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mercoledì 11 dicembre 2019

Il papa rock!

La nomina del cardinale Tagle: fine della Chiesa missionaria?


(Cristina Siccardi) «Che papa rock!» è stata l’esclamazione circolata sui social quando a Manila papa Francesco e il cardinale Luis Antonio Gokim Tagle (all’epoca arcivescovo di Manila e presidente di Caritas internationalis), durante il viaggio del 2015 nelle Filippine, hanno aperto le loro mani destre per fare le corna. 

Un gesto molto utilizzato nella simbologia rock e sorto nel linguaggio dei segni per dire «Ti amo» (a codificarlo fu l’American Sign language combinando i segni delle lettere I, L, e Y: «I love you»). Povero Papa e povero cardinale. I segni con le mani dei ministri di Dio, sull’esempio del Sommo Sacerdote Gesù, sono ben altri… e sono sacri. Ebbene, proprio il cardinale Tagle è stato nominato nuovo prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, ex Propaganda Fide, come si chiamava il dicastero che sovrintendeva le missioni fino alla bolla Immortalis Dei di Paolo VI (15 agosto 1967). Un dicastero così importante che il suo capo è da sempre chiamato il Papa Rosso, a differenza del Papa Bianco, il Pontefice, e del Papa Nero, il superiore dei Gesuiti.
Il prefetto di questa Congregazione gode di molti poteri: sovrintende l’evangelizzazione dei popoli e ha giurisdizione su tutti i territori di missione di rito latino, provvedendo anche alle relative nomine episcopali. Amministra, inoltre, un enorme patrimonio di denaro, di titoli, valori dello Ior, e immobiliare, in particolare nel centro storico di Roma, che fu al centro dello scandalo Anemone-Balducci.
Il profilo del neoprefetto di 62 anni, detto Chito e definito «Golden boy», è perfetto per i desiderata di papa Francesco. Una decisione a sorpresa, come molte altre del pontificato bergogliano, che ha scalzato improvvisamente il Cardinale Fernando Filoni, dandogli il compito, semplicemente onorifico, di guidare l’Ordine cavalleresco del Santo Sepolcro. Alcuni affermano che Tagle possa essere addirittura il possibile successore di papa Francesco.
Fatti simili sono già accaduti con il cardinale Leo Raymond Burke, nominato a 66 anni protettore del Sovrano Ordine Militare di Malta, o con Gerhard Ludwig Müller, non ancora settantenne, al quale non è stato dato alcun incarico dopo la mancata riconfermaalla guida della Congregazione della Dottrina della Fede. Ricordiamo poi che il nome di Filoni figura nel dossier di monsignor Carlo Maria Viganò, come persona informata degli abusi commessi dall’ex Cardinale McCarrick e di illeciti legati allo Ior.
La nuova nomina è avvenuta domenica scorsa, il giorno dell’Immacolata, quando il Papa si è recato a rendere il consueto omaggio alla statua dell’Immacolata in piazza di Spagna, dove sorge il palazzo di Propaganda Fide, opera del Bernini e del Borromini. Ma oggi questa Congregazione segue ancora lo spirito missionario della Chiesa?
Istituita da papa Gregorio XV con la bolla Inscrutabili Divinae del 22 giugno 1622, Propaganda fide esercitava anche le funzioni oggi attribuite alla Congregazione per le Chiese orientali (la separazione avvenne il 1º maggio 1917). Un cardinale prefetto dirige, con amplissimi poteri, il dicastero attualmente composto di 25 cardinali; presiede le congregazioni generali, i congressi settimanali e il congresso economico. L’archivio, con annesso laboratorio di restauro, conserva i documenti dal 1622 in poi. La biblioteca, di circa 100.000 volumi, riceve oltre 300 periodici dalle missioni. La competenza della Congregazione si estende (Codexiur. can., can. 252) all’erezione di missioni, alla nomina dei rispettivi ordinari, alla scelta e mutazione del personale, all’approvazione di concili e sinodi, alla trattazione di tutti gli affari ecclesiastici, salvo quelli spettanti alla fede, ai riti e alle cause matrimoniali.
Gregorio XV, nel creare Propaganda fide, si ispirò alla Congregazione super negotiis Fidei et Religionis Catholicae, istituita il 6 maggio 1599 da Clemente VIII nell’udienza concessa al cardinale Giulio Antonio Santori, ma che ebbe brevissima vita. Il nuovo dicastero, all’indomani della Rivoluzione protestante, riaffermava il carattere universale della missione apostolica della Chiesa, mirando essenzialmente a propagare e difendere la fede, e a richiamare all’unione con Roma gli orientali dissidenti, tendendo ad affrancare le missioni da eccessive ingerenze politiche e dagli interessi economici delle potenze coloniali. Si venne così a costituire una salda organizzazione ecclesiastica retta da una gerarchia indigena, secondo il metodo tradizionale della Chiesa: ecco, quindi, l’impulso ai seminari indigeni e la relativa vigilanza di Madre Chiesa esercitata sui collegi cosiddetti nazionali in