I risultati degli studi condotti per cinque anni sulla Sindone da un'equipe dell'Enea (l'Ente nazionale italiano per le nuove tecnologie e lo sviluppo sostenibile) rendono ancora più improbabile la tesi
secondo cui il telo custodito al Duomo di Torino, che secondo la tradizione cristiana avrebbe avvolto il corpo di Gesù dopo la crocifissione, possa essere un «manufatto», realizzato in epoca successiva al primo secolo. Degli esiti delle ricerche dà conto l'Osservatore Romano nell'edizione di domani, che sostiene che per la scienza la Sindone sarebbe ormai un oggetto «impossibile da falsificare».
Gli studi dell'equipe dell'Enea sono stati dedicati alla «colorazione simil-sindonica di tessuti di lino tramite radiazione nel lontano ultravioletto». Si è cercato, cioè, di approfondire quello che è il tema centrale delle ricerche scientifiche sulla Sindone: come si sia formata quell'immagine che ai credenti evoca la Passione del Signore. Le ricerche dell'Enea sono state condotte per un lustro ma in particolare nel 2010, durante l«'International Workshop on the Scientific Approach to the Acheiropoietos Images» tenutosi a Frascati, nella sede dell'Enea, nel mese di maggio, utilizzando le più aggiornate fra le tecnologie attualmente disponibili (responsabili i professori Di Lazzaro, Murra, Santoni,Nichelatti e Baldacchino). L'obiettivo era di tentare la «riproduzione» dell'immagine del tessuto sindonico (e del Volto in particolare). «Se uno dei numerosi esperimenti effettuati da vari studiosi nel passato allo scopo di riprodurre l'immagine sindonica fosse riuscito, si sarebbe aperta la possibilità di dimostrare, con argomenti più validi, che la Sindone attualmente custodita a Torino possa essere un "manufatto", realizzato in un'epoca successiva al I secolo»,rileva l'Osservatore Romano. Ma anche i tentativi di
riproduzione hanno evidenziato una colorazione troppo profonda e molti fili di lino carbonizzati, «caratteristiche incompatibili con l'immagine sindonica».
Senza contare che le prove sono state condotte su porzioni di tessuto molto piccole.Per effettuare l'esperimento su una superficie come quella della Sindone (4,36 metri per 1,10 circa) bisognerebbe disporre di una potenza di 34.000 miliardi di watt: una quantità che, osservano gli scienziati Enea, «rende oggi impraticabile la riproduzione dell'intera immagine sindonica usando un singolo laser eccimero, poichè questa potenza non può essere prodotta da nessuna sorgente di luce VUV (radiazione ultravioletta nel vuoto) costruita fino a oggi (le più potenti reperibili sul mercato arrivano ad alcuni miliardi di Watt)».«Diversamente da altri annunci sensazionali che si sono succeduti negli anni scorsi - commenta il quotidiano vaticano -, gli scienziati dell'Enea, molto attenti a documentare tutti i passaggi del metodo di lavoro seguito, presentano con estrema cautela le proprie conclusioni, limitandosi a proporre precise considerazioni che non esulano dal campo scientifico». È una prudenza molto apprezzata da monsignor Giuseppe Ghiberti, presidente della commissione diocesana torinese per la Sindone:«Il lancio di notizie sulla Sindone assume facilmente il tono del sensazionale, ma nel caso attuale è apprezzabile il senso di misura con cui i protagonisti parlano delle loro ricerche: un fatto raro, che rende la cosa gradevole e dà alla notizia la qualifica di serietà» |
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