ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

martedì 13 dicembre 2011

Pastori &/o Lupi

Belgio, ecco i laici che aspirano a guidare le comunità



BRUGES
Si allarga alle Fiandre la protesta dei cattolici ribelli. Mentre prosegue la bufera sulle denunce per abusi sessuali
REDAZIONE
ROMA

Due sono i temi che dominano il dibattito interno alla chiesa del paese europeo negli ultimi tempi. Da un lato lo scandalo degli abusi sessuali perpetrati da alcuni esponenti del clero, e dall’altro la proposta, con tanto di appello, di un gruppo di cattolici che auspicano l’apertura del sacerdozio a uomini sposati e alle donne .


Sul fronte inchieste sugli abusi una commissione indipendente ha rilevato, solo tra gennaio e giugno di quest’anno, 475 denunce; altamente destabilizzante è stato il caso del vescovo di Bruges, monsignor Roger Vangheluwe, obbligato a rassegnare le dimissioni dopo aver ammesso di aver abusato di due nipoti.

Sul tema dei cattolici ribelli, Si allarga in Europa il fronte dei cattolici “ribelli” che chiedono profonde riforme della Chiesa: dopo l’«appello alla disobbedienza» promosso in Austria da centinaia di parroci, l’Agenzia di stampa Adista racconta di alcuni preti e laici fiamminghi promotori di un manifesto diffuso la settimana prima dell’inizio dell’Avvento, intitolato “I credenti si fanno sentire”, che il primo dicembre aveva già raggiunto in Belgio più di 6mila adesioni. 

Per loro “i laici devono poter diventare parroci, presiedereliturgie e predicare, e dev’essere consentito l’accesso al sacerdozio di uomini sposati e donne”. Molti ed eminenti esponenti della Chiesa cattolica belga hanno aderito all’appello: Ignace Dewitte, Staf Nimmegeers e John Dekimpe, Roger Dillemans e Marc Vervenne, entrambi ex rettori dell’Università cattolica di Lovanio, Paul Breyne, governatore della provincia delle Fiandre occidentali dal 1997, Trees Dehaene e Agnes Pas, ex presidente del Consiglio pastorale interdiocesano.
Nel manifesto, scritto «in solidarietà con i credenti austriaci, irlandesi e di molti altri Paesi», si chiede che la leadership delle parrocchie sia affidata a laici competenti e qualificati, che le funzioni eucaristiche siano celebrate anche in mancanza di un sacerdote, che i laici possano predicare, che i divorziati risposati possano ricevere la comunione e che, «appena possibile, uomini e sposati e donne siano ammessi al sacerdozio».
I promotori invitano i credenti che condividono le loro preoccupazioni a sottoscrivere il manifesto, nella convinzione che quanto chiedono possa contare su un «ampio sostegno in tutte le nostre diocesi» e che «se come credenti prendiamo la parola, i vescovi ascolteranno e saranno pronti a portare avanti il dialogo su queste riforme urgenti». D’altronde, ha affermato Dekimpe, i firmatari «non sono “contestatori”. Sono persone di fede che stanno alzando la loro voce. Sperano che i vescovi li ascoltino». C’è un timore diffuso nell’affrontare i vertici della Chiesa, ha detto, «ma questo significa essere dissidenti? Credo di no. La Chiesa belga è un disastro, se non facciamo qualcosa, l’esodo non si fermerà mai. Voglio davvero che i vescovi riflettano in profondità sul crescente scontento di tanti credenti».

Al momento non sono state registrate reazioni ufficiali né da parte del primate della Chiesa belga, monsignor  André Joseph Léonard, né di altri vescovi. Secondo quanto riporta il settimanale statunitense National Catholic Reporter , però, un vescovo, rimasto anonimo, ha applaudito l’iniziativa. Una valutazione positiva è stata espressa da Jürgen Mettepenningen, ex portavoce di Léonard e teologo dell’Università di Lovanio. Al quotidiano belga De Morgen ha detto di sperare che il manifesto porti davvero a una riforma: «Se ripenso a quanto ho detto e scritto negli anni passati, posso solo dire che lo spirito del manifesto è lo stesso con cui ho cercato di lavorare per rendere la chiesa più credibile: in fedeltà alla fede».

“La Chiesa voleva comprare il nostro silenzio”

In Belgio l’associazione vittime di abusi sessuali del clero (Snap) denuncia il tentativo delle gerarchie di condurre trattative riservate per nascondere lo scandalo dei preti pedofili

GIACOMO GALEAZZI
CITTA’DEL VATICANO
«Soldi in cambio del silenzio». In Belgio l’associazione delle vittime di abusi sessuali del clero (Snap) denuncia «il tentativo della Chiesa cattolica di nascondere i suoi crimini attraverso trattative riservate». Negli anni 90 e nel decennio successivo le gerarchie ecclesiastiche «hanno condotto negoziati segreti per mettere a tacere, pagando, lo scandalo dei preti pedofili».


