ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

giovedì 14 marzo 2013

IOR NAME IS FRANCESCO: IL PAPA E LA BANCA DI DIO


CAMPAGNA ELETTORALE PER IL PROSSIMO CONCLAVE TARCISIO BERTONE DA QUINK jpeg
Osvaldo De Paolini per Il Messaggero
CAMPAGNA ELETTORALE PER IL PROSSIMO CONCLAVE TARCISIO BERTONE DA QUINK JPEG
Di una cosa ieri sera i bene informati sulle inclinazioni del nuovo Papa si dicevano sicuri: la fisionomia dello Ior modello Francesco I sarà assai lontana dal modello imposto dalla gestione di Tarcisio Bertone. «La scelta del nome Francesco dice tutto», ha commentato monsignor Pietro Santoro, vescovo della diocesi di Marsi.

Come dire: sarà un pontificato il cui stile pastorale non potrà che essere improntato alla cura dei poveri, perciò le colonne portanti della Chiesa alla fine finiranno rimodellate in un bagno di sobrietà che di recente era andato sbiadendosi. Ciò vale soprattutto per lo Ior, la banca turrita che si fregia delle insegne pontificie diventata suo malgrado l'emblema di questa fase particolarmente tormentata .
Tarcisio BertoneTARCISIO BERTONE
PAUL MARCINKUS
Sia chiaro, niente a che vedere con la gestione discutibile di un amministratore come fu monsignor Paul Marcinkus al tempo del Banco Ambrosiano di Roberto Calvi. Ma così come Giovanni Paolo II fu costretto a mettere mano a una governance straordinariamente opaca per effetto della quale l'Istituto era finito tra i protagonisti del più grave fallimento bancario italiano degli anni Ottanta, del pari Papa Francesco dovrà operare aggiustamenti progressivi destinati a portare lo Ior su un piano di trasparenza che probabilmente non ha conosciuto nemmeno al tempo della presidenza di Angelo Caloia, lo specchiato banchiere chiamato da Giovanni Paolo II a sistemare i guai combinati da Marcinkus.
Il fatto stesso che la nomina del successore di Ettore Gotti Tedeschi alla presidenza dell'istituto sia avvenuta nove mesi dopo le sue dimissioni forzate, vale a dire pochi giorni dopo l'uscita di scena di Benedetto XVI e prima dell'arrivo di Francesco I, la dice lunga sulle ragioni che hanno ispirato una scelta tanto affrettata.
LE NAZIONI CHE HANNO TWITTATO DI PIù L'ELEZIONE DI PAPA BERGOGLIOLE NAZIONI CHE HANNO TWITTATO DI PIÙ L'ELEZIONE DI PAPA BERGOGLIO
Sia chiaro, il nome del successore Ernst von Freyberg non è di per sé foriero di sospetti, ma le modalità della sua nomina (peraltro blandamente motivata come frutto di una lunga ricerca da parte dei cacciatori di teste) e il pressing esercitato dal camerlengo Tarcisio Bertone perché ciò avvenisse durante la vacatio, sono argomenti che non depongono a favore di un comportamento privo di interessi particolari.
TRASPARENZA CERCASI
Ora, è noto che la principale attività dello Ior è la gestione fiduciaria dei beni mobili di una miriade di organizzazioni ecclesiastiche che raccolgono fondi in tutto il mondo. Non si tratta, insomma, di una vera banca commerciale perché, salvo ben delimitate situazioni, non presta denaro; e tuttavia, come banca inserita in un sistema di trasferimenti internazionali deve rispondere a precise regole di trasparenza, soprattutto in materia di antiriciclaggio.
MARCINKUSMARCINKUS
Non a caso il suo sistema di controlli interno è finito nel mirino di Moneyval che, dopo aver apprezzato alcuni passi compiuti in direzione di comportamenti più chiari, altri ne chiede entro fine luglio. Così come la Banca d'Italia ha di recente sospeso l'attività di pos e bancomat interni alle mura vaticane gestiti dalla Deutsche Bank Italia perché l'Istituto non è risultato in regola, anche in questo caso, con le norme antiriciclaggio.
Ecco dunque che il lavoro di adeguamento si presenta ancora lungo, e non è detto che il completamento della metamorfosi non porti a nuove scosse al vertice.

