ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

mercoledì 11 aprile 2012

Stupirsi?

“Da Roma nessun diktat sui parroci ribelli”

L'arcivescovo di Vienna, il cardinale Christoph Schönborn
L'ARCIVESCOVO DI VIENNA, IL CARDINALE CHRISTOPH SCHÖNBORN

Per il portavoce del cardinale Schönborn, il Vaticano non ha chiesto di prendere provvedimenti. E sulla vicenda Stangl dice: “Serve una riflessione teologica”



Ai vescovi austriaci non e' arrivato alcun diktat dal Vaticano che ordini di intervenire contro i preti che fanno parte della Pfarrer Initiative. Lo conferma a Vatican Insider Michael Prüller, portavoce dell'arcivescovo di Vienna, il cardinale Christoph Schönborn, che e' stato informato dei contenuti della lettera arrivata da Roma.

A scrivere di una lettera “esplosiva” che chiedeva di “fare qualcosa” contro i parroci austriaci che hanno lanciato l'Appello alla disobbedienza - preso di petto da papa Benedetto XVI nella sua omelia del Giovedi' Santo - e' stato, alla vigilia di Pasqua, il sito cattolico austriaco Kath.net.

Secondo Prüller, la lettera arrivata nelle settimane scorse da Roma non conterrebbe niente di più del resoconto dell'incontro avuto dai vescovi austriaci in Vaticano sulla questione dei parroci 'ribelli' lo scorso gennaio – un incontro di cui Vatican Insider aveva già riferito.

“Non contiene alcuna direttiva su come va affrontata la Pfarrer Initiative”, spiega il portavoce del porporato austriaco, “viene ripetuta l'importanza del fatto che non ci può essere un 'appello alla disobbedienza'”, come detto sin dall'inizio della vicenda dallo stesso Schönborn, da ultimo in un'intervista alla tv austriaca andata in onda il Venerdi' Santo.

Tuttavia, aggiunge il portavoce, il fatto che Benedetto XVI abbia parlato direttamente della Pfarrer Initiative “evidenzia l'importanza di affrontare questo 'appello'” e “quanto la vicenda stia a cuore anche al papa e a Roma”. Per Prüller, l'omelia del papa e' “molto meditata” e non e' una “condanna”: “Benedetto XVI riflette su cosa sia la vera obbedienza e come questa aiuti a chiarire quale sia la volonta' di Dio”.


Il portavoce dell'arcivescovo di Vienna torna anche sulla vicenda di Florian Stangl, il 26enne che vive in una relazione omosessuale regolarmente registrata eletto al consiglio pastorale di una parrocchia a nord di Vienna. Il cardinale Schönborn, un ex-studente di papa Benedetto XVI quando questi era professore di teologia, con una decisione che ha creato scalpore, ha deciso di non mettere il suo veto all'elezione del giovane.

“La questione e' giuridicamente chiusa ma ci potrebbero essere delle conseguenze dal punto di vista teologico”, dice Prüller, senza nascondere lo stupore per le accuse, ricevute dall'arcivescovo viennese, di volersi mettere contro la dottrina cattolica.

“Il cardinale, che ha partecipato all'elaborazione del catechismo della Chiesa cattolica, ha detto chiaramente che non vuole cambiare ne' mettere in discussione la posizione della Chiesa sulle relazioni omosessuali o sul matrimonio dello stesso sesso”, spiega il portavoce.


“La questione che si pone – prosegue –, e che richiede un periodo di riflessione, e': come comportarsi nei confronti di persone che hanno una situazione di vita oggettivamente contraria alla dottrina della Chiesa? Come possono partecipare, in quanto cristiani e battezzati, alla missione della Chiesa? Far parte di un consiglio pastorale e' un compito che possono assumere? La legge canonica non lo dice. E la questione non si pone solo per gli omosessuali, vale anche per i divorziati risposati, ad esempio, o per le coppie di giovani che convivono prima del matrimonio”.

