Nuovi show del Papa gradito a Soros
Proprio nelle stesse ore in cui il Viminale dava notizia di una nuova ondata migratoria all’assalto dell’Italia (oltre 13 mila in soli quattro giorni: siamo già arrivati a 145 mila migranti ospitati, quando in tutto il 2015 erano stati 103 mila), proprio nelle stesse ore – dicevo – papa Bergoglio ha varato un nuovo dicastero sociale prendendo lui stesso – in persona – la responsabilità della “sezione migranti” per potenziare al massimo le sue pressioni per l’abbattimento delle frontiere d’Europa.
Ormai quello dell’emigrazione, per lui, è qualcosa più di un’ossessione: è un dogma ideologico con cui sta sostituendo i bimillenari pilastri della Chiesa Cattolica.
Non lo sfiora l’idea che l’emigrazione, in sé, sia una tragedia che dovrebbe essere scongiurata (sia per i paesi d’origine, sia per chi parte, sia per i paesi d’arrivo).
Così come lo lascia indifferente la crisi del nostro stato sociale che ormai non riesce più sostenere nemmeno le fasce indigenti della popolazione italiana.
E’ indifferente pure all’enorme problema rappresentato dall’immigrazione musulmana in Europa che risulta non assimilabile ai nostri valori e a volte permeabile alla predicazione violenta o terroristica.
La propaganda bergogliana per una immigrazione indiscriminata iniziò nel luglio 2013 con il viaggio a Lampedusa (che è stato preso come un invito a salpare dalle coste africane) ed è stata particolarmente devastante per l’Italia.
L’ultimo numero di “Limes” dedicato proprio all’emigrazione, rileva la novità del 2016: adesso “da Paese di transito siamo diventati Paese obiettivo”.
La rivista di geopolitica aggiunge: “L’Italia sta cambiando pelle” e “immaginare che mutamenti tanto profondi possano impattare sull’Italia senza produrvi strappi, a tessuto sociale e politico-istituzionale costante, implica l’uso di sostanze stupefacenti. Eppure proprio questa sembra la postura della nostra classe dirigente”.
Purtroppo l’asse Bergoglio-Sinistra porta non solo a sottovalutare il problema, ma, peggio, a considerarlo positivo. A marzo scorso Bergoglio ha apertamente ammesso che è in atto una “invasione araba”, ma che non è di per sé una cosa negativa.
Del resto ha anche giustificato ed elogiato l’Islam in tutti i modi, assestando invece sui cattolici (e sull’occidente) una gragnuola continua di accuse.
Bergoglio sembra perseguire un progetto nichilista di distruzione delle identità dei popoli e della Chiesa stessa, nella quale assistiamo da tre anni a un radicale ribaltamento di direzione.
CAPOVOLGIMENTO
Fino a Giovanni Paolo II e a Benedetto XVI – in continuità con duemila anni di tradizione cattolica – la missione fondamentale è stata spirituale (la salvezza eterna), al centro delle preoccupazioni e del lavoro della Chiesa c’è stata l’evangelizzazione (per far fronte alla scristianizzazione di interi popoli) e la difesa della vita e della famiglia, come fondamenti dell’umano aggrediti dall’ideologia moderna.
Con Bergoglio sparisce ciò che è spirituale e soprannaturale e tutta la scena viene occupata dai temi mondani della rozza Teologia della liberazione sudamericana (un cattocomunismo ribollito).
Bergoglio infatti intrattiene rapporti fraterni con tutti i capoccia della sinistra sudamericana, a cominciare da quel Morales che gli regalò il crocifisso su Falce e martello, per finire alla brasiliana Dilma Rousseff, appena destituita e sottoposta a impeachment (Leonardo Boff, uno dei padri della Teologia della liberazione, amico personale di Bergoglio, ha reso noto che il papa argentino ha scritto una lettera personale di sostegno alla Roussef).
