La cosa più insopportabile per un tradizionale è passare per disobbediente. È l'accusa che fa più soffrire perché la più contraria alla verità che si racchiude nel termine stesso di Tradizione. La Tradizione è la grande obbedienza, perché la fede la ricevi, non la costruisci tu. La fede la ricevi attraverso la Rivelazione di Dio comunicata dalla Chiesa e precisata dalla Chiesa. La Tradizione, poi, che si condensa nella Liturgia è tutta un'obbedienza; e il cuore della liturgia che è la Santa Messa non ha senso fuori dall'obbedienza. La messa è l'obbedienza per eccellenza: “fate questo in memoria di me” dice Nostro Signore Gesù Cristo. Anche la struttura della liturgia bimillenaria della Chiesa è tutta basata sull'obbedienza: il rito impone parole e gesti che il prete pronuncia ed esegue, che non improvvisa. Siamo tornati alla messa tradizionale per vivere in questa obbedienza dove le ossa slogate ritrovano il loro posto; l’abbiamo fatto per essere ricostituiti in questa obbedienza, ma che dolore sentirci accusati di disobbedienza! Che dolore e che ingiustizia!
Occorre entrare profondamente nella questione per comprendere che la nostra non è disobbedienza. Se uno resta in superficie non può capirlo, come non l'hanno capito tutti quei sacerdoti che cinquant'anni fa applicarono con dolore, perché interiormente perplessi, la riforma liturgica che rivoluzionava la messa di secoli all'indomani del Vaticano II. Non amavano la riforma che non aspettavano, lo facevano per pura obbedienza ad una norma della Chiesa, che chiedeva di abbandonare la forma della preghiera che li aveva generati alla fede.
Loro apparentemente hanno obbedito, noi apparentemente disobbediamo e diciamo di no a questa riforma che non sarà mai buona, anche dopo cinquant'anni dalla sua imperterrita applicazione.
Se accettiamo di apparire disobbedienti è per l'evidente “sfascio” provocato dal Novus Ordo Missae.
È un giudizio chiaro che ci muove: il Novus Ordo ha fondato, senza dichiararlo, un nuovo ordine della Chiesa: dopo la messa nuova nulla è stato come prima: Papato, episcopato, sacerdozio, laicato sono come cambiati di natura. La nuova messa ha imposto una reinterpretazione globale del Cattolicesimo, che di fatto lo ha mutato radicalmente. Anche la preghiera, anche quella personale, non sarà più come prima; non sarà più come la preghiera di secoli di cristianità, perché la protestantizzazione aperta dalla riforma conciliare muta anche la forma del rapporto personale con Dio.
E pensare che tutto questo sfascio, evidente oggi nei suoi disastrosi effetti scristianizzanti, è passato per obbedienza alla Chiesa! Poveri preti e poveri fedeli! Che illusione pensare di cambiare solo la Messa e non tutto il resto. Se cambi la messa cambi tutto, e tutto non sarà più come prima, non potrà più esserlo.
Ebbene, accettiamo di apparire disobbedienti alla Chiesa, per obbedire alla Chiesa, perché di chiese non ce ne sono due!
Non ci sono due Chiese, ce n’è Una, Santa, Cattolica, Apostolica, Romana, con dentro un enorme e tragico incidente di percorso che il futuro rivelerà appieno.
E se disobbediamo alla Chiesa che commette questo enorme errore, lo facciamo obbedendo a quello che la stessa Chiesa ha domandato, come obbedienza, fino all'altro ieri; e l’ha domandato così per secoli e secoli.
Non ci sono due chiese. Sono i novatori ereticali, invece, che pretendono l'esistenza di due Chiese, quella vecchia e quella nuova. Sono loro a volere quella nuova che sorge dalla rivoluzione della Chiesa di sempre.
Noi invece, noi tradizionali, non dobbiamo cadere nell'inganno dei rivoluzionari: stiano nell'unica Chiesa, accettando con dolore di sembrarle disobbedienti, amandola più di noi stessi. Accettiamo di sembrarle disobbedienti, amando infinitamente l'obbedienza che fa riposare nell'unione con Dio.
Amiamo tutto dell'unica Chiesa, la sua storia, i suoi santi, la sua gente, tutta la civiltà che ha prodotto e che ha dato forma ai popoli; amiamo tutto di lei tranne che la rivoluzione che l'ha voluta cambiare con disprezzo.
I rivoluzionari invece non l'hanno mai amata la Chiesa, e per non andarsene l’hanno cambiata.
Non cadiamo nel loro inganno, non ci sono due Chiese, ma per capire questo occorre essere lucidi e inesorabili nella condanna di una falsa riforma abortiva.
