ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

lunedì 15 aprile 2013

IL POTERE CHE FRENA


 - parte seconda: IL KATECHON E' ORMAI RIMOSSO


di Francesco Colafemmina

Il saggio di Massimo Cacciari, di cui qualche giorno fa ho pubblicato la prima parte della mia analisi, va letto non come un semplice studio sull'argomento "katéchon", ossia su cosa sia "ciò o colui che trattiene l'Anticristo dal manifestarsi", su come possa esser intesa questa figura, questo concetto in chiave teologica o sociologico-politica.
No, il saggio di Cacciari è un vero e proprio manuale per iniziati che vogliano comprendere quanto sta accadendo hic et nunc. E' come se il filosofo volesse farsi analista laico, interprete distaccato di quel mondo esoterico-messianico che vuole accelerare la Seconda venuta ma non secondo la visione di talune sette evangeliche statunitensi, bensì animato dall'inesausta sete di conoscenza propria dell'uomo. Di un uomo che vuole andare incontro a Dio, richiamandolo quasi per confliggere con Lui, per rivendicarne il potere. Così "il Potere che frena" diventa non solo una guida ermeneutica ai tempi ultimi, ma una sorta di bussola per orientare gli spiriti che li stanno vivendo - almeno stando a Cacciari. Si apre un'epoca nuova, anzi finisce l' "Evo Cristiano" e tutto resta sospeso. E' come se il mondo trattenesse il fiato. Ma in che senso termina questo "Evo" secondo Cacciari?
"Il tempo apocalittico cristiano si fonda su un Evento che ha in sé già ora il compimento del tempo. Ciò fonda la speranza. Non si annuncia la speranza soltanto, ma il suo fondamento, che a tutti si rivolge, assolutamente universale, al di là di ogni distinzione etica o etnica. E questo annuncio può rivolgersi a tutti perché si collega indissolubilmente a un evento reale, a un fatto storicamente accertabile. La parousia non innova, ma ribadisce che tutto doveva essere deciso alla luce dell'apocalisse del Figlio. Il suo non sarà tanto un ritorno, quanto la manifestazione ultima della sua presenza. Si manifesterà allora come un ladro di notte, non importa quando. Verrà come la morte. E sarà morte del tempo, anche di quello contratto, breve dell'Ora. Il tempo si riassorbirà, allora, nella Luce, imploderà in essenza luminosa, accolto nel Dio-Luce di Giovanni." (p.115).
Il capitolo più interessante e rivelatore del saggio è ad ogni modo l'ultimo, intitolato "L'età di Epimeteo". Epimeteo, fratello di Prometeo, è colui "che pensa dopo", non a caso fu Epimeteo ad accettare l'improvvido dono di Zeus, Pandora, colei che scoperchiò per curiosità il vaso contenente i mali dell'umanità. Ebbene, per Cacciari l'epoca post-katéchon è l'età di Epimeteo:

"Nello spazio del tempo apocalittico, la 'misura' catecontica permetteva ancora, per quanto debolmente, di sapere, ricordare e prevedere. La potenza che consentiva di credere nella sintesi di tempo e concetto, di 'progettare' la storia, organizzandone-contenendone energie e soggetti, era potenza prometeica. [...] Ma alla fine, quando, cioè, il tempo della fine sia compiuto, è un'altra persona della stessa schiatta a dominare, Epimeteo. E sarà questa persona che dovrà indossare chiunque creda ancora di poter assumere una funzione catecontica."(p.117).

