ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

domenica 25 dicembre 2011

San Simonino

Abbiamo il Santo prottettore del Blog...Papa Benedetto XIV disse di lui "Fu crudelmente messo a morte in odio alla fede". Un grande Santo martire preso in odio dalla Gerarchia modernista conciliare...

 
Nel giorno Santissimo di Natale in cui è nato il Nostro Redentore ci siamo imbattuti, grazie al nostro carissimo amico Mario, nella figura luminosa del Santo Simonino, un giovane bambino Cristiano ucciso,in un rituale ebraico, a Trento all'incirca nel 1475. Ebbene questo luminosissimo  Santo è stato cancellato dalla Gerarchia corrotta Conciliare lo stesso giorno che fù firmato il documento massonico "Nostra Aetate". come non prendere ad esempio questo piccolo grande martire cattolico per prenderlo a protezione  del nostro blog?

San Simone da Trento
(festa liturgica 24 marzo)

Simone di Trento fu martirizzato il 23 marzo 1475. Dopo un'accurata inchiesta la Chiesa riconobbe la realtà del martirio dell'innocente fanciullo. Nel 1584 il suo nome fu iscritto nel Martirologio romano col titolo di Santo su ordine di Papa Gregorio XIII; nel 1588 Papa Sisto V concesse per la diocesi di Trento Messa e Officio proprio del Beato Simonino. La Bolla Beatus Andreas del 22 febbraio 1755 del Papa Benedetto XIV riconobbe nuovamente il culto prestato a san Simonino XIV affermando che "fu crudelmente messo a morte in odio alla fede", culto confermato da innumerevoli miracoli. Il popolo di Trento ha venerato il suo piccolo patrono fino ai giorni nostri.
 Bolla Beatus Andreas di Papa Benedetto XIV...
 ...Poi, però, tutto divenne chiaro. Sotto la consultazione delle prove, l'atto di omicidio insieme con la sua motivazione è stata provata, ed è anche certo che gli assassini erano ebrei, che emerge dai documenti del procedimento, che oggi sono ancora conservati negli archivi segreti di Engelsburg. Come abbiamo mostrato nel nostro lavoro di De Canonisatione, Libro 3, Capitolo 15, nr. 6, Papa Sisto IV, da un breve papale ha quindi approvato la celebrazione della Messa e l'Ufficio nel suo nome [Simone], da leggere nel giorno stabilito in città e il vescovato intero di Trento, per l'onore della Simon beato, e (il Papa) inoltre concessa l'indulgenza plenaria a tutti coloro che, avendo avuto il sacramento della Confessione e della Comunione, visitare la chiesa in cui sono venerate le sue reliquie nel suo giorno dell'anno. 



San Simonino

«“Tu sei crocefisso e trafitto come Gesù l'appeso, in ignominia e vergogna come Gesù”. Per i partecipanti al rito sembra che l'infante cristiano avesse perduto la sua identità (se mai l'aveva posseduta ai loro occhi) e si fosse trasformato in Gesù “crocifisso e appeso”»
(Ariel Toaff, Pasque di sangue, ed. il Mulino, 2007, p. 196) 

 Conferenza di don Francesco Ricossa - Superiore dell'Istituto Mater Boni Consilii di Verrua Savoia - sul libro censurato di Toaff. Trento 17.03.2007, in cui si parla del Beato Simonino...

1° Parte


2° Parte




3° Parte

4° Parte


5° Parte

6° Parte


Documenti su san Simonino da Trento

Documento n. 1 - Dall'Enciclopedia Cattolica, vol. XI, col. 640 (edizione del 1953): Simone di Trento, santo, martire. Bambino di 20 mesi (secondo altri di due anni e mezzo), figlio di un conciatore di Trento, scomparso la sera del Giovedì Santo (23 marzo) 1475, e ritrovato cadavere con orribili mutilazioni la domenica seguente in un canale che scorreva sotto la casa di uno dei maggiorenti ebrei della città. L'opinione pubblica e il processo immediatamente aperto dal principe vescovo Giovanni Hinderbach attribuirono agli Ebrei la colpa dell'uccisione fatta a scopo rituale. Quattordici di essi in seguito al processo e alle deposizioni furono giustiziati, gli altri, con una legge che rimase in vigore fino alla secolarizzazione, furono messi al bando dal Principato. Al piccolo Simone, che i Trentini venerarono tosto come martire, la S. Sede concesse nel 1588 il culto liturgico e l'iscrizione nel Martirologio romano. Festa il 24 marzo.

