ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 23 gennaio 2021

Intanto, però, dobbiamo fare la nostra parte

NON E' MAI TROPPO TARDI !

Le armi necessarie ad affrontare questa "età oscura". Non è troppo tardi per aprire gli occhi, ma quanti hanno capito? Tutto sta cambiando e nulla sarà più come prima: lo abbiamo già sentito tante volte, ma questa volta è vero                                   di Francesco Lamendola  



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Siamo entrati – non stiamo andando: siamo entrati – in piena crisi, nel senso etimologico della parola krisis, trasformazione. Tutto sta cambiando e nulla sarà più come prima: lo abbiamo già sentito dire tante volte, ma questa volta è vero e va preso alla lettera. Forse ce l’hanno ripetuto così spesso proprio per assuefarci, per renderci distratti e poi sferrare il colpo, certi che non avremmo capito quel che stava accadendo; e quando l’avessimo capito, sarebbe stato troppo tardi. Ebbene, non è mai troppo tardi per aprire gli occhi, la mente e il cuore alla realtà di cui siamo parte; ma la cosa più importante, prima ancora di capire dove stia andando il mondo, è fare il punto di noi stessi, e capire dove siamo, e se siamo ancora integri, e su quali aspetti della nostra realtà dobbiamo lavorare. In altre parole dobbiamo fare l’inventario della nostra attrezzatura interiore: proprio come il naufrago, giunto perigliosamente su una riva sconosciuta, per prima cosa fa l’inventario delle cose che è riuscito a salvare insieme a sé stesso, o che il mare ha avuto la generosità di spingere a riva dopo il naufragio della sua nave.

Dal disordine all’ordine..?

 Trump e il futuro del mondo

Cosa accadrà ora? E che farà Trump? E gli americani?

Massimo Viglione  ttps://www.youtube.com/watch?v=1rVhE0pPKWw

ORDE, DISORDINE, ORDINE: IL CAOS AMERICANO

Quale T?

 


Tradizione, trasmettere, tradire.

In questo video, il Maestro Aurelio Porfiri ci introduce al concetto di tradizione, un concetto da alcuni blandito, da molti non capito. Eppure è proprio la tradizione che fa capire da dove veniamo, chi siamo, dove andiamo.

Vox Italia Tv

Una vera e propria fuga

Negli Usa la Messa è finita, ma la Chiesa non se n’è accorta

I cattolici torneranno mai alla Messa? Questa la domanda posta da Eric Sammons in un articolo per crisismagazine nel quale, prendendo in considerazione i dati sull’afflusso dei cattolici americani alle sante Messe, mette in luce quella che si può ormai definire una vera e propria fuga.

Video etiam..

Il boom dei "preti esibizionisti": la nuova moda dentro la Chiesa

Tra chi affitta gli aerei e chi corre attorno all'altare, ecco perché la Chiesa non può scadere negli show. Neppure per via della pandemia

Il Covid-19 ha costretto la Chiesa cattolica a rinunciare a buona parte della sua funzione pubblica. Un tempo, i preti avrebbero reagito all'avvento di una pandemia organizzando processioni tra le strade d'Italia.


Scripta manent..!

Se un cardinale scrive alla Costituzione


“Cara Costituzione, sento proprio il bisogno di scriverti una lettera, anzitutto per ringraziarti di quello che rappresenti da tanto tempo per tutti noi. Hai quasi settantacinque anni, ma li porti benissimo!”

L’aborto è come l’insalata alla Paglia..

Aborto normalizzato, il male non è più percepito

Due esempi recenti: Monica Cirinnà, scandalizzata, protesta contro i manifesti di Pro Vita & Famiglia, mentre l'Europarlamento boccia l'emendamento di Simona Baldassarre contro l'utero in affitto. L'aborto e le pratiche di fecondazione artificiale sono ormai talmente sdoganate e normalizzate che viene giudicato folle chi si oppone.

                              Feto di 10 settimane abortito

Ma l’Anticristo da dove salterà fuori?

È giunto il tempo dell’Anticristo?