  • LA TRAGEDIA DEI VATICANISTI: “MA QUESTO CHI E’?”


    LA TRAGEDIA DEI VATICANISTI: “MA QUESTO CHI E’?” -

    Fiumi d’inchiostro per sbagliare tutti i pronostici - Panico in diretta! Nemmeno Vespa è preparato sul “Pampa” - Rachel Donadio, inviata a Roma del NYT, nota che “i cardinali scelgono il Papa prima che l’Italia scelga un nuovo governo”. Sì, ma in conclave non c’era Grillo….

    1 - VATICANISTI PEGGIO DEI SONDAGGISTI
    Malcom Pagani per il "Fatto quotidiano"
    Da qualche tempo, per gli specialisti, è sempre fumata nera. Traslocate dalla cattedra al cabaret torme affrante di sondaggisti sfrattate dal disastro delle previsioni elettorali, le affollate liste della disoccupazione mediatica aspettano un nuovo tipo di mutante. Il vaticanista da bivacco. Quello àncorato da settimane al totonome. Incapace di intuire che Jorge Mario Bergoglio, il secondo Cardinale più votato del Conclave del 2005, qualche misera possibilità, magari, l'aveva.
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    In Argentina, secondo i media, lui e Leonardo Sandri, il Cardinale che aveva annunciato al mondo la morte di Wojtyla , erano tra i papabili. Per il vaticanista di casa nostra, Bergoglio era meno di un vuoto a perdere. Sprofondati nella poltrona del talk-show a tema, interrogati come moderni oracoli su tutte le emittenti del globo gli esegeti dei "misteri" della Chiesa hanno fallito.
    I favolisti alla Paolo Rodari (nomen omen) certi che dopo Ratzinger non ci fosse che un ratzingeriano, uno a caso, più degli altri omologhi, Angelo Scola. E i suoi fratelli di penna che adesso, esausti, mentre su Sky qualcuno si smarrisce affidando a Ettore Scola l'improbo compito di guidare la Chiesa, riavvolgono la pellicola e girano un altro film, per tuffarsi nelle magnifiche sorti progressive di Papa Francesco da Buenos Aires. A 500 anni da Cristoforo Colombo, Enzo Romeo, ospite elettrico al Tg2, rinserra il senso di colpa e scopre l'Argentina: "Il cono d'ombra sudamericano da noi colpevolmente trascurato".
    Respiro affannoso, occhio appallato, salivazione azzerata, Romeo non si dà pace: "L'avevamo messo anche nelle schede dei dieci papabili!" e poi, in onesta ricerca dell'indulgenza: "Io non mi aspettavo questa scelta, ma la speravo".
    Bruno VespaBRUNO VESPA
    Mentre la laicità dello Stato, a reti unificate, trasmette da Città del Vaticano, nelle cittadelle televisive ci si guarda attoniti. "Ma chi è questo?". Lo chiede con più garbo e notevole percentuale di eresia Bruno Vespa a Monsignor Vincenzo Paglia su Rai 1: "Che tipo è?", "Anzitutto è membro del Pontificio Consiglio per la famiglia". Casa Paglia. Vespa esagera: "Un suo dipendente?" e l'altro fibrilla: "Fino a stasera. È un uomo straordinario, gira in metropolitana".
    Vespa insiste: "Porta la tonaca?" e Paglia, ormai in loop: "Sì, sì, sì, gira in metropolitana". L'audience di un Papa eletto è più vantaggiosa di una dimissione inattesa. Cesara Buonamici prova a sfruttare l'onda ed evoca Ratzinger: "Speriamo che il Papa emerito segua Canale 5". Marina Ricci, sulla stessa emittente, sviscera i grandi dilemmi dell'esistenza: "Dormirà nella suite?".
    Mentre Papa Francesco non si affaccia, Vespa cerca un'accelerazione in stile Dan Brown: "Il ritardo comincia a diventare clamoroso". Gianfranco Bianco, da Baires, descrive l'arrivo della notizia con sobri accenni: "È stata un'esplosione". Filippo Gaudenzi, in piazza, si reincarna in Tito Stagno: "La sensazione qui è stata incredibile". Vaticanisti in libero pronostico. Houston, abbiamo un problema.
    2 - SORPRESA, VINCE L'OUTSIDER: LA CNN VA IN CONFUSIONE
    Giampiero Gramaglia per il "Fatto quotidiano"
