ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

mercoledì 30 luglio 2014

Ecumenismo-azzeccabergogli?

Terra Santa, rivolta dei cristiani arabi contro il Patriarca ortodosso

L'offensiva militare israeliana riaccende conflitti interni con Theophilos III, che a settembre ospita ad Amman il summit teologico tra cattolici e ortodossi sul primato 

Il contrasto crescente tra i fedeli arabi e l'alto clero greco del Patriarcato ortodosso di Gerusalemme è ormai sfociato in guerra aperta. A catalizzare la resa dei conti tra i cristiani ortodossi di Terra Santa, ora c'è anche l'offensiva israeliana nella Striscia di Gaza col tragico, crescente numero di morti tra la popolazione civile palestinese: i cristiani arabi di confessione greco-ortodossa rinfacciano al Patriarca e agli alti prelati ortodossi di origine greca una interessata connivenza con gli autori di quella che nei loro comunicati definiscono la «guerra genocida» di Israele. E il conflitto tutto interno alla Chiesa ortodossa di Gerusalemme ha potenziali riflessi anche in campo ecumenico: proprio il Patriarcato greco-ortodosso di Gerusalemme dovrà ospitare dal 15 al 23 settembre la prossima riunione plenaria della Commissione per il dialogo teologico tra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa, convocata per proseguire il discernimento comune sul tema del primato.

 Il Patriarca ortodosso di Gerusalemme Theophilos III aveva indicato come sede dell'incontro la capitale della Giordania, che rientra nel territorio canonico del Patriarcato e sembrava garantire uno svolgimento dei lavori meno sospeso alle incognite dei conflitti che stanno scuotendo tutta la regione. Adesso, proprio ad Amman esplode la protesta della base contro il Patriarca e il Sinodo egemonizzato da vescovi greci. La scorsa settimana, nella capitale del Regno Hascemita ha avuto luogo l'atto di nascita di un movimento per la riforma e la rinascita del Patriarcato. Più di 700 rappresentanti delle comunità cristiane arabe ortodosse di Terra Santa, guidati dai pochi vescovi e archimandriti ortodossi arabi, in una riunione convocata presso l'Orthodox Club hanno messo a fuoco e reso pubblici obiettivi e strategie di quella che presentano come una battaglia riformista per contrastare il declino del Patriarcato.

Nel “manifesto” programmatico della rivolta ecclesiale, diffuso dopo l'incontro, ritornano gli argomenti polemici già usati in passato dai fedeli arabi contro il predominio esercitato sulla Chiesa ortodossa di Terra Santa da patriarchi e vescovi di origine greca, tutti selezionati dalle file della Congregazione monastica di San Michele.

Il vescovo arabo Atallah Hanna, insieme agli archimandriti, ai preti e ai fedeli arabi, tornano a denunciare la «dominazione razzista sopra la Chiesa di Gerusalemme» e il declino causato dall'assenza di cura pastorale per i suoi figli, che ha provocato negli ultimi anni una riduzione drastica dei cristiani di confessione ortodossa e il loro passaggio ad altre Chiese cristiane.

Gli estensori del manifesto protestano contro la dilapidazione delle ricchezze donate alla Chiesa dalle generazioni passate. Mettono sotto accusa lo stato di abbandono delle scuole patriarcali e delle corti ecclesiastiche e la corruzione nell'amministrazione dei beni del Patriarcato, sottratta a ogni controllo che ne tuteli la trasparenza. Vengono ricordate le misure vessatorie a cui sono stati sottoposti già da tempo i fautori di una riforma ritenuta improrogabile.

