergoglio?

Siamo testimoni ormai da tempo nel pontificato di Papa Bergoglio di una serie di scandali che si susseguono a velocità impressionante: quando si pensa di aver toccato il fondo ecco il presentarsi di ulteriori fatti o atti clamorosi che producono un ulteriore sprofondamento nella spaventosa crisi di fede che si manifesta ormai in tutta la sua evidenza.
Inutile elencare la lunga serie di oscenità che ha prodotto e continua tutt'ora a produrre tale disfacimento del cattolicesimo e lo sfacelo da esso generato nelle anime di molti fedeli condotti al disorientamento da una pastorale che predica e realizza l'esatto opposto dell'insegnamento di Nostro Signore; come detto, la crisi della chiesa è talmente chiara che solo un cieco può non riconoscerla, come ebbe a confermare anche il compianto cardinale Carlo Caffarra, autore, con altri tre cardinali, dei famosi Dubia rivolti a Papa Francesco affinché il Pontefice facesse chiarezza su alcuni temi controversi, generati della sua esortazione apostolica Amoris laetitia, in materia dottrinale della chiesa.

Le pudiche orecchie moderne

L’ira di Dio non è tabù. La ammette anche papa Francesco



Mentre l’attenzione dei media è calamitata dalla sventura del cardinale George Pell (nella foto), non va lasciato cadere un passaggio sorprendente del discorso con cui Francesco ha concluso il summit del 21-24 febbraio sugli abusi sessuali sui minori. È là dove ha detto che “nella rabbia, giustificata, della gente la Chiesa vede il riflesso dell’ira di Dio”.
È rara, rarissima, un’evocazione dell’”ira di Dio” nelle parole dell’attuale papa, che sono piuttosto un incessante diluvio di misericordia divina.

Solo dietrologia?

Gli scandali che hanno travolto il "cerchio magico" del papa

Gli scandali legati alla pedofilia travolgono tutta la Chiesa cattolica, ma a farne le spese è anche il "cerchio magico" di papa Francesco


La dietrologia quasi impone l'esistenza di un "cerchio magico". Vale per ogni ambito. Anche per quello del Vaticano, dove papa Francesco è stato costretto a subire una serie d'attacchi - spesso partiti dai tradizionalisti - a causa degli ecclesiastici balzati alle cronache per vicende compromettenti.

Fare finta di nulla?

ANNIVERSARIO
I misteri del Papa emerito

Il 28 febbraio di sei anni fa Benedetto XVI lasciava definitivamente il Palazzo apostolico e proseguiva il suo ministero in una vita di preghiera. Ma il significato di quella rinuncia è sempre rimasto incompreso, lui stesso ha avallato l'idea di una riforma del papato ma senza spiegarne i dettagli. È un tema  di cui poco si parla, eppure avrà grandi conseguenze per la Chiesa.


                                  L'elicottero con papa Benedetto che lascia il Vaticano il 28 febbraio 2013

Molti avranno ancora impresse negli occhi le immagini di quel 28 febbraio di sei anni fa quando papa Benedetto XVI in elicottero lasciò definitivamente il Palazzo apostolico in Vaticano per spostarsi temporaneamente a Castelgandolfo, per iniziare «da pellegrino l’ultimo tratto della sua vita». Il precedente 11 febbraio, festività della Madonna di Lourdes, aveva annunciato la sua rinuncia al Papato.

