ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 22 dicembre 2012

COM’È BUONO IL PAPA:


 SCARCERATO PAOLO GABRIELE - BENEDETTO XVI HA VISITATO QUESTA MATTINA PAOLO GABRIELE NELLA CASERMA DELLA GENDARMERIA, HA COLLOQUIATO CON LUI PER UNA QUINDICINA DI MINUTI E GLI HA CONFERMATO IL SUO PERDONO E LA INTENZIONE DI CONCEDERGLI LA GRAZIA - ALLA FINE, DON GEORG DECOLLA E IL SUO NEMICO BERTONE SE LA PRENDE IN QUEL POSTO…ANSA

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Il Papa ha concesso la grazia a Paolo Gabriele, il suo ex aiutante di camera condannato lo scorso 6 ottobre a 18 mesi di carcere per il furto di documenti dall'appartamento pontificio.
Benedetto XVI ha visitato questa mattina Paolo Gabriele nella caserma della gendarmeria, ha colloquiato con lui per una quindicina di minuti e gli ha confermato il suo perdono e la intenzione di concedergli la grazia. Gabriele è stato scarcerato in tarda mattina.

TARCISIO BERTONE PADRE GEORG PAPA BENEDETTO XVITARCISIO BERTONE PADRE GEORG PAPA BENEDETTO XVI
E' una "buona notizia", a conclusione di una "vicenda triste", ora si attende un "ravvedimento" e "si spera in premesse per atmosfera di serenità e per riprendere il cammino". Con queste parole il portavoce vaticano padre Federico Lombardi ha dato la notizia della visita del Papa a Paolo Gabriele per comunicargli personalmente la concessione della grazia.


Il Papa incontra Gabriele e gli concede la grazia

Vaticano
VATICANO

«Gesto paterno verso una persona con cui il Pontefice ha condiviso per anni una quotidiana familiarità» Ma non lavorerà per la Santa Sede

ANDREA TORNIELLICITTÀ DEL VATICANO

Benedetto XVI ha concesso la grazia a Paolo Gabriele, il maggiordomo reo confesso di aver sottratto, copiato e diffuso i documenti di Vatileaks prelevandolo dal tavolo della segreteria papale. L’annuncio del provvedimento di grazia è arrivato nel primo pomeriggio e ha permesso a Gabriele, che si trovava in una cella del palazzo, di tornare in famiglia a passare le festività natalizie senza poi dover tornare in carcere. Paolo Gabriele, dopo la grazia concessagli dal Papa e la scarcerazione, non potrà più lavorare per la Santa Sede né risiedere in Vaticano. «Si e’ trattato di un gesto paterno verso una persona con cui il Papa ha condiviso per alcuni anni una quotidiana familiarita» si legge nel comunicato diffuso da Padre Lombardi. 

 L’annuncio del provvedimento di grazia permetterà a Gabriele, che attualmente si trova in una cella nel palazzo, di tornare in famiglia a passare le festività natalizie senza poi dover tornare in carcere. A «Paoletto», arrestato lo scorso maggio dopo che nella sua abitazione era stato trovato un migliaio di copie di documenti riservati, erano stati concessi gli arresti domiciliari a fine luglio. Rinviato a giudizio il 13 agosto, riconosciuto colpevole dal Tribunale il 6 ottobre, al termine di un breve processo, Gabriele era tornato in carcere lo scorso 25 ottobre, dopo che la sentenza di condanna a 18 mesi era diventata definitiva a causa del mancato ricorso in appello da parte della difesa.
 
Contestualmente al suo rientro in cella, la Segreteria di Stato aveva diffuso un comunicato smentendo che la grazia papale fosse scontata e sottolineando la gravità degli atti compiuti dall’ex aiutante di camera come pure delle conseguenze provocate. La nota vaticana era stata approvata espressamente dal Papa, rimasto particolarmente scosso dalla vicenda: «Il male si è insinuato tra di noi», aveva commentato con la famiglia pontificia nei giorni dello scandalo. L’impressione delle gerarchie vaticane è che Gabriele non si fosse pentito fino in fondo e soprattutto non avesse ben compreso la portata del suo gesto. Una consapevolezza che potrebbe essere arrivata nelle ultime settimane in cella, quando ha chiesto a un prelato: «Come faccio ad espiare?».
 
Nelle motivazioni della sentenza di condanna si legge che l’azione dell’ex aiutante di camera è stata «lesiva nell’ordinamento vaticano della persona del Pontefice, dei diritti della Santa Sede, di tutta la Chiesa cattolica e dello Stato della Città del Vaticano; così come tale azione è stata oggettivamente lesiva di diritti ed interessi di persone fisiche ed istituzioni». Ma al tempo stesso, «tenuto conto della semplicità cognitiva del Gabriele» messa in luce dalla perizia del professor Tatarelli, i giudici vaticani hanno ritenuto che «tale condizione personale avrebbe potuto determinare l’insorgere del convincimento soggettivo – seppure erroneo – di “giovare e non di danneggiare la Chiesa”», come il maggiordomo ha affermato.
 
