ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 11 gennaio 2020

Non avrà certo capito?

Una donna e un cardinale per salvare i cattolici cinesi

Finalmente c'è chi ha decodificato le parole urlate dalla donna cinese in piazza San Pietro al Papa, prima di venire schiaffeggiata. Era un appello accorato per ripensare la politica di riconciliazione della Santa Sede con Pechino, che sta sacrificando centinaia di migliaia di cattolici cinesi. Un gesto che fa il paio con la lettera del cardinale Zen ai suoi confratelli. Segnali di una situazione intollerabile che richiede la nostra solidarietà.




E alla fine c’è stato chi è riuscito a decodificare le frasi urlate dalla donna cinese a papa Francesco lo scorso 31 dicembre in piazza San Pietro, prima di essere schiaffeggiata dal Papa che voleva divincolarsi. E la soluzione del mistero cambia notevolmente lo scenario. Ci ha pensato un americano residente a Taiwan, Eric Mader, a lavorare a lungo sul filmato, con l’ausilio di amici cinesi. Il risultato – la frase decodificata con tutte le spiegazioni del caso - è pubblicato sul suo blog, Clay Testament, ed è stato tradotto in italiano da Vik van Brantegem, che per molti anni è stato assistente della Sala Stampa della Santa Sede e che ora dirige il sito korazym.org.

Cosa ha detto dunque la donna cinese? «Why destroy their faith? Why destroy the Chinese? [Look for] the Chinese [feelings]. [Talk] to me!» (tra parentesi le parole con un piccolo margine di incertezza). In italiano suonerebbe così: «Perché distruggere la loro fede? Perché distruggere i cinesi? Cerca di capire come si sentono i cinesi. Parla a me». Il riferimento, chiaro, è alla situazione dei cattolici in Cina dopo la firma dell’accordo segreto tra governo di Pechino e Santa Sede.

Perché cambia lo scenario? Perché appare evidente che non si è trattato del gesto maleducato di una fedele che cercava una stretta di mano col Pontefice quale trofeo di una visita a Roma. Era piuttosto la voce disperata dei cattolici cinesi perseguitati dal regime e abbandonati dalla Santa Sede in questa politica di riconciliazione con Pechino, che ogni giorno di più si rivela essere invece una resa senza condizioni al potere comunista. Non a caso la donna si era fatta il segno della croce poco prima che il Papa le arrivasse a tiro: cercava il coraggio e la protezione dall’alto per quel gesto estremo, urlare al papa quell’appello accorato ad ascoltare la voce di una Chiesa perseguitata. Tanta era la forza che aveva dentro che quando ha visto il Papa girarsi per andare dalla parte opposta, ha avuto i riflessi per prendergli il braccio e tirarlo a sé con forza e trattenerlo perché potesse ascoltare le sue parole.

Parole che il Papa non avrà certo capite, e chissà se – nel tentativo di liberarsi - si è almeno reso conto del dolore e della passione da cui quel gesto e quelle parole nascevano. Certamente non sarà stato aiutato dai suoi collaboratori e dai tanti vaticanisti di corte che hanno fatto a gara per insultare la povera cinese e derubricare il tutto a gesto maleducato e mancanza di rispetto per il Pontefice. Curiosamente nessun collega sul posto si è dato da fare per rintracciare la donna cinese e chiederle ragione del suo gesto; meglio non approfondire, non si sa mai. Del resto anche le scuse successive del Papa erano per il gesto in sé, una macchia sull’immagine del Pontefice, non erano dirette personalmente alla signora schiaffeggiata.

Ad ogni modo, il gesto della donna cinese fa il paio con la lettera che il cardinale Joseph Zen Ke-kiun ha scritto lo scorso settembre ai suoi confratelli del Sacro Collegio e che è stata resa nota proprio nei giorni scorsi. Un appello per non rimanere insensibili davanti a quanto sta accadendo ai cattolici cinesi, vittima prima del suddetto accordo e poi degli orientamenti pastorali che aggravano ulteriormente la situazione. Anche quello di Zen appare come un gesto estremo, quello di un pastore che vede uccidere il suo gregge e proprio con la complicità attiva di chi dovrebbe proteggerlo.