Proprio perché falsa, la riforma non ha fondato una nuova Chiesa, ha solo sfigurato la A. Noi l'amiamo come figli obbedienti e per questo custodiamo tutto di lei, a partire dalla sua Santa Messa.
OBBEDIENTI
Editoriale di "Radicati nella fede" - Anno XII n° 3 - Marzo 2019
LA STATISTICA
Vai alla messa in latino? Sei più fedele alla dottrina
Usa. Per la prima volta una ricerca statistica su vasta scala confronta fedeltà alla dottrina, apertura alla vita e rifiuto dei contraccetivi e dell'aborto tra i fedeli che scelgono di frequentare la messa in forma straordinaria e quelli che optano per il novus ordo. I risultati sono sorprendenti. Almeno per la sociologia.
Sul confronto tra la messa vetus ordo, quella rigorosamente in latino per capirci, e quella novus ordo, così come ordinariamente celebrata oggi in ogni chiesa, si registra da anni, in seno al mondo cattolico, un dibattito intenso, a tratti pure assai vivace. Trattasi, per lo più, di dispute su aspetti liturgici, teologici e pastorali sui quali, per ovvi motivi, la sociologia non mai messo il becco. Fino ad oggi, s’intende. Sì, perché è stata da poco diffusa una nuova ricerca che si occupa proprio di questo, e cioè di mettere a fuoco se vi siano differenze significative negli atteggiamenti e nelle condotte dei fedeli a seconda del tipo di messa che essi sono soliti frequentare.
Nello specifico lo studio, a cura di don Donald Kloster, sacerdote laureatosi all’università del Texas, è stato realizzato sondando pensieri e opinioni di un campione di 1.322 persone tramite sondaggi anonimi, il tutto in un arco temporale che va dal marzo al novembre 2018. Le stesse domande sono state messe on line, con il questionario che ha ottenuto 451 risposte. Alla fine, ad essere interessati dalla ricerca sono stati fedeli americani provenienti da ben 16 differenti Stati, il che le conferisce una dimensione internazionale e perciò ancora più interessante.
Le domande del questionario vertevano su ambiti diversificati quali l’approvazione o meno di contraccezione, aborto e matrimonio omosessuale, la frequenza di partecipazione alla messa settimanale e il tasso di fertilità. Ebbene, che cosa si è scoperto? Molte cose meritevoli di riflessione.
Tanto per cominciare, si è riscontrata una netta difformità nell’adempimento agli obblighi settimanali quali, appunto, la frequenza alla messa, che è di uno sconfortante 22 per cento tra i cattolici che vanno alla messa novus ordo mentre sale addirittura del 99 tra quanti hanno come riferimento quella in latino. Stessa cosa per la confessione: il 98 per cento dei fedeli del vetus ordo si confessa almeno una volta l’anno, contro il 25 degli altri. Differenze enormi, che si rispecchiano anche nell’adesione alla morale.
Infatti i fedeli del vetus ordo risultano in piena sintonia con gli insegnamenti della Chiesa. Basti dire che appena il 2 per cento di questi approva la contraccezione e il matrimonio tra persone dello stesso sesso e solamente l’1 per cento l’aborto. Oggettivamente, percentuali da contagocce.
Una musica ben diversa, purtroppo, fra gli altri cattolici, con l’89 per cento che tollera la contraccezione, il 67 favorevole alle nozze gay e il 51 perfino all’aborto. Uno scenario, quest’ultimo, che sarebbe eufemistico definire preoccupante, e che testimonia la necessità di maggiori formazione e conoscenza tra i cattolici imbevuti, talvolta a loro insaputa, di cultura dominante.
Degno di nota, inoltre, è il dato demografico, con la bilancia della natalità ancora una volta nettamente sbilanciata da una parte. Più precisamente, posto che le famiglie religiose rispetto a quelle che non lo sono risultano generalmente già più prolifiche, si è visto che le donne che frequentano la messa in forma straordinaria hanno un tasso di fertilità di 3,6 figli, contro i 2,3 delle altre. Un dato rilevante che suggerisce come, in prospettiva, quanti preferiscono la messa in latino saranno sempre di più. Altro che estinzione.
Certo, questa pur stimolante e pionieristica ricerca lascia comunque aperto un dilemma dal sapore marzulliano ma in verità fondamentale, che è il seguente: si va alla messa "tridentina" perché si è più fedeli alla dottrina cattolica oppure si è più fedeli alla dottrina cattolica perché si frequenta la messa in latino? Probabilmente entrambe le cose, nel senso che poi parecchio, in realtà, dipende dall’esperienza individuale di ciascuno.
Quel è che certo è che quella parte di mondo cattolico oggi così dialogante con la modernità laica e laicista di messa in latino non vuol manco sentir parlare. Ed è un peccato perché da quella messa e, soprattutto, da coloro che la frequentano ci sarebbe molto da imparare.