Non è ancora chiaro quale sarà la sorte del principale protagonista di vatileaks, che potrebbe essere destinato a qualche mansione in una realtà legata al Vaticano: la Santa Sede si aspetta che mantenga il riserbo sugli anni trascorsi nell’appartamento pontificio. Nel tracciare un bilancio dell’anno trascorso, ieri Benedetto XVI ha deciso di non fare alcun cenno al caso che ha così pesantemente segnato il 2012, nonostante una proposta in questo senso gli fosse stata sottoposta dai collaboratori.


Il perdono sarà concesso anche all'informatico Sciarpelletti

Il Papa con Paolo Gabriele
IL PAPA CON PAOLO GABRIELE

Il briefing di Padre Lombardi con i giornalisti e le parole di Manuela Citti, moglie di Grbriele "Quello del Papa è stato un “gesto di speranza che mi riempie di gioia”

ALESSANDRO SPECIALECITTÀ DEL VATICANO


Papa Benedetto XVI gliel'ha voluto dire faccia a faccia, guardandolo negli occhi. Questa mattina, verso mezzogiorno, si è recato nella caserma della Gendarmeria dove era detenuto dal 25 ottobre e il suo ex-assistente di camera Paolo Gabriele e gli ha comunicato personalmente il provvedimento di grazia.

Sono stati quindici minuti di colloquio “personale” e “molto intenso”, ha spiegato il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, durante un briefing con i giornalisti. Benedetto XVI, si legge in un comunicato della Segretaria di Stato vaticana diffuso al termine della mattinata “ha fatto visita in carcere al Sig. Paolo Gabriele, per confermargli il proprio perdono e per comunicargli di persona di avere accolto la sua domanda di grazia, condonando la pena a lui inflitta”. Quello del papa, commenta la nota, è stato “un gesto paterno verso una persona con cui il Papa ha condiviso per alcuni anni una quotidiana familiarità”.

Paoletto, come largamente atteso e anticipato questa mattina da Vatican Insider, passerà il Natale con la sua famiglia, nella casa dentro le Mura Vaticane dove abita con la moglie e i tre figli. Poi, in tempi probabilmente “non lunghi” ha spiegato padre Lombardi, gli verrà offerta una seconda “opportunità”: un lavoro, naturalmente non più a fianco del papa, e una casa, fuori però dalle Sacre Mura. “La Santa Sede – spiega la nota vaticana –, confidando nella sincerità del ravvedimento manifestato, intende offrirgli la possibilità di riprendere con serenità la vita insieme alla sua famiglia.

Lombardi ha anche annunciato che è in arrivo la grazia per il secondo imputato del processo Vatileaks, il tecnico informatico della Segreteria di Stato Claudio Sciarpelletti, condannato a due mesi con la condizionale. Sciarpelletti, dopo la conclusione del procedimento a suo carico lo scorso 10 novembre, da un paio di settimane ha ripreso a lavorare in Vaticano ma aveva comunque fatto domanda di grazia, per vedere cancellata la 'macchia' della condanna e per non rischiare di perdere il posto, in modo che “sia completamente conclusa anche la sua vicenda penale e possa così riprendere una vita in condizioni del tutto serene”.

Vatileaks, il caso del maggiordomo

Dentro il Vaticano
DENTRO IL VATICANO

Giorno per giorno tutto ciò che è accaduto in un anno

ANDREA TORNIELLICITTÀ DEL VATICANO
Con la scarcercarazione di Paolo Gabriele volge al termine il caso vatileaks.

Cronologia ragionata degli avvenimenti dell'ultimo anno.


25 gennaio 2012 
Nel corso di una de «Gli intoccabili», in onda su La 7 e condotta da Gianluigi Nuzzi, vengono rese note le lettere dell’arcivescovo Carlo Maria Viganò – il segretario del Governatorato poi promosso-rimosso come nunzio negli Stati Uniti – inviate al Papa e al cardinale Tarcisio Bertone. Nel mese di gennaio sul giornale italiano «Il Fatto Quotidiano» vengono pubblicati diversi documenti: un memoriale riguardante un presunto complotto contro il Papa e degli appunti riguardanti lo IOR.
6 febbraio 2012 
Viene formalizzata la prima denuncia alla giustizia vaticana.
22 febbraio
Viene parzialmente resa nota di una nota privata inviata da padre Federico Lombardi al segretario del Papa, Georg Gänswein sul caso di Emanuela Orlandi. 
19 maggio
Esce in libreria il libro di Gianluigi Nuzzi, che tra i vari documenti, oltre alla trascrizione di cifrati provenienti dalle nunziature, contiene anche un bilancio della Fondazione Ratzinger che era stato inviato soltanto al Pontefice e non era transitato in Segreteria di Stato.
21 maggio
Una drammatica riunione della Famiglia pontificia, convocata da mons. Georg Gänswein, si tiene nell’appartamento pontificio. Il segretario del Papa parla apertamente dei sospetti su Paolo Gabriele in sua presenza. L’accusato nega di essere responsabile della massiccia fuga di documenti.
23 maggio
Il generale Domenico Giani, capo della Gendarmeria vaticana, chiede al giudice autorizzazione per una perquisizione personale e domiciliare di Paolo Gabriele, ritenuto ormai il sospetto principale. Dopo una perquisizione durata molte ore nell’appartamento di Gabriele in Vaticano, e il ritrovamento di una notevole quantità di carte e documenti illecitamente posseduti, l’aiutante di camera viene fermato e chiuso in cella nel palazzo della Gendarmeria.