Ma ancor di più Bergoglio è vezzeggiato dai magnati del nuovo capitalismo americano che amano atteggiarsi da progressisti magari sostenendo le crociate più anticattoliche dell’ideologia “politically correct”.
Il pellegrinaggio di questi paperoni laicisti da Bergoglio è continuo: l’ultimo in ordine di tempo è stato Mark Zuckerberg, fondatore di Facebook.
Il 22 gennaio scorso era stata la volta di Tim Cook, amministratore delegato di Apple, che ha portato a Bergoglio una grossa elargizione (pecunia non olet). Pure Leonardo Di Caprio il 28 gennaio si è presentato con un assegno “per opere di carità”. Bergoglio aveva ricevuto anche il capo di Google, Eric Schmidt e – a fine febbraio – Kevin Systrom, fondatore e amministratore delegato di Instagram.
Invece il papa argentino ha chiuso la porta in faccia ai poverissimi familiari di Asia Bibi, la madre cristiana condannata a morte in Pakistan per la sua fede, quando sono venuti in Europa a cercare aiuto e sostegno (hanno trovato appoggio perfino in Hollande, ma Bergoglio non ha accordato loro né un’udienza privata, né un appello pubblico).
Solo per miliardari e Vip lui ha sempre la porta spalancata. Ma il suo sponsor più potente e discusso è il famoso speculatore d’assalto George Soros (recentemente schieratosi contro la Brexit).
IL PAPA E SOROS
Considerando il tipo di cause che Soros sostiene e finanzia è sicuramente da considerarsi un nemico della Chiesa Cattolica. Proprio le sue battaglie sono venute alla luce di recente grazie ad hacker che hanno reso pubblici migliaia di documenti della sua Open Society. Si è appreso del sostegno dato alla causa dell’aborto e a quella Lgbt, infine alla lotta contro la cosiddetta islamofobia (la sua fondazione finanzia anche organizzazioni anti-israeliane).
Si batte inoltre a favore dell’emigrazione in Europa da considerarsi come “nuovo standard di normalità”.
Infine è emerso – ma i giornali italiani lo hanno taciuto – che Soros è potentemente intervenuto perché si cambino “le priorità della Chiesa Cattolica statunitense” e perché i vescovi americani si allineino a Bergoglio. Lo scopo è portare l’elettorato cattolico a votare Hillary Clinton (di cui Soros è donatore) e non Trump.
Cambiare le priorità della Chiesa significa accantonare i temi della famiglia e della vita e sbandierare i temi sociali cari ai liberal, alla Sinistra.
Già altri potentati nei decenni scorsi hanno cercato di influenzare cattolici e gerarchia per sovvertire l’insegnamento della Chiesa. Ma ora, per la prima volta, hanno il loro migliore alleato nel vescovo di Roma.
ZANZARE E MARTIRI
Ormai nella Chiesa di Bergoglio sono spariti i “principi non negoziabili” e pure sui sacramenti e sulla legge morale si assestano colpi pesanti. Mentre sono stati elevati a verità indiscutibili l’emigrazione e l’ambientalismo più eco-catastrofista.
Ieri per esempio Bergoglio ha celebrato la Giornata mondiale di preghiera per la cura del creato. Non una giornata mondiale di preghiera per i cristiani perseguitati e massacrati, ma una giornata per la salvaguardia di zanzare e piccoli rettili di cui si preoccupa già nella sua enciclica ecologista.
E’ quella nuova “religione della terra” di sapore New age, cioè gnostico, che già ha celebrato il suo trionfo con la mostruosa proiezione di scimmioni sulla facciata di San Pietro.
Nel suo messaggio per l’evento di ieri, Bergoglio chiede una “conversione ecologica”. In un’epoca di grande apostasia, in cui interi popoli hanno dimenticato Dio, Bergoglio – vicario di un “Dio non cattolico” (parole sue) – chiede la “conversione ecologica”, invece della conversione a Gesù Cristo.