Il trucco argomentativo

Christian Spaemann sul vertice di Roma


(di Dr. Christian Spaemann) Il cosiddetto vertice sugli abusi a Roma si è trasformato in un vertice del non detto e sottaciuto. Il cardinale Blase Cupich, uno degli organizzatori, ha ritenuto di poter liquidare il problema della lobby omosessuale nel clero con un trucco argomentativo. Sarebbe pur vero – questa è stata la sua tesi – che l’80% dei casi di abuso sessuale nella Chiesa avvengono tra uomini, ma l’omosessualità non sarebbe di per sé all’origine dei casi di abusi.
Rispetto ai dati di fatto, una simile affermazione del cardinale risulta non poco sfacciata. In questo contesto è opportuno chiarire sin dal principio che non si tratta, qui, di mettere sotto accusa, così all’ingrosso, le motivazioni individuali di persone omosessuali che desiderano accedere al sacerdozio. Neppure si può negare che esistano dei sacerdoti autentici e di vita santa con delle inclinazioni omosessuali. Tuttavia deve essere possibile guardare la realtà così com’è.
Non c’è solo la circostanza che la percentuale di pedofilia e pederastia tra gli omosessuali è parecchio più alta che tra gli eterosessuali[1], ma anche quella che le relazioni omosessuali sono, sul piano statistico, estremamente fragili. Studi recenti, effettuati tra gli stessi omosessuali, ritengono che le relazioni omosessuali maschili mediamente durano un anno e mezzo e sono per lo più accompagnate da numerosi contatti sessuali estranei a quella relazione[2].
Questa fragilità relazionale non deriva solo dalla carente complementarietà di partner del medesimo sesso, ma, in base a tutte le esperienze, anche dalla tendenza compensatoria, autoreferenziale e identitario-regolativa di questa forma di sessualità. I dati presenti permettono, già di per sé, di comprendere perché nel contesto di un’omosessualità vissuta, a differenza dell’eterosessualità, si formino delle reti collaborative, delle lobbies. Se, poi, si considera che, secondo gli studi più recenti, solo l’1,5% ca. degli uomini nel mondo occidentale può definirsi stabilmente omosessuale, arrivando al 4,5% degli uomini se si aggiungono coloro che si sentono bisessuali[3], mentre, invece, più dell’80% degli abusi nella Chiesa sono di natura omosessuale, allora è doveroso chiedersi se sia davvero lecito ritenere che la Chiesa non abbia alcun problema con l’omosessualità vissuta e che essa non stia in un rapporto di causa-effetto con gli scandali degli abusi.
L’abuso sui minori, che a Roma è diventato il tema unico del convegno, appare quindi come la punta dell’Iceberg. La dinamica procede certamente proprio dalle reti omosessuali, che negli ultimi decenni hanno potuto diffondersi tra il clero senza impedimenti. Resta da approfondire se questo sviluppo debba essere visto in relazione alla liberalizzazione sessuale, sia sociale che interna alla Chiesa, che è avvenuta dopo il Concilio.
Anche in epoche precedenti la Chiesa aveva a che fare con questo problema e anche nel clero più ossequioso della tradizione si ritrova una simile rete omosessuale. È, però, un fenomeno del presente, soprattutto del presente pontificato, che nell’approccio con questo problema tra i vertici gerarchici della Chiesa sembri regnare o l’assenza di orientamenti o un orientamento sbagliato.
