Il Cardinale Ciappi, il teologo di papi, da Pio XII a Giovanni Paolo II (all’inizio del suo pontificato): “Il Terzo Segreto dice che la grande apostasia nella Chiesa inizia dal suo vertice. La conferma ufficiale del segreto de La Salette (1846): “La Chiesa subirà una terribile crisi. Essa sarà eclissata. Roma (il Vaticano) perderà la fede e diventare la sede dell’Anticristo “.
ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...
Il cristianesimo comincia a spegnersi quando si smette di parlare del peccato. Del timor di Dio oggi non si parla quasi più. Dio non è un "amicone" e non ci si può aspettare che ci perdoni senza il nostro sincero pentimento
di Francesco Lamendola
Il cristianesimo è amore, la dottrina dell’amore, la pratica dell’amore: verissimo e benissimo. Questa definizione, però, è incompleta: mostra solo una faccia della medaglia. La medaglia, infatti, ha due facce: una è l’amore, l’altra il timor di Dio. Di questa seconda faccia, oggi non si parla quasi più, se non da qualche vecchio prete di campagna, da qualche frate un po’ isolato; ma il clero, nel suo complesso, per non parlare dei teologi, dai quali è partita l’infezione, non ne parlano nemmeno: fanno finta che non ci sia, che non sia mai esistita.
Il timor di Dio è l’altro aspetto dell’amore per Lui: perché Egli non è un amicone che sta al nostro livello; è il Padre, certamente, ma un Padre con la “p” maiuscola: è l’Altissimo, il Creatore; e non è solo il Padre, ma anche il Figlio e lo Spirito Santo: è il mistero della Santissima Trinità, un unico Dio in tre distinte persone.
Massimo
Introvigne, che, ce lo dice lui stesso, conversa con gli uccelli, ci fa
sapere che quelli che “inneggiano” a Putin ricevono il soldino del
Cremlino. Magari.
di Paolo Deotto
Non voglio aggiungere nulla a quanto già pubblicato dalla nostra bravissima Patrizia Fermani. E se non avete ancora letto il suo ottimo articolo, vi invito a farlo subito. Ma consentitemi qui di togliermi qualche sassolino dalle scarpe, o qualche macigno dallo stomaco.
«Immigrati, accoglienza non significa tutti dentro.
E i cattolici ricordino il dovere di evangelizzare» Monsignor Tomasi, già nunzio apostolico all'ONU di Ginevra: «Guerre e violenze sono la principale causa delle attuali migrazioni che rischiano di destabilizzare l'Europa, la comunità internazionale deve fare di tutto per riportare la pace e prevenire guerre. L'accoglienza è importante ma per chi ha diritto di restare fondmentale è l'integrazione, un processo che richiede tempo e pazienza, ma anche regole chiare per chi arriva».
«La situazione degli arrivi che continua ininterrotta
indica che i problemi nei paesi da cui vengono questi immigrati,
richiedenti asilo, non cambiano affatto. Bisogna allora farsi la
domanda: come mai dopo anni di emergenza la comunità internazionale non
riesce a gestire e governare un fenomeno che sì è parte della storia e
parte del cammino della comunità umana lungo i millenni, però in questo
momento assume una intensità tale da mettere in crisi altre regioni del
mondo come l’Europa?».
Col
sostegno incondizionato di sedicenti pro-life e di diversamente
cattolici, va in scena il grande evento che prepara il nostro futuro di
gioiosi utenti di sessualità ludica e di produzione di esseri umani on
demand con la fecondazione artificiale.
di Elisabetta Frezza
. Il 22 settembre prossimo “si celebrerà” il primo Fertility Day, parente stretto del Family Day e di tutti i days che seguiranno a beffare un popolo stordito; un popolo capace ancora di illudersi che i lacchè del regime – incardinati o free lance,
in scena o dietro le quinte – guardino al bene dei suoi figli. Un
popolo ormai incapace di resistere alle lusinghe del pifferaio che lo
chiama verso il precipizio senza più nemmeno il bisogno di schermirsi.
Ne avevamo scritto con largo anticipo, di questo evento, quando i
rulli dei tamburi e gli squilli di tromba risuonavano di lontano ad
annunciarlo (clicca qui). Avevamo parlato di festival della provetta e di diabolici intrecci. Se si vuole comprendere la magnitudine dell’operazione in corso, quel quadro va assimilato, e da lì bisogna riprendere il filo.
Per Madre Teresa. Racconto di Natale fuori stagione
Quando Giuseppe e Maria arrivarono davanti a piazza San Pietro
rimasero senza fiato. Non avevano mai visto un tale spettacolo. Proprio
al centro della piazza c’era una grande capanna e dentro la capanna
erano state poste alcune statue imponenti che raffiguravano una
famiglia. Si vedeva un papà con la barba, poi c’era una mamma in
preghiera e anche un bambino nato da poco, adagiato su una culla di
fortuna. C’erano poi alcune altre figure: sembravano pastori o qualcosa
del genere. Accanto alla capanna c’era un albero altissimo, tutto
decorato. Le luci erano così sfavillanti che quell’albero sembrava quasi
vivo, anche se si vedeva benissimo che, poverino, era stato tagliato e
portato lì chissà da dove.
Giuseppe e Maria non capivano perché tanta gente si affollasse
davanti alla capanna e attorno all’albero.
Mostra del cinema di Venezia 2016, il Papa provocatorio di Sorrentino
Tradizionalista
e compulsivo, tra sigarette e manie da rockstar, il Papa Pio XIII
interpretato da Jude Law arriva su Sky a ottobre. E oggi, in prima
mondiale al Lido
di Valerio Cappelli
Un applauso buono ma tutto sommato tiepido dopo la prima proiezione,
quella per la stampa, ha accolto il Papa di Paolo Sorrentino. Papa che
fuma in maniera compulsiva, che per colazione sorseggia una Coca-Cola
Zero alla ciliegia: c’è da fidarsi? Ma sono altri i «peccati» di questa
serie tv. Ecco Jude Law, il Papa spiazzante di Paolo Sorrentino, uno
degli eventi più attesi alla Mostra del cinema che ha ospitato le prime
due delle dieci puntate della serie che Sky Atlantic manderà in onda dal
21 ottobre. Un film sorrentiniano doc, visionario, onirico, con un cast
di primo piano: accanto a Jude Law ci sono Diane Keaton (unica assente
al Lido) segretaria particolare del Pontefice, Silvio Orlando segretario
di Stato che pensa solo ai giocatori del Napoli e al potere, Cécile de
France responsabile del marketing del Vaticano…
Proprio nelle stesse ore in cui il Viminale dava notizia di una nuova ondata migratoria all’assalto dell’Italia (oltre
13 mila in soli quattro giorni: siamo già arrivati a 145 mila migranti
ospitati, quando in tutto il 2015 erano stati 103 mila),
proprio nelle stesse ore – dicevo – papa Bergoglio ha varato un nuovo
dicastero sociale prendendo lui stesso – in persona – la responsabilità
della “sezione migranti” per potenziare al massimo le sue pressioni per
l’abbattimento delle frontiere d’Europa.