De die autem illa et hora nemo scit, neque angeli caelorum, nisi solus Pater (Mt 24, 36).

L’esito della vicenda elettorale americana ha confermato il trionfo dell’oligarchia finanziaria che dirige il pianeta. Solo temporaneamente l’instaurazione del nuovo ordine mondiale è stata intralciata, come avvenuto anche nella storia recente del nostro Paese, da un uomo che, dopo la propria ascesa, ha deciso di non stare al gioco e che, quindi, andava eliminato. 

venerdì 22 gennaio 2021

Chi non si lascia intimidire dalla canea della maggioranza

ERETICI TEOLOGI "PROGRESSISTI"

Carità e misericordia dei "teologi progressisti"? Ciò che balza all’occhio è la "contraddizione stridente" fra la pretesa di parlare a nome della Chiesa e insegnare però il contrario di ciò che la Chiesa ha per secoli insegnato                                                                                           di Francesco Lamendola  

 

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Il 15 novembre 2020, dai microfoni della seguitissima Radio Maria (circa un milione e mezzo di ascolti medi giornalieri), la voce “storica” del suo direttore, padre Livio Fanzaga, bergamasco di Dalmine, scolopio, classe 1940, ha detto che (https://www.youtube.com/watch?v=V6W5WiKlKLs)

Joe Pilaten & c.

Eccles è Diventato un Cattolico Devoto. Come Biden. Fa Sacrifici Umani. Però…

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, eh sì, oggi è il giorno di Eccles. Non è colpa mia, è colpa sua; dopo la strepitosa storia di Jupich Iscariot pubblicata questa mattina sono inciampato in un’altra creazione geniale, che sto per offrirvi nella mia traduzione. È una delicata ironica ricostruzione di Biden, che sta per rovesciare le misure pro-vita di Trump, fa di tutto per dire in giro che è un devoto (?!) cattolico. Abortista fino al nono mese (poi qualcuno sapiente mi spiegherà che differenza c’è con l’infanticidio), ma devoto cattolico. Per chi non lo sapesse, JImbo è padre James Martin, Poor Hoho è Rich Rao, e Mister Beans è l’ambasciatore della scuola di Bologna (Melloni) in USA, Fagioli. Buona lettura.

Vescovi funzionari

Biden e aborto, altolà dei vescovi. Ma il Vaticano li corregge

Le promesse elettorali del nuovo presidente Usa non sono in linea con il Magistero della Chiesa su vita e famiglia. Monsignor Gomez, presidente della Conferenza Episcopale Usa, scrive una dichiarazione che gli ricorda il "dovere di proclamare il Vangelo in tutta la sua verità e potenza (...) anche quando quell'insegnamento è scomodo". Blase J. Cupich, arcivescovo di Chicago, esprime però il suo dissenso su Twitter. E anche la Segreteria di Stato del Vaticano pare che abbia "corretto" la dichiarazione.

I vescovi Usa (mons. Gomez a destra)

Il delirio del popolo unanime

 Il Presidente Z


L’avvenimento più epocale di tutti i tempi, un punto di svolta nella nostra storia che sarà ricordato in eterno, si è tenuto oggi davanti a tutta la nazione festante. Oggi si è celebrato l’insediamento del nostro sempre amatissimo Presidente Z, che ha ufficialmente inaugurato il Suo ottantaquattresimo mandato.

Pandecardinale

"Resisteremo alle prove con lo sguardo di sant'Agnese"

"Se una fanciulla di dodici anni preferiva la fedeltà a Cristo a una vita di umane soddisfazioni, aveva un buon motivo, quello per cui anche noi possiamo resistere non solo alla prova della fede nella pandemia, ma anche alla diabolica tentazione di abbandonare Cristo chiudendo le chiese, sperando nel vaccino e seguendo quanti invocano l'aborto e l'eutanasia come scappatoia".