Secondo l’insegnamento della Chiesa ci sono solo due comportamenti sessuali che sono compatibili con i comandamenti di Dio e con la dignità della persona umana. Il primo è il rapporto sessuale all’interno del matrimonio tra un uomo e una donna; l’altro è la piena continenza. In ogni epoca la Chiesa ha sempre saputo che una gran parte dei cristiani è segnata da peccati come la masturbazione, il consumo di pornografia, le relazioni sessuali extraconiugali od omosessuali, e ha maturato un’esperienza plurisecolare nell’accostare con umanità e con pazienza queste persone, senza peraltro ritener necessario mutare l’ordinamento della vita cristiana derivante dal comandamento divino in direzione di un’assenza di ideali e senza liquidare l’ordine sacramentale.
E neppure si è ritenuto necessario poggiarsi nella pastorale a un concetto di inclusione puramente social-psicologico, del tutto in contrasto con l’insegnamento di san Paolo (1 Cor. 5, 1-13), qual si propaganda oggi ai massimi livelli. Con l’esortazione apostolica Amoris laetitia le cose sono profondamente cambiate.
La conseguenza non è allora la misericordia, ma la confusione. L’ordinamento sacramentale cattolico costituisce una difesa dalla presunzione, dal sacrilegio e dall’assenza di orientamento. È una protezione per i fedeli coinvolti, così come per il pastore in cura d’anime, che nella comprensione per chi gli è affidato e nella forma del suo accompagnamento pastorale ha tutto lo spazio per muoversi, senza sentirsi costretto a superare i limiti del rispetto per la santità di Dio e dei suoi comandamenti mediante l’amministrazione dei sacramenti da dei fedeli che non si sentono nella condizione di cambiare la loro vita.
Che cos’ha a che fare la liquidazione dell’ordinamento sacramentale cattolico con le azioni delle reti omosessuali e con lo scandalo degli abusi nella Chiesa cattolica? La risposta è semplice: in passi decisivi di Amoris laetitia, in cui l’ordinamento sacramentale cattolico viene liquidato, si parla non di divorziati risposati civilmente, ma solo e molto genericamente di «situazioni irregolari» (per es. AL 305). Perché non si dovrebbe in questo caso pensare anche a delle relazioni omosessuali? Perché non anche quelle dei chierici? Perché non anche a quelle di chierici con persone consenzienti al di là dell’età del consenso? Si può sospettare che l’Esortazione Amoris laetitia sia sorta nel contesto di un’agenda, che mira a stabilire anche all’interno della Chiesa la cosiddetta “molteplicità sessuale”. 
Amoris laetitia e la teologia morale eretica che essa sottintende, insegnata per anni nelle facoltà teologiche dell’Occidente, così considerate, costituiscono il fondamento per l’assenza di orientamento o per un orientamento erroneo nell’approccio alla situazione indicata. Essa ben si confà all’avanzamento costante dei sostenitori della teologia morale liberale all’interno delle istituzioni ecclesiali.
Non desta quindi meraviglia che, in un’epoca in cui si propaganda la “molteplicità sessuale”, la famiglia naturale è massicciamente posta in questione ed emerge con forza il problema della Chiesa con gli abusi omosessuali da parte di chierici, siano promossi ai più alti ranghi della Chiesa dei vescovi che si schierano apertamente per una normalizzazione ecclesiale dell’omosessualità vissuta. È il caso della nomina del cardinal Kevin Farrel come camerlengo della Chiesa romana.
Il cardinal Farrel ha vissuto per sei anni nella medesima casa con il cardinal McCarrick e sostiene di essere stato all’oscuro degli eccessi sessuali di costui, pur noti a tutti nell’ambiente circostante. Fu lui che, con una crassa presa di distanza dalle intenzioni del suo iniziatore, Giovanni Paolo II, inaugurò l’ultima giornata mondiale per la famiglia in Irlanda con un’apertura alla Comunità LGTB.
