ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

mercoledì 22 agosto 2012

La Sformazione religiosa

IL CONVENTO-CARCERE DI LA TOURETTE: ALLE RADICI DELLA RIVOLUZIONE CONCILIARE
Un carcere? No, il convento di La Tourette del "geniale" Le Corbusier
di Francesco Colafemmina

E' fondamentale comprendere come siano tuttora operanti in seno alla Chiesa forze che vengono da lontano, che hanno preceduto il Concilio e in un certo senso l'hanno informato della propria estetica. Si tratta di un esercizio storico che pur essendo per certi versi vano (nel caso in cui serbassimo ancora l'illusione d'un cambiamento di rotta futuro), e nondimeno utile per analizzare le radici culturali profonde della sostanziale decadenza del sacro e delle sue forme.

Il Convento nel pre-Concilio
Il convento di La Tourette realizzato da Le Corbusier fra il 1953 e il 1960 ad Eveux, presso Lione, costituisce un poderoso frutto di quelle energie rivoluzionarie che già molti anni prima del Concilio operavano per mutare volto al tempio cattolico, dunque alla stessa espressione concreta della fede e del sacro. L'opera fu fortemente voluta da uno dei padri della "nuova arte sacra", attivo sin dagli anni '40 in una impegnativa quanto perniciosa attività di sensibilizzazione degli ambienti cattolici alle più recenti espressioni dell'arte contemporanea profana (Picasso, Braque, Matisse, etc.). Analizzeremo la figura del padre Couturier nei prossimi articoli. Ci basti sapere che per lui l'elemento essenziale dell'architettura come dell'arte sacra era il coinvolgimento delle più eminenti personalità contemporanee, indipendentemente dal loro credo, dalla loro formazione, dalla qualità delle opere. La fama doveva guidare la commissione di opere artistiche e architettoniche. E naturalmente l'estro individuale andava salvaguardato da qualsiasi forma di ingerenza clericale. 
Rilevante, inoltre, la partecipazione al progetto dell'assistente di Le Corbusier e noto compositore greco, Iannis Xenakis. Questi si impegnò nella realizzazione dell'altare della chiesa del convento, descrivendo successivamente la storia di questa creazione nei termini seguenti:  "Disegnai un altare maggiore che fu giudicato dai monaci troppo ripido, alto, distante. Infatti lo avevo concepito un po' come il luogo di terribili sacrifici. Era troppo drammatico, troppo Azteco. Cristo sacrificò se stesso, come Dioniso, ma il dramma doveva restare interiore e luminoso". Xenaxis era espressamente ateo.
Il frate domenicano Marc Chaveau, uno degli 11 superstiti de La Tourette
Degno di nota inoltre quanto ribadito nell'istruttivo documentario in lingua francese che allego qui sotto: il convento, creato nel dopoguerra per via di una forte ascesa delle vocazioni già nel 1970 non aveva più un solo studente. Oggi ospita garbati frati in giacca di tweed e camicia a quadri. Più che a un convento somiglia a una fatiscente casa circondariale, memoria decadente di quando la Chiesa decise di imprigionare se stessa nelle catene del mondo. 

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