Tra
una settimana Paolo Gabriele sarà rinviato a giudizio. La sentenza
verrà resa pubblica il 7 agosto e dall'istruttoria in via di ultimazione
emergerebbe anche il passaggio delle carte segrete ai media attraverso
un giornalista amico-complice di Gabriele.
Ieri Benedetto XVI ha
ricevuto la commissione cardinalizia e i magistrati vaticani che
indagano sul furto di documenti riservati nell'appartamento papale. Una
udienza in cui il Papa «ha ringraziato per le informazioni ricevute e ha
invitato la magistratura vaticana a proseguire il lavoro con solerzia».
Con i tre porporati che fanno parte della commissione - Julian Herranz,
Salvatore De Giorgi e Joseph Tomko - hanno partecipato all'udienza i
magistrati vaticani Piero Bonnet e Nicola Picardi, il sostituto alla
Segreteria di Stato mons. Angelo Becciu, il segretario del Papa, Georg
Gaenswein, il comandante della Gendarmeria Domenico Giani e il
consulente per la comunicazione della Santa Sede, Georg Burke. Presente
anche il segretario della commissione cardinalizia, don Luigi
Martignani. In via ufficiale nulla si sa sulla durata e i contenuti
della udienza, - della quale l'Osservatore romano pubblica in prima
pagina una foto ricordo - la prima in cui papa Ratzinger sia stato
informato da così tanti attori sul procedere dell'inchiesta e sui suoi
risvolti penali. Dall'invito del Papa a proseguire con solerzia si
comprende che il lavoro dei magistrati continua. La prossima settimana
sarà dedicata alla stesura di requisitoria e sentenza, i cui risultati
saranno pubblici nei primi giorni della successiva. Se si andrà ad un
rinvio a giudizio, il dibattimento slitterà certamente a dopo l'estate.
Il reato contestato al maggiordomo è furto aggravato, ha confermato
padre Lombardi, senza aggiungere nulla circa eventuali complici di
Gabriele. Un dibattimento potrebbe fornire elementi su eventuali appoggi
e complicità del maggiordomo che resta unico indagato, anche se sembra
strano che abbia agito da solo. Da chiarire anche i motivi che hanno
spinto «Paoletto», amato da tutti in Vaticano e da tutti dipinto come
fedelissimo al Papa, a compiere una azione grave, che durava da tempo e
che ha portato alla pubblicazione di documenti pontifici, con danno al
diritto alla riservatezza di Benedetto XVI e di quanti si erano rivolti a
lui, per i motivi più disparati. Un dibattimento avrebbe un impatto
mediatico, con il rischio per il Vaticano di essere ributtato in un
tritacarne, come è accaduto all'inizio della fuga di documenti con il
caso Viganò e le polemiche sulla gestione del Governatorato, e come è
continuato nelle settimane successive, con le inchieste collegate allo
Ior e infine, in maggio, con l'arresto di Gabriele
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