ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

venerdì 31 agosto 2012

Colpo di scena

L'avvocato focolarino Fusco lascia la difesa del maggiordomo infedele Gabriele che oltretutto agiva da fonte anonima ben prima del novembre 2011, anticipando notizie e diffondendo documenti segreti a giornalisti suoi amici
Colpo di scena alla vigilia del processo-Vatileaks. L'avvocato Carlo Fusco ha lasciato la difesa di Paolo Gabriele, il maggiordomo papale arrestato e poi rinviato a giudizio per il furto di documento riservati di Benedetto XVI. "Lascio l'incarico per divergenze sulla linea difensiva- spiega il legale .Rimane però il rapporto di amicizia con il mio assistito". L'avvocato Fusco, che è un laico consacrato del movimento dei Focolari, difendeva Gabriele dal giorno dell'arresto, il 23 maggio scorso, affiancato da un altro difensore, l'avvocato Cristiana Arru, al momento mantiene ancora l'incarico e "sta valutando" il da farsi.
Nell'unica conferenza stampa tenuta dai legali, entrambi avvocati rotali come è necessario per agire nel Tribunale Vaticano, la linea di difesa presentata era quella di sostenere la buona fede del maggiordomo infedele che, a dire dell'avvocato Fusco, "aveva agito per aiutare il Papa, sia pure in un modo sbagliato". Una tesi smentita anche dalla perizia psichiatrica che dichiara Paolo Gabriele imputabile (anche se il perito di parte sosteneva il contrario). Quanto emerso dalle indagini e in parte dalla requisitoria e dalla sentenza di rinvio, mostra comunque un uomo dedito da tempo alla diffusione di documenti riservati, con molte relazioni ambigue (e vietate dal giuramento di riservatezza) con giornalisti e personalità dell'ambiente vaticano, e infine anche avido, come testimonia la refurtiva trovata in casa sua. Oltre alle "carte segrete" utilizzate da Gianluigi Nuzzi per il suo libro, un assegno da 100 mila euro sottratto all'obolo di San Pietro, una cinquecentina e una pepita d'oro. La linea difensiva scelta da Paolo Gabriele (il quale si è auto definito un «infiltrato dello Spirito Santo» e vorrebbe accreditarsi come un «capro espiatorio» dimenticando che la refurtiva era a casa sua) è quella di mostrare un Vaticano in ostaggio di corvi e avvoltoi, proprio come lo descrivono i media, per alcuni dei quali la diffusione dei documenti riservati sarebbe una sorta di operazione verità. Di fatto sembra che si voglia ridimensionare la responsabilità di Gabriele, un personaggio che, come risulta agli inquirenti, oltretutto agiva da fonte anonima ben prima del novembre 2011, anticipando notizie e diffondendo documenti a giornalisti suoi amici. Un mese fa il Papa ha chiesto a giudici, inquirenti e anche alla Commissione Cardinalizia d'indagine di «procedere con solerzia». Bendetto XVI desidera sia fatta piena luce su tutti gli aspetti della vicenda. Due giorni fa ha indicato a tutti l'esempio di Giovanni Battista che «ricorda anche a noi, cristiani di questo nostro tempo, che non si può scendere a compromessi con l'amore a Cristo e alla verità". Sono stati chiariti per ora solo i ruoli svolti da Paolo Gabriele, il ladro, cioè l'autore materiale del «furto aggravato», e dal tecnico informatico Claudio Sciarpelletti, in servizio presso la Segreteria di Statto, che sarà processato per favoreggiamento. Ma emergono altri possibili complici: quelli che secondo Sciarpelletti, il quale ne ha fatto i nomi ai giudici, gli fornirono documenti riservati affinché li inoltrasse a Gabriele ed anche il padre spirituale del maggiordomo potrebbe essere indagato per favoreggiamento. Si ipotizzano reati più gravi, che potrebbero essere oggetto di un successivo processo, e che sono tutti elencati nella denuncia formulata dalla Gendaremria vaticana e citata nella requisitoria di Picardi: delitti contro lo Stato (previsti dall'articolo 104 e seguenti del Codice penale); dei delitti contro i poteri dello Stato (articolo 117 e seguenti del Codice penale); vilipendio delle istituzioni dello Stato (articolo 126 del codice); calunnia (articolo 212); diffamazione (articolo 333); furto aggravato (articoli 402, 403 e 404); favoreggiamento (articolo 225); inviolabilità dei segreti (articolo 159), e insieme ad essi viene esplicitato anche il concorso di più persone in reato, previsto dall'articolo 63.

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