Inoltre papa Bergoglio – che evita di rinnovare il grido di dolore dei predecessori davanti a un miliardo di aborti in 20 anni – invita a pentirsi “del male che stiamo facendo alla terra”, per esempio, quando non facciamo la raccolta differenziata, quando non facciamo un uso oculato della plastica e quando non utilizziamo il trasporto pubblico, ma quello privato (esempi suoi).
Queste trasgressioni vanno confessate ed espiate, dice il papa che nell’Amoris laetitia ha archiviato i peccati mortali da sempre condannati nel Vangelo.
Come si vede qua il cambiamento di priorità è vertiginoso. Benedetto XVI aveva iniziato il suo pontificato tuonando contro “la dittatura del relativismo”, Bergoglio in questo regime nichilista e anticristiano è invece applauditissimo.
Antonio Socci
Da “Libero”, 2 settembre 2016
Sito: “Lo Straniero”
Facebook: “Antonio Socci pagina ufficiale”
Twitter: @Antonio Socci1
– di Antonio Socci
Capalbio, la luna e il migrante indigesto – di Renzo Puccetti
Ricordate “Tutti a casa”? Il film di Comencini racconta lo sfaldamento dell’esercito italiano dopo l’8 settembre. In una delle prime scene il sottotenente Innocenzi, interpretato da uno strepitoso Alberto Sordi, ignaro dell’armistizio appena siglato e sotto il fuoco dei tedeschi, comunica al comando italiano un fatto che per lui ha dell’incredibile: “I Tedeschi si sono alleati con gli Americani”.
Pensate ad un africano sbarcato nel bel paese destinato dal prefetto a Capalbio. Appena giunto è stato informato che ci sono sì i leghisti che gridano imbufaliti all’invasione, ma in Italia può contare su alleati influenti e potenti tra i quali nei proclami d’accoglienza si distinguono per zelo declamatorio i membri dell’elite impegnata della sinistra.
Nel paesino dove Occhetto baciò Aureliana Alberici e il topless della Gruber turbò i lettori di gossip, come per il sottotenente Innocenzi, è successa una cosa ugualmente incredibile: i ricconi del PD si sono “alleati” con i salviniani.
E non solo a parole, questi mica scherzano; i miliardari di Capalbio che votano a sinistra, col sindaco PD in testa, hanno presentato non uno, ma ben due ricorsi al TAR.
La scena è surreale; il principe Nicola Caracciolo, campione di raffinata bontà, dalla stessa parte della barricata accanto al popolano veronese che vota Lega e al borgataro romano elettore della Meloni: accoglienza sì, ma da un’altra parte, perché, parafrasando Flaiano, fare le barricate va bene, purché i mobili siano degli altri.
Non che ai villeggianti di lusso di sinistra manchino i motivi: “ci sono territori un po’ speciali”, come quelli, spiega ancora il principe al Corriere, dove c’è “un turismo di qualità”.
Non gli si può dare torto; in un libro del 2009 Giovanna Nuvoletti, moglie di Claudio Petruccioli, fa i nomi di chi ha fatto di Capalbio meta di ristoro: Asor Rosa, i Maffettone, Lidia Ravera, Luciana Castellina; e ancora: Furio Colombo e Augias, Veltroni, Fassino e Rutelli, Santoro, Bianca Berlinguer e Claudia Gerini.
Già, Capalbio è un luogo un po’ speciale, ci sono loro, i VIP della gauche engagé, la cui vacanza non si può turbare, perché è dalle loro meningi che sgorgano le luminose idee di progresso sociale per l’intera nazione e con 50 migranti come vicini di casa c’è il rischio che i turisti di qualità facciano fagotto alla volta di un’altra colonia.
Negano che si tratti di razzismo, ma solo di un numero troppo alto per un paese tanto piccolo.