Acutamente Cacciari utilizza il termine persona, nel significato latino di personaggio, maschera. Chi assumerà il ruolo che fu proprio del katéchon dovrà indossare la maschera di Epimeteo, figura che unisce la potenzialità del titano - sarebbe in teoria capace di esercitare una forza catecontica - all'incapacità di logica previsione del futuro. Epimeteo non attende l'arrivo dell'Anticristo, dunque non pianifica. Agisce come se l'Anticristo non dovesse giungere più, o piuttosto scende a patti con la sua forza (nel mito il potere di Zeus), accettando il suo dono, arrendendosi alla sua volontà di domonio sul genere umano. Ma d'altro canto Epimeteo è fratello di Prometeo: "Il dissolversi della forma catecontica si origina dal suo stesso interno, 'viene da noi'. Inizia con la critica dell'idea di impero, prosegue con quella di ogni 'dio mortale', corrode, infine, logicamente-filosoficamente la realtà dello Stato, lo de-sostanzializza, lo spoglia di ogni auctoritas, ne denuncia la natura di finzione ideologica, dimostra l'impossibilità di superare il piano assolutamente orizzontale della rete dei conflitti e degli interessi." (p.118).

Ritorna qui l'assoluta decadenza dell'auctoritas, ossia di quell'autorità che non è potere, che discende da un valore, che è riconosciuta liberamente e mai imposta. Ma d'altro canto non dobbiamo illuderci: l'età dell'Anticristo non è, a dire di Cacciari, epoca di evidenze, di sorprendenti misteri di iniquità chiaramente misurabili: "Il momento dell'Antikeimenos non è perciò quello della Tirannia più o meno feroce, bensì quello dell'autonomizzarsi delle sfere di potenza e del confliggere fra di loro alla 'luce' dell'apostasia. I diversi domini - economico, finanziario, politico, giuridico, tecnico scientifico - competeranno tanto più duramente, quanto più comune si farà la loro weltanshauung."(pp.124-125).

Il filosofo omette il dominio spirituale, ma siamo certi che ad esso Cacciari rivolga il suo primo pensiero. E lo si evince dalla conclusione del saggio. Una conclusione che è anche un pugnale piantato nello stomaco, una scossa improvvisa, un sinistro e lugubre presagio.

"Tempi e modalità di queste trasformazioni a Epimeteo non è dato sapere. Ciò che la crisi permanente permette oggi ragionevolmente di affermare è che da esse non emergeranno nuove potenze catecontiche. Emergeranno forse 'grandi spazi' in competizione, 'guidati' da élites che, pur in conflitto fra le loro diverse potenze, sono caratterizzate tutte dalla insofferenza assoluta verso qualsiasi potenza che trascenda il loro stesso movimento. Unite soltanto dalla comune apostasia rispetto all'Evo cristiano" (p.126).

Soffermatevi, vi prego, su quest'ultima riga: élites in conflitto fra loro ma incapaci di accettare potenze che vadano al di là del loro campo di azione e continuino a proporsi come proprie dell'Evo cristiano. Cosa accade dunque? Cosa accadrà? Il bello è che per Cacciari la rimozione del katéchon non è una bizzarra elucubrazione paolina, un atto di fede, né tantomeno un ipotetico evento del futuro. No. E' un fatto che si è verificato da poco. Per Cacciari, lo si scopre solo al termine del saggio, con la sua ultima riga, il katéchon è stato rimosso. E non sarà peregrino immaginare che questa rimozione coincida con la rinuncia di papa Benedetto, avvenuta circa  un mese prima della pubblicazione di questo saggio:

"Molto di più non sembra sia dato sapere. Prometeo si è ritirato - o è stato di nuovo crocefisso alla sua roccia. E Epimeteo scorrazza per il nostro globo, scoperchiando sempre nuovi vasi di Pandora." (p.126).

Chi ha orecchie per intendere, intenda...

2 commenti:

  1. Quella di Cacciari è la solita gnosi citazionista atta a confondere le anime belle in cerca di "sublimazione" dalle miserie terrene. L'intento è quello di rimuovere gli ultimi residui del katechon convincendo i pochi recalcitranti che ciò è per il bene supremo. Non esistono più nemici e potenze ostili ; è anzi il sacro , inteso nella cifra gnostica più pura, che conterrebbe in sè il bene e il male. La Rivelazione non rivelerà nulla ecc. ecc.

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  2. E pensare che lo chiamano nelle cattedrali, a far lezione ai giovani, assieme a Ravasi &c!
    Questi sono i bei frutti del cortile dei gentili della chiesa modernista.

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