ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

venerdì 14 aprile 2017

EVA (eresia vaticana antropocentrica)

L’errore eretico del concilio Vaticano II: l’antropocentrismo.





Il Concilio non dogmatico (quindi privo della sicura assistenza dello Spirito Santo) ma pastorale Vaticano II ha una insanabile ferita/prospettiva eretica: il rifiuto e la negazione del Teo/Cristocentrismo, e la scelta ed affermazione dell’antropocentrismo.

E’ cominciato con il Papa Giovanni XXIII ed il principio pastorale: “Cerchiamo piuttosto quello che ci unisce e tralasciamo quello che ci divide’. Buonista pacioso in apparenza, ma profondamente insidioso e sviante. La Parola di Dio, Il Signore Gesù, il Vangelo, non insegnano mai così. Il Signore Gesù ha insegnato la Verità, il Bene, la Santità. Non ha potuto fare unità con tutti, non perché Lui non lo volesse, ma perché coloro che non accettavano di credere in Lui, lo facevano perché non cercavano la Verità, il Bene, la Santità, così come sono autorevolmente, con segni e garanzie, rivelati dalla Parola di Dio.

E’ per questo che l’unità religiosa con tutti è impossibile. Era già stato detto esplicitamente nel Primo Comandamento del Decalogo. Non si può fare unità religiosa con chi rifiuta il vero Dio rivelato. Anzi l’idolatria, il seguire i falsi dei, è sempre stato considerato dalla Bibbia il più grave dei peccati.

Il Concilio Vaticano II, in Gaudium et Spes n. 24 afferma: “… homine, qui in terris sola creatura est quam Deus propter seipsam voluerit” “…l’uomo, il quale in terra è la sola creatura che Iddio abbia voluto per se stessa”.
Gaudium et spes n. 12: “…omnia quae in terra sunt ad homine, tamquam ad centrum suum et culmen, ordinanda sunt”. “…tutto quanto esiste sulla terra deve essere riferito all’uomo, come a suo centro e a suo vertice”.
Ribadito dal Discorso di chiusura del Concilio Vaticano II del Papa Paolo VI, il 7/12/1965: “…l’uomo osa dirsi principio e ragione di ogni realtà… La religione del Dio che si è fatto uomo, s’è incontrata con la religione (perché tale è) dell’uomo che si fa Dio… anche noi, più di tutti siamo cultori dell’uomo… una religione come la cattolica, la quale nella sua forma più cosciente ed efficace, qual è quella conciliare, tutta si è dichiarata in favore ed in servizio dell’uomo…”.

Queste sono le dannose conseguenze dell’amicizia di Giovanni XXIII e di Paolo VI con la massoneria ed il marxismo. Errore accettato e portato avanti dai loro successori. Massoneria e marxismo che nei livelli bassi, per meglio diffondersi ed acquisire simpatizzanti ed adepti, si presentano come antropocentriche, cioè rivolte al servizio dell’uomo, ma ai vertici sono anti-Dio e sataniste.
Invece la sana filosofia, cioè quella in cui la mente funziona normalmente e logicamente, e la Rivelazione divina, insegnano ripetutamente e chiaramente il Teo/Cristocentrismo.
Non Teocentrismo, perché non siamo vagamente ‘deisti’. Ma Teo/Cristocentrismo, perché l’Unico Vero Dio si è rivelato pienamente, dandone le prove, in Gesù Cristo.

Eccone alcune rivelazioni:

1 Cor 8,6: “C’è un solo Dio, il Padre, dal quale tutto proviene e noi siamo per lui, e un solo Signore Gesù Cristo in virtù del quale esistono tutte le cose e noi esistiamo grazie a lui”.

Col 
1,15: “Egli (Cristo) è l’immagine del Dio invisibile, primogenito di tutta la creazione, perché in Lui furono create tutte le cose nei cieli e sulla terra, quelle visibili e quelle invisibili… Tutte le cose sono state create per mezzo di Lui ed in vista di Lui… perché sia Lui ad avere il primato su tutte le cose”.