Ormai quello dell’emigrazione, per lui, è qualcosa più di un’ossessione: è un dogma ideologico con cui sta sostituendo i bimillenari pilastri della Chiesa Cattolica.
Non date le cose sante ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai porci, perché non le calpestino con le loro zampe e poi si voltino per sbranarvi (Mt 7, 6).
Nel linguaggio giudaico del I secolo, cui il Verbo incarnato si adattò, i cani designavano i pagani e i porci gli ebrei rinnegati. Il duro monito del Salvatore, così offensivo per le nostre delicate orecchie, progredite e tolleranti, proibisce di dare i santi Sacramenti a chi non professi la vera fede e non sia spiritualmente rinato nel Battesimo, mettendo al tempo stesso in guardia dal cercar di persuadere con le gemme della verità evangelica chi, pur essendo membro della Chiesa Cattolica, disprezza l’inestimabile grazia ricevuta e vive peggio di un pagano. Ecco i risultati di una pastorale che dà tutto senza condizioni e accontenta sempre i capricci del primo venuto: dopo aver calpestato le cose sante e le perle preziose, dotazione indispensabile per ottenere la vita eterna, per acquistare le quali val bene la pena rinunciare al resto, i “fedeli” di oggi si rivoltano contro gli araldi di Cristo, pronti a sbranarli con una rabbia che ha qualcosa di demoniaco.
Appoggi Putin? Sei un mercenario! E se lo dice Introvigne…
L’ex conducator di Alleanza Cattolica lancia su Facebook formidabili notizie. Però si incarta. Un esempio di come si possono perdere ottime occasioni per stare zitti.
di Patrizia Fermani
.
Il professor Introvigne , autorevole e rassicurante come sempre, ci informa su Facebook che in Francia e in Italia i giudici sono all’opera per scovare i nomi dei pro family, pro life e anti islam che prendono il soldino da Putin. E questa accorta indagine giudiziaria viene presentata come un corollario della inchiesta promossa della Stampa per smascherare una funesta campagna di disinformazione ordita in funzione antioccidentale sempre dallo stesso Putin. Di tale “indagine” gli avrebbe dato notizia “un uccellino”. In calce riportiamo l’estratto dalla pagina Facebook.
A parte gli interventi ornitologici, il professore rivela anzitutto il proprio impegno personale nella guerra scatenata contro lo “zar” dall’occidente democratico, illuminato finora dall’astro obamiano.
Il compleanno della Laudato Si’: frutti e prospettive
Non importa la visione che si ha del creato, se è cattolica o protestante, ortodossa od atea, ciò che conta è un imponente ritorno al paganesimo, dove tutti ballano la stessa danza rituale per adorare la dea natura.
di Cristiano Lugli
.
Non è una novità che nella nostra Penisola ci si dia appuntamento per ricordare la Giornata mondiale per la custodia del creato, in quanto quest’ultima è già da tempo inserita nell’agenda pastorale della Chiesa italiana.
Qualcosa di nuovo però ha luogo da due anni, ed è una sorta di compleanno della Laudato Si’.
Per l’occasione il messaggio di Bergoglio è casualmente intessuto di “misericordia”, tanto che il titolo è proprio “Usiamo misericordia verso la nostra casa comune”.
Il creato è diventato infatti “una casa comune”, appellativo con un taglio più che mai marxista, dove vengono ricordati i vecchi pollai russi in cui veniva catalogata la gente come in una sorta di grande comunità, negando di lì in poi il diritto ad avere una proprietà privata.
Hai detto bene: Non ho marito… L’episodio di Gesù e della Samaritana è uno dei più belli, dei più struggenti, dei più intensamente veri e, allo stesso tempo, poetici di tutte le Sacre Scritture
di Francesco Lamendola
L’episodio di Gesù e della Samaritana è uno dei più belli, dei più struggenti, dei più intensamente veri e, allo stesso tempo, poetici di tutte le Sacre Scritture. Ed è anche scritto con arte somma: come, del resto, lo è tutto il quarto Vangelo, il Vangelo di Giovanni, che è una vera e propria perla letteraria, oltre che uno scrigno di sublime sapienza teologica. Colui che lo ha scritto non voleva essere un artista, non voleva fare della poesia: eppure esso ha un tale sapore di verità, di freschezza, di profondità, quale raramente è dato incontrare in un’opera scritta e quale, perfino, di rado si esperimenta nel proprio percorso di vita. Leggerlo è come trovarsi a tu per tu con l’Assoluto; e l’Assoluto emerge, d’improvviso, dai toni modesti, non appariscenti, della vita quotidiana. È un prodigio, semplicemente: qualcosa che lascia a bocca aperta.
Il banalismo anti crescita dei vescovi visto da un’omelia a Nuoro
“Siamo malati di egoismo e individualismo
esasperati. La nostra cultura ci ha abituati alla competizione: la lotta
per i primi posti, la ricerca del profitto”. E questa è la cultura
cattolica in una regione che ha bisogno di impresa e capitali? E di
grazia come si costruisce il futuro senza profitto?
