ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 13 gennaio 2018

Una scellerata combriccola

I SOFISMI DELLA NEOCHIESA


Smontare, uno ad uno, i sofismi della neochiesa, che si sta sostituendo alla vera Chiesa cattolica, e che si regge su una costruzione di "cartapesta" resa possibile solo dall’ignoranza e dal conformismo di milioni di cattolici
di Francesco Lamendola 

 

La neochiesa modernista, eretica e apostatica che si sta sostituendo, a passi da gigante, alla vera Chiesa cattolica, sempre più relegata dietro le quinte, si regge su una costruzione di cartapesta, in una maniera che è resa possibile solo dall’ignoranza, dall’accidia e dal conformismo di milioni di cattolici; laddove basterebbero pochi uomini di fede e di coraggio per smontare i suoi sofismi ad uno ad uno, mostrando la loro natura ingannevole, la loro inconsistenza, i trucchi da quattro soldi dei neoteologi e la raffinata malizia del neoclero, una scellerata combriccola di vescovi e sacerdoti massoni i quali hanno venduto l’anima al diavolo in cambio di potere, ricchezza e facile popolarità.
In fondo, tutto il loro inganno, avente quale obiettivo ultimo la sovversione della Chiesa stessa e la distruzione finale della fede in Gesù Cristo – un Gesù che intendono ridurre alle proporzioni di un semplice uomo, spogliandolo della sua divinità, e quindi spogliando la sua morte (e la sua resurrezione, in cui non credono) del valore di Redenzione universale - si può ridurre a cinque o sei parole d’ordine, parole-chiave, destinate a diffondere i pestilenziali errori del modernismo, già denunciati e combattuti con vigore da san Pio X, sotto una nuova veste, forse un poco più abilmente dissimulati ma, in definitiva, proprio gli stessi di allora, insieme ad altri, nuovi e, se possibile, ancor peggiori dei primi. Vediamole.

MISERICORDIA.
È il titolo di un tristo libro di Walter Kasper (tradotto in Italia nel 2013) ed è assurta a simbolo della “pastorale” del (falso) papa Bergoglio. L’inganno sta nel fatto che la misericordia di Dio viene presentata, sistematicamente e unilateralmente, come la ferma volontà di Dio di perdonare tutti, accogliere tutti e redimere tutti, indipendentemente dal fatto che i peccatori si pentano dei loro peccati. Questa falsa dottrina si regge su un sofisma ben preciso: Dio è amore, quindi non può lasciare che una parte dell’umanità vada in perdizione. Perfino un bambino della prima Comunione, almeno fino a qualche anno fa, avrebbe riconosciuto la natura sofistica di un simile argomento: dire che Dio vuol salvare tutti è una cosa; dire che tutti si salvano è un’altra: di mezzo, c’è la libera volontà degli uomini, dono preziosissimo che Dio stesso ha fatto loro. E la libertà del volere umano implica la possibilità del rifiuto dell’amore di Dio, il che equivale al rifiuto della salvezza. Affermare che Dio salva tutti è come affermare che Dio ignora le libere scelte degli uomini e che li trascina in paradiso con la forza. Non solo questa idea è palesemente in contrasto con il più elementare senso di giustizia, ma è anche in contrasto con il vero amore di Dio per gli uomini, che comprende il rispetto della loro libertà. In altre parole, non è Dio che manda all’inferno il peccatore, ma è il peccatore che sceglie l’inferno con un atto della sua libera volontà. Il peccatore, infatti, sa benissimo di commettere il male; se non lo sa, non è realmente peccatore; inoltre, a ogni peccatore è dato il modo di pentirsi, ravvedersi e convertirsi, nonché di riparare al male fatto, nei limiti del possibile. Senza dubbio Dio, nella sua paterna Provvidenza, mette in opera molte strategie affinché il peccatore abbia la possibilità e l’occasione di pentirsi, e perciò di salvarsi. Nondimeno, vi sono dei peccatori che rifiutano tali occasioni e si ostinano nella loro malvagità, sino all’impenitenza finale, cioè sino all’estremo rifiuto della riconciliazione con Dio. Come è possibile che simili anime vadano incontro a un destino diverso dalla dannazione eterna? E tuttavia, non è Dio che le ha condannate, ma si sono condannate da sole. Rileggiamo il Vangelo di Giovanni (12, 44-50):

Chi crede in me, non crede in me, ma in colui che mi ha mandato; chi vede me, vede colui che mi ha mandato. Io come luce sono venuto nel mondo, perché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre. Se qualcuno ascolta le mie parole e non le osserva, io non lo condanno; perché non sono venuti per condannare il mondo, ma per salvare il mondo. Chi mi respinge e non accoglie le mie parole, ha chi lo condanna: la parola che ho annunziato lo condannerà nell’ultimo giorno. Perché io non ho parlato da me, ma il Padre che mi ha mandato, egli stesso mi ha ordinato che cosa devo dire e annunziare. E io so che il suo comandamento è vita eterna. Le cose dunque che io dico, le dico come il Padre le ha dette a me.