Pandepapa

La mossa del Papa sui vaccini: cosa cambia ora nella Chiesa

Il Papa, attaccando il mondo no vax, fa un passo avanti verso la scienza. Bergoglio conferma la linea dell'apertura

La vaccinazione è la principale arma contro la pandemia che ha sconvolto il mondo: la scienza lo ribadisce dal principio di questa storia. Anche Papa Francesco ha richiamato tutti alla necessità di non negare le evidenze scientifiche sul vaccino. Era scontato, si potrebbe dire. La realtà è diversa. La Chiesa cattolica, infatti, non si è sempre schierata dalla parte della scienza e, per quanto fede e ragione abbiano spesso camminato su strade parallele, quella di Jorge Bergoglio sul vaccino è una svolta.


giovedì 21 gennaio 2021

Siamo pronti per la battaglia finale?

IL PRINCIPE DI QUESTO MONDO

Ora viene il principe di questo mondo. Il Diavolo? Padre Livio Fanzaga e la dottrina del "Peccato Originale": vera linea di spartiacque fra modernismo e cattolicesimo, fra falsa chiesa e vera Chiesa, fra mondo e Regno di Dio                                                                             di Francesco Lamendola  


 

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 Gesù adopera in diverse occasioni l’espressione il principe di questo mondo per indicare il Diavolo.

«Quella ha bisogno di rivedere le sue priorità!»..

Dal Fascismo che ieri temeva la Chiesa e Pio XI, ai giovani politici che oggi ci ridono dietro. La Conferenza Episcopale Italiana e quell’impellente bisogno di rivedere le proprie priorità.

Se la Conferenza Episcopale Italiana è giunta a diramare un comunicato che appare più un tragicomico redde rationem significa che i timori sono fondati. Sperare più nel Presidente della Repubblica come utile salvagente che nel Dio incarnato in Gesù Cristo è la prova di come la Chiesa, ogni volta che scende a patti con il potere temporale, fa disastri, nuocendo gravemente alla sua identità. 

Sino a non molti anni fa sarebbe stato impensabile che un imitatore potesse prendersi gioco del Romano Pontefice su una pubblica rete televisiva durante uno spettacolo satirico. Le conseguenze penali sarebbero state gravissime per l’imitatore e soprattutto per l’azienda televisiva che lo aveva mandato in onda. Oggi la Chiesa Cattolica, il Papato e il Romano Pontefice possono essere tranquillamente usati in prima serata per far ridere i telespettatori come macchiette satirico-grottesche.

Ogni tanto devo dare libero sfogo al mio lato nerd [cfr. QUI] che si manifesta in modo anomalo, improvviso come un fulmine a ciel sereno. Così è stato quando ho avuto modo di leggere il comunicato emanato dalla Conferenza Episcopale Italiana il 15 gennaio attraverso la persona del suo presidente, Cardinale Gualtiero Bassetti, ancora convalescente, al quale auguriamo ogni bene e grazia dal Signore per lo scampato pericolo in seguito al contagio da Covid-19. Poco dopo l’agenzia ANSA titola la notizia in questo modo: «Governo: CEI, guardiamo con fiducia al Presidente Mattarella» [testo riprodotto a fine articolo].

Ben oltre quanto possiamo immaginare

VACCINAZIONE: UNA PROSPETTIVA CATTOLICA. Un libro divulgativo di Pamela Arcker.


“Vaccination: A Catholic Perspective” è il titolo di un breve libro di Pamela Acker edito dal Kolbe Center for the Study on Creation (www.kolbercenter.org). L’Autrice ha un master in biologia alla Catholic University of America, è stata a lungo insegnante di scienze naturali, ha partecipato a ricerche sul genoma presso la Washington University di St. Louis e sui vaccini.

Last but not least

Nobile. L’Ultimo – Per Ora – Discorso di Donald Trump alla Casa Bianca.

Trump

Carissimi Stilumcuriali, Agostino Nobile ci ha inviato questa testimonianza sulle vicende presidenziali americane. Buona lettura. 