L’arcivescovo emerito di Hong Kong le ha provate tutte per farsi ascoltare in Vaticano, ha scritto ben tre volte lettere dettagliate al Papa, è venuto di persona a Roma apposta per dargliele in mano nella impossibilità di fidarsi di eventuali mediatori, ha cercato di spingere sulla Segreteria di Stato, ha rivolto appelli denunciando pubblicamente la ignobile politica della Segreteria di Stato vaticana. Alla fine si è rivolto a tutti i cardinali con una lettera che accompagnava il dono del suo ultimo libro che ben spiega la situazione della Chiesa in Cina, nella speranza che almeno da loro possa nascere un movimento di ripensamento che arrivi fino alla Segreteria di Stato e al Papa.

Peraltro i fatti confermano continuamente l’aumento della persecuzione religiosa contro i cattolici: proprio l’8 gennaio, un nuovo rapporto della Commissione esecutiva del Congresso Usa sulla Cina, ha documentato che dopo l’accordo Cina-Santa Sede del settembre 2018 «le autorità locali cinesi hanno incrementato la persecuzione dei fedeli cattolici, distruggendo chiese, rimuovendo croci, continuando ad arrestare il clero clandestino. Le organizzazioni nazionali cattoliche guidate dal Partito comunista hanno anche pubblicato un piano per “sinicizzare” il Cattolicesimo in Cina».

Cose che trovano però sorda la diplomazia vaticana, che pare disposta a sacrificare la verità nella speranza di un successo diplomatico. Il gesto della donna cinese in piazza San Pietro e la lettera del cardinale Zen ai suoi confratelli sono il segno di una situazione intollerabile, che richiede la massima attenzione e solidarietà da parte dei cattolici.

Riccardo Cascioli
https://lanuovabq.it/it/una-donna-e-un-cardinale-per-salvare-i-cattolici-cinesi

“Perché distruggere i cattolici cinesi?”. Analisi delle parole rivolte al papa dalla signora asiatica