È un discorso chiarissimo; eppure, la malizia infernale dei neoteologi modernisti è riuscita a intorbidarlo e confonderlo, almeno agli occhi dei cattolici che hanno poco senso critico e poca familiarità con la lettura e la meditazione del santo Vangelo. Che cosa fanno i neoteologi, di questo discorso di Gesù, fedelmente riportato dal quarto Vangelo (sempre con il permesso di padre Sosa Abascal, secondo il quale non sappiamo che cosa realmente abbia detto Gesù Cristo, perché nessun registratore ha inciso le sue parole)?  Lo tagliano a metà; lo riportano, o lo sintetizzano, fino al passaggio: Se qualcuno ascolta le mie parole e non le osserva, io non lo condanno; perché non sono venuti per condannare il mondo, ma per salvare il mondo. E dicono, esultando in maniera quasi scomposta: Vedete? Gesù non è venuto per condannare, ma per salvare tutti gli uomini. Il che è vero; ma è solo una parte della verità. Primo, perché Gesù vorrebbe salvare tutti gli uomini, ma bisogna pure che gli uomini si lascino salvare. Provate voi a salvare un uomo che sta per affogare, se costui non vuole a nessun patto essere salvato: è un’impresa impossibile. Se costui ha deciso di annegare, annegherà: nessuno potrebbe salvarlo dalla morte, se questa è la sua precisa intenzione. Secondo, perché Gesù stesso, subito dopo aver pronunciato quelle parole,  ha soggiunto: Chi mi respinge e non accoglie le mie parole, ha chi lo condanna: la parola che ho annunziato lo condannerà nell’ultimo giorno. Parole chiarissime, inequivocabili: dunque, il Giudizio esiste; dunque, la condanna esiste; dunque, esistono sia la dannazione eterna, sia l’inferno quale destino finale delle anime che non hanno avuto il timore di Dio.
La furbata dei neoteologi che abusano del concetto di “misericordia” consiste, pertanto, nel dire solo una parte della verità; nell’esporre una metà della vera dottrina cattolica, quella che fa comodo a loro per trascinare le anime nell’inganno e, di conseguenza, nell’estremo pericolo. È come se, alla raccomandazione rivolta da Gesù alla donna adultera: Neanch’io ti condanno; vai, e d’ora in avanti non peccare più, loro togliessero il non peccare più, e lasciassero solo il neanch’io ti condanno; vai (pure): cosa che suggerisce che Gesù si contenti che il peccatore faccia quel che vuole, che resti pure nel suo peccato se lo preferisce, tanto Lui è disposto a perdonare e ad accogliere tutti, anche i peccatori impenitenti. Il che è una deliberata, e perciò diabolica, falsificazione dell’autentico insegnamento di Gesù. E qui bisogna dire che non solo singoli teologi, come Walter Kasper, ma il (falso) papa in persona, nella sciagurata esortazione apostolica Amoris laetitia, specie nel § 303, esprime chiaramente questo concetto eretico: che Dio non chiede al peccatore di desistere dal suo peccato, ma che acconsente a vederlo permanere in esso, anzi, peggio, che gli chiede di restare nel suo peccato, se egli, in tutta coscienza (si fa per dire) non si sente di fare diversamente. Il che, fra parentesi, porta dritto all’abolizione del Vangelo, che è la Legge di Dio, e alla sua sostituzione con il criterio morale della coscienza individuale. Se una cosa è buona per me, allora tutto va bene: anche in contrasto col Vangelo; anche in contrasto coi Dieci Comandamenti (nel caso specifico: non desiderare la donna d’altri). Sostituzione che Bergoglio aveva annunziato sin dal principio del suo pontificato, non in sede ufficiale, ma nel corso di una famigerata intervista al gran papa del partito massonico italiano, Eugenio Scalfari: il primato della coscienza individuale come criterio di verità nelle questioni morali.



Smontare, uno ad uno, i sofismi della neochiesa

di Francesco Lamendola

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