ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

lunedì 15 ottobre 2012


Pre-conciliare? No, fedele cattolico! 

Alla lettura dell'articolo qui sotto "Al riparo dal mondo" di Danilo Quinto vorrei aggiungere la mia modesta riflessione.

Una dei ritornelli coi quali si esalta le nuova messa inventata dopo il Concilio recita più o meno così:
prima del Concilio/nuova Pentecoste tutto era in latino, la gente non capiva niente, la messa aveva per centro solo il prete, così alla gente non restava che recitare il rosario, perdendo quindi tutta la ricchezza spirituale della messa. Dopo il Concilio/nuova Pentecoste  con le lingue vernacole tutti capiscono tutto, al centro c'è il mistero della Pasqua di Cristo e così la partecipazione spirituale al sacramento è aumentata (suono di fanfara in sottofondo).
La verità dei fatti è ben altra.
Il Concilio Vaticano II mai disse di usare le lingue vernacole nella Messa, mai disse di invertire gli altari, mai disse di levare di mezzo il tabernacolo, mai disse di eleggere il prete a "Presidente dell'Assemblea", mai disse di implementare l'inventiva para-liturgica pretesca per rendere più gradevole la Messa, mai prescrisse di togliere la balaustra, mai disse di dare la comunione in mano, mai disse di far salire all'altare le donne, mai disse di far distribuire la comunione ai laici, né tantomeno alle donne, mai disse di ammettere "chierichette" (l'ossimoro del termine è evidente, i chierici sono solo maschi, e, almeno su questo, la Chiesa non ha ancora deviato dal dettame di Cristo! ma allora perché transigere sul diminutivo chierichetti?).
Eppure tutto ciò è avvenuto.
Ma con tutto questo, lungi da crescere la "consapevolezza e partecipazione" soffocate dalla "oppressiva centralità del sacerdote nella messa pre-conciliare"
1) il 90% dei fedeli ha cessato di essere fedele (chi non va a messa non si può certo dire fedele, se le parole hanno un significato); un buon terzo dei preti, perso il proprio ipotetico privilegio, ha preferito spretarsi nell'immediato post-Concilio;
2) i nuovi preti - tolto dal centro il tabernacolo (cioè Dio) - hanno messo se stessi al in mezzo, facendo gli intrattenitori, gli imbonitori, i pagliacci, con improvvisazioni di pessimo gusto e peggiore teologia;
3) le vocazioni sono diventate una rarità, e quelle poche  sono debolissime e perciò più funestate da scandali sessuali, omosessuali, pedofili, anche grazie a un insegnamento filosofico e teologico sperimentale che parte dalla demolizione di tutte le verità dogmatiche e liturgiche cattoliche, nella speranza di costruire qualcosa di più "adatto ai tempi moderni";
4) le chiese sono state deturpate da liturgisti e architetti alla moda che hanno costruito chiese/hangar orripilanti;
5) in chiesa non si sente più parlare di Fede ma di ambiente, di politica, di società;
6) la musica liturgica è scomparsa per dar spazio a dissonanze profane frutto dell'incompetente improvvisazione di giovinastri tatuati che trasformano la messa in un rito macumba o vodoo.
Quando partecipo a una di queste messe non mi resta davvero - come i buoni e santi devoti pre-conciliari - che pregare il Rosario e unirmi soffrendo alla Passione di Nostro Signore così vilipeso e profanato da vescovi, preti e fedeli. 
Meglio prima del Concilio, allora, o meglio adesso? È questa la "actuosa partecipatio" cui nobilmente aspirava il Concilio? Temo che l'ardua sentenza la udremo ormai solo nel Giorno del Giudizio.

di Giovanni Zenone

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