Documento n. 2 - Dal Breviario Romano, Proprio dell'Arcidiocesi di Trento, testi delle Lezioni del II Notturno:
IV Lezione - Simone di Trento, nato da genitori pii, non aveva compiuto ancora 29 mesi della sua età quando di nascosto fu rapito dalla casa paterna da un ebreo di nome Tobia che era stato corrotto con del denaro da altri Giudei. Costoro, infatti, avevano deciso di uccidere un fanciullo cristiano poiché, per loro, si avvicinava la Pasqua, così da poter mescolare il sangue del fanciullo agli azzimi, operazione che essi reputavano essere gratissima a Dio. Il fanciullo sequestrato fu condotto nella casa di Samuele nella quale si erano radunati molti Giudei. Favoriti dal silenzio della notte, da questa casa lo portarono nella Sinagoga e qui gli tolsero le vesti, gli fasciarono la bocca in modo che non si sentissero le grida e, subito dopo, tirando le sue braccia da una parte e dall'altra lo misero come in croce e in guisa di lupi famelici praticarono crudeli sevizie sul tenero corpo tanto da cambiare il suo aspetto.
V Lezione - Il più crudele fra questi, dopo aver colpito il volto (visibile tutt'oggi nonostante i supplizi) tagliò con una verga la sua fronte di bambino. Un altro, con un arnese, gli strappò un brandello di carne dalla mascella. Nel contempo ve n'era un terzo che pestava crudelmente i brandelli di carne. Il sangue che fuoriusciva dalla pelle veniva raccolto per usi abominevoli. Qualche altro persecutore, onde evitare che il bambino soffrisse per pochi istanti morendo soffocato, per qualche attimo allentava il bavaglio, facendo attenzione che non si sentissero le grida, per poi restringerlo. Cominciarono in seguito tutti a forare, con aghi appuntiti le povere membra, quasi morte, un po' in tutto il corpo gridando che quell'offesa essi la facevano a Gesù, che i Cristiani adorano come Dio. Nello stesso modo in cui i loro padri avevano affisso in croce Gesù, anche loro martirizzavano ora quel fanciullo. Queste bestie molto selvagge godevano nel guardare i rivoli di sangue che uscivano da tutto il corpo e cadevano lasciando macchie ovunque. Finché il povero martire, dopo circa un'ora d'agonia rimise lo spirito a Dio nella decima calenda di Aprile dell'Anno del Signore 1475.
VI Lezione - Questi uomini empi, poiché avevano capito di essere sospettati dal popolo che cercava il fanciullo, rivestirono con i suoi indumenti il corpo esanime e lo gettarono nel fiume che scorreva lì sotto. Subito denunziarono al Vescovo Giovanni di avere ritrovato quel corpo così straziato nelle torbide acque. Per questo motivo fu inviato ad indagare il prefetto della città che per tre giorni interi rimase presso di loro. (Era infatti la Domenica di Resurrezione). Alla fine dei tre giorni egli capì che quel tremendo misfatto era stato perpetrato da loro, li fece imprigionare, interrogare e, dopo che ebbero confessato, infine li condannò a giustissime pene. In seguito con pubblico decreto vennero scomunicate ed interdette tutte le genti empie della città e del contado di Trento. Il piccolo corpo dell'innocente fanciullo fu portato in processione alla Chiesa di S. Pietro con grande concorso di folla. Il popolo lo tiene in grande venerazione per i suoi clamorosi miracoli compiuti non solo in Trento, ma anche fuori dalla città.


Documento n. 3 - Dal Martirologio Romano (Typis Polyglottis Vaticanis, 1956):
Nono Kalendas Aprilis (23/III). Tridenti passio sancti Simeonis pueri, a Judæis sævissime trucidati, qui multis postea miraculis coruscavit.




La verità su San Simonino e le condanne rituali Simonino, caso da riaprire Il professor Ariel Toaff non ha esitazioni: «Il caso del Simonino va riaperto, perché c'è ragione di ritenere verosimile l'infanticidio rituale»

di Zenone Sovilla 


Fonte: L’Adige, 8 febbraio 2007

Il professor Ariel Toaff non ha esitazioni: «Il caso del Simonino va riaperto, perché c'è ragione di ritenere verosimile l'infanticidio rituale. Dopo otto anni di ricerche, ritengo di aver dimostrato che quella di Trento è una delle rare vicende che non si possono liquidare semplicemente come frutto delle diffuse calunnie antisemite».
La tesi è frutto di una ricerca storica sfociata nel volume Pasque di sangue. Ebrei d'Europa e omicidirituali (Il Mulino, 364 pagine, 25 euro), atteso oggi in libreria, che prima ancora di uscire ha suscitato reazioni di segno contrastante, compresa una protesta della comunità ebraica italiana cui appartiene lo stesso autore, che è anche docente universitario di storia in Israele.