Ma nella fase storica attualmente vissuta dalla Terra Santa, a colpire sono soprattutto gli argomenti che rinviano al conflitto israelo-palestinese. «Oggi il nostro popolo viene sterminato dall'esercito di Israele» si legge nell'appello «mentre un prete viene da noi con un piano per spingere i cristiani all'arruolamento obbligatorio nell'esercito di occupazione sionista sotto la copertura e con la benedizione del Patriarca greco ortodosso, che non ha mai preso in considerazione le sofferenze del suo popolo». Il personaggio a cui si fa riferimento implicito è Gabriel Naddaf, sacerdote greco-ortodosso operante nella regione di Nazareth, che è diventato il principale supporter ecclesiastico della campagna sponsorizzata da ambienti politici israeliani per estendere ai cittadini arabi cristiani l'obbligo di prestare servizio nell'esercito d'Israele. Il patriarca Theophilos viene anche criticato per aver conferito decorazioni a «un ufficiale dell'esercito di occupazione mentre il nostro popolo – donne, bambini, anziani – viene bersagliato dall'artiglieria».

Nel loro manifesto, i cristiani ortodossi di Terra Santa rivendicano la propria arabità e la comunanza d'intenti con «i nostri fratelli musulmani» nella «difesa della nostra nazione». Invocano un risveglio ecclesiale che «custodisca gli insegnamenti dei Padri, i canoni della Chiesa e la sua spiritualità nelle sue dimensioni pastorali e patriottiche». Propongono anche otto punti concreti come iniziale obiettivo del programma “riformista”, chiedendo tra l'altro di por fine alla svendita di proprietà ecclesiastiche, di modificare la composizione del Sinodo aprendo alla componente araba e di formare un corpo elettivo di sacerdoti e laici che partecipi all'amministrazione ordinaria della Chiesa. Gli “insorgenti” ortodossi non mancano di cercare sponde politiche alla loro offensiva ecclesiale, dichiarando la propria fedeltà al re Abdullah II di Giordania, chiedendo l'aiuto del presidente palestinese Mahmud Abbas e rendendo omaggio alla monarchia hascemita nel suo status di custode dei «Luoghi santi musulmani e cristiani di Gerusalemme».

GIANNI VALENTEROMA
http://vaticaninsider.lastampa.it/nel-mondo/dettaglio-articolo/articolo/terra-santa-tierra-santa-holy-land-35507/

I PENTECOSTALI ITALIANI DOPO LA VISITA DEL PAPA A CASERTA: «NO ALL'ECUMENISMO CON L'IMPERIALISMO DI ROMA»

dal giornale online evangelico «Buona Notizia»
Il clamore destato è davvero ecumenico e interreligioso. Almeno quello. Papa Francesco ha incontrato oggi a Caserta, presso la Chiesa della Riconciliazione, il pastore evangelico Giovanni Traettino, suo vecchio amico. Ma di curioso c'è, soprattutto, la tempistica. L'incontro, che Bergoglio ha voluto mantenere privato, è avvenuto infatti a poco più di una settimana dalla tavola rotonda "Il cattolicesimo contemporaneo: una prospettiva evangelica", organizzata ad Aversa. Allora, diverse realtà interne alla confessione protestante, tra cui l'Alleanza evangelica italiana, la Federazione delle chiese pentecostali e le Assemblee di Dio in Italia,avevano ribadito l'inconciliabilità della visione evangelica con l'istituzione cattolica.

"È cambiato l'atteggiamento della chiesa romana, non la sostanza - spiega Leonardo De Chirico, vicepresidente dell'AEI, pastore e promotore della tavola rotonda - La chiesa cattolica non è intervenuta in nessuno degli ambiti che, cinque secolo or sono, hanno portato alla Riforma protestante: sola Scrittura, solo Cristo, sola grazia. Va bene l'amicizia, va bene la collaborazione ove possibile, ma bisogna fare attenzione".

Il passo da Aversa a Caserta è breve, una ventina di chilometri e poco più. Una distanza infinitesimale, se rapportata a quella espressa dal documento pubblicato dall'Alleanza evangelica dopo la tavola rotonda. "Ma l'obiettivo non era questo incontro - prosegue il pastore De Chirico - Sappiamo che in passato Giovanni Traettino aveva avuto contatti, talvolta dagli sviluppi teatrali, con alcuni movimenti della chiesa cattolica. Poi la dichiarazione 'Dominus Iesus', firmata dall'allora cardinale Ratzinger nel 2000 e che ribadiva che la chiesa era una sola, quella cattolica, congelò i rapporti. L'elezione di papa Francesco ha ripristinato questo flirt, facilitato dalla loro frequentazione in America latina".