Su questo sfondo, appare solo logico che nel convegno romano di questi giorni i rappresentanti delle conferenze episcopali abbiano limitato la riflessione sugli scandali degli abusi ai crimini contro i minori, evitando la discussione sul loro vero fondamento. E così ci si è messi al sicuro, trovando una linea di intersezione con le leggi civili, e non c’è stato bisogno di mostrare a tutto il mondo il proprio lato debole con una discussione che verta sugli insegnamenti della morale sessuale di Gesù e della Sua Chiesa, ormai considerati superati anche da importanti vescovi e cardinali. Inoltre, ci si tutela dal doversi mettere in crisi con un dibattito interno alla Chiesa su Amoris laetitia e sulle sue conseguenze.
Meglio lasciare spazio ai pregiudizi contro la Chiesa, rinviando le cause di questo scandalo a un presunto, non meglio definito, clericalismo. Così ci si mantiene al passo con i tempi e con il loro spirito. La laicizzazione del cardinale McCarrick appare così come la scelta di una vittima sacrificale. Proprio questa voluta esclusione di un confronto sincero con il tema della sessualità vissuta dinanzi a Dio, ai suoi comandamenti, e con la santità del sacerdozio è, invece, il vero clericalismo di oggi.
Ed è un clericalismo che, paradossalmente, osa auto tutelarsi proprio con le proprie sparate sul clericalismo. Questo clericalismo, che ama parlare ed evita l’azione, senza averne il mandato, pone la propria ideologia al di sopra dell’insegnamento della Chiesa. Quel che necessita la Chiesa cattolica non è un vertice centralistico romano, messo in scena a uso dei media, sul tema degli abusi, ma l’invio di ispettori competenti e giusti che, nelle singole diocesi degli USA e di altri paesi, portino avanti delle indagini basandosi sul diritto canonico e che ne traggano delle conseguenze personali al servizio del rinnovamento. (Dr. Christian Spaemann)
Translation: Giuseppe Reguzzoni
Fonte: https://www.lifesitenews.com/opinion/the-church-doesnt-need-a-stage-managed-abuse-summit.-it-needs-to-investigat
[1] Unabhängiger Beauftragter der deutschen Bundesregierung für Fragen des sexuellen Kindesmissbrauchs, Fakten und Zahlen zur sexuellen Gewalt an Kindern und Jugendlichen, 10-2017, https://beauftragter-missbrauch.de/fileadmin/Content/pdf/Pressemitteilungen/2017/05_Oktober/6_Fact_Sheet_Zahlen_Ausma%C3%9F_sex_Gewalt.pdf  In base alla quota di omosessuali nella popolazione complessiva quella degli abusi sui minori dovrebbe aggirarsi tra l’1,5% e il 4,5%, massimo, ma si colloca intorno al 25%.
[2] Maria Xiridou et al., The contribution of steady and casual partnerships to the incidence of HIV infection among homosexual men in Amsterdam; in: AIDS 2003; 17(7): 1029-1038.
[3] Smith AM1, Rissel CERichters JGrulich AEde Visser RO., Sex in Australia: sexual identity, sexual attraction and sexual experience among a representative sample of adults; Aust N Z J Public Health. 2003;27(2):138-45. Office of National Statistics, Integrated Household Survey April 2011 to March 2012: Experimental Statistics. TNS Emnid: Presseunterlagen Eurogay-Studie „Schwules Leben in Deutschland“. Hamburg 2001. Gary J. Gates, How many people are lesbian, gay, bisexual, and transgender?The Williams Institute, UCLA School of Law, 2011. Brian W. Ward; James M. Dahlhamer; Adena M. Galinsky; Sexual Orientation and Health Among U.S. Adults: National Health Interview Survey, 2013; NHSR Number 77 – July 15, 2014.
https://www.corrispondenzaromana.it/christian-spaemann-sul-vertice-di-roma/