Foto LaPresse
La Chiesa di Francesco e dei suoi vescovi ha
l’ambizione di essere un ospedale da campo, ma i suoi esiti sulle cose
terrene assumono sembianze sempre più bizzarre. Il dogma è un’opinione,
la predica un’occasione, l’omelia una chance. Il prete si trasforma in
sociologo turibolante, archeologo di ideologie d’occasione. Il religioso
e il sacro si annacquano in una versione new age dispensata nelle
piazze durante le feste e i funerali. Si va dalla negazione
dell’evidenza scientifica, al determinismo ottenuto per via
primitivista. Il Monsignore di Rieti che
solennemente afferma le virtù del terremoto buono e i mali dell’uomo
creatore di opere è solo uno degli ormai tracimanti esempi di
riflessione escatologica senza capo né coda. La teologia à la carte
della Chiesa di Bergoglio emerge tra le macerie di Amatrice, ma il
disastro naturale è solo uno dei tanti teatri dove fa la sua comparsa.
Wwf: da Papa Francesco parole straordinarie, quasi un undicesimo comandamento
I monaci di Bose: «Animali, alberi e fiori sono maestri»
[2 settembre 2016]
Oggi L’Osservatore Romano titola “L’ottava opera di misericordia”, l’articolo con il quale riassume ilmessaggio di Papa Francesco per la giornata mondiale di preghiera per la cura del creato e spiega: «Alle tradizionali opere di misericordia corporali e spirituali, Papa Francesco ne ha aggiunta un’altra: “la cura della casa comune”. Lo ha fatto nel messaggio per la giornata mondiale di preghiera per la cura del creato, celebrata il 1° settembre. Raccogliendo i punti fondamentali dell’enciclica Laudato si’, il Pontefice ha rivolto un pressante invito a “ogni persona che abita questo pianeta”, sollecitando tutti ad ascoltare “tanto il grido della terra quanto il grido dei poveri” e a fare un serio esame di coscienza riguardo al nostro modo di vivere il mondo che abitiamo».
Cosa dicono
quelle Madonne
“sopravvissute” Lo spaventoso tsunami che nel 2004 devastò le coste
asiatiche arrivò a lambire le coste dell’India coinvolgendo anche il
grande santuario cattolico di Vailankanni, dedicato alla Madonna e
frequentato pure da indù e musulmani alla ricerca di grazie. Il mare
raggiunse l’edificio e lo oltrepassò per oltre cinquecento metri. Ma
neanche una goccia d’acqua vi entrò, lasciando indenni –e stupefatti-
tutti quelli che vi si erano rifugiati.
Il Fertility Day nella rete dei censori anti life
Natalità parola tabù: Renzi smentito da se stesso
Che l’Italia, come del resto
l'Europa, sia in debito cronico di nuovi nati per pareggiare e superare
il conto dei decessi è cosa nota. Se Stati come la Danimarca hanno fatto
campagne promozionali per invitare i concittadini “a fare l’amore”
significa che il tema demografico e della denatalità inizia a diventare
materia non solo per sociologi bigotti, ma anche dei governi. In Italia
però non c’è ancora la maturità per poterne parlare serenamente e
soprattutto fattivamente. Lo dimostra il corto circuito mediatico sul Fertility Day
che si svolgerà il 22 settembre in molti comuni italiani. L’iniziativa,
voluta dal Ministro della Salute Beatrice Lorenzin è stata fatta in
accordo con l’Anci, l’unione dei comuni italiani ed è volta a dare una
corretta informazione tanto sulle tecniche di cura dell’infertilità,
maschile e femminile, quanto sulla necessità di ascoltare l’orologio
biologico della donna, che non aspetta.
Il segreto di Teresa di Lisieux: farsi piccoli come bambini. santa Teresa di Lisieux suora carmelitana a 15 anni e morta di tubercolosi a soli 24: una meteora luminosissima che ha rischiarato la nostra notte
di Francesco Lamendola
Eppure Gesù Cristo lo ha affermato con la massima chiarezza e in forma solenne: In verità vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli. Perciò chiunque diventerà piccolo come questo bambino, sarà il più grande nel regno dei cieli. E chi accoglie anche uno solo di questi bambini in nome mio, accoglie me (Matteo, 18, 3-5). Le Sue parole non si prestano a equivoci: SE NON DIVENTERETE COME BAMBINI, NON ENTRERETE NEL REGNO DEI CIELI.
Ce ne siamo scordati o non vi abbiamo riflettuto a sufficienza. Ma non se n’era dimenticata santa Teresa di Lisieux (1873-1897), suora carmelitana a quindici anni e morta di tubercolosi a soli ventiquattro: una meteora luminosissima, che ha rischiarato la nostra notte di una luce commovente e quasi incomprensibile per la sua estrema semplicità di vita, mostrando a tutti la sua “piccola via” per giungere a Dio: non quella delle grandi azioni eroiche, ma dei gesti e dei pensieri quotidiani, apparentemente umili e quasi banali, i quali divengono, però, puri e preziosi se vissuti nel costante e indefettibile amor di Dio.
Lo sapete già: il Ministero della Salute ha lanciato una campagna a sostegno della natalità. E conoscete anche la reazione dei soliti noti: hanno cominciato a schiumare di rabbia.
Ora, si possono dire tante cose: ad esempio, che alcuni particolari della campagna sono francamente infelici, che per sostenere la natalità sarebbe più utile alleggerire il fardello fiscale imposto alle famiglie, che non ha senso fare le unioni civili per far sposare Carlo e Ubaldo e poi aspettarsi la crescita della natalità, et cetera.
Un festival satanista con il patrocinio del Comune.. chi cerca il consenso del mondo, anche a fin di bene, finisce per non avere altro orizzonte che il mondo e a trovare nel mondo, e non Altrove, ciò a cui rendere gloria e tributare il culto. Ma di tutto questo non si può dare la colpa al mondo. La responsabilità è di una Chiesa che ha scelto di abbracciarlo e farsi convertire invece che fargli guerra e convertirlo.