Giuliano Guzzo
http://www.lanuovabq.it/it/vai-alla-messa-in-latino-sei-piu-fedele-alla-dottrina
OBBEDIENTI
Editoriale di "Radicati nella fede" - Anno XII n° 3 - Marzo 2019
LA STATISTICA
Vai alla messa in latino? Sei più fedele alla dottrina
Usa. Per la prima volta una ricerca statistica su vasta scala confronta fedeltà alla dottrina, apertura alla vita e rifiuto dei contraccetivi e dell'aborto tra i fedeli che scelgono di frequentare la messa in forma straordinaria e quelli che optano per il novus ordo. I risultati sono sorprendenti. Almeno per la sociologia.
Sul confronto tra la messa vetus ordo, quella rigorosamente in latino per capirci, e quella novus ordo, così come ordinariamente celebrata oggi in ogni chiesa, si registra da anni, in seno al mondo cattolico, un dibattito intenso, a tratti pure assai vivace. Trattasi, per lo più, di dispute su aspetti liturgici, teologici e pastorali sui quali, per ovvi motivi, la sociologia non mai messo il becco. Fino ad oggi, s’intende. Sì, perché è stata da poco diffusa una nuova ricerca che si occupa proprio di questo, e cioè di mettere a fuoco se vi siano differenze significative negli atteggiamenti e nelle condotte dei fedeli a seconda del tipo di messa che essi sono soliti frequentare.
Nello specifico lo studio, a cura di don Donald Kloster, sacerdote laureatosi all’università del Texas, è stato realizzato sondando pensieri e opinioni di un campione di 1.322 persone tramite sondaggi anonimi, il tutto in un arco temporale che va dal marzo al novembre 2018. Le stesse domande sono state messe on line, con il questionario che ha ottenuto 451 risposte. Alla fine, ad essere interessati dalla ricerca sono stati fedeli americani provenienti da ben 16 differenti Stati, il che le conferisce una dimensione internazionale e perciò ancora più interessante.
Le domande del questionario vertevano su ambiti diversificati quali l’approvazione o meno di contraccezione, aborto e matrimonio omosessuale, la frequenza di partecipazione alla messa settimanale e il tasso di fertilità. Ebbene, che cosa si è scoperto? Molte cose meritevoli di riflessione.
Tanto per cominciare, si è riscontrata una netta difformità nell’adempimento agli obblighi settimanali quali, appunto, la frequenza alla messa, che è di uno sconfortante 22 per cento tra i cattolici che vanno alla messa novus ordo mentre sale addirittura del 99 tra quanti hanno come riferimento quella in latino. Stessa cosa per la confessione: il 98 per cento dei fedeli del vetus ordo si confessa almeno una volta l’anno, contro il 25 degli altri. Differenze enormi, che si rispecchiano anche nell’adesione alla morale.
Infatti i fedeli del vetus ordo risultano in piena sintonia con gli insegnamenti della Chiesa. Basti dire che appena il 2 per cento di questi approva la contraccezione e il matrimonio tra persone dello stesso sesso e solamente l’1 per cento l’aborto. Oggettivamente, percentuali da contagocce.
Una musica ben diversa, purtroppo, fra gli altri cattolici, con l’89 per cento che tollera la contraccezione, il 67 favorevole alle nozze gay e il 51 perfino all’aborto. Uno scenario, quest’ultimo, che sarebbe eufemistico definire preoccupante, e che testimonia la necessità di maggiori formazione e conoscenza tra i cattolici imbevuti, talvolta a loro insaputa, di cultura dominante.
Degno di nota, inoltre, è il dato demografico, con la bilancia della natalità ancora una volta nettamente sbilanciata da una parte. Più precisamente, posto che le famiglie religiose rispetto a quelle che non lo sono risultano generalmente già più prolifiche, si è visto che le donne che frequentano la messa in forma straordinaria hanno un tasso di fertilità di 3,6 figli, contro i 2,3 delle altre. Un dato rilevante che suggerisce come, in prospettiva, quanti preferiscono la messa in latino saranno sempre di più. Altro che estinzione.
Certo, questa pur stimolante e pionieristica ricerca lascia comunque aperto un dilemma dal sapore marzulliano ma in verità fondamentale, che è il seguente: si va alla messa "tridentina" perché si è più fedeli alla dottrina cattolica oppure si è più fedeli alla dottrina cattolica perché si frequenta la messa in latino? Probabilmente entrambe le cose, nel senso che poi parecchio, in realtà, dipende dall’esperienza individuale di ciascuno.
Quel è che certo è che quella parte di mondo cattolico oggi così dialogante con la modernità laica e laicista di messa in latino non vuol manco sentir parlare. Ed è un peccato perché da quella messa e, soprattutto, da coloro che la frequentano ci sarebbe molto da imparare.