    La notizia che il nuovo papa è il cardinale argentino Giorgio Mario Bergoglio va in diretta sulle tv, le radio e i siti di tutto il mondo. Ma l'annuncio fatto in latino dal cardinale Tauran innesca pause di panico, un momento di silenzio sulla piazza: "Chi?", s'interrogano smarriti i conduttori, che avevano sottomano le schede biografiche di altri "papabili", aspettando che i vaticanisti arrivassero in loro soccorso. L'imbarazzo è palese alla Cnn: "Non abbiamo capito bene, parlavano in latino". Per la tv all news Usa, non è stata una prestazione memorabile: per la notizia della fumata bianca, aveva titolato "Habemus Papem", tradita sempre dal latino.
    I primi titoli sono quasi fotocopia e di circostanza: "Il cardinale Bergoglio è il nuovo pontefice", Wall Street Journal; "il nuovo Papa si chiamerà Francesco I", Bbc; "il Papa è un argentino", Fox. Poi, i toni si diversificano: "Elezione sensazionale in Vaticano! Un argentino al soglio di Pietro. Franziskus I", scrive il tabloid tedesco Bild, che dopo l'elezione del tedesco Ratzinger titolo "Wir sind Papst!", cioé "Noi siamo Papa".
    VINCENZO PAGLIAVINCENZO PAGLIA
    Altri media puntano su "il cardinale dei poveri diventa pontefice". E la stampa nord-americana fa subito di Bergoglio "il Papa dei record": il primo che arriva dal Sud America, il primo che non viene dall'Europa, il primo gesuita, il primo a chiamarsi Francesco; e anche il primo ‘pauperista' - almeno dell'Era Moderna - e il primo a estendere l'indulgenza della benedizione a chi lo segue via internet.
    Nelle reazioni e nei commenti dagli Usa, trapela un filo di delusione, perché si aspettava il francescano di Boston O'Malley o il cardinale di New York Dolan. Il NYT spiega che "forse era troppo presto per un papa statunitense". Che l'attesa fosse particolarmente viva negli Usa, lo indica pure il fatto che il presidente Obama sia stato informato della fumata bianca mentre era a pranzo con i leader dell'opposizione repubblicana.
    Da Bruxelles, i leader dell'Ue Barroso e Van Rompuy si augurano "un lungo e benedetto pontificato" che permetta alla Chiesa di "difendere e promuovere i valori fondamentali della pace, della solidarietà e della dignità umana", avvicinando "popoli e religioni".
    Il britannico Cameron e lo spagnolo Rajoy affidano gli auguri a un tweet. Mentre, dal Cairo, i Fratelli Musulmani e la moschea di al Azhar auspicano una "fase nuova e importante" della Chiesa, per ristabilire "il dialogo con le altre fedi - e con l'Islam, in particolare - per assicurare l'unità dei credenti".
    Mentre i vaticanisti presentano su tutti i media il nuovo Papa d'origini piemontesi - il primo, dopo 450 anni - s'intrecciano, sui siti, le interpretazioni geo-politiche, che si ricollegano a una frase detta da Francesco I, "sono venuti a prendermi quasi alla fine del Mondo". La Chiesa si dà un leader che viene dal Continente dove essa è oggi più forte; e, in tal modo, la Chiesa contribuisce ad accrescere il peso nel Mondo dell'America Latina. Sulle tv americane, è un crescendo sudamericano: "Ora pure il Papa, dopo la Coppa del Mondo di calcio e i Giochi Olimpici".
    A fare il giro del mondo era stata pure la fumata bianca: breakingnews nel mondo cattolico - subito, i maggiori media latinoamericani, magari presaghi - e cristiano, ma anche altrove. Al Jazeera annunciava "Scelto il nuovo Papa"; e così facevano pure Russia Today, l'iraniana Press Tv, l'israeliano Haaretz, l'indiano Hindustan Times. E le campane suonavano a festa aRoma, ma anche a Beirut.
    Le maggiori tv mondiali, Cnn, Fox, Bbc e siti di grandi media, dal New York Times a El Pais, hanno seguito in diretta l'attesa tra la fumata bianca e l'annuncio del nuovo Papa. E, in tutto questo, il Vaticano guadagna punti sull'Italia nella considerazione internazionale, almeno dal punto di vista dell'efficienza: Rachel Donadio, inviata a Roma del NYT, nota che "i cardinali scelgono il Papa prima che l'Italia scelga un nuovo governo". Sì, ma in conclave non c'era Grillo.

