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« “Mai, nella storia della Chiesa, era avvenuto qualcosa di simile”. Affermazione impegnativa – ma giustificata – degli storici che si occuparono degli eventi cui questo libro è dedicato. Mentre i feroci saccheggiatori del Bonaparte invadevano lo Stato Pontificio, a Roma, a partire dal 9 luglio 1796, più di cento immagini (in gran parte mariane) si “animarono”. Muovevano, cioè gli occhi, mutavano colore, talvolta cambiavano espressione. Il fenomeno era iniziato poco prima ad Ancona e aveva avuto per testimone Napoleone stesso, che ne fu scosso.
Ma nella capitale si verificò un’autentica “esplosione” che durò mesi, sotto gli occhi dei duecentomila abitanti, anche non cattolici, senza una sola voce di dissenso. Le autorità religiose – pur desiderose di non irritare gli invasori – furono “costrette” ad aprire un rigoroso processo, dove sfilarono decine e decine di testimoni giurati, alcuni dei quali uomini di scienza. Alla fine, la sentenza non poté esitare: davvero Maria aveva voluto testimoniare così la sua protezione per la città minacciata. Nella liturgia fu inserita la “festa dei prodigi della Beata Vergine”. Se la ricorrenza è ancora celebrata, la storia, anche cattolica sembra avere perso memoria di quei fatti sconvolgenti, sbrigati troppo spesso come psicosi collettiva. Rino Cammilleri ha ricostruito con oggettività e serietà, la catena di eventi misteriosi e inauditi. Dopo il racconto, si è confrontato sulla loro veridicità e sul loro significato con Vittorio Messori, lo scrittore noto anche per le sue ricerche sui “‘carismi” mariani. Su questo straordinario evento qualcosa si scrive, mai però quanto meriterebbe.

Per esempio Fausto Gianfranceschi ha scritto: «Così i miracoli incidono sulla Storia»
“Vittorio Messori e Rino Cammilleri sono oggi i più attivi e coraggiosi studiosi cattolici, impegnati nell’approfondimento e nella divulgazione (altri operano nel silenzio e nell’ombra) di ardui aspetti storico-religiosi che talvolta lo stesso clero sottovaluta, magari per ignoranza o per prudenza mondana, essi amano cogliere i momenti in cui il soprannaturale si manifesta chiaramente nella realtà terrena… Adesso pubblicano insieme un libro di grande interesse, suggestivamente intitolato «Gli occhi di Maria» (Rizzoli), dove studiano il calendario e il senso dei miracoli mariani in Italia e nel mondo, prendendo spunto da quello che accadde a Roma nel luglio del 1796 (le truppe napoleoniche invadevano l’Italia, entrando nei territori della Chiesa), quando si verificarono una moltitudine di eventi prodigiosi, accuratamente documentati, che è incredibile come la storiografia ufficiale sia riuscita a nascondere, a cancellare. Cominciando dalla Madonna dell’Archetto, le immagini di Maria nelle strade della città mossero gli occhi davanti ai passanti stupefatti (il Salve Regina recita “Volgi a noi gli occhi tuoi misericordiosi”). Le caratteristiche assolutamente uniche dell’evento furono la sua diffusione in tutta Roma – quasi sempre protagoniste le umili immagini “stradarole”- la sua ripetizione per moltissimi giorni, l’accorrere ininterrotto della folla nei punti critici, tale da richiedere l’intervento dei soldati per disciplinare la pressione. Fu presto istruito un processo che si svolse mentre i volti delle Madonne si animavano nelle strade; i testimoni furono centinaia e tutti asserirono di aver visto il movimento degli occhi. Fra i testimoni figuravano anche non credenti, forestieri, fedeli di altre religioni. Un teste d’eccezione fu il grande architetto Giuseppe Valadier (futuro autore di Piazza del Popolo), che si recò a rendere la sua dichiarazione insieme con la moglie e due collaboratori che lo avevano accompagnato nella ricognizione. Il suo racconto, come si legge nelle carte processuali, fu di una precisione esemplare. Alla fine fu decretato autorevolmente che a Roma in quel periodo si verificavano autentici miracoli. D’altronde se si fosse trattato di una messa in scena, essa sarebbe stata ancor più prodigiosa e inspiegabile del prodigio sacro, dato il gran numero di manifestazioni e la folla di coloro che le videro. Qualche giorno prima dei fatti romani, si era svolto nel duomo di Ancona un primo episodio che ebbe uno strano seguito. Un’immagine mariana cominciò a muovere gli occhi, e i cittadini accorsero con emozione, mentre le truppe francesi si avvicinavano alla città. Napoleone entrò in Ancona è fu subito informato del fermento cittadino per il miracolo nel duomo. Si fece portare il dipinto ordinando di chiuderlo in una cassa e di togliere il gioiello che lo ornava; poi guardò l’immagine da vicino e cambiò espressione, rimase perplesso, infine fece rimettere il gioiello al suo posto e accordò il permesso di ricollocare l’immagine nel duomo a patto che fosse coperta da una tenda da aprirsi soltanto in occasioni liturgiche. Lo strano comportamento (Napoleone non si contraddisse mai, come in questo caso, non revocò mai gli ordini appena impartiti) fa presumere che anche lui vide quel movimento degli occhi. Nella parte conclusiva del libro gli autori si chiedono quale sia il senso di questi miracoli. Essi pensano che abbiano un significato meta-politico, manifestazioni di una storia teologica parallela a quella profana. Nel 1796 Maria, mediatrice fra la terra e il cielo, avverte che sta cominciando un’era tragica per < ?_xml:namespace prefix = st1 ns = “urn:schemas-microsoft-com:office:smarttags”
?>la Chiesa (di lì a poco devastata e depredata, con il Papa chiuso in una prigione dove muore), e che tuttavia continuerà a proteggere il suo popolo. Sulla base di questa ipotesi, Messori e Cammilleri formulano un calendario mariano a partire da quel momento, e mostrano che in seguito i numerosi miracoli (non soltanto in Europa) con l’apparizione della Madonna si verificarono in periodi cruciali per il popolo di Dio, come a Lourdes, quando era più forte l’attacco ideologico dell’ateismo, come a Fatima nel 1917, quando si stava abbattendo su gran parte dell’Europa la sciagura del bolscevismo. Che dire alla fine? Io che sono un credente mi sono molto emozionato leggendo il libro e mi sono sentito confortato dai segni di una tutela celeste di cui abbiamo più che mai bisogno in questi tempi agitati, non possiamo nascondercelo, dalla minaccia di un’immane catastrofe.»