Professor Toaff, oggi la ricostruzione storiografica dell'episodio del piccolo Simone assolve la comunità ebraica trentina (venuta dalla Germania) e inscrive gli avvenimenti nel vasto ambito della propaganda antigiudaica. Al punto da ritenere false, in quanto estorte sotto dettatura tramite sevizie, le stesse confessioni degli ebrei accusati di aver ucciso il bimbo per utilizzarne il sangue nei riti pasquali di quel marzo del 1475. Lei, ora, ritiene di avere elementi per considerare veritiere quelle deposizioni: su che cosa basa le sue conclusioni? 


«Innanzitutto, bisogna contestualizzare. L'ebraismo germanico veniva da un periodo massacrante, aveva subito persecuzioni spietate in seguito alle crociate: uccisioni di donne e bambini, conversioni forzate, violenze crudeli. Si pensi che le madri arrivavano a sopprimere i figli, che i maestri assassinavano i discepoli, pur di evitare che fossero trascinati al fonte battesimale dai cristiani. Dopo questi fatti, alcune frange minoritarie svilupparono un forte desiderio di vendetta, speculare a quanto avevano subìto. In particolare, si trattava di comunità riconducibili all'epicentro ashkenazita dell'area diNorimberga, come quella presente a Trento».


Veniamo al processo per la morte di Simone... 


«In sostanza, l'analisi di quegli atti e di altri documenti mi spinge a considerare inverosimile che i giudici avessero potuto mettere in bocca agli imputati, che si esprimevano in una sorta di ebraico tedesco, racconti così densi di riferimenti precisi alla tradizione, ai riti, alla memoria di queste comunitàdi area germanica. Non è possibile che i funzionari pubblici conoscessero tutto ciò, quindi quelle testimonianze non potevano essere frutto di un'estorsione né una proiezione del pensiero dei giudici».


Come ha proceduto in questo suo lavoro di analisi storico-filologica? 


«Ho cominciato tralasciando gli aspetti più problematici della questione: la Pasqua, il sangue per le azzime di Pesach eccetera. Così ho verificato che per tutto il resto vi sono riscontri storici al cento per cento. Per fare un esempio, un teste menziona un conoscente, tale Asher, un ebreo condannato a Venezia per usura: ho controllato ed era tutto vero. A questo punto, mi sono concentrato sulle celebrazioni pasquali e ho comparato le deposizioni trentine con i testi delle comunità ebraiche presenti all'epoca in Germania: anche qui la corrispondenza è perfetta».


Rimaneva il nucleo della controversia: l'ipotesi di omicidio rituale... 



«Sì, l'ultimo scoglio erano le testimonianze che facevano riferimento proprio al sacrificio del Simonino. Ed è qui che l'aspetto linguistico diventa fondamentale. Era un ebraico storpiato che si diceva aggiungesse un alone esotico e satanico su queste comunità. L'ho riportato alla pronuncia non italiana ma tedesca, ho cercato le possibili varianti semantiche e ho ricostruito riferimenti a un certo ambiente norimberghese dell'ebraismo. In questo modo è emerso chiaramente che il discorso in ebraico ashkenazita degli ebrei di Trento non poteva essere stato indotto da non appartenenti alla comunità. E dunque le confessioni si possono ritenere credibili. Non dimentichiamo che stiamo parlando di una minoranza di fondamentalisti che non erano rappresentativi dell'intera galassia religiosa: il mondo ebraico di allora era variegato quanto quello islamico oggi, che al suo interno alberga pure piccole frange di terroristi».


Quindi lei sostiene che il caso di Trento fu un'eccezione e non nega affatto che gli ebrei in linea generale sono stati vittime di una calunnia storica anche in relazione agli infanticidi... 


«Certo, la grande maggioranza degli episodi di cui parliamo è stata attribuita impropriamente agli ebrei, in forza di una propaganda alimentata da gruppi di potere religioso, cattolici o musulmani. Se il caso di Cogne fosse avvenuto nel '400, la vulgata avrebbe incolpato gli ebrei. In realtà, per quanto mi risulta, da noi a essere problematica è proprio la singola vicenda di Trento: me ne occupo in otto capitoli del mio libro, nei quali una lunga serie di elementi conforta chiaramente la tesi che l'infanticidio sia effettivamente accaduto».


Una conclusione che ha destato un certo sgomento nella comunità ebraica, a cominciare da suo padre, rabbino emerito di Roma... 