Secondo i media austriaci, il parroco della parrocchia teatro della vicenda, Gerhard Swierzek, avrebbe chiesto di essere spostato. Prüller non e' in grado di confermare la richiesta del sacerdote ma ci tiene a sottolineare che il cardinale Schönborn non ha rovesciato nessuna decisione di  Swierzek: “Il parroco si e' rivolto a lui a proposito dell'elezione. In un primo momento il cardinale aveva intenzione di porre il veto all'elezione ma successivamente, dato che non e' chiaro neppure se ne avesse il potere, ha scelto di non farlo”.

ALESSANDRO SPECIALECITTÀ DEL VATICANO
http://vaticaninsider.lastampa.it/homepage/vaticano/dettaglio-articolo/articolo/austria-14190/


L’associazione preti irlandesi attacca il Vaticano

Padre Tony Flannery
PADRE TONY FLANNERY

La Congregazione per la Dottrina della Fede ha sollevato dei dubbi sull’ortodossia degli scritti di uno dei fondatori dell’ACP, padre Tony Flannery

GERARD O’CONNELLROMA
L’Associazione dei Preti irlandesi (ACP), che rappresenta circa un terzo dei preti d’Irlanda, dichiara di essere “disturbata” dal silenzio imposto a  padre Tony Flanneryuno dei suoi membri fondatori.


L’ACP ha diffuso un comunicato stampa nel pomeriggio del lunedì di Pasqua, il 9 aprile, esprimendo il suo “estremo disagio e la sua inquietudine” circa questo sviluppo. La dichiarazione è arrivata dopo che diversi mezzi d’informazione irlandese, compreso l’Irish Catholic (5 aprile) e l’Irish Times (9 aprile), avevano riferito che il Vaticano aveva imposto il silenzio.


Mentre la dichiarazione dell’ACP forniva qualche dettaglio su ciò che era effettivamente accaduto, Vatican Insider è venuto a conoscenza da fonti ben informate che a metà marzo padre Flannery, 65 anni, membro della Congregazione del Santissimo Redentore conosciuta comunemente come “I Redentoristi”, era stato convocato a Roma per un incontro con il suo Superiore Generale, Padre Michael Brehl. 


Ciò accadde circa una settimana prima della diffusione da parte del Vaticano del Rapporto sui Risultati della Visita Pastorale alla Chiesa irlandese, ordinata da Papa Benedetto XVI in seguito allo scandalo degli abusi sessuali sui minori da parte di preti.


A Roma, Padre Flannery ha saputo che Padre Brehl, il suo Superiore Generale canadese, era stato convocato in precedenza presso la Congregazione per la Dottrina della Fede (CDF) dove, secondo le fonti, il prefetto e Cardinale William Levada, lo aveva informato che la CDF aveva dei dubbi circa “l’ortodossia” di alcune opinioni espresse da Padre Flannery negli articoli scritti per la rivista “Reality”.  La rivista mensile viene pubblicata dai Redentoristi irlandesi e conta una tiratura di circa 6.500 copie.


In particolare, la CDF era preoccupata per l’ortodossia di quello che padre Flannery aveva scritto sui temi dellacontraccezione, sulla possibilità di preti coniugati in Irlanda e dell’ordinazione di donne prete. Sembra che la CDF abbia anche dei problemi circa il suo ruolo di direzione nell’Associazione dei Preti irlandesi, che oggi conta 820 membri su un totale di 3.400 preti irlandesi, e vorrebbe allontanarlo da tale funzione.


Le fonti affermano che il Superiore Generale avrebbe riferito a Padre Flannery di non poter scrivere o parlare degli argomenti citati. Inoltre, egli avrebbe chiesto al prete irlandese di ritirarsi in monastero per circa sei settimane al fine di pregare e riflettere su tutta la questione. Alla fine di questo periodo, egli spera che Padre Flannery torni “a pensare con la Chiesa” (“Sentire cum Ecclesia”). 


Vatican Insider ha inoltre appreso che all’editore della rivista “Reality”, Padre Gerard Moloney, anch’egli prete redentorista, sono state impartite istruzioni affinché non vengano scritti articoli sui temi citati. Per giunta, la rivista “Reality” d’ora in poi dovrà essere revisionata da un teologo prima della pubblicazione.


