Vatileaks, quella corposa relazione dei “cardinali 007”
Le trascrizioni stilate per il Papa, con decine di audizioni, sono state riportate in un voluminoso dossier
Un corposo dossier, costituito in gran parte delle trascrizioni testuali delle audizioni, in forma di domande e risposte, quasi da verbale della polizia. E da cui, attraverso le testimonianze acquisite, emerge un esame accuratissimo sulla gestione dei documenti nella segreteria particolare del Pontefice e sulle comunicazioni da e per la Segreteria di Stato vaticana. Si compone così - secondo fonti ben informate vicine al Vaticano - la relazione consegnata a Benedetto XVI dai tre cardinali Julian Herranz, Jozef Tomko e Salvatore De Giorgi, incaricati dal Pontefice, parallelamente all’inchiesta penale, di fare luce sul caso Vatileaks.
La relazione giace ormai da settimane sulla scrivania di papa Ratzinger e in molti, fuori e dentro le Sacre stanze, si interrogano sul suo contenuto, che rimane top secret. Con le indagini ancora in corso sulla fuga dei documenti, i contraccolpi dell’affaire Vatileaks che ha dato l’immagine di una Curia-colabrodo e l’attesa per il processo in autunno all’ex maggiordomo papale Paolo Gabriele, Oltretevere è d’obbligo la massima riservatezza, mentre lo stesso Pontefice non ha ancora ritenuto giunto il momento di svelare le conclusioni delle «indagini parallele» effettuate dai tre porporati. Particolari sulla struttura del dossier cardinalizio, tuttavia, cominciano a trapelare. Fonti attendibili spiegano che quello consegnato al Papa dai tre cardinali-007 è un documento corposo, composto da dettagliati verbali, resoconto di oltre un centinaio di «colloqui» condotti a tappeto.
Su ognuno dei verbali si leggono nome, cognome, incarico della persona interrogata e, a seguire, la trascrizione precisa delle domande poste e delle risposte ricevute. Un lavoro minuzioso, trasposto nella forma più oggettiva possibile, la cui impostazione riflette chiaramente il procedere schematico e lineare dell’esperto giurista Herranz, ex presidente del Pontificio Consiglio dei Testi legislativi e mente sopraffina dell’Opus Dei che il Papa ha voluto come coordinatore della commissione cardinalizia.
Le domande rivolte dai tre porporati-detective nei colloqui svolti sia con laici, sia con religiosi degli uffici vaticani da maggio a luglio hanno avuto soprattutto lo scopo di ricostruire i meccanismi di funzionamento della Curia. Tracciare in modo chiaro i percorsi dei documenti con particolare attenzione al tragitto che va dalla Segreteria di Stato alla segreteria particolare del Pontefice.
Proprio la segreteria particolare, poi, è stata oggetto di una approfondita indagine per far emergere con chiarezza in che modo vengano gestite la comunicazione verso il Pontefice e le modalità di accesso al Papa. Quello che è stato sottoposto a Benedetto XVI, si spiega, è un lavoro che anche al di là del caso Vatileaks, dà modo a Ratzinger di rendersi conto di molti aspetti che riguardano l’ambiente della Curia, i suoi rapporti interni, i passaggi di documenti e informazioni.
I tre cardinali-inquirenti, inoltre, si sarebbero detti favorevoli anche alla pubblicazione del documento, pubblicazione che non comporterebbe loro alcuna «difficoltà». Com’è noto, però, la decisione spetta al Papa, che sarebbe propenso ad aspettare quanto meno la conclusione del processo a Gabriele.
Si prende e si prenderà tempo fino a quando non scemerà l'interesse alla faccenda e subentrerà l'oblio.
RispondiEliminaRuben