Il loro primo presidente in 60 anni a professare la fede cattolica

Vescovi USA: Biden si è impegnato a perseguire politiche che farebbero avanzare i mali morali e minaccerebbero la vita e la dignità umana.Arcivescovo-Gomez-e-Joe-Biden-presidente-USA

Arcivescovo Gomez e Joe Biden presidente USA 

Secondo The Pillar “La conferenza episcopale statunitense ha trattenuto una dichiarazione sul presidente entrante Joe Biden mercoledì mattina, dopo l’intervento di funzionari della Segreteria di Stato vaticana prima che la dichiarazione potesse essere rilasciata.”

Nel testo della dichiarazione dei vescovi USA, José Horacio Gómez, arcivescovo di Los Angeles e presidente della Conferenza dei Vescovi Cattolici degli Stati Uniti, si è espresso senza compromessi su alcune questioni delicate. Il testo recitava: “Devo quindi sottolineare che il nostro nuovo Presidente si è impegnato a perseguire politiche che farebbero avanzare i mali morali e minaccerebbero la vita e la dignità umana, soprattutto nei settori dell’aborto, della contraccezione, del matrimonio e del genere. Di profonda preoccupazione è la libertà della Chiesa e la libertà dei credenti di vivere secondo la propria coscienza.”

“La dichiarazione – prosegue The Pillar – non è stata rilasciata mercoledì mattina (alle ore 9.00, come riporta la CNA, che l’ha rilasciata dopo quell’ora, ndr), e i vescovi sono stati informati dai funzionari dell’USCCB (la Conferenza Episcopale USA, ndr) che è rimasta sotto embargo, anche dopo che una agenzia dei media ha riferito che era stata rilasciata. 

Fonti della Segreteria di Stato vaticana, altre vicine alla Conferenza episcopale statunitense e fonti tra i vescovi statunitensi hanno confermato a The Pillar che la dichiarazione non è stata diffusa per l’intervento della Segreteria di Stato vaticana, [avvenuto] ore prima della sua pubblicazione.” 

The Pillar continua: “La dichiarazione era stata discussa in maniera accesa fino a martedì sera, ma diverse fonti dicono che è stato l’intervento del Vaticano che ha portato al suo ritardo. 

Fonti vicine all’USCCB affermano che diversi vescovi americani hanno espresso preoccupazione per il rilascio del comunicato, ritenendolo eccessivamente critico nei confronti dell’amministrazione entrante.

Tre fonti vicine alla conferenza episcopale hanno detto che le obiezioni al rilascio della dichiarazione sono state sollevate dal cardinale Joseph Tobin di Newark e dal cardinale Blase Cupich di Chicago, oltre ad altri vescovi non nominati.

Fonti della conferenza hanno detto a The Pillar che mentre la dichiarazione di Gomez avrebbe potuto alla fine essere rilasciata, ci si aspettava che Papa Francesco rilasciasse per primo una dichiarazione sull’amministrazione Biden, mercoledì a mezzogiorno. Alcune fonti hanno affermato che in Vaticano c’era preoccupazione che una dichiarazione di Gomez, considerata critica nei confronti dell’amministrazione Biden, potesse sembrare forzare la mano del papa nei suoi stessi rapporti con Biden, che sarà il secondo presidente cattolico degli Stati Uniti e il primo in 60 anni.”

Come abbiamo più volte spiegato sulle pagine di questo blog, Biden, nel corso della sua campagna per le primarie democratiche del 2020, ha cambiato la sua posizione sull’aborto, promettendo che se fosse stato eletto avrebbe formalizzato in una legge la sentenza della Corte Suprema americana (Roe vs Wade) che ha introdotto la legalizzazione dell’aborto negli USA, precludendo di fatto agli Stati l’introduzione di limiti all’aborto.

Inoltre, Biden si è impegnato a cambiare le leggi introdotte da Trump che salvaguardano l’obiezione di coscienza e la libertà religiosa, soprattutto in materia di aborto, contraccezione e sterilizzazione.

Poco dopo il giuramento di Biden come presidente, la Santa Sede ha diffuso un comunicato di Papa Francesco che porge al nuovo presidente i “cordiali auguri e l’assicurazione delle [sue] preghiere”.