ESPONENTI DELLO SNAP DURANTE UNA MANIFESTAZIONE
Mentre al tribunale di Gand prosegue il suo iter la «class action» contro la Santa Sede e la Chiesa avviata dalla denuncia collettiva presentata da un gruppo di vittime di preti pedofili, le diocesi del Paese corrono ai ripari puntando sulla prevenzione: i seminaristi dovranno sottoporsi a test psico-attitudinali e ad incontri con psicologi per far emergere eventuali tendenze alla pedofilia. La decisione è stata presa dall’episcopato belga per impedire l’ordinazione di pedofili.


Lo scorso giugno le vittime dei preti pedofili in Belgio (primo caso in Europa) hanno portato il Vaticano in tribunale. L’atto di citazione ha chiesto di portare davanti ai giudici anche le gerarchie ecclesiastiche del Paese, dai vescovi ai superiori religiosi, che sei mesi fa hanno riconosciuto la loro responsabilità «morale» e si sono detti pronti a «indennizzare» le vittime. Il Papa «nomina i vescovi e ha autorità su di loro e questo lo rende responsabile dei loro errori», ha affermato Walter Van Steenbrugge, uno degli avvocati delle circa ottanta vittime che hanno deciso di avviare l’azione giudiziaria davanti al tribunale di Gand.


Lo shock era arrivato dall’ex vescovo di Bruges, Roger Vangheluwe, che, mesi dopo aver rassegnato le dimissioni, davanti alle telecamere, aveva ammesso di aver abusato per anni di due suoi nipoti e ne aveva addirittura minimizzato l’impatto. Le procure del Belgio stanno indagando su un centinaio di preti accusati di abusi sessuali su minori. Per reati spesso commessi parecchi anni fa. La lista è stata ricostruita proprio grazie alle informazioni raccolte con le perquisizioni effettuate nel palazzo episcopale di Malines e in altri uffici nel giugno del 2010. La maggior parte dei religiosi coinvolti vive nell’area nord, in particolare nelle Fiandre. In tutto il Belgio sono state quasi seicento le vittime dei preti pedofili, molti dei quali sono già morti.


Di recente, un’apposita commissione parlamentare d’indagine ha raccomandato di trovare una soluzione anche per indennizzare quelle vittime i cui casi sono caduti ormai in prescrizione. La giustizia civile è chiamata a stabilire il tipo di indennizzi che potranno essere riconosciuti in base ai danni subiti dalle vittime. «Siamo positivi, ma vigilanti – ha spiegato l’avvocato Christine Mousse, un altro legale delle vittime – perché il passato insegna che la Chiesa ha usato tattiche di sabotaggio. Sarà usato ogni mezzo giuridico per perseguire le violazioni ai diritti dell’uomo e del bambino. Dopo le richieste arrivate anche dalla commissione parlamentare d’inchiesta, i vescovi si sono impegnati pubblicamente ad assicurare «un riconoscimento alle vittime e ad adottare misure riparatrici per la sofferenza causata loro».

I vescovi del Belgio si sono detti inoltre «determinati a ridare dignità alle vittime e a provvedere con indennizzi finanziari ai loro bisogni». Due anni fa nell’ambito dell’inchiesta avviata dalla magistratura in seguito alla presentazione di diverse denunce di abusi sessuali, la procura di Bruxelles ha disposto la perquisizione dell’arcivescovado di Malines-Bruxelles, la cui sede si trova una ventina di chilometri a nord della capitale. L’arcivescovo Léonard, che è anche primate del Belgio, non ha sollevato alcuna obiezione, ricordando che è stata perquisita anche la casa del suo predecessore, il cardinale Danneels, al quale è stato poi prelevato il computer. Subito dopo il Vaticano ha convocato l’ambasciatore del Belgio presso la Santa Sede chiedendo chiarimenti sulla perquisizione, in particolare sull’ispezione alle tombe di due defunti cardinali. E il segretario di Stato vaticano, il cardinale Tarcisio Bertone, aveva rincarato la dose affermando «non ci sono precedenti del genere nemmeno nei regimi comunisti di antica esperienza».

Lieve Pellens, portavoce della procura, durante un’audizione in Camera, di fronte alla commissione Giustizia, ha rivelato che un centinaio di uomini con un’età media di 49 anni ha denunciato abusi da parte di sacerdoti. Il più giovane ha 23 anni e il più anziano 82. Hanno deciso di denunciare gli abusi non per desiderio di vendetta, ma per essere riconosciuti come vittime, ha reso noto il portavoce. La Chiesa belga aveva rinunciato ad istituire una commissione per affrontare i casi di pedofilia, dopo le dimissioni del presidente Adriaenssens. A seguito delle perquisizioni nell’arcivescovado di Bruxelles, molti dei quasi cinquecento dossier custoditi dalla commissione istituita dalla Chiesa sono stati resi pubblici, con l’assenso delle vittime. Tredici di queste si sono suicidate.

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