Ef 1,9: “facendoci conoscere il mistero della sua (di Dio) volontà… ricondurre a Cristo unico capo, tutte le cose, quelle del cielo, e quelle della terra…”.

Fil 3,21: “…Gesù Cristo trasformerà il nostro misero corpo per conformarlo al suo corpo glorioso, in virtù del potere che Egli ha di sottomettere a sé tutte le cose”.

Ebr 2,10: “…Conveniva infatti che Dio, per il quale e mediante il quale esistono tutte le cose, Lui che conduce molti figli alla gloria…”.

Fil 2,9: “Perciò Dio Lo ha sovranamente innalzato e Gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni nome, affinché nel nome di Gesù si pieghi ogni ginocchio nei cieli, sulla terra, e sotto terra, e ogni lingua confessi che Gesù Cristo è il Signore, alla gloria di Dio Padre”.

1 Cor 15,28: “…e quando tutto Gli sarà stato sottomesso , anch’Egli il Figlio, sarà sottomesso a Colui che gli ha sottomesso ogni cosa, perché Dio sia tutto in tutti”.

Apoc 4,11: “Tu sei degno, o Signore e Dio nostro, di ricevere la gloria, l’onore e la potenza: perché tu hai creato tutte le cose, e per tua volontà furono create ed esistono”.

1 Tim 1,17; “…Al Re dei secoli, incorruttibile, invisibile e unico Dio, onore e gloria nei secoli dei secoli. Amen”.
Ecc. ecc.

Purtroppo l’antropocentrismo, questo gravissimo peccato di superbia, questa radice di tutti i peccati, è l’attuale ripetizione e riedizione del peccato di superbia/orgoglio di quegli angeli che non hanno accettato di essere creature, ma hanno voluto mettersi alla pari con Dio, e così sono decaduti a demoni. Isaia 14,12: “Tu pensavi: salirò in Cielo, sulle stelle di Dio innalzerò il mio trono… mi farò uguale all’Altissimo. E invece sei stato precipitato negli inferi”.
Ed è l’identico peccato originale di superbia anche della prima coppia umana. Gen 3,4: “Non morirete affatto. Anzi Dio sa che se ne mangiaste (del frutto proibito = accettazione di essere creature e accettazione di Dio), si aprirebbero i vostri occhi e diverreste come Dio. Allora la donna prese del frutto e ne mangiò, e ne diede anche al marito…”.

Da questo errore fondamentale: rifiuto del Teo/Cristocentrismo e ribellione a Dio e la scelta superba dell’omocentrismo (ingannevolmente mascherato dagli ecclesiastici di: fedeltà all’incarnazione…), derivano tutti gli altri errori: equiparazione di tutte le religioni e ‘dei’; desacralizzazione della liturgia e forme di preghiera cristiane; svilimento della vita consacrata a Gesù Cristo; crescente desacralizzazione e mondanizzazione nella formazione dei consacrati; la rinuncia all’evangelizzazione e a far discepoli come fosse ‘una solenne sciocchezza senza senso’; l’accettazione di modelli di vita sociale e familiare contrari al Vangelo, e anzi considerati come ‘conquiste e diritti civili’, ‘vittorie di civiltà’; cioè l’arrogarsi il potere (che è di Dio) di mostrare ‘misericordia e perdono con tutti’ anche agli atei e ai peccatori impenitenti, che rivendicano il ‘diritto’ di poter violare le leggi di Dio; ecc. ecc.

Questo errore sta esponendo alla dannazione, alla perdita eterna di molte anime.
Le prove, le sofferenze che viviamo, la morte fisica che certamente ci aspetta, ci faccia bene aprire gli occhi.

Dobbiamo scegliere tra:

la Verità di Dio, la Vita, il Paradiso da una parte;

e la Menzogna, la Morte e la Dannazione dall’altra!!!