Il Cardinale Levada desidera che il Superiore Generale dei Redentoristi rediga un rapporto entro la fine di luglio per garantire che la situazione di Padre Flannery sia stata risolta.


Vatican Insider ha cercato di contattare il Superiore Generale per ricevere i suoi commenti sull’intera faccenda ma egli ha lasciato Roma e, al momento della scrittura, non può essere raggiunto.


D’altra parte, l'ACP, nella sua dichiarazione ha commentato l'accaduto. Ha affermato che “un tale approccio, nel suo focus individuale su padre Flannery e inevitabilmente e in maniera implicita sui membri dell’Associazione,rappresenta un intervento estremamente imprudente nell’ambito dell’attuale contesto pastorale in Irlanda”.

L’ACP ha confermato “con la maggior decisione possibile” la sua “fiducia e solidarietà verso padre Flannery” e ha affermato chiaramente che “tale intervento è scorretto, ingiustificato e imprudente”.


Afferma inoltre che le questioni sollevate dall’Associazione dal momento della sua fondazione, avvenuta meno di due anni fa, e da Padre Flannery in qualità di membro del gruppo di direzione, “non rappresentano un attacco o un rifiuto degli insegnamenti fondamentali della Chiesa. Piuttosto, essi costituiscono un’importante riflessione da parte di un’associazione formata da oltre 800 preti, che hanno servito per molto tempo la Chiesa cattolica d’Irlanda, su questioni emerse nelle parrocchie di tutta la nazione”.


L’ACP ha respinto la sua raffigurazione di “piccola cricca di preti radicali con un’agenda radicale” fornita da “alcune frange reazionarie” e ha affermato che l’Associazione ha “protestato energicamente contro tale ingiusta rappresentazione”.


Noi siamo e vogliamo restare al centro della Chiesa, impegnandoci a istituire le riforme del Concilio Vaticano Secondo”, ha sostenuto con fermezza l’Associazione.


Alla luce di ciò, ha affermato, “Desideriamo esprimere il nostro assoluto disagio e la nostra inquietudine circa gli attuali sviluppi, non ultimo il riserbo che circonda tali interventi e le domande sul giusto processo e sulla libertà di coscienza che li fanno emergere”.


L’ACP ritiene che in questo momento critico nella storia “tale forma d’intervento, che l'Arcivescovo Martin ha recentemente chiamato ‘caccia all’eresia’, non è utile per la Chiesa cattolica irlandese e potrebbe avere l’effetto involontario di aggravare la crescente percezione di una significativa ‘sconnessione’ tra la Chiesa irlandese e Roma”.


Una fonte ha riferito a Vatican Insider che la dichiarazione dell’ACP ha citato solo una parte del commentodell’Arcivescovo Martin. Egli ha di fatto affermato: “Non dico che sia necessario orientarsi ad una caccia all’eresia, ma ciò che dobbiamo fare è continuare il dialogo con la comunità teologica, intensificando la riflessione in aree che vanno davvero oltre ciò che è accettabile nell’ambito della teologia cattolica”.

http://vaticaninsider.lastampa.it/homepage/nel-mondo/dettaglio-articolo/articolo/irlanda-14192/

Filippine, la foto ricordo sulla croce

Foto ricordo su croce (Maike Domingo, InterAksyon.com)
FOTO RICORDO SU CROCE (MAIKE DOMINGO, INTERAKSYON.COM)

Il Venerdì Santo alcuni turisti si sono fatti immortalare sulle croci di legno di una rappresentazione. E le immagini spopolano su Facebook

MAURO PIANTAROMA

Capelli lunghi, occhiali da sole, calzoncini corti e camicetta a fiori. La “divisa” è quella di una turista qualunque, la “posa” (con il ginocchio leggermente e ironicamente alzato come fanno le modelle) è quella di una ragazza che vuole farsi fare la classica foto ricordo. Magari, appunto, scimmiottando un po’ attrici e top-model. Solo la location, come si dice, lascia piuttosto stupiti.La fanciulla, infatti, è ritratta su una croce. La croce che qualche ora dopo sarebbe stata utilizzata in unarappresentazione sacra del Venerdì Santo.