“Prego che le vostre decisioni siano guidate dalla preoccupazione di costruire una società caratterizzata da autentica giustizia e libertà, insieme all’immancabile rispetto per i diritti e la dignità di ogni persona, specialmente dei poveri, dei vulnerabili e di coloro che non hanno voce”, ha detto il Papa.

Il testo integrale e invariato della dichiarazione dell’Arcivescovo Gomez è stato pubblicato sul sito web dell’USCCB poco dopo mezzogiorno.

Del testo dell’arcivescovo Gomez riportiamo ampi stralci, quelli che hanno suscitato il dibattito in seno alla Conferenza dei vescovi USA.

Eccoli:

Lavorare con il presidente Biden sarà tuttavia unico, poiché è il nostro primo presidente in 60 anni a professare la fede cattolica. In un periodo di crescente e aggressivo secolarismo nella cultura americana, in cui i credenti religiosi devono affrontare molte sfide, sarà rinfrescante confrontarsi con un presidente che comprende chiaramente, in modo profondo e personale, l’importanza della fede religiosa e delle istituzioni. La pietà e la storia personale di Biden, la sua commovente testimonianza di come la sua fede gli abbia portato conforto in tempi di oscurità e tragedia, il suo impegno di lunga data per la priorità del Vangelo per i poveri – tutto questo lo trovo promettente e stimolante.

Allo stesso tempo, come pastori, i vescovi della nazione abbiamo il dovere di proclamare il Vangelo in tutta la sua verità e potenza, in ogni momento opportuno e non opportuno, anche quando questo insegnamento è scomodo o quando le verità del Vangelo vanno contro le direzioni della società e della cultura in generale. Devo quindi sottolineare che il nostro nuovo Presidente si è impegnato a perseguire politiche che farebbero avanzare i mali morali e minaccerebbero la vita e la dignità umana, soprattutto nei settori dell’aborto, della contraccezione, del matrimonio e del genere. Di profonda preoccupazione è la libertà della Chiesa e la libertà dei credenti di vivere secondo la propria coscienza.

I nostri impegni sui temi della sessualità umana e della famiglia, così come i nostri impegni in ogni altro ambito – come l’abolizione della pena di morte o la ricerca di un sistema sanitario e di un’economia che serva veramente la persona umana – sono guidati dal grande comandamento di Cristo di amare e di essere solidali con i nostri fratelli e sorelle, specialmente i più vulnerabili.

Per i vescovi della nazione, la continua ingiustizia dell’aborto rimane la “priorità preminente”. Preminente non significa “solo”. Abbiamo profonde preoccupazioni per molte minacce alla vita e alla dignità umana nella nostra società. Ma, come insegna Papa Francesco, non possiamo rimanere in silenzio quando quasi un milione di vite non ancora nate vengono messe da parte nel nostro Paese, anno dopo anno, a causa dell’aborto.

L’aborto è un attacco diretto alla vita che ferisce la donna e mina la famiglia. Non è solo una questione privata, ma solleva questioni preoccupanti e fondamentali di fraternità, solidarietà e inclusione nella comunità umana. È anche una questione di giustizia sociale. Non possiamo ignorare la realtà che i tassi di aborto sono molto più alti tra i poveri e le minoranze, e che la procedura viene regolarmente utilizzata per eliminare i bambini che nascerebbero con disabilità.

Piuttosto che imporre ulteriori espansioni dell’aborto e della contraccezione, come [Biden] ha promesso, sono fiducioso che il nuovo presidente e la sua amministrazione lavoreranno con la Chiesa e con altri di buona volontà. La mia speranza è che si possa avviare un dialogo per affrontare i complicati fattori culturali ed economici che spingono all’aborto e scoraggiano le famiglie. La mia speranza è anche quella di poter lavorare insieme per mettere finalmente in atto una politica coerente per la famiglia in questo Paese, che riconosca l’importanza cruciale di matrimoni e di una genitorialità forte per il benessere dei bambini e la stabilità delle comunità. Se il presidente, nel pieno rispetto della libertà religiosa della Chiesa, si impegnasse in questa conversazione, si farebbe molta strada per ristabilire l’equilibrio civile e per sanare i bisogni del nostro Paese.

