Marco Corvaglia, studioso critico di Medjugorje, di cui è appena uscito un nuovo libro che completa il quadro sul controverso fenomeno legato alle presunte apparizioni mariane
(foto: Getty Images) |
Tra testimonial vip, trasmissioni televisive e libri agiografici, le voci critiche che raccontano di Medjugorje sono davvero poche.
Tra queste quella di Marco Corvaglia, autore nel 2007 del libro Medjugorje: è tutto falso e, oggi, di un nuovo studio che integra il precedente: La verità su Medjugorje. Il grande inganno, uscito da pochi giorni per Lindau. Abbiamo incontrato l’autore per fargli alcune domande sul suo lavoro e su tutto quello che ruota attorno al fenomeno Medjugorje, da lui indagato con rigore e spirito critico.
Che cosa ha reso Medjugorje un fenomeno di massa che sembra mettere in ombra altri luoghi di culto che hanno ricevuto la definitiva approvazione della Chiesa?
“Lourdes e Fatima sono un monumento. Medjugorje è un’emozione. Il fedele sente un contatto più diretto con la figura celeste, perché è convinto, o ipotizza, che il fenomeno sia ancora in corso. Non è una differenza da poco”.
Su quali nuove fonti si è basato, a distanza di 10 anni dal primo libro?
“Nel corso di questi dieci anni si sono accumulati molti nuovi dati, che hanno permesso di mettere in rapporto elementi e chiarire nessi causali. I veggenti hanno rilasciato nuove dichiarazioni, talvolta in contrasto con quanto detto prima e molti fili rimasti in sospeso si sono potuti riannodare a distanza di tempo. Ma ho anche avuto accesso a documenti inediti molto importanti relativi soprattutto ai primi anni delle apparizioni. Si tratta di migliaia di pagine, depositate presso la curia di Mostar. Sono documenti di pubblico accesso, ma finora ignorati da tutti coloro che si sono occupati di Medjugorje. Tra questi c’è una Cronaca delle apparizioni, scritta da due sacerdoti vicini ai veggenti fin dal tempo delle prime visioni, che mi è stata molto utile per far luce sulle prime fasi del fenomeno”.
Un aspetto che la sua indagine mette in evidenza è l’uso tendenzioso delle parole, che permette di non chiamare le cose con il proprio nome e godere di agevolazioni. Che rapporti ci sono tra questo fenomeno e il business legato a Medjugorje?
“Se qualcuno volesse edificare un albergo da 120 posti letto e chiedesse contributi economici volontari a dei perfetti sconosciuti, sarebbe giustamente visto come una persona molto bizzarra. Se però fosse considerato un veggente e inserisse nel progetto anche la presenza di una cappellina, definendo la struttura “casa di spiritualità e accoglienza”, le cose andrebbero diversamente. A Medjugorje è successo esattamente questo. Non è fantastica la mente umana? Nel tempo, il volume d’affari legato alle attività personalmente gestite dai veggenti e, in generale, di quelle legate al fenomeno delle apparizioni è aumentato notevolmente, sfuggendo, però a una precisa quantificazione, perché molti dei guadagni sono ottenuti illegalmente e il fenomeno del lavoro nero è diffusissimo. Solo per dare alcuni numeri significativi, si possono citare le stime del ricercatore croato Vencel Čuljak (una voce neutrale, non critica sul fenomeno) che ha calcolato come nel periodo da lui indagato, che va dal 1981 al 2013, a Medjugorje, le entrate legali siano state il 32%, quelle illegali il 68%. Inoltre, il 58% dei lavoratori non è assicurato o lavora illegalmente. Čuljac ha calcolato anche le entrate dei francescani della chiesa parrocchiale di Medjugorje, che si possono stimare, sempre nel periodo 1981-2013, sui 290 milioni di euro. Questo ha permesso loro, in modo difficilmente conciliabile con lo spirito francescano, di essere azionisti e fondatori di istituti bancari“.
Come si può rispondere a chi ritiene che vi siano elementi oggettivi che proverebbero la soprannaturalità di quanto accade a Medjugorje? Si parla, per esempio, di fenomeni misteriosi che si verificano regolarmente, come movimenti anomali del sole, luci o figure che appaiono in cielo. Si fa anche riferimento a una pergamena realizzata in un materiale sconosciuto, contenente dieci segreti, consegnata dalla Vergine alla veggente Mirjana. Che cosa può dirci in merito?