Succede nel piccolo paesino di Lourdes, a due passi da Angel City, nel cuore delle cattolicissime Filippine. L’uomo che ha scattato l’immagine si chiama Maike Domingo, un appassionato di fotografia. Domingo, come riferisce il sito InterAksyon.com, ha pubblicato l’immagine su Facebook  e in pochissime ore lo scatto è stato condiviso da quasi 2mila persone. «Lei – ha raccontato – è stata la prima di una fila di cinque turisti che si sono fatti immortalare allegramente in quelle posizioni, come se fossero stati crocifissi». Sui social network molti cristiani hanno definito la vicenda “blasfema” o per lo meno poco rispettosa della sensibilità dei credenti.
  
Interpellato da una tv filippina, l’arcivescovo emerito Oscar v. Cruz ha espresso la «grande tristezza della Chiesa cattolica di fronte alle immagini di questi turisti. Voglio sperare – ha aggiunto – che la ragazza non avesse intenzione di offendere nessuno e che la scena sia solo un gesto di cattivo gusto. Certo è – ha concluso l’arcivescovo – che il pubblico dovrebbe riflettere attentamente prima di postare foto che potrebbero ferire così tante persone…».
  
Il fotografo ha riferito che lo scatto è stato realizzato nel parcheggio recintato a pochi passi dal luogo dove avrebbe dovuto poi andare in scena la Passione. «Stavo riposando – ha raccontato – ho visto degli strani movimenti e ho cominciato a scattare le foto perché mi sembravano situazioni inquietanti».

http://vaticaninsider.lastampa.it/homepage/nel-mondo/dettaglio-articolo/articolo/filippine-phillippinefilipinas-14180/


Quella strana messa che il papa non vuole
È la messa secondo il rito del Cammino neocatecumenale. Benedetto XVI ha ordinato alla congregazione per la dottrina della fede di esaminarlo a fondo. La sua condanna pare segnata

di Sandro Magister



ROMA, 11 aprile 2012 – Con una lettera autografa al cardinale William J. Levada, Benedetto XVI ha ordinato alla congregazione per la dottrina della fede di accertare se le messe dei neocatecumenali sono o no conformi alla dottrina e alla prassi liturgica della Chiesa cattolica.

Un "problema", questo, che il papa giudica "di grande urgenza" per tutta la Chiesa.

Benedetto XVI è da tempo in allarme per le modalità particolari con cui le comunità del Cammino neocatecumenale celebrano le loro messe, il sabato sera, in locali separati.

A far crescere in lui l'allarme è stata anche la trama ordita alle sue spalle in curia lo scorso inverno, di cui www.chiesa ha dato conto nei seguenti servizi:

> "Placet" o "Non placet"? La scommessa di Carmen e Kiko
 (13.1.2012)

> Diario Vaticano / Ai neocatecumenali il diploma. Ma non quello che si aspettavano (23.1.2012)

Era accaduto che il pontificio consiglio per i laici presieduto dal cardinale Stanislaw Rylko aveva predisposto il testo di un decreto di approvazione globale di tutte le celebrazioni liturgiche ed extraliturgiche del Cammino neocatecumenale, da rendersi pubblico il 20 gennaio in occasione di un previsto incontro del papa con il Cammino.

Il decreto era stato redatto su indicazione della congregazione per il culto divino, presieduta dal cardinale Antonio Cañizares Llovera. I fondatori e leader del Cammino, Francisco "Kiko" Argüello e Carmen Hernández, ne furono informati e anticiparono festanti ai loro seguaci l'imminente approvazione.

Il tutto all'insaputa del papa.

Benedetto XVI venne a conoscenza del testo del decreto pochi giorni prima dell'incontro del 20 gennaio.

Lo trovò sconclusionato e sbagliato. Ordinò che fosse cancellato e riscritto secondo le sue indicazioni.