Pubblicato su Gloria tv


http://www.unavox.it/ArtDiversi/DIV1953_Eresia_Vaticano_secondo.html

La Crocifissione bianca, l’opera più cara a Papa Francesco
Intervista allo storico dell’arte Timothy Verdon sul celebre dipinto di Marc Chagall

FIRENZE
Quando gli fu chiesto quale fosse la sua opera d’arte preferita, Papa Francesco rispose indicando la Crocifissione bianca di Marc Chagall, un’opera che – disse ai giornalisti Sergio Rubin e Francesca Ambrogetti (nel volume “Papa Francesco. Il nuovo Papa si racconta”) – «non è crudele, ma è ricca di speranza. Mostra un dolore pieno di serenità». Marc Chagall, che era nato nel 1887 in Bielorussia, a Vitebsk, e apparteneva a una famiglia ebrea ben inserita nella locale comunità chassidica, dipinse queste tela nel 1938 a Parigi, dove risiedeva da tempo con la famiglia. L’Europa stava vivendo uno dei momenti più bui e tragici della sua storia: Hitler avrebbe invaso la Polonia l’anno seguente e per gli ebrei erano iniziato il tempo del dolore: risale proprio all’autunno del ‘38 la “Notte dei Cristalli”, un evento che segnò l’inizio della fase più violenta della persecuzione antisemita condotta dal nazismo.  
  
Il confronto con Guernica  
Nel 1937, un anno prima che Chagall dipingesse la Crocifissione Bianca, Pablo Picasso completava Guernica ed è interessare osservare come i due pittori – che si conoscevano e si frequentavano – abbiano diversamente raccontato il tragico dell’esistenza umana. Osserva monsignor Timothy Verdon, docente di storia dell’arte alla Stanford University e direttore del Museo dell’Opera del Duomo di Firenze: «Picasso, uomo non credente cresciuto nella cattolicissima Spagna, reagisce alle violenze della guerra civile del suo paese abbracciando quella tradizione iconografica cattolica spagnola che presenta allo spettatore, quasi in modo teatrale, la sofferenza nelle sue forme più atroci. L’ebreo Chagall si serve invece, e inaspettatamente, della teologia cristiana per raccontare i patimenti del suo popolo». 

Artista profondamente ebreo  
Opera di notevoli dimensioni (150 x 140 cm) conservata all’Art Institute di Chicago, «la Crocifissione bianca è un dipinto dai colori vivi, che mostra l’influenza esercitata sul pittore dai fauves e dai surrealisti; un dipinto dallo stile onirico caro a Chagall, che trattò sovente i temi biblici con un lirismo veramente incantevole», prosegue Verdon. «Chagall, che prediligeva i contrasti, i paradossi, era un artista profondamente ebreo, figlio ed erede di quella cultura che, forse un po’ semplicisticamente, potremmo definire midrashica, un modo di intessere racconti intorno ai temi biblici che induce a riflettere».  
Il Cristo che dorme  
Al centro dell’opera prediletta da Papa Francesco spicca il grande crocifisso raggiunto da una luce bianchissima e divina che proviene dall’alto: Cristo, con il volto reclinato e gli occhi chiusi, pare dormire. Il ventre è cinto non dal perizoma ma dallo scialle rituale della preghiera, il tallit, mentre ai Suoi piedi arde la memorah, il candelabro ebraico. Una corona dolente e disperata si muove intorno a Lui: un susseguirsi di scene di violenza, distruzione, dolore. Una sinagoga è avvolta dal fuoco appiccato da un uomo in divisa e stivali neri, un nazista; una madre spaventata fugge stringendo a sé il figlio, mentre un ebreo scappa portando in salvo la Torah e un altro attraversa le fiamme che si sprigionano da un altro rotolo. Un vecchio, con una targa bianca appesa al collo, si mostra umiliato e vulnerabile. Uomini stremati su una piccola barca chiedono aiuto agitando le braccia; soldati dell’armata rossa avanzano con le loro bandiere mentre le case capovolte di un villaggio mostrano la devastazione dei pogrom. In alto, quasi come angeli, quattro figure dolenti piangono alla vista di tutto questo dolore. 
  
