ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 10 novembre 2012

La PUG theology presso la Pontificia Università Gregoriana)

Teilhard e la Materia matrix
Il dibattito su Teilhard de Chardin, innescato da un recente articolo di Agnoli su Il Foglio, merita attenzione. Dal mio punto di vista il pensiero di questo controverso gesuita può essere sintetizzato nel tentativo che ha operato di conciliare l’inconciliabile, ossia l’Assoluto con ciò che si evolve o è termine dell’evoluzione.
Purtroppo il suo approccio appare attraversato da una prospettiva di stampo panteistico che, d’altra parte, è lo stesso Teilhard ad ammettere. “Avevo sempre avuto (…) un’anima naturalmente panteista. – scrive nell’opera “Le Christ dans la matiere” (1916) – Ne provavo aspirazione invincibile, nativa; ma senza usare di utilizzarla liberamente, perché non potevo conciliarla con la mia fede”.

Nonostante questo freno della fede che sembra voler porre alla sua “aspirazione invincibile”, ad un anno della sua morte scriverà un passo che mostra in modo piuttosto chiaro la difficoltà di azionare questo freno rispetto ad una prospettiva monista. “Non lo Spirito per evasione fuori della Materia; né lo Spirito accanto alla Materia (tomismo), ma lo Spirito emergente (per totalitaria operazione cosmica) dalla Materia: Materia Matrix” (lettera del 13/3/1954 in Psychè pag. 99-100 del 1955). Inutile dire che la sintesi tra materia e spirito non è una questione scientifica, ma deve collocarsi nell’ambito di una corretta metafisica, e qui si deve escludere ogni possibilità di trasformazione dell’una nell’altra, pena cadere in un chiarissimo materialismo.
Questa confusione si riverbera in molti passi dell’opera di Teilhard e mi sembra il punto più controverso del suo pensiero. Anche non entrando nel dettaglio di complesse questioni cristologiche si può fare riferimento alla sua dottrina del cosiddetto “Punto Omega” che egli propone come un “vertice dell’Universo”, il Cristo cosmico che tende a confondere evoluzione cosmica e mistero salvifico, il naturale e il soprannaturale. In questo contesto ciò che viene a risentire maggiormente della prospettiva teilhardiana è la nozione soprannaturale del Cristo Totale, ossia quella del Corpo Mistico.
Nei lavori di Teilhard molti hanno voluto individuare un nuovo ponte tra cristianesimo e mondo moderno, ma non tutti hanno concordato con questa visione. A questo riguardo il servo di Dio Pier Carlo Landucci (1900-1986) scriveva: “il primo dovere dell’anima è la verità. Non può essere veramente utile una ascetica fondata sull’errore e sull’equivoco”. E ancora: “La lettura del Teilhard, innanzitutto, anche a prescindere dalle tesi errate, abitua alla superficialità fantastica e all’avventatezza nei delicati campi della filosofia e della teologia, con l’aggravante di nascondere tale superficialità dietro l’illusione della profondità ed elevatezza concettuale, spirituale e dietro il fascino dello stile”. Da questo punto di vista direi che è possibile scorgere una continuità nello stile del pensiero teilhardiano in quella dottrina che prima del suo contenuto si preoccupa del metodo, ambiguamente proteso verso l’indefinito per abbracciare tutti, senza però offrire mai una sponda sicura con certezze metafisiche indispensabili per aprire l’orizzonte del soprannaturale cristiano.
Il giudizio decisamente negativo di Pier Carlo Landucci sul pensiero di Teilhard de Chardin non è stato l’unico all’interno del mondo cattolico, tra gli altri, mi sembra rilevante quello di un vero mistico come don Divo Barsotti per cui Teilhard è “il pensatore che sta dietro a molti degli errori che inquinano la teologia (e la mentalità) moderne”.
Oggi lo si studia per il suo ruolo al fine di una rinnovata evangelizzazione, ma non vedo quale contributo possa fornire a tal scopo. “Tutta una serie di modificazione si impongono – scriveva nel 1953 nel suo L’étoffe del l’Univers – ne ho perfettamente coscienza ( se vogliamo francamente cristificare l’Evoluzione), a certe descrizioni o atteggiamenti che ci paiono definitivamente fissati nel dogma cristiano. Da questo capo, e per forza delle cose, si potrebbe dire che nel cuore dell’uomo moderno, nel solco aperto dall’idea di Evoluzione, sta per germinare una forma ancora sconosciuta di religione.” Alla faccia della riforma nella continuità.

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