24 maggio
L’arresto viene convalidato e Gabriele è interrogato una prima volta. Viene aperta l’istruttoria formale: al maggiordomo è contestato il reato di «furto aggravato». Viene eseguita una perquisizione ad una persona non identificata nella requisitoria.

25 maggio
Dopo le perquisizione del suo ufficio e il ritrovamento di una busta contenente del materiale sulla Gendarmeria finito nel libro di Nuzzi (ma non documenti riservati dell’appartamento papale) scatta l’arresto del tecnico informatico Claudio Sciarpelletti, in servizio presso la Segreteria di Stato. Sciarpelletti indica in Gabriele la persona che gli consegnò la busta.
26 maggio
Un comunicato della Sala stampa vaticana conferma le indiscrezioni di stampa (Il Foglio e Vatican Insider) sull’arresto, fornisce la data in cui è avvenuto e il nome dell’arrestato, insieme ad altre informazioni sull’avvio formale dell’istruttoria. Quello stesso giorno viene interrogato Claudio Sciarpelletti, il quale è rilasciato in libertà provvisoria. Tre giorni dopo il tecnico fornisce dichiarazioni spontanee alla Polizia giudiziaria, contraddicendo quanto aveva inizialmente affermato.

5 – 6 giugno
Paolo Gabriele viene interrogato una seconda volta e spiega le motivazioni delle sue azioni. Racconta inoltre dei suoi rapporti con Gianluigi Nuzzi, di come è venuto in contatto con lui e parla anche dei rapporti con il suo direttore spirituale al quale ha consegnato copia dei documenti e dal quale era stato invitato a non ammettere responsabilità a meno che a chiederglielo fosse il Papa in persona.
16 giugno
Apertura dell’Istruttoria formale a carico Sciarpelletti, il 28 giugno gli vengono contestati formalmente alcuni specifici reati.
21 luglio 2012
Paolo Gabriele viene interrogato lungamente per l’ultima volta. Gli viene contestato il possesso illegittimo di oggetti provenienti dall’appartamento papale (un assegno, un libro antico, una pepita che non è stato mai accertato se fosse d’oro). All’ex aiutante di camera sono concessi gli arresti domiciliari.
13 agosto
Vengono rese pubbliche la requisitoria e la sentenza di rinvio a giudizio di Paolo Gabriele per furto aggravato, e di Claudio Sciarpelletti per favoreggiamento. Viene data così per la prima volta notizia del coinvolgimento del tecnico informatico come pure dell’esistenza dell’assegno, del libro e della pepita tra gli oggetti sequestrati – con modalità dubbie dal punto di vista delle procedure – in casa dell’ex aiutante di camera.
29 settembre
Inizia il processo a carico di Gabriele, in presenza di un pool di giornalisti estratti a sorte. La seconda udienza si tiene il 2 ottobre, la terza il 3 ottobre. Al banco dei testimoni compare anche il segretario particolare di Benedetto XVI, don Georg Gänswein.

6 ottobre
Ultima udienza del processo. La sentenza arriva dopo una breve camera di consiglio. Il Tribunale vaticano presieduto da Giuseppe Dalla Torre riconosce Gabriele colpevole di «furto qualificato» e lo condanna a tre anni di reclusione dimezzandogli però la pena a 18 mesi. I giudici riconoscono all’ex maggiordomo le attenuanti in considerazione della «assenza di precedenti penali», delle «risultanze dello stato di servizio in epoca antecedente ai fatti contestati», e del «convincimento soggettivo, sia pure erroneo, indicato dall’imputato quale movente della sua condotta», e infine della «dichiarazione circa la sopravvenuta consapevolezza di aver tradito la fiducia del Santo Padre».
25 ottobre
La difesa rinuncia all’appello e la sentenza diventa definitiva. Gabriele torna in cella dov’è rimasto fino ad oggi. Quello stesso giorno un comunicato della Segreteria di Stato approvato da Benedetto XVI smentisce che la grazia sia stata già decisa o sia scontata e rimarca la gravità di quanto fatto dall’ex aiutante di camera.

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