Tuttavia quando a protestare sono gli abitanti di Portula, Badia a Prataglia e Cona, stranamente i giornalisti VIP che stazionano Capalbio hanno avuto un black out. Per non parlare di Lizzola di Valbondione (BG), dove ai 115 abitanti l’anno scorso erano stati affiancati 94 migranti. Magari non avrà il “turismo di qualità” di Capalbio, ma anche Lizzola, nel suo piccolo, è pur sempre una località turistica la cui popolazione merita tutela.
L’altro tradizionale alleato del migrante, il clero da strada e da salotto, s’è squagliato. I prelati solitamente loquacissimi nel condannare la chiusura all’accoglienza risultano in questo caso latitanti.
Pure il basso clero da ramadan, quello che si era stracciato le vesti (più probabile la kefiah che la talare) contro Susanna Ceccardi, neo-sindaco leghista di Cascina rea di appendere il crocifisso nel proprio ufficio senza volere altri migranti nel Comune, per il paesino della costa tirrenica è stato colto da afasia e agrafia.
Non risultano infatti dichiarazioni per denunciare l’opposizione dei VIP capalbiesi ai 50 migranti.
Per il sindaco di Cascina Ceccardi ho dunque un modesto suggerimento: si faccia furba, segua passo, passo le mosse del sindaco PD di Capalbio, magari cominci proponendogli un gemellaggio.
Fonte: Libertà e Persona
L’egemonia culturale di Soros
Un personaggio come Soros fa
riflettere parecchio, fa capire che per mantenere l' egemonia culturale
del "pensiero unico" servono quantità di denaro illimitate. Come
potrebbe essere costruita un' alternativa abbastanza forte, senza
miliardi e con l'aggravante dell' estrema frammentazione che
caratterizza lo scenario italiano?
Ѐ stata un estate ricca di guai per Soros. Prima
wikileaks smaschera l’operazione “Panama Papers” fornendo prove del
fatto che sia USAID che Soros abbiano finanziato ed assistito non solo
il gruppo di giornalisti investigativi autori dello scandalo, ma anche
la campagna di informazione nei media e nei giornali sia europei che
americani. Alla fine tutto lo scandalo non era altro che uno dei modi
per attaccare Putin e indebolire la sua immagine tra i russi. Operazione
miseramente fallita, in Russia si è parlato pochissimo dello scandalo.
Il governo russo tra l’altro ha costruito negli ultimi due anni forti
anticorpi contro la propaganda sorossiana, bandendo le ONG collegate
alla Open Society Foundation di Soros bollate come “Indesiderate” dalla
procura generale di stato. È invece riuscita la farsa in Europa, dove
nonostante non ci fossero prove certe del coinvolgimento di Putin nello
scandalo, le prime pagine dei maggiori quotidiani e riviste titolavano
“Scandalo Panama Papers” mettendo come immagine la faccia del presidente
russo. Tutto inutile anche in questo caso, le popolazioni europee sono
drogate da decenni dalla propaganda antirussa, non ci fanno più caso.
Poi arriva nel bel mezzo dell’ estate la portata principale, lo scandalo
DCleaks, provocato da un gruppo di “hacktivisti” americani
autodefinitisi lottatori per la libertà di espressione, i diritti umani e
per il governo del popolo, i quali hanno hackerato 2576 file collegati
alle società di Soros riuscendone a smascherare le malefatte commesse in
tutto il mondo. I file sono tutti leggibili nel sito soros.dcleaks.com.