Il documento redatto dall'AEI dopo la tavola rotonda parla di "insegnamenti incompatibili", come quello di una "chiesa che si sente mediatrice di salvezza e che presenta altre figure come mediatrici di grazia", che ha aggiunto "dogmi (come quelli mariani) alla fede una volta e per sempre trasmessa ai santi" e che "ha il suo cuore in uno stato politico, retaggio di una chiesa imperiale da cui ha assunto titoli e prerogative". "Non è un antagonismo pregiudiziale, né una chiusura al dialogo - aggiunge ancora De Chirico - L'unità e l'ecumenismo sono obiettivi da perseguire, così come insegna la Bibbia, attraverso verità e carità. Non una senza l'altra. L'unità può avere come unico collante la Parola di Dio. La chiesa cattolica parla di grazia ma poi la mischia alle opere e ai sacramenti, si fa chiamare chiesa di Cristo ma ha un background imperiale, dice di valorizzare la Bibbia ma poi la subordina alla tradizione. E non ultimo si assume la responsabilità di riconoscere nel vicario di Cristo la persona che oggi ha incontrato il pastore Traettino".

Non di meno, anche negli ambienti evangelici risulta crescente un sentimento di apertura e apprezzamento, in particolare dall'elezione di papa Bergoglio. "Quello che registriamo è un cambiamento nell'atteggiamento - prosegue ancora il vice presidente dell'Alleanza - La chiesa romana, che per anni ci ha perseguitati, oggi ci abbraccia. È quello che Francesco fa anche nei confronti degli atei, degli ebrei e dei musulmani. Tutti uniti in un sentimento di comune umanità. Ecco, questo tipo di unione è quello che stigmatizziamo. Non più di qualche giorno fa, durante il saluto per la fine del Ramadan, il Vaticano si è rivolto ai musulmani come 'fratelli e sorelle', distorcendo il significato della fratellanza, che è proprio della Bibbia. La chiesa cattolica ha perseguito in passato le sue mire imperialiste attraverso scomuniche e azioni militari. Quello che noi avvertiamo, è che oggi abbia intrapreso la strada degli abbracci e dei sorrisi".

Nonostante quella che appare una chiusura piuttosto netta - rimarcata tra l'altro dal comunicato, all'interno del quale non si ritiene "di poter dare inizio e corso a qualsiasi iniziativa o apertura ecumenica nei confronti della Chiesa Cattolica Romana invitando tutti gli evangelici a livello nazionale ed internazionale ad esercitare un sano discernimento biblico" - sta di fatto che la massima autorità cattolica è stata ricevuta da un pastore pentecostale ed ha pranzato con 350 membri della chiesa. Segno che le divisioni persistono, ma anche all'interno della sola realtà evangelica. "Il 19 luglio (giorno della tavola rotonda, ndr) abbiamo avuto adesioni importanti come quella delle ADI, della Federazione delle Chiese Pentecostali e della Chiesa Apostolica e delle Congregazioni pentecostali. È stato, in un certo senso, un momento di ecumenismo interno e un fatto storico. Mai sino ad ora si era verificata una convergenza così significativa. Abbiamo riflettuto insieme sulle sfide che ci attendono e soprattutto sul recente atteggiamento della chiesa cattolica nei nostri confronti. Non si tratta di un antagonismo legato all'ideologia o a un passato in cui siamo stati perseguitati, sebbene non lo dimentichiamo e non ne siamo schiavi - conclude De Chirico - Per l'unità, però, c'è bisogno di condivisione sui fondamenti del vangelo". Che ancora non c'è.
Sulla canonica di Cervia campeggia la "N" araba dei cristiani perseguitati.



Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.