Il martire ebreo  
Commenta Verdon: «Nella Crocifissione bianca Chagall ha scelto il grande emblema dell’Occidente cristiano, il crocifisso, per raccontare le terribili sofferenze patite dal suo popolo: l’ebreo Gesù, inchiodato sulla croce, ne diventa il simbolo. Per l’artista, che non era cristiano e non considerava Gesù figlio di Dio, Cristo rappresenta il martire ebreo di ogni epoca, la vittima innocente della prevaricazione e della violenza». Riflettendo sulla figura di Gesù, Chagall ebbe a dire: «Non hanno mai capito chi era veramente questo Gesù. Uno dei nostri rabbini più amorevole che soccorreva sempre i bisognosi e i perseguitati. Gli hanno attribuito troppe insegne da sovrano. È stato considerato un predicatore dalle regole forti. Per me è l’archetipo del martire ebreo di tutti i tempi».  

Antico e Nuovo Testamento  
Cresciuto in un paese cristiano ostile agli ebrei, Chagall vede in Gesù il luminoso esempio del giovane rabbino buono, che mette in pratica la prescrizione della cura del povero e del bisognoso, ripetutamente raccomandata nell’Antico Testamento, sottolinea Verdon. «Avendo letto anche i Vangeli, il pittore comprende che Gesù ricapitola in sé la perfezione di ciò che nell’Antico Testamento si dice a proposito della compassione, dell’umanità profonda, della capacità di sacrificio proprie dell’autentico uomo di fede. Secondo l’artista il Cristo crocifisso, emblema frainteso e brandito dai cristiani antisemiti, in realtà incarna le migliori qualità degli ebrei». 

Nell’attesa del mattino di Pasqua  
Chagall conosceva bene la storia dell’arte cristiana e la scelta di ritrarre Gesù addormentato quasi dolcemente sulla croce, che non grida e sembra entrare nella pace, afferma Verdon, «induce a pensare che l’artista abbia voluto riprendere quella tradizione dell’iconografia cristiana che raffigura Cristo dormiente sulla croce, in somno crucis, in attesa di essere risvegliato il mattino di Pasqua: un sonno preludio della risurrezione (si pensi ad esempio al crocifisso del Beato Angelico del Museo di san Marco a Firenze). È una tradizione che descrive Cristo come il nuovo Adamo: dal costato di Adamo addormentato Dio trasse Eva, dall’acqua e dal sangue del costato di Cristo nasce la Chiesa. Noi non conosciamo l’intenzione di Chagall, tuttavia penso che ritraendo Gesù addormentato è come se l’artista volesse in qualche modo cercare un senso all’atroce sofferenza del popolo eletto collegando tale ricerca alla fede cristiana (che non gli appartiene), una fede per la quale il dolore e il male non hanno l’ultima parola». 

Legame irrevocabile  
Papa Francesco ha definito la Crocifissione bianca «ricca di speranza»: la speranza cristiana – diceva in una recente catechesi – «è l’attesa di una cosa che è già stata compiuta e che certamente si realizzerà per ciascuno di noi. Anche la nostra risurrezione e quella dei cari defunti, quindi, non è una cosa che potrà avvenire oppure no, ma è una realtà certa, in quanto radicata nell’evento della risurrezione di Cristo». Impossibile credere alla risurrezione di Cristo senza credere anche alla nostra: il legame che Lui ha stretto con noi è irrevocabile. Nella risurrezione è contenuto il compimento dell’agape di Dio per il genere umano. 

1 commento:

  1. "la cattolica, la quale nella sua forma più cosciente ed efficace, qual è quella conciliare" ha si? e prima dello sciagurato CV II, allora, i papi, i santi, i martiri erano degli incoscienti e degli inefficaci (cioè utili a niente) ? ma mi facciano il piacere, questi falsi papi, questi falsi pastori, questi depistatori del gregge loro affidato dal Cristo ! Questi fogliacci spacciati per documenti pastorali (Unitatis Reintegratio, Nostra Aetate, Dignitatis Humanae, ecc.) andrebbero bruciati sulla pubblica piazza, come fece Lutero con la scomunica papale. Mi rifiuto di darvi anche soltanto uno sguardo, mi basta ciò che ne riferiscono i veri cattolici. Il mio tempo lo dedico a letture più edificanti, per la mente e l'anima. Pace e bene.

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