Anche Cesare Medail scrisse: «E la Madonna “volse gli occhi” verso l’invasore Napoleone». «”Volgi gli occhi tuoi misericordiosi”, recita la preghiera del Salve Regina; e la Madonna volse gli occhi verso il popolo dello Stato pontificio invaso nel 1796 dalle armate napoleoniche figlie di una rivoluzione che aveva sostituito a Maria il culto della Dea ragione. Mentre i francesi requisivano i beni ecclesiastici e spogliavano le chiese, centinaia di immagini mariane (statue o dipinti) cominciarono a “volgere gli occhi”: roteavano, si alzavano ed abbassavano, mutavano colore ed espressione… La ricostruzione dei fenomeni – a partire dal primo moto degli occhi (25 giugno 1796) di una madonna raffigurata in un dipinto del Duomo di Ancona che imbarazzò lo stesso Bonaparte dopo una verifica personale – è basata sulle carte del processo promosso da Pio VI su «prodigi» che stupirono migliaia di persone di ogni ceto e cultura, essendo per lo più legati a immagini di strada, modeste e decentrate rispetto ai maggiori templi romani. Così, con tutta la prudenza dei tribunali ecclesiastici, furono riconosciuti come soprannaturali 26 casi su 122. L’ipotesi della psicosi di massa è contraddetta dalle numerose testimonianze di scettici e agnostici: in quanto alla truffa, uno storico laico come Renzo De Felice, pur ritenendo che «buona parte dei miracoli fosse opera di imbroglioni», ammette che “il fenomeno ebbe una tale vastità da non permettere di credere a una montatura ad arte così perfetta da non lasciare traccia».