L’appello del presidente Biden per la guarigione e l’unità nazionale è benvenuto a tutti i livelli. È urgentemente necessaria per affrontare il trauma causato nel nostro Paese dalla pandemia di coronavirus e dall’isolamento sociale che non ha fatto altro che aggravare le intense e lunghe divisioni tra i nostri concittadini.

Come credenti, comprendiamo che la guarigione è un dono che possiamo ricevere solo dalla mano di Dio. Sappiamo anche che la vera riconciliazione richiede un paziente ascolto di chi non è d’accordo con noi e la volontà di perdonare e di andare oltre i desideri di rappresaglia. L’amore cristiano ci chiama ad amare i nostri nemici e a benedire coloro che ci si oppongono, e a trattare gli altri con la stessa compassione che vogliamo per noi stessi. 

Siamo tutti sotto l’occhio vigile di Dio, che solo conosce e può giudicare le intenzioni del nostro cuore. Prego che Dio dia al nostro nuovo Presidente, e a tutti noi, la grazia di cercare il bene comune con tutta sincerità.

Affido tutte le nostre speranze e le nostre ansie in questo nuovo momento al tenero cuore della Beata Vergine Maria, madre di Cristo e patrona di questa nazione eccezionale. Che Ella ci guidi nelle vie della pace e ci ottenga la saggezza e la grazia di un vero patriottismo e dell’amore per la patria.

di Sabino Paciolla


L’inaugural address di Biden e l’America che verrà

Il dado è tratto. Come da programma, il rituale laico dell’insediamento presidenziale, il più surreale e blindato della storia americana, si è compiuto: adesso, ufficialmente, Joe Biden è il 46esimo presidente degli Stati Uniti d’America e Kamala Harris sua vicepresidente.

Di pronostici sulle future scelte dell’amministrazione Biden ne sono stati sciorinati molteplici: ritorno dell’approccio multilateralista, dialogo con la Cina, ambiente, l’America latina e l’europeismo. L’unica cosa che sappiamo di certo sono gli impegni presi per i primi 100 giorni nei quali il presidente promette una lotta senza quartiere alla pandemia, il rientro nell’Accordo di Parigi, e numerose svolte in materia di immigrazione, welfare e stimoli economici.

Pur essendo una componente tradizionale e lirica della cerimonia d’insediamento, linaugural address, ovvero il discorso con cui il presidente si presenta alla Nazione, solitamente è lo strumento per comunicare la rotta dei futuri quattro anni. Analizziamone i tratti salienti.

Lo stile oratorio liberal

Il discorso del nuovo presidente si colloca perfettamente nello stile tipico dell’oratoria liberal, un sermone laico esortativo più che esplicativo di un programma. È con la parola democrazia che Biden ha aperto il suo saluto alla Nazione rimarcando l’obiettivo della causa democratica, la fragilità del sistema democratico che, tuttavia, sulle scale di Capitol Hill, oggi, sembra tornare a splendere. Un discorso patriottico ma non nazionalista che non scivola nell’attacco al suo predecessore ma che rispolvera il tono paternalistico, fraterno, che non è solo patrimonio dem ma che dal 1776 anima il discorso politico d’oltreoceano: lo testimonia il ringraziamento ai suoi predecessori presenti, molto differenti fra loro ma animati comunque dallo stesso humus storico.

We the people, tuona Biden citando la costituzione americana, rimarcando quell’”unione più perfetta” ricercata dai primi coloni e che sottolinea l’ideale di unione nell’era in cui tutti continuano a parlare di Stati Disuniti d’America. È proprio la parola unità, assieme alle sue articolazioni “unione”, “uniti”, “insieme”, che ricorre più spesso nel testo di Biden, un accorato appello nella fase più buia della storia americana e mondiale recente. L’unica parte utopica di un discorso che dell’utopia ha fatto saggiamente a meno all’insegna di un invito ad un nazionalismo civico che compia finalmente questa democrazia incompiuta.

