Apprendendo la notizia della morte di Don Andrea Gallo
avevamo scelto di non scrivere una riga. Parce sepulto. Ma la vergognosa
gazzarra che si è verificata oggi, con i funerali trasformati in una farsa
tragica recitata in luogo consacrato, impedisce di tacere, perché amiamo la
Chiesa, che oggi è stata oltraggiata e che, nella persona di S. Em. Rev.ma
Card. Angelo Bagnasco, ha accolto questo oltraggio non come martirio, bensì
rinunciando pavidamente al suo ruolo di Mater et Magistra.
Del resto, ciò che è accaduto era prevedibile, perché Don
Gallo è stato un campione di conformismo, un prete che è riuscito a riscuotere
il consenso del mondo nel peggiore dei modi, ovvero rinunciando all’annuncio
della Buona Novella e rifugiandosi in qualcosa che andava al di là del buonismo
e che si può definire senz’altro complicità ammantata di falsa carità.
Proprio la prevedibilità del tragico show rende francamente
incomprensibile la decisione del Presidente della CEI e Arcivescovo di Genova
di celebrare i funerali. Sua Eminenza si scomoda per celebrare personalmente i
funerali di qualsiasi sacerdote, religioso o secolare, della sua diocesi? Non
lo sappiamo, ma siamo invece sicuri che Sua Eminenza era al corrente delle
“opinioni” e dei comportamenti di Don Andrea Gallo. Per lunghi anni non si è
sentito in dovere di dir nulla al proposito; forse, in occasione della morte di
don Gallo avrebbe fatto meglio a continuare in questa sua scelta di assenza:
meglio non far nulla, che fare errori.
Oggi abbiamo assistito a uno spettacolo indecoroso che si
poteva tenere su una pubblica piazza o in un teatrino, non di sicuro in un
luogo consacrato. La Chiesa del Carmine a Genova è stata oltraggiata con canti,
fischi, urla, battimani. Abbiamo assistito all’incredibile spettacolo di un
notorio pervertito, Vladimiro Guadagno, che indossando il travestimento da
donna con cui esercita le sue innominabili attività (facendosi chiamare
“Luxuria”, nientemeno…), ha preso la parola sull’altare. Poi ha ricevuto anche
la Comunione. Abbiamo udito le parole di profonda saggezza delle maggiori voci
della cultura cattolica, da Moni Ovadia e Dori Ghezzi, da Vasco Rossi ad Alba
Parietti. In un luogo consacrato, (scusate se torno su questo concetto, ma gli
spettacoli, di cattivo o di pessimo gusto si tengono normalmente in altri
luoghi) si è celebrata l’apoteosi del disastro in cui si trova la Chiesa. La
perdita del senso del peccato, la mancanza di pedagogia, l’abbraccio col
relativismo, il trionfo dell’irrazionale, la confusione diabolica, in sostanza,
che Don Gallo perfettamente incarnava, oggi si sono scatenate nella Chiesa del
Carmine. Ottimo simbolo di questo magma, la bara adornata di bandiera rossa,
sigaro, copia della costituzione… quando un sacerdote invece dovrebbe avere una
sola bandiera: la Croce di Cristo.
Eminenza, tutto quanto è accaduto era davvero così
imprevedibile?
Don Andrea Gallo forse non era consapevole di ciò che
faceva. Ebbro dell’applauso del mondo, delle interviste, delle telecamere, era
divenuto ormai un corruttore. Parola grossa? Ma come altrimenti si può definire
un prete il cui insegnamento è sempre ricco di “se” e di “ma”, con cui si
giustifica tutto? Don Gallo che accompagna le donne ad abortire. Già, perché
l’aborto non va bene, “ma”…
Don Gallo che si dispiace perché Lucio Magri e Mario Monicelli si sono
suicidati, “ma”…
Don Gallo che non rifiuta (bontà sua) l’etica cattolica, “ma”…
Don Gallo che difende l’uso degli spinelli, che sono l’inizio del
rincretinimento di tanti giovani, Don Gallo che non sa più distinguere tra
legge divina e legge umana, e potremmo andare avanti a lungo. Don Gallo che, in
fondo, è stato ben chiaro nel rinunciare al suo compito sacerdotale: “non
spetta ad un uomo e nemmeno a un sacerdote dare giudizi”. Ottimo sistema
per avere sempre il consenso dei più rumorosi, e soprattutto il consenso della
parte più oscura del mondo moderno. Peccato che don Gallo avesse rinunciato a
indicare ai fedeli la demarcazione tra male e bene, a insegnare che il
peccatore va amato, ma il peccato va odiato e combattuto. In sostanza, aveva
rinunciato al suo dovere di insegnare la strada per la salvezza dell’anima.
Questa, signori, non si chiama corruzione?
Dicevamo sopra della nostra scelta di non parlare di Don
Gallo. Se ora lo abbiamo fatto , è stato unicamente perché l’indegna gazzarra
di oggi ha offeso non solo il luogo sacro in cui si è consumata, ma ha offeso
anche la coscienza di tanti fedeli e di tanti sacerdoti che giorno per giorno
fanno ogni sforzo per vivere secondo la dottrina della Chiesa, unica e
immutabile, che non hanno riflettori e telecamere e giornalisti pronti a
raccoglierne ogni respiro, che per lo più prendono sputi in faccia dal mondo e
spesso anche da una Gerarchia che sembra ormai, fatte le dovute e benedette
eccezioni, essersi arresa.
Tutti questi fedeli non sposteranno di un millimetro la loro
fedeltà a Cristo e alla Chiesa. Ma dopo questo funerale-show hanno tutto il
diritto di essere scandalizzati e profondamente rattristati. Hanno anche, mi si
consenta, il diritto di formulare a S. Em. Rev.ma Card. Angelo Bagnasco una
rispettosa domanda: “Eminenza, perché si è prestato a questo gioco?” Ci
spingiamo anche un passo più in là e speriamo che, data la gravità di quanto è
accaduto oggi, non manchi la voce autorevole, massima, della Gerarchia
ecclesiastica…
Tutto ciò che è accaduto si deve spingere a intensificare le
preghiere per l’anima di don Gallo che di sicuro ne ha un enorme bisogno, e per
la Santa Chiesa, affinché il Signore ci doni Pastori che siano tali e che
quindi sappiano anche, quando necessario, difendere le pecore dai lupi.
di Paolo Deotto
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