Disastro per il card. Pell: il suo avvocato sembra ammettere la colpevolezza

Dopo la pubblicazione del verdetto e l’arresto, un nuovo guaio per il card. Pell, questa volta per la dichiarazione davvero improvvida del suo avvocato.
Di seguito un articolo curato dallo staff del Catholic Herald, nella traduzione di Annarosa Rossetto.
Il card. George Pell attorniato da giornalisti
Il card. George Pell attorniato da giornalisti
I piani del Cardinale Pell di appellarsi contro la sua condanna per stupro sono stati mandati in subbuglio da una incredibile dichiarazione del suo stesso avvocato che descrive l’abuso di cui il cardinale è stato riconosciuto colpevole come un “semplice caso di penetrazione sessuale in cui il bambino non partecipa attivamente”.
Nel sostenere che Pell non meritava di essere tenuto in prigione, l’avvocato Robert Richter ha dato l’impressione di ammettere che Pell sia colpevole.
A quanto pare non era questa la sua intenzione: Richter stava cercando di sostenere che se Pell avesse commesso il reato, che il cardinale nega con forza, era comunque un crimine minore rispetto ad altri tipi di abuso contro i bambini.
Questo tipo di approccio dell’avvocato ha gettato i sostenitori di Pell nella costernazione. “Capisco cosa stava cercando di fare Richter. Ma ha concesso una vittoria in guerra per perdere una battaglia”, ha detto una fonte a lui vicina.
Questi ultimi sviluppi sono un ulteriore guaio per il Cardinale Pell, che è stato riconosciuto colpevole a dicembre di cinque imputazioni per abusi sessuali su due ragazzi di 13 anni.
Molti commentatori sono rimasti sbalorditi dal verdetto, dati gli evidenti buchi e le incoerenze nelle tesi dell’accusa. La difesa pensava di aver dimostrato oltre ogni ragionevole dubbio che Pell non avrebbe mai potuto commettere quei reati. Una giuria precedente non era riuscita a raggiungere un verdetto unanime, secondo quanto riferito, raggiungendo un verdetto di 10-2 a favore di Pell.
Una possibile spiegazione della bizzarra dichiarazione di Richter – che ha causato reazioni molto forti – è che stava cercando di creare motivi di appello basati su una futura condanna sproporzionata.
Qualunque siano state la sue ragioni, la sua descrizione di un orribile abuso ad un minore (che Richter in realtà non ha ammesso sia accaduto) non servirà certo a convincere il pubblico australiano dell’innocenza di Pell. La situazione è quindi un incubo per la Chiesa cattolica. L’ex capo delle finanze vaticane è stato giudicato colpevole di crimini ripugnanti nei confronti di due bambini. Quei molti cattolici che credono che Pell sia lui stesso vittima di una terribile ingiustizia ora troveranno molto più difficile difendere le loro tesi.




https://www.sabinopaciolla.com/disastro-per-il-card-pell-il-suo-avvocato-sembra-ammettere-la-colpevolezza/
IL CASO ROSICA
Il portavoce vaticano col vizio del copia & incolla

Il basiliano padre Thomas Rosica ha rassegnato le dimissioni da alcuni incarichi universitari negli Usa perché i suoi interventi erano scopiazzati da altre fonti, senza la citazione. Ma il religioso è anche il portavoce vaticano di lingua inglese. Uno scivolone che ora mette in imbarazzo la credibilità del suo ruolo come voce della Santa Sede. 



Il vertice sugli abusi in Vaticano e la singolare condanna del cardinale George Pell in Australia hanno monopolizzato l’interesse dell’informazione religiosa. E così è passato ampiamente sotto silenzio il caso, che ha fatto molto scalpore negli Stati Uniti e in Canada, dell’uomo della comunicazione del Vaticano in inglese, il basiliano padre Thomas Rosica, che nei giorni scorsi ha rassegnato le dimissioni dai suoi incarichi nell'Università di San Michele a Toronto, dopo aver ammesso di aver passato anni plagiando testi di altri nei suoi articoli di giornali. Padre Thomas Rosica è anche amministratore delegato del canale televisivo canadese Salt and Light. Inoltre, secondo informazioni apparse su Twitter, sembra che abbia rassegnato le sue dimissioni anche dal consiglio di amministrazione della St. John Fisher School e della St. Thomas University di Houston.

Le operazioni di plagio di padre Rosica hanno inizio almeno dal 1991, e forse – ma l’argomento deve essere studiato – anche da prima. La scoperta è nata da una delle frequenti discussioni che il religioso basiliano, sostenitore senza dubbi della “rivoluzione” nella Chiesa, sostiene contro quelli che lui considera i nemici del rinnovamento, e in particolare, nel caso in questione, da una conferenza infuocata che ha tenuto contro l’arcivescovo Carlo Maria Viganò, all’università di Cambridge. È possibile che l’astio nei confronti di mons. Viganò, oltre che da ragioni ideologiche, sua alimentato dal fatto che l’ex nunzio ha dimostrato che sia padre Lombardi che padre Rosica hanno dichiarato cose inesatte relativamente all’udienza che papa Bergoglio concesse durante il viaggio negli Stati Uniti a Kim Davis, l’impiegata che preferì andare in prigione piuttosto che registrare il matrimonio fra due uomini. L’udienza, di cui si seppe solo al ritorno, suscitò l’ira di Obama e dei democratici e il Vaticano cercò di sminuire il fatto e di attribuirne la responsabilità all’ex nunzio. Che però rese noto il memorandum con cui aveva informato sia il Pontefice (che si disse d’accordo) che i vertici della Segreteria di Stato (d’accordo anche loro). Lombardi e Rosica cercarono di sostenere la colpevolezza di Viganò nell’affare.