Urgenza e avversari politici

Urgenza è l’altra parola che segna il giuramento di Biden. Urgenza intesa come grido di giustizia razziale, il primo esempio politico concreto che il neopresidente cita, a cui segue la causa ambientalista con il suo “appello alla sopravvivenza che viene dal Pianeta”. Due urgenze che assieme alla lotta alla pandemia avevano già segnato la campagna elettorale disegnando una sorta di dottrina Biden in nuce. Ma è soprattutto sulle divisioni sociali interne che il futuro inquilino della Casa Bianca stressa i toni: il terrorismo domestico, il suprematismo bianco, razzismo e paura vengono citati come mali americani e come sfide per il futuro.

C’è un richiamo profondo alla storia americana: la figura di Lincoln, che ritorna come padre nobile della Nazione, sottolineando il parallelismo con le grandi sfide interne che il presidente affrontò; il richiamo progressista alla speranza, quel “tornare forza leader nel mondo” in nome di quell’”ideale americano” refrain spesso abusato dalla politica a stelle e strisce, soprattutto all’estero. Ma c’è spazio anche per la guerra civile, citata più volte come fosco ricordo di anni di America contro America, la lotta per i diritti delle donne e Martin Luther King che proprio a pochi passi dai luoghi del giuramento pronunciò il suo “I have a dream”.

Gli appelli all’unità diventano strumento per veicolare messaggi agli avversari politici: “sarò presidente di tutti gli Americani”, “oggi siamo qui per festeggiare una causa non un candidato”, “chiedo agli americani di unirsi a me in questa causa” fanno da sfondo, ripetutamente, ai contrasti d’America che il presidente ripetutamente cita a suon di “We will”, altro tratto tipico della retorica presidenziale dove l’assunzione di un impegno viene sempre condivisa con il popolo attraverso un complesso meccanismo linguistico di collaborazione/deresponsabilizzazione.

Alleanze e fede

Sul finire del suo discorso, Biden per la prima volta cita, al di là delle generiche esortazioni sull’ “America come raggio di sole nel mondo”, la questione delle alleanze. In questo flebile accenno alla politica estera vi è solo spazio per l’impegno “non sulle cause di ieri” ma sugli obiettivi del futuro attraverso (e per farlo usa un gioco di parole kennediano) “non l’esempio del potere ma con il potere dell’esempio” sancendo, forse, l’inizio di un approccio meno guascone nelle relazioni internazionali.

Last but not least, c’è stata una forte impronta cattolica in questo insediamento e in questo testo. Non solo per via della presenza del reverendo Leo J.O’Donovan, sacerdote gesuita ex presidente della Georgetown University e intimo amico della famiglia Biden. Papa Francesco viene citato più volte e questo potrebbe far presagire una sorta di “asse” con il Vaticano in senso politico, umanitario e sulle questioni climatiche. Al netto delle numerose citazioni spirituali (Sant’Agostino o il biblico passo del “la gioia viene al mattino”) questa impronta è tutto tranne che casuale e negli Stati Uniti ha e avrà il suo peso politico.

Il consueto e paradossalmente laico “God bless America” consegna Biden alla storia. Ai posteri l’ardua sentenza.


https://www.nicolaporro.it/perche-aver-paura-di-chi-santifica-biden/

Perché aver paura di chi santifica Biden



Per carità, nessuno nega che democratici e repubblicani siano portatori di due visioni del mondo opposte e diverse. Così come è inoppugnabile che chi scrive e legge questo sito è profondamente avverso alla ideologia democratica. Ma, detto ciò, vi propongo un esperimento mentale: considerare il solo semplice fatto di una guerra di potere, o di una lotta politica, che divide oggi in due l’America, e in due e più parti persino ognuno dei due campi che si fronteggiano. E giudicare avalutativamente, come entomologi, la situazione.