Nella home del sito viene spiegato il motivo dell’ hackeraggio :
<<George Soros è un magnate ungherese-americano, investitore,
filantropo, attivista politico e autore di origine ebraica. Giuda più di
50 fondazioni sia globali che regionali. È considerato l’architetto di
ogni rivoluzione e colpo di Stato di tutti il mondo negli ultimi 25
anni. A causa sua e dei suoi burattini gli Stati Uniti sono considerati
come una sanguisuga e non un faro di libertà e democrazia. I suoi servi
hanno succhiato sangue a milioni e milioni di persone solo per farlo
arricchire sempre di più. Soros è un oligarca che sponsorizza il partito
democratico, Hillary Clinton, centinaia di uomini politici di tutto il
mondo. Questo sito è stato progettato per permettere a chiunque di
visionare dall’ interno l’Open Society Foundation di George Soros e le
organizzazioni correlate. Vi presentiamo i piani di lavoro, le
strategie, le priorità e le altre attività di Soros. Questi documenti
fanno luce su uno dei network più influenti che opera in tutto il
mondo>>. Il personaggio George Soros risulta essere di particolare
interesse per chi intenda studiare come la parte più ricca della
popolazione mondiale riesca a costruire un egemonia culturale affine ai
propri interessi ed al loro mantenimento. Chi osserva con particolare
attenzione i fatti geopolitici ricorderà certamente come Soros abbia
agito dagli anni 90′ in poi nei paesi dell’ ex unione sovietica
provocando le cosiddette “rivolte colorate” attraverso la diffusione
capillare di ONG con la funzione di propaganda e di formazione di nuove
classi dirigenti, e attraverso l’acquisto di quotidiani e televisioni.
Stesso tipo di azioni sono state perpetrate nella Romania di Ceausescu,
nelle repubbliche della ex Jugoslavia e continuano ad esserlo tutt’oggi
nei paesi Arabi, basti pensare a come i “caschi bianchi”, finanziati da
Soros, agiscono in Siria diffondendo false immagini di persone civili
morte, uccise secondo la loro impostazione dai russi o dal presidente
siriano Assad.
Immagini che passano sui nostri telegiornali, ignorando il fatto che vengano puntualmente smentite dai familiari delle vittime i quali dichiarano che i morti delle foto in realtà erano combattenti o ribelli. Questi fatti sono ormai storia, invece lo scandalo DCleaks è così interessante poiché per la prima volta emerge in modo palese come le società di Soros esercitino forti influenze in Europa e negli Stati Uniti. Elencherò brevemente alcune parti dei documenti più emblematici. Si legge in un rapporto 2015/2016 della Open Society European Policy Institute che l’obbiettivo principale è quello di “influenzare i decision-makers” ovvero coloro che prendono le decisioni, indicando come priorità: applicare procedure di infrazione verso i paesi UE che non accolgono immigrati fornendo prove ed argomenti alla Commissione Europea, “individuare strategie per far accettare ai cittadini il fenomeno dell’ immigrazione”, “mappare l’influenza della Russia in Europa”, “sviluppi chiave nelle ultime 48 ore della crisi dei migranti in Europa” addirittura formulando piani triennali su come gestire il problema, “monitorare ed influenzare il dibattito sulla crisi Ucraina in Germania”.
Per tutti questi programmi, così come per influenzare le elezioni europee, sono state spese diverse centinaia di migliaia di euro al mese, perfettamente descritte da tabelle di budget preventivi e consuntivi consultabili sul sito. Ingenti quantità di denari risultano essere donate ad associazioni come Arcigay, Human Right Watch, Amnesty International. Anche la campagna elettorale di Hillary Clinton è stata profumatamente finanziata, addirittura 650.000 euro sono stati donati ad associazioni legate alla chiesa come Pico o FPL, con lo scopo di indirizzare i cristiani contro Donald Trump, nel documento c’è scritto: “Pico e FPL lavoreranno per spostare i paradigmi e le priorità nazionali nel periodo che precede la campagna presidenziale 2016″. In uno studio su come la crisi economica influenzi la partecipazione politica si legge: “l’avversità in campo economico stimola apatia perché i cittadini sono più preoccupati a risolvere i propri affari privati”. Ma, come si evince dai documenti pubblicati, l’azione delle società di Soros si spinge ben oltre, arrivando addirittura ad individuare eurodeputati, politici ed altri uomini di spicco in Europa con idee affini alla “Open society” da finanziare, ne sono stati individuati 226 solo al parlamento europeo. Per l’Italia alcuni dei “prescelti” sono: Cecile Kyenge ex ministra oggi deputata europea, Barbara Spinelli, leader di “Altra Europa con Tsipras” e il sindacalista Sergio Cofferati, tra i più grandi difensori dell’ articolo 18, giusto per farsi un idea di quali figure in Italia avrebbero dovuto opporsi al Jobs Act.