“Non vi è nessun movimento anomalo del sole ma reazioni oculari fisiologiche. I pellegrini si mettono deliberatamente a fissare il sole, in genere nel tardo pomeriggio, in coincidenza con l’orario canonico delle apparizioni (o nella prima parte della mattinata, nel caso invece delle apparizioni mensili di Mirjana). Le sensazioni visive che si possono determinare esponendo la retina a sollecitazioni di quel tipo sono state ben studiate e riprodotte da alcuni ricercatori. Così come sono stati studiati i danni che, in una minoranza di casi, i pellegrini di Medjugorje hanno causato alla propria retina. Si ritiene che si tratti di lesioni di origine fotochimica e non termica, il che spiega, secondo i ricercatori, la variabilità soggettiva nello sviluppo o meno della retinopatia solare. Riguardo alla pergamena, tutto ciò che si sa è legato a semplici dichiarazioni di Mirjana. A questo proposito, c’è da riflettere su un fatto: Mirjana dice di non dover nascondere questa pergamena “magica”, perché tanto chiunque provi a leggerne il contenuto vi vede qualcosa di diverso e comunque non il reale contenuto (lei dice di aver fatto la prova con un’anonima amica e un’anonima cugina). Sarebbe bastato che la commissione vaticana – che è stata in piedi per quattro anni con lo scopo di vagliare la documentazione sulle apparizioni – chiedesse a Mirjana di portare con sé questa pergamena di materiale non esistente sulla terra (lei asserisce che ciò è stato verificato da un altro suo anonimo cugino ingegnere); la si sarebbe esaminata e in quattro e quattr’otto si sarebbe verificato, in maniera schiacciante e definitiva, se i veggenti mentono o dicono la verità. Non lo si è fatto. Evidentemente, non si vuole scoprire la verità. Mi sembra ovvio”.
Risulta anche che i veggenti siano stati sottoposti a indagini scientifiche, che avrebbero provato la loro buona fede attraverso la verifica dei parametri fisiologici. Per esempio, emergerebbe la loro totale disconnessione con l’ambiente circostante nel corso delle visioni o una straordinaria sincronia dei loro gesti e altri elementi notevoli. Le cose stanno davvero in questi termini?
“Il discorso sarebbe molto lungo. Rimanendo su una premessa generale, si può notare come un’indagine non si possa considerare scientifica se, prima della pubblicazione, non è stata assoggettata alla peer-review, cioè non è stata discussa e vagliata da colleghi, ovviamente privi di conflitti di interesse. I dossier scientifici su Medjugorje sono tre: il primo, relativo al gruppo guidato dall’oncologo, esponente del Rinnovamento Carismatico, Henri Joyeux, fu pubblicato in Francia da una casa editrice religiosa (non scientifica); il secondo dossier (relativo agli esami condotti dall’Associazione Regina della Pace, fondata da alcuni medici esponenti di Comunione e Liberazione) e il terzo dossier (relativo a una serie di studi commissionati nel 1998 dalla stessa parrocchia di Medjugorje) sono stati autopubblicati dai gruppi di studio in due stamperie. Naturalmente, poi, si potrebbe anche entrare nel merito e presentare diverse obiezioni circa i protocolli seguiti e l’interpretazione dei risultati”.
I sostenitori della soprannaturalità fanno anche spesso riferimento alle straordinarie profezie che la Gospa, la Vergine di Medjugorje, farebbe giungere attraverso i veggenti, come pure alle tante guarigioni miracolose collegate al culto in questione. Si tratta di elementi che avvicinano Medjugorje a Lourdes e Fatima. Che cosa è possibile dire dal punto di vista storico e critico?
“Come in qualunque gruppo religioso millenarista che si rispetti, l’avveramento delle profezie e dei segreti è sempre presentato come prossimo (sin dal 1981!) ma poi nulla accade. Sulle guarigioni, facciamo direttamente un esempio concreto: uno dei casi più noti in Italia riguarda Raffaella, una ragazza napoletana che aveva perso la vista a un occhio perché il suo nervo ottico, come ripete da anni l’attivista di Medjugorje Paolo Brosio, era stato “mangiato” da un virus: durante un viaggio a Medjugorje, questo nervo si sarebbe miracolosamente ricostituito perché la ragazza tornò a vedere. Leggendo la certificazione medica (pubblicata in scansione nell’ultimo libro dello stesso Brosio!) si scopre che, in realtà, la cecità era funzionale, cioè l’esame clinico non evidenziava nessun danno o lesione evidente. Il Comitato Medico Internazionale di Lourdes ha smesso da tempo di prendere in considerazione le guarigioni funzionali”.