  • Il primo dato che emerge è la scomparsa da un bel po’della tendenziale “terzietà” e “autorevolezza” della grande stampa anglosassone, quella dei “fatti separati dalle opinioni” per intenderci: oggi il sistema dell’informazione, e anche quello dell’intrattenimento, si è politicizzato, è sceso in campo, come e più di quanto è stato per tutto il Novecento nel vecchio continente.
  • Secondo dato: si è schierato tutto, o quasi tutto, da una sola parte, quella dei democratici. Un vero e proprio lavoro di egemonia, giunto senza ombra di dubbio a compimento. Poiché tuttavia viviamo in un mondo ove le notizie sono scientemente costruite a priori da comunicatori e spin doctor, ed è il terzo dato oggettivo e studiato persino nelle scuole di comunicazione, il risultato è che la realtà è sempre più costruita a priori, orientata e interpretata secondo schemi che fanno capo a una sola parte. Portano non a mentire (le fake news, che i son sempre state, sono il lato più banale della faccenda) ma a “colorare” la realtà con forti elementi interpretativi a senso unico.

Così, a livello mediatico, non c’è un vero conflitto delle interpretazioni ma una sola narrazione che si pone come realtà e pone le altre possibili come irreali o addirittura le esclude a priori dal discorso pubblico. Che giudica i leader della propria parte l’incarnazione del Bene, e gli altri il Male assoluto. Di questa evidente asimmetria se ne è avuta la prova ieri nell’Inauguration Day, soprattutto se si confronta la rappresentazione della cerimonia sui media con quella che ebbe quattro anni fa Donald Trump. Lì nessuna star dell’infotainment, e anzi un coro di indignazione totale verso l’uomo e le idee; qui un profluvio di nani e ballerine, di tutto il mondo dell’America che (si) piace e della narrazione mielosa con cui si pone come la parte buona.

E poi i nuovi feticci: la popstar finto-trasgressiva ma integrata nel sistema (Lady Gaga); l’altra che è anche un marchio di moda e fa trendy (Jennifer Lopez), a rappresentante delle subidentità e subculture che, in quanto “discriminata”, ha una corsia privilegiata (la sottosegretaria pediatra trans alla Salute è un po’ “inquietante” per i critici del gender ma è il prezzo che il “povero” Biden ha dovuto pagare ai nuovi idola fora che albergano in casa democratica); la ragazzina 22 enne elevata a poetessa, ma che è la versione moderna del giullare di corte, che esalta la democrazia che ha vinto sulla forza demoniaca (che è ovviamente quella trumpiana). Ora, Biden è troppo intelligente e “navigato” e anche altri democratici lo sono, per non sapere che la sua è una narrazione fra le altre e che Trump, che sicuramente c’ha messo del suo per farsi considerare (e anche per essere) un eversore delle istituzioni, ha fatto anche cose che hanno impresso un corso positivo a faccende, soprattutto di politica internazionale, una direzione che probabilmente sarà riconfermata anche dalla nuova amministrazione.

Ma può un leader che gioca su un terreno tutto politico non giocarsi tutte le carte per togliersi dai piedi un avversario ingombrante anche per il futuro? Soprattutto poi se il potere mediatico è tutto schierato con lui? E perché non dovrebbero approfittarne fra i repubblicani coloro che temono ancora la forza di Trump e che vogliono toglierselo fra i piedi come futuro competitor. Usare le idee per fare lotta politica è naturale. Il problema è che, su questo terreno “culturale”, non essendoci competizione, la conseguenza non può che essere il conformismo del “pensiero unico”. E il fatto è poi che ciò che è conforme e uniforme, non è affatto liberale. E non corrisponde allo spirito profondo che ha fatto grande nei decenni la civiltà americana. Siamo sicuri, come recitava ieri la retorica dell’Inauguration Day, che alla fine ha vinto la democrazia?

Corrado Ocone

https://www.nicolaporro.it/perche-aver-paura-di-chi-santifica-biden/L’inaugural address di Biden e l’America che verrà