Aut, aut. La Verità di Cristo è una immutabile, luminosa perenne ed auto-evidente. Tornare a rileggersi Kierkegaard: uno che va dritto al cuore dei problemi e mostra, senza tanti fronzoli, la nuda essenza del Vangelo di Gesù
di Francesco Lamendola
È sempre un piacere e una consolazione, specie in questi tempi di crisi spirituale, morale e religiosa, tornare a rileggersi il buon vecchio Kierkegaard, un pensatore luterano come il cattolicesimo, negli ultimi due secoli, ne ha avuti pochi: uno che va dritto al cuore dei problemi, e che mostra al suo lettore, senza tanti fronzoli e abbellimenti, la nuda essenza del Vangelo di Gesù Cristo: la disponibilità a caricarsi sulle spalle la propria croce, per mettersi alla sequela di Lui. I nostri tempi sono i tempi del sì, ma, del sì, però, e anche, qualche volta (ma più raramente) del no, tuttavia; sono tempi di misera furbizia, nei quali gli uomini vanno in giro cercando il cavillo, l'eccezione, la deroga alla legge, perché non hanno abbastanza faccia tosta da dichiarare abolita la legge, ma neppure abbastanza umiltà e purezza di cuore da sottomettersi ad essa. Sono tempi di eresia e di apostasia, con la pretesa di essere perfettamente fedeli al Vangelo, anzi, di averne penetrato più chiaramente il significato. E costoro, disgraziati, nemmeno si rendono conto che una simile affermazione è, né più né meno, una dichiarazione di gnosticismo: perché la gnosi consiste nella pretesa che esista una verità per i sapienti e una verità per i semplici, pur essendo, esteriormente, la stessa verità. In tempi come questi, la maggioranza dei credenti è confusa, molti sono turbati, alcuni sono angosciati: pare che tutto stia franando, e che tutto stia cambiando, e nulla è oggi com'era ieri, benché ci avessero insegnato che la Verità di Cristo è una, immutabile, luminosa, perenne ed auto-evidente.