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lunedì 4 luglio 2011

Povera Chiesa

 I preti d’Austria vogliono le ordinazioni femminili e lo dicono coi manifesti

Paolo Rodari


Un anno fa fece parecchio scalpore una notizia proveniente dall’Austria, la terra del cardinale arcivescovo di Vienna Christoph Schönborn, discepolo e amico di Papa Benedetto XVI: non era semplicemente una minoranza a chiedere che i preti potessero sposarsi e avere una loro famiglia, o che persone sposate potessero diventare preti. Era ben l’80 per cento dei parroci del paese a dichiararsi favorevoli all’abolizione del celibato ecclesiastico.

Un anno dopo la notizia è ancora più dirompente e molto sta facendo preoccupare la curia romana. Helmut Schüller, il portavoce del movimento “Iniziativa parroci”, ha dichiarato che in Austria più di 250 preti hanno firmato un appello nel quale chiedono che le donne possano accedere al sacerdozio.



Insieme i parroci hanno voluto sfidare apertamente il Vaticano su un terreno delicato, ovvero la comunione ai divorziati. Ha detto Helmut Schüller, portavoce di “Iniziativa parroci”, che il Vaticano “non può imporre le proprie convinzioni ai preti austriaci”.

Una parte del clero austriaco fatica da tempo a concepirsi allineato con Roma. Recita il sondaggio i cui risultati sono stati pubblicati un anno fa che il 52 per cento dei parroci intervistati ha ammesso di avere idee differenti da quelle della chiesa ufficiale su importanti questioni di fede e di pastorale. Oltre a essere favorevoli all’abolizione del celibato e all’apertura del sacerdozio alle donne, il 64 per cento ha sostenuto che la chiesa dovrebbe aprirsi di più al mondo moderno. Un altro affondo riguarda la formazione dei preti: il 92 per cento dei parroci intervistati, quindi quasi la totalità, ha espresso l’opinione che l’educazione delle nuove leve in seminario dovrebbe dare maggiore peso alla loro formazione umana.

“E’ come se i parroci fossero scontenti della nuova generazione di preti”, ha commentato Gerhard Klein, direttore dei servizi religiosi della tv austriaca Orf. E ha aggiunto poi: “I vertici della chiesa devono agire in fretta, perché la maggioranza dei parroci chiede riforme”.

Due anni fa i vescovi austriaci vennero convocati direttamente in Vaticano da Benedetto XVI. La convocazione fu provocata da avvenimenti che misero in grande subbuglio la chiesa d’Austria, a cominciare dalla vicenda del vescovo ausiliare di Linz, Gerhard Wagner, nominato dal Papa secondo le regolari procedure della Congregazione dei vescovi. Wagner, d’impostazione tradizionalista, doveva affiancare il vescovo titolare della diocesi che aveva notevoli problemi di governo. Una campagna di stampa, e soprattutto la reazione di alcuni confratelli dell’episcopato, portò Wagner alle dimissioni prima della consacrazione.

Ma le preoccupazioni del Papa erano motivate anche da altri episodi che tutt’oggi sembrano non aver trovato una loro conclusione: in Austria alcuni preti piuttosto noti e incaricati di ruoli importanti (anche nella stessa diocesi di Linz) hanno ammesso di vivere da anni insieme a una compagna.

Non è un bel momento per la chiesa austriaca. Ogni anno ci sono diverse migliaia di fedeli che si allontanano. Si stima che dal 1976 a oggi hanno lasciato la pratica religiosa più di 1,3 milioni di fedeli. La frattura che la chiesa soffre è quella tra tradizionalisti e progressisti. Da una parte ci sono gruppi di tradizionalisti legati alle frange più estreme del conservatorismo. Dall’altra gruppi di cattolici liberal che sulla spinta del movimento “Noi siamo chiesa” chiedono alle gerarchie di spingere le riforme sempre più in là, pena l’abbandono in massa della chiesa. La recente denuncia mossa contro Schönborn di aver nascosto nel ’94 due casi di abusi sessuali da parte di religiosi della sua diocesi ha acuito ancora di più i problemi di una chiesa un tempo gloriosa.

Pubblicato sul Foglio venerdì 1 luglio 2011

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