È giunto il tempo dell’Anticristo?
De die autem illa et hora nemo scit, neque angeli caelorum, nisi solus Pater (Mt 24, 36).
L’esito della vicenda elettorale americana ha confermato il trionfo dell’oligarchia finanziaria che dirige il pianeta. Solo temporaneamente l’instaurazione del nuovo ordine mondiale è stata intralciata, come avvenuto anche nella storia recente del nostro Paese, da un uomo che, dopo la propria ascesa, ha deciso di non stare al gioco e che, quindi, andava eliminato.
La spudorata truffa dello spoglio truccato ha di nuovo consegnato gli Stati Uniti a un burattino del globalismo che non è in grado di far di testa propria e potrà esser facilmente manovrato, ammesso che non debba presto lasciare la barra del comando, per evidenti ragioni di salute, al demoniaco personaggio designato come vice. In Italia, le pedine del deep State, dopo aver fedelmente eseguito il proprio ruolo nel furto di voti, han tirato un sospiro di sollievo e, con l’ennesima crisi decretata da fuori, si preparano a rimpastare il governo-fantoccio con la sua agenda deleteria da ogni punto di vista.
In tali circostanze, è forte l’impressione di aver perso qualunque appoggio umano. La Provvidenza vuole evidentemente che l’umanità tracanni fino in fondo il calice avvelenato di una libertà privata sia del fondamento che del fine. Anche il piccolo resto fedele deve essere ulteriormente purificato e saggiato? Al suo interno molti sono tentati, nella ricerca di facili sicurezze, di rifugiarsi in pretese previsioni della fine dei tempi, basate su una pletora di messaggi e profezie di assai dubbia origine. A livello psicologico, è pur comprensibile che si avverta il bisogno di vedere l’uscita dal tunnel, ma ciò non è conforme alla fede pura, che insegna il totale abbandono ai disegni di Dio: non certo un inerte e rassegnato lasciarsi cadere le braccia, bensì una disposizione di fiducia incrollabile nella Sua guida onnipotente, unita ad un’attenta vigilanza riguardo al dipanarsi degli eventi e a un’attiva collaborazione nella preghiera e nell’apostolato.
Spesso la prudente circospezione di chi non è disposto a ingoiare qualsiasi presunta rivelazione viene tacciata di incredulità. L’assenso di fede divina, in realtà, è dovuto da un cattolico solo alla verità rivelata e come tale insegnata dal Magistero perenne. Chi invece tributa incauta obbedienza ad una parola la cui provenienza non è garantita rischia di commettere un peccato contro il primo comandamento, poiché rende culto a qualcosa che può non venire da Dio. Quando si pretende che un fatto o un messaggio rivesta carattere soprannaturale, l’onere della prova è per chi lo afferma, non per chi ne dubita. Nelle più importanti apparizioni riconosciute, del resto, è stato proprio il Cielo a fornirla: a Guadalupe si formò sulla tilma di san Juan Diego l’immagine miracolosa della Madonna; a Lourdes fu Ella stessa a identificarsi come Immacolata Concezione, designazione di cui santa Bernadette ignorava del tutto il significato; a Fatima realizzò lo strepitoso miracolo del sole sotto gli occhi di una folla stimata di settantamila persone dai quotidiani massonici portoghesi, costretti loro malgrado ad ammettere lo straordinario evento.
Queste certificazioni celesti sono sempre arrivate in tempi più o meno rapidi: pochi giorni, poche settimane o, al massimo, pochi mesi… non certo trenta o quarant’anni. Una supposta approvazione pontificia trapelata da interviste o indiscrezioni giornalistiche è priva di qualunque valore, specie se ignora i pronunciamenti negativi con cui la gerarchia locale ha già chiuso la discussione molto tempo addietro. Ostinarsi a difendere l’indifendibile fa torto sia alla ragione che ai doni dello Spirito Santo, il quale, se trova la buona fede, è senz’altro libero di operare conversioni dove vuole, anche in luoghi di pellegrinaggio non autorizzati, ma non è per questo l’origine di ogni vaneggiamento che vi si verifica. Che la Santa Sede abbia incaricato un prelato di amministrare uno di essi è un modo di regolarizzare il culto che vi si svolgeva illegittimamente (e di accaparrarsene altresì gli introiti), non un riconoscimento del carattere soprannaturale dei fenomeni dichiarati.