Giuliano Guzzo
http://www.lanuovabq.it/it/vai-alla-messa-in-latino-sei-piu-fedele-alla-dottrina
Vai alla messa in latino? Sei più fedele alla dottrina
Usa. Per la prima volta una ricerca statistica su vasta scala confronta fedeltà alla dottrina, apertura alla vita e rifiuto dei contraccetivi e dell'aborto tra i fedeli che scelgono di frequentare la messa in forma straordinaria e quelli che optano per il novus ordo. I risultati sono sorprendenti. Almeno per la sociologia.
Sul confronto tra la messa vetus ordo, quella rigorosamente in latino per capirci, e quella novus ordo, così come ordinariamente celebrata oggi in ogni chiesa, si registra da anni, in seno al mondo cattolico, un dibattito intenso, a tratti pure assai vivace. Trattasi, per lo più, di dispute su aspetti liturgici, teologici e pastorali sui quali, per ovvi motivi, la sociologia non mai messo il becco. Fino ad oggi, s’intende. Sì, perché è stata da poco diffusa una nuova ricerca che si occupa proprio di questo, e cioè di mettere a fuoco se vi siano differenze significative negli atteggiamenti e nelle condotte dei fedeli a seconda del tipo di messa che essi sono soliti frequentare.
Nello specifico lo studio, a cura di don Donald Kloster, sacerdote laureatosi all’università del Texas, è stato realizzato sondando pensieri e opinioni di un campione di 1.322 persone tramite sondaggi anonimi, il tutto in un arco temporale che va dal marzo al novembre 2018. Le stesse domande sono state messe on line, con il questionario che ha ottenuto 451 risposte. Alla fine, ad essere interessati dalla ricerca sono stati fedeli americani provenienti da ben 16 differenti Stati, il che le conferisce una dimensione internazionale e perciò ancora più interessante.
Le domande del questionario vertevano su ambiti diversificati quali l’approvazione o meno di contraccezione, aborto e matrimonio omosessuale, la frequenza di partecipazione alla messa settimanale e il tasso di fertilità. Ebbene, che cosa si è scoperto? Molte cose meritevoli di riflessione.
Tanto per cominciare, si è riscontrata una netta difformità nell’adempimento agli obblighi settimanali quali, appunto, la frequenza alla messa, che è di uno sconfortante 22 per cento tra i cattolici che vanno alla messa novus ordo mentre sale addirittura del 99 tra quanti hanno come riferimento quella in latino. Stessa cosa per la confessione: il 98 per cento dei fedeli del vetus ordo si confessa almeno una volta l’anno, contro il 25 degli altri. Differenze enormi, che si rispecchiano anche nell’adesione alla morale.
Infatti i fedeli del vetus ordo risultano in piena sintonia con gli insegnamenti della Chiesa. Basti dire che appena il 2 per cento di questi approva la contraccezione e il matrimonio tra persone dello stesso sesso e solamente l’1 per cento l’aborto. Oggettivamente, percentuali da contagocce.
Una musica ben diversa, purtroppo, fra gli altri cattolici, con l’89 per cento che tollera la contraccezione, il 67 favorevole alle nozze gay e il 51 perfino all’aborto. Uno scenario, quest’ultimo, che sarebbe eufemistico definire preoccupante, e che testimonia la necessità di maggiori formazione e conoscenza tra i cattolici imbevuti, talvolta a loro insaputa, di cultura dominante.
Degno di nota, inoltre, è il dato demografico, con la bilancia della natalità ancora una volta nettamente sbilanciata da una parte. Più precisamente, posto che le famiglie religiose rispetto a quelle che non lo sono risultano generalmente già più prolifiche, si è visto che le donne che frequentano la messa in forma straordinaria hanno un tasso di fertilità di 3,6 figli, contro i 2,3 delle altre. Un dato rilevante che suggerisce come, in prospettiva, quanti preferiscono la messa in latino saranno sempre di più. Altro che estinzione.
Certo, questa pur stimolante e pionieristica ricerca lascia comunque aperto un dilemma dal sapore marzulliano ma in verità fondamentale, che è il seguente: si va alla messa "tridentina" perché si è più fedeli alla dottrina cattolica oppure si è più fedeli alla dottrina cattolica perché si frequenta la messa in latino? Probabilmente entrambe le cose, nel senso che poi parecchio, in realtà, dipende dall’esperienza individuale di ciascuno.
Quel è che certo è che quella parte di mondo cattolico oggi così dialogante con la modernità laica e laicista di messa in latino non vuol manco sentir parlare. Ed è un peccato perché da quella messa e, soprattutto, da coloro che la frequentano ci sarebbe molto da imparare.
Giuliano Guzzo
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