Giovedì 1° settembre 2016 È pervenuta in Redazione:
Caro dottor Gnocchi,
A proposito di progressiva familiarizzazione col satanismo, somministrato a tutti in via omeopatica e in salsa benefica, apprendo con non poco sconcerto di una iniziativa in programma sulle colline bolognesi. Vicinissimo a un luogo a me particolarmente caro, per la devozione ai martiri bambini Rolando Rivi e Josè del Rio, cui è stata dedicata la Piana di Monte Venere. Ebbene, a un tiro di schioppo da questi posti intrisi di fede eroica, sabato 3 settembre viene organizzato, patrocinato dalle istituzioni locali, un festival di magia, denominato “Arwen Festival”, zeppo di esoterismo mascherato (ma nemmeno tanto), il cui ricavato – si annuncia – sarà devoluto alle popolazioni terremotate! (Vedi volantinohttp://www.energiearmoniche.it/arwen-festival/). Mi chiedo, e le chiedo: ormai ovunque ci sia un germe di fede si cerca di propagare un antidoto. Si spargono dosi massicce di male mascherato, e lo si fa addirittura strumentalizzando l’ondata emotiva provocata da drammi immani. Sarebbe da sentire cosa pensa di ciò monsignor d’Ercole, il vescovo di Ascoli che scava tra le macerie dei paesi martoriati e con le sue parole si è speso per ricondurre la tragedia del terremoto a una prospettiva di fede cristiana e di cristiana speranza, aliena dai sociologismi che abitualmente ci affliggono e non consolano nessuno. Come possiamo proteggerci da tutti questi attacchi?
La ringrazio per l’attenzione, Cristina Gilberti
[SPECIALE MADRE TERESA] Otto imbarazzanti citazioni della futura ‘santa’
Un florilegio di citazioni di Madre Teresa di Calcutta, tratti da siti turbo-ecumenisti che vedono – non a torto – nella religiosa albanese una corposa fonte d’ispirazione. Leggere e riflettere sulla futura “canonizzazione”. [RS]
Il 2 febbraio 1995, festa della Presentazione della Beata Vergine Maria al Tempio, a Civitavecchia (località Pantano, ove sorge la chiesa di S. Agostino (1)), una bambina di cinque anni, Jessica Gregori, chiama suo padre Fabio e gli dice di guardare bene la statuetta della Madonna, che si trova nel giardino di casa, la quale sembra piangere sangue: un rigagnolo rosso cola dai suoi occhi … (2)
La statuetta era stata regalata alla famiglia Gregori dal loro parroco don Pablo Martin Sanguaio, il quale la sera del 2 febbraio viene sùbito chiamato dal capo famiglia e il giorno dopo (3 febbraio 1995) don Pablo, come era suo dovere, si reca dal Vescovo del luogo (mons. Girolamo Grillo) e gli rilascia una relazione scritta del fatto. Si noti che il modo di procedere a Civitavecchia è radicalmente contrario a quello che si è tenuto a Medjugorje. Nel primo caso la statuetta della Madonna è stata mostrata al parroco, il quale l’ha portata al Vescovo e questi alla Congregazione per la Dottrina della Fede e al Papa, a Medjugorje si è proceduto senza alcun rispetto della gerarchia ecclesiastica locale e romana.
(di Paolo Pasqualucci) La grande stampa non sembra essersi accorta della cosa. D’altronde, non è mai apparsa troppo ferrata in materia di conoscenza dei nostri Testi Sacri. Peccato, perché si è trattato di uno scandalo enorme, anche se nessuno nel clero ha ritenuto opportuno farlo rilevare, per quanto ne so. Ma cos’è successo? È presto detto. Nella sua “omelia per i giovani italiani alla GMG 2016”, alla Messa di Domenica 24 luglio scorso, mons. Nunzio Galantino, segretario della Conferenza Episcopale Italiana, ha disinvoltamente alterato la Scrittura.
Anzi, l’ha addirittura capovolta con l’affermare che l’intercessione di Abramo aveva salvato Sodoma dalla distruzione. Proprio così! Esattamente il contrario di quello che affermano i Sacri Testi! Una cosa pazzesca, a ben vedere, forse mai accaduta prima nella storia della Chiesa.
Il testo dell’Omelia si può leggere nel blog personale di mons. Nunzio Galantino.
Oggi 31 agosto lil Vaticano ha annunciato la creazione di un nuovo Dicastero, quello “del servizio dello sviluppo umano integrale”, una cui Sezione (“per profughi e migranti") sarà diretta temporaneamente dal Papa. Intanto, nel quaderno mensile di ‘Limes’, rivista italiana di geopolitica, emerge una riflessione a più voci (discordanti) attorno alle cause dell’ondata immigratoria verso l’Italia e sui modi di affrontarla.
Nell’attualità italiana – già dolorosamente e pesantemente caratterizzata dalle gravi conseguenze anche sociali del sisma di una settimana fa ad Amatrice, Accumoli e Pescara del Tronto (i morti continuano ad aumentare, mentre molti tra chi ha perso tutto sono costretti a vivere in tendopoli precarie) - irrompe di nuovo con fragore il tema delicatissimo dell’immigrazione dal Mediterraneo: basti pensare che negli ultimi quattro giorni sono sbarcati sulle coste della Penisola in oltre tredicimila. E le previsioni per settembre sono anche peggiori.
Proprio questa mattina, poi, è stato reso noto dalla Sala Stampa Vaticana l’accorpamento in un solo dicastero, quello “per il servizio dello sviluppo umano integrale” (operativo dal primo gennaio prossimo), dei Pontifici Consigli per i Migranti, della Giustizia e della Pace, ‘Cor Unum’ e per la pastorale degli Operatori Sanitari. Presieduto dal cardinale (molto ‘onusiano’, in ottimi rapporti con i principali ‘filantropi’ miliardari e globalisti) Peter Kodwo Appiah Turkson, il nuovo Dicastero comprenderà una sezione di evidente importanza, che riguarda profughi e migranti, “posta ad tempus (si legge nel ‘Motu proprio’) sotto la guida del Sommo Pontefice che la esercita nei modi che ritiene opportuni”.
Ogni tanto torna di moda parlare di chiesa povera, per i poveri.
Si sa che, normalmente, quelli che amano parlare di chiesa povera sono i ricchi, sono quelli che poveri non sono. Chi ha assaggiato la fatica della povertà economica, non ama la povertà e non la augura a nessuno, nemmeno alla chiesa.
Sono i borghesi che, per rifarsi un'anima a buon prezzo, hanno bisogno di un fremito di commozione sulla povertà altrui, e per un'invidia mista a un laicismo acido pretendono che la chiesa sia economicamente povera.