Infatti, il 20 gennaio, il decreto che fu promulgato si limitò ad approvare le cerimonie extraliturgiche che scandiscono le tappe catechistiche del Cammino.

Il papa, nel suo discorso, mise in chiaro che solo queste erano convalidate. Mentre a proposito della messa impartì ai neocatecumenali una vera e propria lezione – quasi un ultimatum – su come celebrarla in piena fedeltà alle norme liturgiche e in effettiva comunione con la Chiesa.

In quegli stessi giorni Benedetto XVI ricevette in udienza il nuovo arcivescovo di Berlino, Rainer Maria Woelki, uomo di sua fiducia, che di lì a poco avrebbe fatto cardinale. Woelki gli parlò tra l'altro proprio delle difficoltà che i neocatecumenali creavano nella sua diocesi, con le loro messe separate del sabato sera, officiate da una trentina di sacerdoti appartenenti al Cammino.

Il papa chiese a Woelki di fargli avere un appunto scritto sulla materia. Il 31 gennaio Woelki gli inviò una lettera con informazioni più dettagliate.

Pochi giorni dopo, l'11 febbraio, il papa inoltrò copia di questa lettera alla congregazione per la dottrina della fede, assieme alla sua richiesta di esaminare al più presto la questione, che "concerne non soltanto l'arcidiocesi di Berlino".

La commissione d'esame presieduta dalla congregazione per la dottrina della fede si sarebbe dovuta avvalere, secondo le indicazioni del papa, della collaborazione di altri due dicasteri vaticani: la congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti, e il pontificio consiglio per i laici.

E così è stato. Il 26 marzo, nel Palazzo del Sant'Uffizio, sotto la presidenza del segretario della congregazione per la dottrina della fede, l'arcivescovo Luis Francisco Ladaria Ferrer, gesuita, si sono riuniti per un primo esame della questione i segretari degli altri due dicasteri – per il culto divino l'arcivescovo Augustine J. Di Noia, domenicano, e per i laici il vescovo Josef Clemens – e quattro esperti da loro designati. Un quinto esperto, assente, dom Cassiano Folsom, priore del monastero di San Benedetto a Norcia, inviò per iscritto il suo parere.

I giudizi espressi sono stati tutti critici delle messe dei neocatecumenali. Molto severo è risultato anche quello che la stessa congregazione per la dottrina della fede aveva chiesto, prima della riunione, al teologo e neocardinale Karl J. Becker, gesuita, professore emerito alla Pontificia Università Gregoriana e consultore del dicastero.

Il dossier predisposto per la riunione dalla congregazione per la dottrina della fede comprendeva la lettera del papa dell'11 febbraio, la lettera del cardinale Woelki al papa nell'originale tedesco e in versione inglese, il parere del cardinale Becker e una traccia per la discussione nella quale si metteva esplicitamente in dubbio la conformità alla dottrina e alla prassi liturgica della Chiesa cattolica dell'art. 13 § 2 dello statuto dei neocatecumenali, quello con cui essi giustificano le loro messe separate del sabato sera.

In realtà, il pericolo temuto da Benedetto XVI e da molti vescovi – come risulta dalle numerose denunce pervenute in Vaticano – è che le modalità particolari con cui le comunità neocatecumenali di tutto il mondo celebrano le loro messe introducano di fatto nella liturgia latina un nuovo "rito" artificialmente composto dai fondatori del Cammino, estraneo alla tradizione liturgica, carico di ambiguità dottrinali e fattore di divisione nella comunità dei fedeli.

Alla commissione da lui voluta, il papa ha affidato il compito di accertare la fondatezza di questi timori. In vista di decisioni conseguenti.

I giudizi elaborati dalla commissione saranno esaminati in una prossima riunione plenaria della congregazione per la dottrina della fede, un mercoledì – una "feria quarta" – della seconda metà di aprile.

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Un indice di tutti i precedenti articoli di www.chiesa sul Cammino neocatecumenale:

> Focus su MOVIMENTI CATTOLICI

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