Si legge anche di Silvia Scaranari Introvigne: «Quegli occhi prodigiosi di Maria». « “Il credente è un signore che accetta un miracolo, se a questo l’obbliga l’evidenza”. La nota affermazione di Gilbert Keith Chesterton può efficacemente riassumere il contenuto del libro scritto a quattro mani da Rino Cammilleri e Vittorio Messori (Gli occhi di Maria, Rizzoli, Milano 2001), entrambi autori ben noti al pubblico cattolico (e non) per la loro attenzione alla storia, indagata e letta alla luce della Rivelazione che, proprio perché divina, illumina le menti rendendole capaci di superare le fredde barriere del “fatto” e di comprendere il significato dei tempi. L’occasione del testo è riferire su miracoli – decine se non centinaia di miracoli – accaduti in Italia Centrale, da Ancona a Perugia, da Rimini a Recanati, da Jesi a Civitavecchia e infine a Roma, dal 1796 al 1797, aventi per soggetto quasi sempre la SS. Vergine. Dal 25 giugno 1796 Maria si rende presente fra gli uomini: quadri, affreschi, mattonelle votive che ritraggono la Madonna solitamente a mezzo busto e con lo sguardo rivolto verso il basso, si animano, gli occhi della Vergine si muovono verso l’alto, cambia il colore del volto, muta l’espressione. I prodigi sono riportati da Cammilleri in modo scrupoloso, con la ricostruzione dei processi canonici indetti per accertarne l’autenticità e limitati a ventisei casi sui cento e più dichiarati. Nelle pagine scorrono nomi dl testimoni oculari dei fatti appartenenti a tutte le categorie sociali: dal parroco alla marchesa, dal capitano della guardia civica al padre cappuccino, dal portiere all’architetto e così via. L’autore, come è solito fare, prende spunto da questi avvenimenti per condurre il lettore in un excursus sulla storia italica di quei tristi anni d’occupazione napoleonica, stragi, persecuzione sociale e religiosa, furto e rapina del nostro patrimonio artistico… Alcuni spunti di riflessione: non grandi e famosi quadri della Vergine, pure numerosi a Roma e in tutta Italia, sono oggetto del miracoli, ma umili immagini, spesso semplici edicole di strada, le famose “mattonelle” chela devozione popolare ha posto agli angoli delle vie a ricordo di qualche grazia o a richiesta di protezione, quasi a ricordare la virtù della modestia e dell’umiltà che tanto si contrappone alla prosopopea illuminista e rivoluzionaria portata in Italia da Napoleone. Proprio il grande Imperatore è messo in antitesi con san Giuseppe Benedetto Labre, la ricognizione delle cui spoglie avviene a Roma con grande solennità il giorno prima che inizino i miracoli ad Ancona. Tanto l’imperatore dei francesi si è fatto grande agli occhi degli uomini, non risparmiando, a questo fine, violenze e soprusi, morte e desolazione, tanto il santo barbone si è fatto umile e dimesso, nascosto al potenti ma grande agli occhi di Dio. Nell’estate di quel 1796 grandi avvenimenti si stavano compiendo per le sorti dell’Italia e del Papato: Napoleone stava scendendo nella penisola sottomettendola alla Francia rivoluzionarla ed ecco Maria interviene quasi a consolare e rinforzare il suo popolo nella fede, come anni dopo – nel 1830 – porterà ai fedeli la Medaglia miracolosa a istruire e confortare i tatto ci che stavano per vedere ultimo atto rivoluzionario nella deposizione del re Carlo X sostituito dal “re borghese” Luigi Filippo d’Orléans. E ancora nel 1846 a La Salette prima del grande sconvolgimento del ’48; nel 1858 a Lourdes; nel 1871 a Pontmain, mentre la Francia è distrutta dalla sconfitta di Sédan dell’anno precedente, dall’occupazione prussiana e dalla Comune di Parigi; nel 1917 a Fatima pochi mesi prima della Rivoluzione bolscevica origine di centinaia di milioni di morti in tutto il mondo; nel 1933 a Beauraing e a Banneux mentre in Germania sta salendo al potere Hitler…»
Cosa posso aggiungere se non quanto scrissi sul rapporto dei prodigi mariani con le suppliche dei Papi.
Notevole è quella di Papa Benedetto XV del 5 maggio 1917.
Questo Papa aveva il gran merito d’essere legato proprio a quella verità di fede che la Chiesa tardava a proclamare: la Mediazione universale di Maria, allacciata per forza anche alle Sue apparizioni negli ultimi tempi. Papa Benedetto XV diceva nel Discorso «E’ pur troppo vero» (24 dicembre 1915), «Ella è l’aurora pacis rutilans fra le tenebre del mondo sconvolto … Ella è Colei che, sempre intervenuta a scampo della gemente umanità nell’ora del pericolo, più celere precorrerà ora al nostro dimandare, Madre a tanti orfani, Avvocata in così tremenda rovina».
Il 5 maggio 1917, Benedetto XV scrisse al cardinale Gasparri sugli «afflittissimi figli» della «gran Madre di Dio» che attendevano la Sua intercessione per la pace «in quest’ora tremenda». Si presti attenzione a questi testi, importanti per approfondire il modo d’intendere la divina Mediazione di Maria Santissima, soprattutto in quell’ora in cui sulla terra imperversava un’ondata di odio, come mai prima nella storia, «in così tremenda rovina… bisogna presupporre l’intervento di Colei che,… sempre intervenuta a scampo della gemente umanità nell’ora del pericolo, più celere precorrerà ora al nostro dimandare…». Si può credere che il modo con cui Benedetto XV intendeva qui la mediazione di Maria includesse un intervento miracoloso nella storia umana, come era già avvenuto con la «politica» di Giovanna d’Arco nella storia della Francia?
In questa luce si percepisce il dilemma di Benedetto XV. Da un lato, mosso dallo spirito di pietà, credeva che l’intervento della Madre di Dio potesse cambiare la storia, ma dall’altro teneva la sua fiducia nell’intimo della propria coscienza, evitando che una «visione pietosa e miracolistica» potesse prevalere in questioni su cui la rigorosa e ieratica teologia romana non si era ancora pronunciata.
Il noto mariologo padre Gabriele Roschini colloca così la questione di fede: «E’ discusso se nella mediazione mariana, oltre la causalità morale (quella d’intercessione), sia da ammettere pure la causalità fisica strumentale [quella d'intervenzione?] («Dizionario di Mariologia», Studium, Roma, 1961, pagina 349; EC, volume XIII, pagina 576).


