ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

lunedì 9 aprile 2012

Stat Veritas.

 La varietà non è necessariamente una ricchezza.

Abbiamo già visto che l'ultimo lavoro di Romano Amerio, Stat Veritas, analizza e commenta in 55 chiose la Lettera apostolica Tertio millennio adveniente. Colgo un'altra occasione per condividerne con voi una  'perla', che tocca il tema della pari dignità e ricchezza attribuita indiscriminatamente ad ogni confessione cristiana e ad ogni religione, senza più riconoscere e chiamare col loro nome i disvalori, sottovalutandone la portata. Non si può ignorare infatti che i frammenti di verità presenti nelle altre religioni e confessioni cristiane hanno un ruolo parziale incompleto mentre gli errori all’interno dei quali sono costrette le distorcono e falsano la vera portata della verità. Ce lo conferma questa affermazione di P. R. Garrigou Lagrange: “in una dottrina globalmente falsa la verità non è l’anima della dottrina, ma la schiava dell’errore”.

Chiosa 17: Commento al § 25 p.33
« Come tacere poi delle Chiese d'Oriente, i cui antichi patriarchi si richiamano così da vicino all'eredità apostolica e le cui venerande tradizioni teologiche, liturgiche e spirituali costituiscono un'enorme ricchezza, che è patrimonio comune di tutta la cristianità? »
Qui avviene un fraintendimento: che la varietà sia una ricchezza.
Distinguiamo: è una ricchezza la varietà delle cose di valore. Per esempio la varietà dei riti e delle venerabilissime tradizioni delle tante Chiese in cui si esprime l'unica Liturgia. Ma se la varietà è costituita di valori e di disvalori, la varietà non è più di per sé una ricchezza. Ad esempio, lo scisma delle Chiese Ortodosse d'Oriente è certamente un disvalore. 

Abbiamo nel mondo varie religioni, ma questa varietà di religioni non arricchisce perché la ricchezza è costituita solo dalla verità e, se in quella varietà ci sono religioni false, le falsità in esse contenute non arricchiscono, ma depauperano, mortificano. Il presupposto neoterico è che tutte le religioni valgano: per fare ricchezza dovrebbero valere.

Se ci sono, in una borsa, monete valide e monete scadute, non posso dire che l'esserci monete scadute costituisca la ricchezza della borsa.

Oggi non sono considerati validi solo tutti i riti, tutte le tradizioni delle Chiesa Latine e cattoliche-orientali, ma sono considerate vere tutte le religioni: secondo una certa mentalità neoconciliare tutte le religioni oggi sarebbero considerate valide perché salvifiche.

Bisognerebbe ora rilevare che una eccessiva esaltazione della Chiese cattoliche-orientali potrebbe sembrare qui, in una certa misura, fuor di posto, nel momento in cui i Patriarchi di queste Chiese rifiutano di essere preti romani. Il Sacro Collegio è infatti il Collegio dei preti che aiutano il vescovo di Roma; quindi ogni cardinale ha un titolo romano, è incardinato in una chiesa romana, su cui pone il suo stemma.

Il patriarca d'Oriente Antoine-Pierre Khoraiche, d'Antiochia dei Maroniti, quando nel 1983 fu creato Cardinale, dichiarò che non accettava di entrare nel Sacro Collegio con il titolo romano perché il Patriarca avrebbe in se stesso medesimo il titolo di elettore del Papa. La sua richiesta fu dalla Santa Sede accettata.

Così la Chiesa cattolica-orientale ha manifestato la sua autonomia dalla Chiesa Romana e dalla sua secolare Tradizione, mai prima violata nella quasi bimillenaria sua storia.

Ci sembra, oltretutto, che qui sia stato anche compromesso il Primato del Vescovo di Roma: per far parte del Sacro Collegio - sosteneva il Patriarca Khoraiche - io, elettore del Papa, non ho bisogno di dipendere dal Papa, di essere un suo prete, perché il mio diritto è in forza del mio patriarcato. (cfr. Iota Unum, § 323).mic (noreply@blogger.com)

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