Qual è il suo giudizio sull’atteggiamento della Chiesa attuale in merito a Medjugorje? Ci sono motivi per i quali manca ancora un pronunciamento definitivo sulle presunte apparizioni?
“Medjugorje ha ridestato il desiderio di spiritualità in molte persone, quindi non c’è il coraggio di dare un colpo di spugna. Come le contraddittorie conclusioni della commissione vaticana, cui ho fatto prima cenno, sembrano testimoniare mirabilmente, molti prelati vedono Medjugorje così: “non è vero, ma ci devo credere”. Forse sarebbero più cauti, se si rendessero conto di quanti fedeli hanno perso o potrebbero perdere fiducia nella Chiesa proprio per come sta gestendo, da quasi quattro decenni ormai, la questione di Medjugorje. Per quanto riguarda, più specificatamente, il pontificato di papa Francesco, in passato, alcune dichiarazioni avevano lasciato intravedere un atteggiamento prudente o addirittura critico sul fenomeno, ma un recente provvedimento ha lasciato interdetti. Il papa ha, infatti, disposto la presenza, in pianta stabile, a Medjugorje, di un visitatore apostolico, ufficialmente con compiti pastorali, non meglio specificati, legati ai pellegrini. Il provvedimento è stato salutato positivamente dai devoti di Medjugorje, anche perché il prelato scelto, monsignor Henryk Hoser, si è già dimostrato in passato un acritico sostenitore del fenomeno. È un provvedimento davvero difficile da decodificare. Di sicuro, non ci sono visitatori apostolici a Lourdes e a Fatima”.
C’è chi ritiene che la fede in un fenomeno spirituale possa avere solo effetti positivi sulla psiche delle persone, quindi una verifica puntuale dei fatti costituirebbe un’inutile crudeltà. Qual è il suo parere al riguardo?
“Qui la questione diventa filosofica e la risposta non può che derivare dai propri valori di riferimento. È chiaro che, se c’è un inganno, c’è chi si sta prendendo gioco di milioni di persone, per di più inducendole a un abbassamento della soglia di capacità critica, con esiti e risvolti difficilmente valutabili. Per me, dal punto di vista etico, è una sorta di crimine“.
Tra gli aspetti più imbarazzanti per la Chiesa c’è quello della vicinanza dei veggenti, soprattutto nei primi anni, a movimenti dottrinalmente distanti dall’ortodossia cattolica. Di che cosa si tratta? La Chiesa ha preso una posizione in merito?
“In estrema sintesi, nei primi anni, Medjugorje (con i terrificanti segreti di cui i veggenti si dicono depositari) si presentava come uno dei tanti culti apocalittici, tanto di moda fra gli anni Settanta e Ottanta in ambienti contigui alla New Age. Poi questo carattere apocalittico di Medjugorje è stato fortemente ridimensionato, guarda caso a partire dal momento in cui dai veggenti si è allontanato un frate particolarmente incline a queste forme di “spiritualità”. Molti anni dopo il frate (oggi laicizzato) è stato sottoposto a severissime sanzioni disciplinari da parte della Chiesa, ma per ragioni non legate a Medjugorje”.
Tra i numerosissimi fatti che presenta ai suoi lettori, potrebbe individuarne uno particolarmente significativo e rivelatore per farsi un’idea su Medjugorje?
“Per capire davvero Medjugorje bisogna capirne gli attori protagonisti e, per fare questo, è necessario acquisire una conoscenza organica e non episodica del loro modo di agire, sempre alla luce del motto di Quintiliano, secondo cui “il bugiardo deve avere buona memoria”. Tanto per fare un esempio, tra i mille possibili, nei primi tempi delle apparizioni due dei veggenti (Vicka e Jakov) dissero di essere stati fisicamente condotti dalla Madonna a visitare paradiso, inferno e purgatorio, parlandone, comprensibilmente, come di un’esperienza che ha segnato la loro vita. Peccato che, come è possibile documentare inconfutabilmente, con il passare dei mesi e poi degli anni, i due abbiano iniziato a fare confusione a un livello sempre crescente, non ricordandosi più correttamente nemmeno l’anno del presunto episodio. Dimenticanze e confusioni che sarebbero normali per episodi insignificanti (o, come nel nostro caso, inventati), non per eventi sconvolgenti e che segnano la vita. Questa è solo una delle ulteriori incongruenze che sono emerse tramite gli studi che ho condotto negli ultimi anni”.
di Anna Rita Longo
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