La questione, di enorme importanza in vista delle grandi apparizioni mariane dell’Ottocento, non riguardava forse in prima persona il Vicario di Gesù Cristo?
Vediamo i termini della supplica del Papa, perché essa andrebbe riconosciuta come causa determinante delle apparizioni e del messaggio che ad essa rispose.
Nell’ora tremenda della Prima Guerra Mondiale che versava fiumi di sangue e lacrime, Benedetto XV volle far ricorso al Cuore di Gesù, attraverso Sua Madre Addolorata, per ottenere la pace nel mondo. Lo fece con una lettera al Segretario di Stato, il cardinale Gasparri, impartendo istruzioni affinché tutta la Chiesa implorasse l’aiuto nelle litanie lauretane, con l’invocazione: «Regina pacis, ora pro nobis!».

La lettera fu distribuita ai vescovi del mondo il 5 maggio 1917.
Otto giorni dopo, il 13 maggio, la Madonna apparve per la prima volta a Fatima, rispondendo all’invocazione del Papa con un messaggio di pace contenente avvisi, richieste e promesse che dimostravano come il sollecito soccorso materno venisse ad indicare la volontà di Dio per i nostri tempi, unica via per la pace e la salvezza di molti. E nella prima apparizione, il 13 maggio 1917, Maria apparve più brillante del sole: «Recitate la Corona, tutti i giorni, per ottenere la pace nel mondo e la fine della guerra!».

Anche nell’occasione descritta si può trovare una supplica di Pio VI rivolta alla Madonna, che è la Mediatrice di Dio affinché la Sua Provvidenza attui nella Storia.
Le suppliche di San Pio V e del Beato Innocenzo XI furono decisive per i destini di un’Europa che, da quando imperversano i «papi conciliari», nemmeno riconosce le sue radici cristiane, tanto è aliena alla vera devozione per il trionfo del Regno di Maria.
Eppure, Maria Ausiliatrice dei Cristiani, Madre di Dio e nostra, è pronta a rivolgere gli occhi ai Suoi poveri figli dispersi nella peggior devastazione religiosa d’ogni tempo.
Perciò ha fatto la Sua promessa di ritorno a Fatima «ancora una settima volta».
Che la nostra povera testimonianza cattolica possa appellarsi a tale Aiuto!   

L’EDITORIALE DEL VENERDI

 di Arai Daniele

http://www.agerecontra.it/public/pres30/?p=11189