    Ci sono novità circa la vicenda della donna asiatica che la sera del 31 dicembre strattonò il papa e fu rimproverata da un irato Bergoglio con alcuni colpi sulla mano. Che cosa disse la signora al papa? Quale appello gli rivolse? Finora abbiamo avuto solo ricostruzioni sommarie, ma adesso Vik van Brantegem, che per tanti anni ha lavorato nella sala stampa della Santa Sede occupandosi di noi vaticanisti specie durante i viaggi di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI (a proposito, ciao Vik!), propone su korazym.org un interessante contributo di Eric Mader che va in profondità nell’analisi delle parole pronunciate dalla donna.
Mader, che lavora a Taipei (Taiwan) e parla inglese e mandarino, ascoltando e riascoltando le parole della signora è giunto alla conclusione, come scrive nel suo sito, che la frase rivolta al papa sarebbe stata la seguente: “Perché distruggere la loro fede? Perché distruggere i cinesi? [Cerca] i cinesi [sentimenti]. [Parla] con me!”.
Tra parentesi sono le parole sulle quali Mader non è assolutamente certo, ma quel che risalta è che la donna si rivolge al papa in tono accorato circa la questione dei cattolici cinesi dopo gli assai discussi, e discutibili, accordi fra Cina e Vaticano, accordi rispetto ai quali l’indomito cardinale Joseph Zen, in una lettera inviata a tutti i cardinali, ha scritto di recente che stiamo assistendo all’”uccisione della Chiesa in Cina da parte di chi dovrebbe proteggerla e difenderla dal nemico”.
Spiegando che “la qualità della registrazione audio non è poi così male”, Mader afferma che dal comportamento, dal tono e dal linguaggio risulta chiaro che la donna “è sconvolta”. Ricordiamo anche che la signora, prima di rivolgersi al papa, si fa il segno della croce, comportamento del tutto inusuale fra le tante persone che di solito inneggiano a Francesco e allungano le mani per toccarlo o riceverne un saluto.
Scrive Mader: “Parlo il mandarino e ho una lunga esperienza nell’ascolto dei madrelingua cinesi che comunicano in inglese e in cinese. Quindi ho capito subito che la donna nel video non parla cinese, e non parla nemmeno il cantonese, la lingua principale di Hong Kong. Ho anche verificato con un linguista giapponese che la donna non è giapponese e neanche coreana. Alla fine ho concluso, e molti altri concordano, che la donna parla un inglese fortemente accentato. Come è tipico di molti la cui lingua madre è il cinese, non pronuncia bene le consonanti, ed è il problema principale. Ma dopo aver ascoltato ripetutamente l’audio, anche rallentato, penso di essere abbastanza sicuro”.
Per chi non ha imparato al meglio una seconda lingua è molto comune usare la fraseologia tipica della lingua madre. In questo caso, le parole inglesi pronunciate dalla donna risultano strane ai madrelingua inglesi, ma rispecchiano l’uso cinese. È ciò che si chiama chinglish, un inglese parlato secondo le costruzioni verbali cinesi e con un forte accento cinese.
Ecco dunque di nuovo la traduzione a cui è giunto Mader: “Perché distruggere la loro fede? Perché distruggere i cinesi? Cerca i sentimenti cinesi. Parla con me!”.
Ed ecco, per chi fosse in grado di leggerla,  la corrispondente  versione cinese:
為何 打擊 他們 的 信仰? 為何 摧毀 中國 信徒? 傾聽 中國 信徒 的 感受! 請 說明!
Ora, ammesso che il papa sia riuscito a capire che cosa ha detto la donna, possiamo supporre che la sua irritazione si stata provocata non solo dall’essere stato strattonato, ma dall’essersi sentito rivolgere un forte rimprovero.
Lo stesso Mader afferma che molti cattolici cinesi pensano che il papa si sia schierato dalla parte delle autorità comuniste e che davvero la Chiesa cattolica cinese rischi di essere distrutta.
Per quanto riguarda la frase che suona come “cerca i sentimenti cinesi”, Mader spiega che si tratta di un costrutto tipico e che lo potremmo tradurre: “Verifica che cosa pensano veramente i cinesi”.
Infine l’appello “Parla con me!” potrebbe nascere dal fatto che il papa stava andando via e che dunque la donna, delusa, ha tentato il tutto per tutto per farlo tornare da lei.
Insomma, conclude Mader, “questa è la mia ricostruzione per dare un senso alle parole di quella donna disperata”. Una ricostruzione corretta? Al cento per cento non lo possiamo dire, però, in attesa di eventuali traduzioni migliori e più convincenti, questa al momento è la più accurata.
Quanto alla situazione dei cattolici in Cina, Mader osserva: “Come cattolico che vive a Taiwan, una nazione libera e democratica di 23,5 milioni di persone ripetutamente minacciata da Pechino, sono particolarmente preoccupato per il destino che ora devono affrontare gli amici cattolici in Cina. E resto preoccupato per la sicurezza di Taiwan e rattristato dalla prospettiva che questo papa possa in definitiva tagliare i legami diplomatici con la nostra fiorente democrazia taiwanese al fine di rendere omaggio ai brutali dittatori di Pechino. È un momento profondamente preoccupante per la Chiesa. Se sei cattolico, ti chiedo di pregare per i cattolici cinesi”.
In quanto taiwanese, l’autore dell’articolo non potrebbe parlare diversamente, ma che la situazione dei cattolici cinesi sia oggettivamente disperata è fuori discussione. Scrive il cardinale Zen ai confratelli porporati: “Dalla mia analisi del Documento della Santa Sede (28 giugno 2019) Orientamenti pastorali circa la registrazione civile del clero in Cina, risulta abbastanza chiaro che esso incoraggia i fedeli in Cina a entrare in una Chiesa scismatica (indipendente dal papa e agli ordini del partito comunista)…. Mi fa ribrezzo anche che sovente [i responsabili vaticani] dichiarino che ciò che stanno facendo è in continuità con il pensiero del papa precedente, mentre è vero l’opposto. Ho ragioni per credere (e spero un giorno di poterlo dimostrare con documenti di archivio) che l’accordo firmato è lo stesso che papa Benedetto aveva, a suo tempo, rifiutato di firmare”.
A.M.V.

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