«Hanno protestato prima ancora di leggere il libro. Immagino che anche a Trento ci siano state reazioni. Io sono pronto al confronto, ma prima desidero che l'interlocutore si informi sulle mie ricerche. Chi mi risponde ricordando, tra l'altro, che la tradizione ebraica proibiva l'uso di sangue umano nei rituali non aggiunge nulla di serio all'analisi scientifica: qui stiamo parlando di schegge fanatiche che infrangevano quel divieto. D'altra parte, diversi colleghi che si sono avvicinati al mio lavoro concordano con la mia ricostruzione circa la presenza di quelle comunità ebraiche violentemente anticristiane che al loro interno contavano presenze assai virulente e aggressive. Al limite, può esserci qualcuno che conserva perplessità sull'ultimo anello della mia ricostruzione, cioè sull'omicidio rituale. Per parte mia, invece, ritengo non vi sia margine di dubbio sul piano storiografico. Perciò credo che a Trento sarebbe corretto riaprire quel capitolo sulla base dei nuovi elementi contenuti nel mio libro».


Condanna dal mondo ebraico italiano per il libro di Ariel Toaff, figlio del rabbino emerito di Roma, Elio.
Questi, con tutti e undici i rabbini e il presidente dell'Unione delle Comunità ebraiche italiane, Renzo Gattegna, firma un documento di condanna delle tesi sostenute da Ariel Toaff, professore della Bar-Illan University in Israele, nel libro Pasque di sangue. Ebrei d'Europa e omicidi rituali (Il Mulino). Ovvero l'uso nel Medioevo di sangue cristiano per impastare il pane azzimo per la festa di Pesach, la Pasqua ebraica. Tesi «sconvolgenti» che ridanno fiato a uno degli argomenti più usati dall'antisemitismo, sulla scia della storia di Simone, bambino cristiano di Trento, morto nel 1475 e della cui uccisione furono accusati gli ebrei locali. Nel 1588 papa Sisto V autorizzò il culto del Simonino «martire» e solo nel 1965 una revisione del processo scagionò gli ebrei ritenendo false ed estorte con la tortura le confessioni. Ora Ariel Toaff, che ha studiato i processi agli ebrei in varie zone d'Europa, scrive che dal 1100 al 1500, nell'area compresa fra il Reno, il Danubio e l'Adige, alcune crocifissioni dibambini cristiani avvennero davvero, a opera di una minoranza di ebrei ashkenaziti fondamentalisti che sfidò il dettame biblico. Contro queste tesi i rabbini italiani ricordano che non è mai esistita nella tradizione ebraica «alcuna prescrizione né alcuna consuetudine che consenta di utilizzare sangue umano ritualmente». Un uso - hanno aggiunto - che è anzi considerato «con orrore», «è assolutamente improprio usare delle dichiarazioni estorte sotto tortura secoli fa -hanno aggiuntoper costruire tesi storiche tanto originali quanto aberranti». Ariel Toaff ha definito «obbrobriosa» ladichiarazione dei rabbini: «Se, prima di giudicare, avessero letto il libro se la sarebbero tranquillamente potuta risparmiare. E mi dispiace che abbiano trascinato anche mio padre».

Zenone Sovilla


  Notizie per i devoti di san Simonino



Ai giudici del processo per la morte di Simonino, interessati a conoscere i motivi per cui essi portavano nel fodero, appeso al fianco, due coltelli, sia Samuele sia Mosè «il Vecchio» spiegavano, senza dare segni d'insofferenza, quello che ai loro occhi era di lapalissiana evidenza. Un coltello serviva a tagliare la carne commestibile, mentre l'altro era riservato ai latticini. Proprio nelle acque della forra, che attraversava la canova di Samuele, il 23 marzo, vigilia della Pasqua del 1475, anno del giubileo, veniva trovato il corpo martoriato di Simonino, un bambino di due anni, figlio del conciapelli Andrea Lomferdorm. Dal tragico ritrovamento partiva l'inchiesta, che avrebbe portato all'incriminazione degli ebrei di Trento come sospetti del rapimento e dell'uccisione del bambino, al loro interrogatorio nel Castello del Buonconsiglio e alla loro condanna, dopo che avevano confessato sotto tortura di essere stati i responsabili del triste maleficio.

(citato da: Ariel Toaff, Pasque di sangue. Ebrei d'Europa e omicidi rituali, edizioni Il Mulino, 2007).


La cappella in cui fu martirizzato san Simonino da Trento (festa liturgica il 24 marzo) è stata recentemente venduta ai diretti interessati; la sua prossima inaugurazione sarà un "evento di portata internazionale":

http://www.associazionelatorre.com/2011/11/sacrilegio-a-trento-la-chiesa-di-s-simonino-diverra-sinagoga/
Il culto pubblico che la città di Trento rendeva al suo patrono  San Simonino, innocente e martire, nel giorno della sua festa
 

Il culto a S Simonio

La processione nel giorno della festa del Santo

il Culto del santo

L'urna con le reliquie del Santo passa per le vie della città di trento

urna
L'urna con le reliquie del Santo
strumenti passione

Gli strumenti della passione del Santo

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