C’era una volta l’alleanza del trono e dell’altare. Ora c’è la connivenza della mediocrazia e del mainstream o opinione media arcivescovile politicamente corretta
Era sembrato per un momento che l’Italia umile e dolce degli Appennini avesse dato una lezione di ritegno eccezionalmente dignitosa nell’elaborazione del lutto sine ira ac studio. Ci stanno pensando i pm i giornalisti e i preti a riportare all’ordine la comunità nazionale e a farne come al solito una fabbrica di macerie e chiacchiericcio scandalistico per una storia nazionale che non finisce mai
Cercare il volto di Dio: è ancora lecito? Vultum Dei quaerere:una Costituzione apostolica per il“rinnovamento” della vita claustrale.
Porta la data del 29 giugno 2016 ed è stata resa nota, passando quasi inavvertita, il 22 luglio scorso, ma è destinata ad avere una profonda incidenza su quello stato di vita che rappresenta la punta di diamante della Chiesa, quella vocazione che nel Corpo mistico esprime e realizza nel modo più estremo e radicale l’amore per Dio, senza il quale – è santa Teresa di Gesù Bambino e del Volto Santo, Doctor Ecclesiae, ad affermarlo – gli Apostoli non avrebbero annunciato il Vangelo e i Martiri non avrebbero versato il loro sangue, in quanto esso solo spinge all’azione i membri della Chiesa.
Parte II^ Solo un (Dio) ci può salvare. La gnosi degli illuminati. Dio non è morto. S. Kierkegaard e l’esistenzialismo. Aut Aut. Lo stadio etico e quello religioso. Una nuova libertà. Oltre l’angoscia. Oggi. Solo un Dio ci può salvare
di R. Pecchioli
Eric Voegelin studiò per tutta la vita i nessi storici, psicologici, filosofici del tempo nostro, individuandone il filo rosso nel successo del pensiero gnostico. L’originaria eresia gnostica sosteneva la negatività del creato, affermando che solo alcuni illuminati potevano attingere alla verità e raggiungere la conoscenza. Oggi, ne riconosciamo la profonda influenza nella supremazia alienante della civiltà tecnica, la sua disconnessione dall’uomo, il sentimento di alterazione, trasmutazione della natura corrotta, l’affidamento a cerchie di nuovi sapienti, gli “esperti” depositari del sapere strumentale. Di qui non solo il primato esclusivo della conoscenza scientifica applicabile alla tecnologia, della tecnica biologica, dell’eugenetica affaristica e l’emersione del transumanesimo teso ad assoggettare tutto per costruire, anzi creare un uomo perfetto, titanico, fatto di protesi sempre nuove, dal cervello rinforzato dall’inserimento di programmi informatici, aspirante all’immortalità fisica. Una gnosi di tipo inedito, quella contemporanea, dai grandi mezzi editoriali e di grande influenza nell’alta cultura e presso i più chiusi circoli di potere, che sostituisce l’inferno della Terra mal fatta con un paradiso di plastica e byte, senza alcun Dio, fondato sul razionalismo estremo e su un egualitarismo ipocrita, giustificato ad uso della massa dalla volontà di appianare le differenze, frutto della malvagità intrinseca del creato, alla quale porre rimedio tecnicamente.
L’attuale predominio di oligarchie opache ma ormai individuate si fonda sul controllo del denaro, il possesso delle tecnologie e la capacità di indirizzare “tecnicamente”, attraverso il possesso dei mezzi di comunicazione, idee, pensieri, credenze e propensioni di miliardi di esseri umani. Voegelin era cattolico, ed era convinto che il Dio che può salvarci fosse quello della tradizione. Più modestamente, o ecumenicamente, noi, sul sentiero indicato da un Heidegger, immaginiamo, o piuttosto speriamo con tutte le residue forze nel ritorno di un’etica condivisa aperta alla trascendenza, allo spirito, all’idea di Dio.
Dio non è morto.
Siamo orfani delle chiese ufficiali, sperdute in mari tempestosi dove non sanno più orientarsi. Perduti l’astrolabio ed i portolani, incapaci di usare il sestante, navigano a vista e danno per perduta la rotta d’ Europa e d’Occidente. Forse per questo si sono accodate con foga da neofiti al fronte immigrazionista: abolire gli europei attraverso la sostituzione biologica è probabilmente una sottile vendetta per l’incredulità nostra, ma, come capì un grande poeta cattolico, Thomas Stearns Eliot, è la Chiesa, sono le chiese ad avere abbandonato il loro popolo, lasciato solo senza un Dio.
Proponiamo allora alla nostra gente, agli intellettuali come ai politici, a tutti coloro che condividono il dramma esistenziale di una civiltà che non vuole morire, almeno non senza reagire e combattere, di riscoprire, ristudiare ed amare il pensiero e l’atteggiamento di vita dell’ultimo gigante cristiano del pensiero, Soren Kierkegaard.
Dio, infatti, non è morto, lo stesso Nietzsche che ne proclamò la fine è poi vissuto nel lutto, e nel disperato tentativo di reinventare un’umanità che oltre le miserie sapesse riconoscere le voci dell’infinito, del profondo della civiltà, dalla Grecia a Zarathustra. Bastano i titoli di alcune opere del solitario di Sils Maria per comprendere l’ampiezza sovrumana del suo tentativo, come Al di là del bene e del male o La Gaia Scienza. E se anche ha ragione Paul Ricoeur ad inserire Nietzsche, con Marx e Freud, tra i maestri del sospetto, per la sua operazione di smascheramento del “mondo inferiore” in cui anche le azioni ispirate apparentemente a valori morali sono in realtà dettate dall’intenzione di procurarsi piacere o evitare il dolore, il figlio del pastore protestante non sbagliava a denunciare gli aspetti della morale cristiana figli del risentimento dei deboli contro i forti.
Costanzo Preve individuava la radice comune di tutte le idee che dal 1789 chiamiamo sinistra nel Discorso della Montagna di Gesù, noto come Beatitudini. Ciononostante, resta profondamente vero che solo un Dio ci può salvare. Per questo, il pensiero di Kierkegaard sembra quello in grado di cogliere meglio gli aspetti morali della crisi contemporanea, indicando soluzioni non intellettualistiche o elitarie.
Soren Kierkegaard e l’esistenzialismo.