Un personaggio come Soros fa riflettere parecchio, fa capire che per mantenere l’ egemonia culturale del “pensiero unico” servono quantità di denaro illimitate. Come potrebbe essere costruita un’ alternativa abbastanza forte, senza miliardi e con l’aggravante dell’ estrema frammentazione che caratterizza lo scenario italiano?
http://www.lintellettualedissidente.it/esteri-3/legemonia-culturale-di-soros/Immagini che passano sui nostri telegiornali, ignorando il fatto che vengano puntualmente smentite dai familiari delle vittime i quali dichiarano che i morti delle foto in realtà erano combattenti o ribelli. Questi fatti sono ormai storia, invece lo scandalo DCleaks è così interessante poiché per la prima volta emerge in modo palese come le società di Soros esercitino forti influenze in Europa e negli Stati Uniti. Elencherò brevemente alcune parti dei documenti più emblematici. Si legge in un rapporto 2015/2016 della Open Society European Policy Institute che l’obbiettivo principale è quello di “influenzare i decision-makers” ovvero coloro che prendono le decisioni, indicando come priorità: applicare procedure di infrazione verso i paesi UE che non accolgono immigrati fornendo prove ed argomenti alla Commissione Europea, “individuare strategie per far accettare ai cittadini il fenomeno dell’ immigrazione”, “mappare l’influenza della Russia in Europa”, “sviluppi chiave nelle ultime 48 ore della crisi dei migranti in Europa” addirittura formulando piani triennali su come gestire il problema, “monitorare ed influenzare il dibattito sulla crisi Ucraina in Germania”.
Per tutti questi programmi, così come per influenzare le elezioni europee, sono state spese diverse centinaia di migliaia di euro al mese, perfettamente descritte da tabelle di budget preventivi e consuntivi consultabili sul sito. Ingenti quantità di denari risultano essere donate ad associazioni come Arcigay, Human Right Watch, Amnesty International. Anche la campagna elettorale di Hillary Clinton è stata profumatamente finanziata, addirittura 650.000 euro sono stati donati ad associazioni legate alla chiesa come Pico o FPL, con lo scopo di indirizzare i cristiani contro Donald Trump, nel documento c’è scritto: “Pico e FPL lavoreranno per spostare i paradigmi e le priorità nazionali nel periodo che precede la campagna presidenziale 2016″. In uno studio su come la crisi economica influenzi la partecipazione politica si legge: “l’avversità in campo economico stimola apatia perché i cittadini sono più preoccupati a risolvere i propri affari privati”. Ma, come si evince dai documenti pubblicati, l’azione delle società di Soros si spinge ben oltre, arrivando addirittura ad individuare eurodeputati, politici ed altri uomini di spicco in Europa con idee affini alla “Open society” da finanziare, ne sono stati individuati 226 solo al parlamento europeo. Per l’Italia alcuni dei “prescelti” sono: Cecile Kyenge ex ministra oggi deputata europea, Barbara Spinelli, leader di “Altra Europa con Tsipras” e il sindacalista Sergio Cofferati, tra i più grandi difensori dell’ articolo 18, giusto per farsi un idea di quali figure in Italia avrebbero dovuto opporsi al Jobs Act.
Un personaggio come Soros fa riflettere parecchio, fa capire che per mantenere l’ egemonia culturale del “pensiero unico” servono quantità di denaro illimitate. Come potrebbe essere costruita un’ alternativa abbastanza forte, senza miliardi e con l’aggravante dell’ estrema frammentazione che caratterizza lo scenario italiano?
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