Il professor  John Rist però si accorse che la conferenza pronunciata da Rosica non era farina del suo sacco; fece i debiti controlli, e scrisse un articolo, pubblicato da LifeSiteNews, in cui sosteneva che il padre basiliano si era appropriato nel suo discorso delle parole di almeno cinque autori che non si  era preoccupato di citare, e spacciando il tutto come sua opera.

La scoperta di Rist ha messo in moto la curiosità, e l’abilità, di Mathhew Schmitz, direttore della rivista statunitense First Things, e del direttoredi Canadian Luthera, Matthew Block, che hanno rivelato come Rosica abbia incluso passaggi interi di testo presi da altri autori, senza citarli, in molti dei suoi scritti, e sempre di conseguenza, attribuendosene la paternità. E su questa scia altre pubblicazioni, come Catholic News Agency, Breitbart e il National Post hanno aggiunto scoperta a scoperta. E proprio ieri Matthew Schmitz  ha aggiunto un’ultima perla: un articolo scritto da Rosica per America Magazine, la rivista dei gesuiti americani, iper progressista, di cui è redattore l’attivista Lgbt nella Chiesa, James Martin sj, “è stato quasi interamente preso da scritti del cardinale Wuerl”. Il che porta a un problema ulteriore: quanto i redattori che ospitavano gli articoli di padre Rosica rivedevano e controllavano i suoi scritti.

Lo scandalo ha messo in difficoltà anche i gesuiti del Canada, che prima dell’esplosione avevano annunciato che padre Rosica sarebbe stato insignito del premio Magis durante la cena provinciale annuale del 24 aprile prossimo. In una nota, la Provincia fa sapere che “i gesuiti del Canada hanno seguito le recenti notizie sui mezzi di comunicazione relative ai plagi commessi da padre Rosica CSB, azioni di cui si è reso responsabile e per le quali ha chiesto scusa. Il plagio è una grave offesa contro l’onestà intellettuale e la comunità degli studiosi”. 

È comprensibile che padre Rosica dia le dimissioni dalle sue posizioni accademiche, ed è comprensibile anche l’imbarazzo dei gesuiti canadesi. Si attende adesso che anche il Vaticano prenda una posizione. Non è credibile che uno scandalo come questo, che tocca il responsabile della comunicazione in lingua inglese, avvenga senza che l’istituzione di più alto livello per cui opera, cioè il centro della Chiesa cattolica, non si accorga di nulla, o finga di non accorgersi di nulla. Il plagio, ammesso e riconosciuto, è qualche cosa che indebolisce profondamente lo status e la credibilità di un portavoce. E, di conseguenza, dell’istituzione nel cui nome agisce. 