Un primo elemento sorprendente della vicenda umana kierkegaardiana è la perfetta contemporaneità con Auguste Comte, il positivista ateo che piegò a semplice sociologia tanta parte del pensiero europeo e, per converso, una certa vicinanza di temi con l’altro grande danese del XIX secolo, Hans Christian Andersen, autore di fiabe dal profondo contenuto morale. Andersen scrisse di personaggi emarginati , dolorosi o diversi dalla normalità corrente, portatori tuttavia di una loro coerente fierezza e personalità individuale, come Il brutto anatroccolo o La piccola fiammiferaia , o capaci di straordinario sacrificio , come la celeberrima Sirenetta che ispirò musicisti e coreografi, innamorata del principe che aveva salvato, che passa la vita nel desiderio di avere un’anima e una vita eterna come gli esseri umani , giacché il suo destino di sirena è quello di dissolversi in schiuma marina. Alla fine, sacrifica se stessa ed i suoi desideri per non uccidere la sposa del principe e farlo soffrire.
Piccola nazione periferica rispetto alle grandi correnti europee, la Danimarca ha poi offerto alla scienza il genio di Niels Bohr, grande fisico che ha dato la sua prima sistemazione alla teoria quantistica che ha cambiato il mondo, nota come Interpretazione di Copenaghen.
In vita, Kierkegaard fu notissimo in Patria, ma pressoché sconosciuto altrove, e l’importanza straordinaria delle sue idee fu riconosciuta solo nel secolo Ventesimo. Visse soli quarantadue anni, dal 1813 al 1855, come Nietzsche crebbe in un ambiente di profonda religiosità luterana; il padre era un ricco commerciante cresciuto però come poverissimo pastorello, aderente alla setta mistica dei Fratelli Moravi. Un suo gran merito fu quello di scrivere le sue opere in uno stile piano e per niente appesantito dai filosofemi e dalle costruzioni linguistiche dei pensatori di area germanica, spesso le firmò con pseudonimi, come, cent’anni dopo, un poeta complesso, mistico e misterioso come il portoghese Fernando Pessoa. Strenuo avversario delle grandi costruzioni intellettuali, fu avverso al suo primo maestro, lo Schelling, filosofo panteista della natura, di cui ascoltò personalmente molte lezioni, e soprattutto al gigante della generazione precedente, Hegel, colui che costruì il grande edificio intellettuale di cui si servì Karl Marx per inserirvi il comunismo ed il materialismo dialettico.
Kierkegaard è considerato il precursore dell’esistenzialismo, ovvero quella corrente di pensiero che riscopre, dopo l’ottimismo ottocentesco, declinato nelle diverse forme dell’idealismo, del socialismo e del positivismo, l’esistenza umana concreta ed individuale, nella sua problematicità. Il danese non può essere compreso, e neppure inquadrato, fuori dal tetro luteranesimo nordico, la cui domanda essenziale è se quel determinato uomo che sono io abbia ricevuto la grazia che salva e sia quindi predestinato alla beatitudine eterna. Mentre l’esistenzialismo novecentesco, tranne alcuni esponenti come il francese Gabriel Marcel e l’ultimo Jaspers, è fondamentalmente ateo (nel caso di Jean Paul Sartre anche nichilista e marxista), il suo inconsapevole fondatore era profondamente religioso.
Aut Aut
La fede religiosa e la ricerca spirituale diventano in lui lo sfondo di tutta la vita e di un’opera straordinaria. Nel rivendicare il primato dell’esistenza individuale, irriducibile e singolare, mostra come di fronte a ciascuno si aprano scelte ineludibili che corrispondono a tre stadi di vita riconducibili a tre distinti tipi umani: lo stadio estetico, quello etico ed infine, superiore agli altri due, lo stadio religioso. Nella sua opera più suggestiva , Aut Aut, conosciuta anche con il titolo originale danese Enten-Eller , in tre parti, pubblicato con lo pseudonimo Victor Eremita, di cui fa parte anche il celebre Diario di un seduttore, egli descrive la vita dell’uomo estetico, il seduttore, la figura di Don Giovanni del mito europeo, come una successione di attimi di piacere e di ricerca di una perfezione di vita, appunto, estetica, che, una volta realizzata, svanito l’attimo, diventa la noia della ripetizione e l’affanno di ricominciare la scalata. Una sorta di fatica di Sisifo priva di spessore e, soprattutto, di senso. L’uomo “estetico”, tuttavia, si rende conto del fatto che la sua vita dipende dall’altro e da altro, è priva di un centro, insignificante e disperata. La dimensione estetica, nella sua radicale assenza di impegno e di assunzione di responsabilità, non può pertanto che sfociare in disperazione. Non vi è chi non veda in questo quadro il ritratto perfetto dell’uomo europeo delle ultime tre generazioni, dal Sessantotto in avanti.
Di qui l’aut aut del titolo: l’uomo è posto di fronte ad una scelta, alla necessità stessa di poter scegliere o non farlo, e già questa alternativa secca, disgiuntiva, è fonte di timore, tremore, angoscia. Nell’Aut Aut si torna ad Aristotile, in polemica con Hegel, il quale, ad avviso di Kierkegaard, ha disumanizzato la vita negando il libero arbitrio e la possibilità di scelta. La struttura dialettica del processo di cambiamento rende l'esistenza troppo semplice nel sistema di Hegel, i conflitti sono mediati e scompaiono attraverso un processo dialettico naturale che non richiede altra scelta individuale se non la sottomissione alla volontà dell'Idea o dello Spirito del tempo, ilGeist. Insomma, si tratta di un “et et”, tipico dell’uomo di oggi, che tutto vuole e sceglie inconsapevolmente di non scegliere. Nel mondo di Kierkegaard, occorre invece compiere le proprie scelte, accettando l’assunzione, consapevole quanto angosciante, delle proprie responsabilità.
Lo stadio etico e quello religioso
L’uomo etico ( secondo stadio esistenziale) , rappresentato in Enten-Eller dal consigliere Guglielmo, marito, padre di famiglia e persona impegnata nella vita professionale e civile, accetta i propri doveri e gli incarichi che di volta in volta gli vengono affidati, vive insomma in una quotidianità difficile , talora ripetitiva, ma nell’adempimento dei doveri connessi ai vari ruoli prende coscienza di sé , conquistando quella libertà che per l’uomo “estetico” è solo illusione o attimo fuggente. Il problema dell’uomo etico è il rischio di cadere nel conformismo che ne svuota la soggettività, per cui sperimenta un’inclinazione al male cui tenta di sottrarsi, ma che alimenta la disperazione.
