Una inquietante eterogeneità dei fini emerge dal Convegno Summorum Pontificum del 13-15 maggio scorso
Quelle che nella mia dabbenaggine e forse ostinata speranza avevo preso come oltranziste posizioni di pastori 'formati' e costituiti dal più avanzato post-conciliarismo, appaiono in realtà, da questa sintesi le chiavi di volta della posizione del Papa e della Curia in ordine all'autentico culto da rendere a Dio: tra l'altro la primaria funzione della Chiesa, che per esser nominata ha dovuto attendere l'intervento di Mons. Schneider, il quale l'ha introdotta all'inizio della sua relazione e con vigore, quasi nell'urgenza di colmare -e da subito- la 'strana' trascuratezza del card. Koch, che tanto mi aveva colpita.
L'obiettivo di arrivare ad un unico rito, partendo evidentemente dal NO, da 'arricchire' con brandelli dell'Antico, dopo averne dimenticato e addirittura oltrepassato la teologia e la dogmatica, mi sembrauna perversa eterogeneità dei fini che voglio sperare il Convegno e i suoi promotori non si ripromettessero e che non erano assolutamente riconoscibili all'inizio dell'Amicizia Sacerdotale Summorum Pontificum sorta negli scorsi anni, oggi inquinata da presenze come quella di Aillet (dichiaratamente neocatecumenale, che ha già introdotto nella sua diocesi le "piccole cellule di evangelizzazione", accolte con grande favore, ma solo perché accompagnate dai soliti peana enfatici, poiché chi non conosce dal di dentro queste cose non può intuirne i risvolti settari ed eretici).
Idem quanto a Koch, col suo "ponte ecumenico" e i dualismi di cui fare la sintesi hegeliana così estranea allo spirito cristiano (sacrificio - banchetto; sacerdote - assemblea; necessità di ponte ecumenico in sintonia col concilio), proclamando una continuità con la Tradizione già di fatto evidentemente estinta sulla base sia delle considerazioni emerse che di quanto non detto perché già abbandonato, nonché da un ventilato recupero della Cristologia (verrebbe da dire; ma va?). Il problema è che non emerge immediatamente, ma possiamo facilmente intuirlo, di quale cristologia si tratti: l'ormai mitico "mistero pasquale" tutto incentrato sulla Risurrezione, dimenticando che la nostra salvezza e quella del mondo intero si sono compiute sulla Croce, che ha reso possibile la Rissurrezione di Cristo Signore e della Creazione Nuova in Lui.
Cari amici, perdonatemi, ma NON CI SIAMO proprio!

Ora si spiega come mai vescovi come Aillet, Cattenoz, Rey, Schoenborn e molti altri, che sappiamovanno a farsi evangelizzare a frotte alla Domus Galileae [vedi anche], si mostrano favorevoli al Rito Antiquior: per inquinarlo, così come hanno già fatto per il resto della Chiesa nella sua Tradizione perenne, rinnegata e sostituita con quella conciliare, nell'assunto -proclamato ma non dimostrato- cheessa sia la sintesi onnicomprensiva e l'espressione più pura dell'intera Tradizione: parole di Benedetto XVI, che sembrano troncare sul nascere il dibattito che molti studiosi tentano di sviluppare.
L'unica cosa che possiamo sperare è che il Signore non voglia permettere il compiersi di questo ulteriore scempio!
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