Roma, e su numerosi altri, specialmente nei Paesi soggetti al proselitismo protestante. Incredibile e formidabile fu il lavoro di Propaganda Fide nel corso del tempo: l’opera di annuncio della Buona Novella in ogni dove – come comandato da Cristo – era costantemente affiancato dalle esplorazioni geografiche a scopo di penetrazione missionaria e di studio scientifico, etnologico e linguistico. Si erigevano istituti di lingue orientali presso gli ordini religiosi e di istituzioni scolastiche d’ogni grado, particolarmente nei villaggi e nelle regioni più inospitali; si provvedeva all’assistenza sanitaria degl’indigeni e alla profilassi dei morbi endemici, alle costruzioni sacre e profane con particolare adattamento all’arte locale. Da non dimenticare la solerte attività di Propaganda in favore della liberazione degli schiavi cristiani e la formazione dei missionari per la tutela e la cura dell’infanzia e della vecchiaia, oltre alla lotta contro la tratta delle donne e contro la coltivazione e l’uso dell’oppio. Dalla Stamperia poliglotta di Propaganda Fide, avviata nel 1626, si diffusero, perlopiù gratuitamente, opere filologiche, liturgiche, apologetiche, sorprendenti relazioni di viaggi… e nel Collegio Urbano di Propaganda Fide (fondato verso il 1605 dal prelato spagnolo Vives, eretto poi da Urbano VIII nel 1627 e incorporato nella Sacra Congregazione nel 1641) vennero addottorati giovani d’ogni parte del mondo. Gran parte delle iniziative missionarie, specialmente nei secoli XVII e XVIII, furono direttamente sussidiate da Propaganda.
Al 30 giugno 1933 si contavano: sacerdoti 16.057 (di cui 5.931 indigeni), fratelli 7.305, suore 38.504; ausiliari laici d’ambo i sessi (catechisti, maestri, medici, ecc.), 135.883. Totale: 197.749 membri (dati statistici attinti all’archivio della Sacra Congregazione di Propaganda Fide, Rapporti degli Ordinari, 30 giugno 1933; Schedario statistico, 1934). Si dovesse redigere una sistematica e completa Storia di Propaganda Fide, ancora mancante, essa sarebbe monumentale. Oggi i numeri sono alquanto diminuiti, in particolare a partire dal Concilio Vaticano II: la libertà religiosa ha assottigliato, anno dopo anno, in uno stillicidio progressivo, le fila della gloriosa macchina missionaria della Chiesa di Cristo. Con l’ingresso del cardinale Tagle, lo spirito originario della missionarietà della Chiesa, così magistralmente strutturato da Propaganda Fide, verrà meno perché il neoprefetto ha una chiara e pubblica fisionomia conciliare e, allo stesso tempo, di «conversione ecologia e integrale», dove lo spirito di Assisi e lo spirito di Abu-Dabhi convergono nel nuovo umanesimo, nel nuovo modo di sentire la fratellanza universale, non quella cattolica in Cristo, ma quella interreligiosa, dove tutti potranno pensare la religione come meglio credono, mettendo in pratica ciò che il Dottore della Chiesa Newman aborriva: «Per trenta, quaranta, cinquant’anni ho cercato di contrastare con tutte le mie forze lo spirito del liberalismo nella religione. Mai la santa Chiesa ha avuto maggiore necessità di qualcuno che vi si opponesse più di oggi, quando, ahimé! si tratta ormai di un errore che si estende come trappola mortale su tutta la terra» (Biglietto Speech, 1879).
Il Cardinale Tagle è in perfetta sintonia con la Scuola di Bologna, tanto da essere stato membro del comitato editoriale della Storia del Vaticano II in cinque volumi, curata da Alberto Melloni e Giuseppe Alberigo, redigendo il capitolo La tempesta di novembre: la “settimana nera”. Considerata una delle voci più rappresentative del pensiero teologico asiatico, Tagle condivide con il Papa l’attenzione viscerale per la “Madre Terra”e l’accoglienza irreale e disorganizzata delle masse migratorie. Non più, dunque, una Chiesa missionaria, portatrice di conversioni a Cristo, ma un ente internazionale neoumanista che si adopera a sostenere le ideologie del momento. «In questi cinquant’anni ho pensato che si stiano avvicinando tempi di diffusa infedeltà, e durante questi anni, le acque, infatti, sono salite come quelle di un diluvio. Prevedo un’epoca, dopo la mia morte, nella quale si potranno soltanto vedere le cime delle montagne, come isole in un vasto mare. […] i leaders cattolici dovranno intraprendere grandi iniziative e raggiungere scopi importanti, e avranno bisogno di molta saggezza e di molto coraggio, se la Santa Chiesa deve liberarsi da questa terribile calamità, e, sebbene qualunque prova che cada su di lei sia solo temporanea, può essere straordinariamente dura nel suo decorso» (J.M. Marín, John Henry NewmanLa vita (1801-1890), Jaca Book, Milano 1998, p. 417). Il piccolo gregge dovrà resistere (poco o molto? Lo sa Nostro Signore) sulle cime delle montagne. 

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