Si rende dunque necessario un salto, quello della scelta religiosa, esaminata da Kierkegaard nell’altra sua grande opera, Timore e tremore, in cui attraverso la figura biblica di Abramo egli descrive il percorso della fede. In verità, molto vi è di luterano nella religiosità proposta dal pensatore, o almeno nella lettura di Sant’Agostino fatta dal monaco di Eisleben: in Dio ci si deve abbandonare, perché“inquietum est cor nostrum” e perché radicalmente corrosa dal male è la città dell’uomo. Abramo è l’autentico uomo religioso, poiché accetta di sacrificare il suo unico figlio Isacco al semplice comando divino, a nulla importando il fatto che il severo, implacabile Jahvé ebraico abbia fermato la mano del padre omicida.
Diversa è la figura di Agamennone, il re di Micene della tradizione omerica, il quale sacrifica la figlia Ifigenia per ingraziarsi gli dei, affinché si levi il vento che farà muovere la flotta achea alla volta di Troia per vendicare lo scelta di Paride e riportare Elena in patria ed al talamo. Agamennone, anzi, è l’archetipo dell’uomo etico, che accetta il dolore di padre in nome di un obiettivo cui ha consacrato la vita. In lui l’angoscia della scelta è l’esito dell’aut aut, o questo - salvare la figlia e non assolvere alla responsabilità di re - o quello, affrontare un dolore lancinante ed il rimorso, ma guidare la flotta verso la guerra decisa.
Un punto essenziale del pensiero kierkegaardiano è che i tre stadi di vita non sono, come dire, evolutivi. Non si passa dall’uno all’altro senza un salto vertiginoso e consapevole, che è fatica, angoscia, sentimento lancinante della possibilità, orrore dinanzi all’idea di male (il peccato) che va sfuggito, ma che resta lì, sospeso, come una scelta che significherà salvezza o dannazione, aut aut, appunto. La piena coscienza individuale, del resto, nasce dalla consapevolezza del male, di cui abbiamo coscienza e comprensione, come Adamo fu preso dal terrore quando si rese conto dell’enormità di quanto commesso disobbedendo al comando divino, che è poi il comando alla natura etica dell’uomo, che fa il salto, non diventa religiosa.
Una nuova libertà
Insofferente ai poteri stabiliti, fondamentalmente uomo di opposizione in quanto uomo di libertà, nettamente sospettoso della nascente democrazia nella sua terra come delle istituzioni in cui regna l’ipocrisia e l’inganno nei confronti del popolo, Kierkegaard fu nemico del conformismo e di quello che oggi chiameremmo pensiero unico, simboleggiato nella Danimarca del suo tempo da una gerarchia luterana ridotta a crisalide di una fede vissuta come potere ed istituzione. La sua idea di libertà come vertigine, pagata con l’angoscia dinanzi all’uso che se ne fa, alle decisioni che impone, allo stesso impasse iniziale (scelgo di scegliere, ovvero di non fare nulla o qualsiasi cosa?) è profondamente moderna, e spiega il successo del suo pensiero nel Novecento europeo, dopo il 1918 e la tragedia della prima “Guerra civile europea” (Nolte). E’ un pensiero per i tempi oscuri, che, rispetto ad altre costruzioni intellettuali, ha il pregio di una certa concretezza e, soprattutto, di offrire non uno, ma due sbocchi positivi.
L’uomo di oggi è uno strano miscuglio di massa indistinta e di individuo bizzarro e scisso (un “dividuo”), ma Kierkeggard ci offre la possibilità di uscire dalla doppia sindrome del Don Giovanni estetico dedito al godimento immediato, all’oraziano “carpe diem” e di Peter Pan, il fanciullo che non vuole diventare adulto. Don Giovanni sceglie una vita inutile e dissoluta, Peter Pan si sottrae, consegnandosi ad essere eterodiretto (gli adulti, il mercato, la pubblicità, il conformismo). L’uomo etico, al contrario, affronta la realtà, prende possesso di sé, avanza, sia pure con tremore, nella foresta della vita, accettandone le sfide, a partire dalla più naturale, quella di costruire una famiglia, allevare ed educare i figli trasmettendo loro valori etici, principi forti, senso del dovere, che è sempre fatica, privazione di qualcosa o di molto, differimento delle esigenze e pulsioni personali.
Lo stadio religioso dell’esistenza può corrispondere oggi all’accettazione di quella finitezza di cui l’esteta è terrorizzato, ma che combatte consegnandosi alle sensazioni, ai paradisi artificiali e momentanei dei piaceri, alle esperienze sempre nuove, arrendendosi al consumo di sé. In fin dei conti, non sappiamo credere nell’esistenza di una vita “buona” senza che il fine sia esterno a noi, senza una tensione, un’apertura verso la trascendenza, che non necessariamente significa aderire a credenze e dottrine della religione rivelata, ma prendere atto del mistero della vita e della morte, e risolverlo nell’unico modo che allontana l’angoscia.
Oltre l’angoscia
Angoscia, quella kierkegaardiana, della scelta, ma anche quella, tanto prossima all’orrore, del nulla di chi non ha altro orizzonte che l’esperienza terrena, e rende tanto drammatico l’esistenzialismo più vicino al nostro tempo, compreso quello dello stesso Heidegger, esploratore sino allo sfinimento intellettuale dell’angoscia e della colpa esistenziale. Solo nell’ultima parte della vita e della riflessione di oltre mezzo secolo, l’uomo di Messkirch sembrò aprirsi all’infinito, in quel suo modo oscuro e trattenuto, nell’ invocazione sulla venuta di un Dio per salvarci dall’impero della tecnica e, più ancora, da noi stessi. Con maggiore semplicità, il danese accoglie Dio, il Dio cristiano, in un abbandono che ricorda la fede dei primi secoli, quella ad esempio di un Tertulliano “credo quia absurdum”, credere come un bimbo, proprio per l’assurdità logica, misurata con il cervello umano, di quell’infinito che tutto spiega senza permetterci di capire.