Marco Tosatti

http://www.lanuovabq.it/it/il-portavoce-vaticano-col-vizio-del-copia-incolla

Quel filo che lega “Amoris laetitia” e il summit sugli abusi

Se il summit vaticano sugli abusi ha lasciato perplessi per la genericità dei contenuti, la superficialità dell’analisi, la tendenza a fare sociologia anziché guardare ai peccati e per la censura circa la questione dell’omosessualità, ci sono altre voci che, al contrario, esprimono valutazioni molto più puntuali.
Ne vorrei qui proporre due.
Partiamo con un vescovo missionario comboniano: monsignor Juan-José Aguirre Muñoz, spagnolo, vescovo di Bangassou nella Repubblica Centrafricana, secondo il quale, come ha spiegato in un’intervista, la crisi degli abusi ha almeno tre cause precise.
La prima è la tendenza da parte dei seminari, a partire dagli anni Settanta del secolo scorso, ad accettare candidati omosessuali al sacerdozio. La seconda è l’arrivo di Internet, che ha risvegliato in alcuni sacerdoti gli impulsi più negativi e peccaminosi. La terza è legata al fatto che ci sono sacerdoti i quali non gestiscono bene la loro vita, hanno troppo tempo libero e si lasciano tentare dal diavolo.
“È una situazione terribile e orribile” dice monsignor Aguirre, precisando che il dramma riguarda tutti i continenti.
Nella sua sinteticità, l’analisi di monsignor Aguirre dice di più del fiume di parole scontate uscito dal summit vaticano.
E moltissimo di più dice un’altra voce: quella di Christian Spaemann, specialista in psichiatria e medicina psicoterapeutica, che in un articolo per Lifesitenews ha affrontato apertamente la questione degli abusi affermando che chiunque guardi ai fatti con onestà deve concludere che i casi di pedofilia e pederastia nella Chiesa sono più comuni tra gli omosessuali che tra gli eterosessuali. Con ciò non si vuole gettare il sospetto su tutti i preti omosessuali. Tuttavia, se si vuole davvero combattere il fenomeno degli abusi, occorre guardare in faccia la realtà.
A fronte di studi recenti secondo i quali nel mondo occidentale la percentuale di uomini che si considerano omosessuali si aggira attorno all’1,5%, nella Chiesa gli abusi nascono per l’ottanta per cento dei casi da chierici con tendenze omosessuali. Di fronte a tale sproporzione è possibile far finta di nulla?
Una domanda attorno alla quale si potrebbe sviluppare un utile dibattito è la seguente: qual è il rapporto tra l’attuale situazione e il processo di liberalizzazione dei comportamenti sessuali nella società a partire dagli anni Sessanta del secolo scorso e nella Chiesa del post-concilio?
Secondo gli insegnamenti della Chiesa, ricorda Spaemann, ci sono solo due forme di comportamento compatibili con i comandamenti di Dio e la dignità della persona umana: da un lato i rapporti sessuali nel contesto del matrimonio tra un uomo e una donna, dall’altro l’astinenza sessuale completa. Non ci sono altre possibilità.
La Chiesa sa bene che poi le persone in realtà si comportano in molti altri modi, ma non per questo ha mai rinunciato a chiamare tutti gli altri modi “peccati” e a indicare la strada per non peccare. In altre parole, la Chiesa non ha mai relativizzato i comandamenti divini.
Poi è arrivata Amoris laetitia e la Chiesa ha incominciato a parlare in modo diverso. Affermando la morale del caso per caso, ha legittimato il relativismo morale.
Notando che Amoris laetitia, a proposito dei divorziati risposati, non mette punti fermi ma, al più, chiede di discernere, Spaemann si chiede: che cosa vieta a questo punto di considerare anche i rapporti omosessuali, e anche quelli tra sacerdoti, come situazioni accettabili a certe condizioni?
Un filo lega Amoris laetitia e il summit sugli abusi. È il filo dell’ideologia che piega anche la legge divina alle proprie esigenze.
Per spiegare gli abusi il papa fa riferimento al clericalismo, ma il vero clericalismo del nostro tempo, dice Spaemann, è l’ostruzionismo rispetto a un dibattito onesto sul tema della sessualità di fronte a Dio, ai suoi comandamenti e alla santità del sacerdozio. “Ed è un clericalismo che, paradossalmente, osa autotutelarsi proprio con le proprie sparate sul clericalismo”.
Come tutte le ideologie, anche il clericalismo ignora la realtà, perché non ne ha bisogno. E al recente summit vaticano lo si è visto molto bene.
Aldo Maria Valli