Uno dei problemi principali creati dalle pretese rivelazioni è che costituiscono una doppia forma di diversivo. Anzitutto distolgono da un’autentica e sana vita spirituale, basata sul discernimento della volontà di Dio in circostanze normali e con mezzi ordinari. Il fervore della preghiera e dell’attività è facilmente contagiato da ansiose smanie di protagonismo, da paranoiche paure di imminenti eventi catastrofici e da insane aspettative nell’immediato futuro, che rimangono regolarmente frustrate. La norma prossima della fede e della morale non è più ricercata nel Magistero, ma in messaggi di cui nulla garantisce l’origine soprannaturale e la cui inflazione impedisce oltretutto la continuità di una seria riflessione. A troncare ogni pretesa di prevedere tempi e momenti, in realtà, ha già provveduto il Signore stesso: «Di quel giorno e di quell’ora nessuno sa, neppure gli angeli dei cieli, se non il solo Padre» (Mt 24, 36). Egli ha sì promesso che i giorni della grande prova saranno abbreviati per riguardo agli eletti (cf. Mt 24, 22) ma, insegnando una saggia perseveranza, cura l’inquieto bisogno di vederne la fine: «Con la vostra pazienza acquisterete le vostre anime» (Lc 21, 19).
In secondo luogo, il credito dato a presunte comunicazioni celesti scavalca un’adeguata analisi dei processi geopolitici, sbrigativamente spiegati come realizzazione di questa o quella profezia. Le profezie autentiche (comprese quelle apocalittiche) sono però, il più delle volte, chiavi interpretative della storia complessiva del mondo, piuttosto che precise predizioni di specifici avvenimenti, tanto è vero che ne è già stata scorta più volte la realizzazione. Sia pure alla luce della sacra Parola, una buona teologia della storia non può esimersi da uno studio accurato dei fatti, pena il rimanere priva di ogni attendibilità. In questa ricerca possono congiungersi, senza confliggere, considerazioni afferenti a piani diversi. A livello teologico, riguardo a flagelli e cataclismi, è senz’altro legittimo utilizzare il concetto di castigo, ma ciò non esclude affatto che, a livello storico, la volontà divina si serva delle cause create: delle forze naturali, controllate dalla Provvidenza, oppure, sempre sotto la Sua regia, dell’azione degli esseri dotati di libero arbitrio (uomini, angeli e demoni). La punizione, nel caso presente, consiste non tanto in una malattia, qual che ne sia la gravità reale, quanto nelle rovinose decisioni politiche adottate con il pretesto di arginare il contagio.
L’ermeneutica del castigo, quindi, non è alternativa a quella del complotto: il secondo, pur essendo imputabile all’uomo come causa immediata, può essere utilizzato da Dio, quale causa ultima, nella realizzazione dei Suoi piani. Ciò non significa, tuttavia, che ci si debba arrendere alla cospirazione globale senza combattere, giacché si tratta comunque di un’opera malvagia, le cui conseguenze vanno limitate il più possibile e dalla quale è giusto difendersi. Chi non riconosce questo corre il grave rischio, pur dopo aver combattuto la rivoluzione per tutta la vita, di consegnarsi ad essa proprio nel momento in cui sta toccando l’apice col capovolgimento totale della ragione e dei valori; non parliamo poi della temibile responsabilità di gettare in pasto al mostro, incoraggiando una falsa vaccinazione, anche coloro che da decenni si fidano delle sue analisi e indicazioni. Non è degno dell’intelligenza ostinarsi a ignorare dati evidenti e arrestare l’analisi a un livello parziale, senza andare sino in fondo, a meno che non si sia obbligati a farlo da ordini superiori.
Quest’ultima ipotesi aprirebbe uno scenario inquietante: la controrivoluzione è forse una reazione fasulla, una guerra solo apparente, un'altra strategia diversiva, un subdolo stratagemma mirante a circoscrivere e neutralizzare la dissidenza? Lo è sempre stata o ha cominciato ad esserlo in un dato momento, dopo aver ottenuto risultati significativi che avevano creato seri problemi al sistema? Lo è stata in ogni settore o solo in alcuni? Se davvero è così, chi la manovra e da dove? In verità, avrei un preciso sospetto, ma darei buon gioco all’altra parte – come già avvenuto qualche anno fa ad un confratello – di bollarmi come nazista antisemita. Pazienza se i veri nazisti sono i governanti, al di qua o al di là dell’Atlantico… questo non si può dire. Non esiste - dicono - alcun complotto, ma, qualora esistesse, ne sarebbero comunque responsabili i comunisti cinesi, che non hanno certo alcun rapporto con i Rothschild; nei salotti buoni, del resto, non si fanno nomi, così come non si può nominare Israele, il quale non ha nulla a che fare, ovviamente, con il terrorismo islamico, che fino all'altr'anno veniva spacciato per la peggiore delle minacce possibili. Ma l’Anticristo – visto che sta per manifestarsi – da dove salterà fuori? Da Pechino o da Abu Dhabi?
Pubblicato da Elia
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