Nel caso di Kierkegaard, l’idea di Dio è collegata a quella della scelta, dunque del libero arbitrio, che, secondo gli insegnamenti della chiesa di prima, di quando credevano nel Dio salvatore e risorto, è decisione consapevole di fare il bene. Una curiosità di un certo interesse è il collegamento territoriale con la figura di Amleto. Il principe di Danimarca si trova, nel dramma di Shakespeare, sull’orlo di una terribile decisione, un aut aut cui il filosofo di Copenaghen deve aver pensato: uccidere lo zio, il nuovo re, o lasciare invendicata la morte del padre. Compiere un gesto enorme, il regicidio, oppure prestare fede al Fantasma che svela il complotto, che è il padre di Amleto, ma anche il suo alter ego.
Quanto alla scelta di Don Giovanni come eroe eponimo dell’esteta, va rammentato che nei suoi soggiorni tedeschi Kierkegaard conobbe la musica e le tematiche di Mozart, dei cui personaggi, ad esempio Papageno , parla diffusamente ed ascoltò le parole del più grande dell’epoca, Goethe, la vastità dei cui interessi ne fa non solo il gigante delle lettere germaniche, ma anche uno scienziato ed un filosofo di livello.
Oggi
Un intellettuale contemporaneo di grande rilievo, il russo Alexsandr Dugin, ha elaborato per il nostro secolo una complessa teoria, una sorta di rivoluzione conservatrice in salsa euro asiatista che ha chiamato “quarta teoria politica”, superamento culturale e pratico del liberalismo, del comunismo e dei fascismi. Il punto critico, l’obiettiva debolezza della sua vasta, eruditissima elaborazione è l’aver posto al centro, come nucleo fondante- egli lo chiama, in modo un po’ oscuro, circolo ermeneutico - l’idea di “esserci”, il Dasein di Heidegger. Troppo intellettualistica, colta, oscura ed elitaria per diventare l’architrave di una concezione politica. Meglio sarebbe stato, probabilmente, ricorrere all’aut aut di quell’appartato visionario scandinavo: la vita è decisione, responsabilità, ed insieme umile sottomissione ai limiti della propria umanità, che può essere accettata del tutto solo facendo quel certo salto verso lo stadio religioso, unica modalità per ammettere, addirittura amare il sacrificio, la quotidianità, la lotta con la responsabilità, l’angoscia tremante dinanzi alla possibilità del Male e del Nulla.
Nel pensiero euro asiatista, c’è un’idea particolarissima, che andrebbe indagata con attenzione dagli europei occidentali, la “passionarietà”, lo spirito individuale e collettivo tipico della stirpe che orienta il tempo e gli uomini, trascinandoli fuori dalle secche del materialismo e dal tornaconto. La si deve a Lev Gumilev, un intellettuale figlio della grande poetessa russa Anna Achmatova. Forse la passionarietà, che è slancio, vitalità, voglia di futuro, unita alla serena accettazione dell’Aut Aut, può essere uno strappo profondo dalle stanche ragioni della nostra contemporaneità.
Futuro: ciò che non esiste più, a livello personale, travolto dal presente. Per l’oggi, questo tempo che ha screditato tutto, destituito di valore qualsiasi principio o legame, Kierkegaard il solitario senza legami che amava passare ore in un punto della costa danese in cui osservava i gabbiani, ci parla, per bocca della semplicità e del fervore del consigliere Guglielmo, del profondo significato morale, dunque esistenziale, del matrimonio, della famiglia, dell’avere figli, del tramandare. Un ritorno al reale cui non è estranea la matrice contadina di quella sua piccola patria nordica. Ci guida, da quella fredda periferia d’Europa, verso un equilibrio interiore oltre l’estetico e l’etico nell’elaborazione della personalità, esorta a scegliere il “bene”, quello che l’uomo sa leggere, se lo vuole, nella propria coscienza morale traccia dello spirito creatore, in qualsiasi modo vogliamo chiamarlo, ci incoraggia a compiere scelte vincolanti, l’unico metodo, infine, per sconfiggere l’angoscia. Contro Dio, proclama esplicitamente in Enten-Eller, siamo sempre in errore.
E’ arduo chiarire se lo stadio etico immaginato da Kierkegaard possa essere vissuto al di fuori della religiosità, specie tenuto conto che il dolore è una categoria legata all’idea cristiana di salvezza. Comunque, è straordinariamente urgente una cultura non conformista e forze civili e politiche che vogliano veicolarne il progetto, che , ascoltando Dugin , possiamo situare ben oltre le ideologie dei due secoli passati, ed impugnino come una lanterna nella notte il senso morale, la spigolosa eredità etica e religiosa di un pensatore che, nella sua breve vita, ha percorso un itinerario spirituale di grande ampiezza, e di cui , nell’epoca che ci è toccata in sorte, possiamo apprezzare la dirompente portata antimoderna .
Solo un Dio ci può salvare…
Da Don Giovanni a Peter Pan, dal Ritratto di Dorian Gray sino al ragno della Metamorfosi kafkiana. Questo è l’uomo che rifiutiamo senza compromessi. Nel nostro personale aut-aut, abbiamo il dovere di scegliere per noi ed i figli un uomo nuovo ed antico: l’uomo etico, l’uomo religioso, che sa guardare “con occhi asciutti se stesso “ (Camillo Sbarbaro) per dare nuovamente senso, direzione, orientamento, ordine a questo transito drammatico e misterioso che chiamiamo esistenza.
Dacché l’uomo non crede più in Dio, ce lo ha ricordato un cattolico, Chesterton, è disposto a credere in qualsiasi cosa, poiché credere, “prestare fede” è una necessità profondissima dell’anima. Un grande ortodosso come Dostojevskiy scoprì non soltanto che senza Dio tutto è permesso, ma giunse ad affermare di preferire di aver torto dalla parte di Dio, che avere ragione contro di lui. Un protestante del XIX secolo ci ha invece invitato all’etica, che nasce individuale ma cresce comunitaria, ed ha un parente stretto, non l’unico, ma forse il più importante, il senso religioso. Non resta che accogliere la possibilità evocata da Heidegger insieme con il suo amato poeta Hoelderlin: solo un Dio ci può salvare.