    DELUSIONE A STELLE E STRISCE PER IL (SUD)AMERICANO -

    Obama ci sperava, i media ci credevano, ma non è ancora tempo di un Papa degli States - Ci si accontenta del Santo Padre “continentale” - Dolan e O’ Malley stoppati dall’Islam - Barack saluta gli ispanici Usa “che oggi condividono la gioia per questo momento straordinario…”

    Massimo Gaggi per "Il Corriere della Sera"
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    «Quella del cardinal Bergoglio è un'ottima scelta anche per i cattolici nordamericani. L'Argentina, come gli Stati Uniti, è un Paese di immigrati. Avrà lo stesso nostro spirito nel rimboccarsi le maniche per rinnovare la Chiesa», dice Kathleen Sprows Cummings, la direttrice del Centro studi sul cattolicesimo americano della Notre Dame University, in Indiana. Parole che nascondono una punta di delusione di un popolo che sperava in un pontefice statunitense.
    «Un uomo straordinario, di grande compassione», scandisce, apparentemente convinto, anche il vecchio cardinale Edward Egan, arcivescovo emerito di New York, il predecessore di Timothy Dolan. Ma lo dice parlando negli studi della rete televisiva Nbc dove era presumibilmente andato nella speranza di celebrare l'elezione di uno dei suoi colleghi più giovani.
    Chissà se è deluso anche Barack Obama che ieri sera ha mandato a Francesco un caloroso messaggio di auguri poche ore dopo aver perorato pubblicamente la causa della scelta di un papa statunitense: un fatto senza precedenti. La Chiesa Usa aveva candidati forti (Dolan e O'Malley), ma molti consideravano inopportuno scegliere uno di loro.
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    Per l'ombra di una gestione assai discutibile dello scandalo della pedofilia che ancora pesa sul clero americano, ma anche per il timore di dare troppo potere anche in campo religioso alla superpotenza. Un papa «a stelle e strisce» avrebbe potuto agevolare il messaggio della Casa Bianca, ma anche diventare un intralcio. Il cardinale Dolan ha benedetto la «convention» democratica (come quella repubblicana), ma i rapporti dei vescovi con l'Amministrazione Obama non sono certo idilliaci.
    Il presidente è intervenuto su questo punto, peraltro a Conclave già iniziato, per spiegare, in un'intervista alla rete Abc trasmessa ieri poco prima della fumata bianca, che un papa americano avrebbe esercitato il suo magistero in piena autonomia «esattamente come un papa polacco, italiano o guatemalteco.
    Non so se ci avete fatto caso», ha aggiunto con una punta di ironia, «ma la Conferenza dei vescovi cattolici degli Stati Uniti non sembra prendere ordini da me». Un chiaro riferimento al conflitto tra vescovi e Casa Bianca su vari temi etici, dai matrimoni gay alla contraccezione.
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    Con Obama che di recente ha cambiato rotta esentando le organizzazioni a sfondo religioso dall'obbligo di finanziare polizze sanitarie comprendenti anche la contraccezione per i loro dipendenti. Ma anche la soluzione di compromesso studiata dalla Casa Bianca è stata poi respinta dalla gerarchia ecclesiastica.
    Ma il presidente, ovviamente, accantona le divergenze e cerca ciò che unisce. Nel messaggio di ieri sera si è mostrato compiaciuto per la scelta del primo papa proveniente dalle Americhe e poi ha elogiato l'impegno di Jorge Mario Bergoglio «a fianco dei poveri e delle persone più vulnerabili. La sua scelta testimonia della vitalità e della forza di una regione che ha un ruolo sempre più importante nel plasmare i destini del mondo». Un omaggio anche agli ispanici che vivono negli Usa «che oggi condividono la gioia per questo momento straordinario». http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/articolo-52432.htm

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