Commissariamento dei
Frati Francescani dell'Immacolata
qualche reazione dei fedeli
IL CASO DI GIOVANI SACERDOTI FEDELI CHE NON ADERISCONO ALL’ESORTAZIONE BRASILIANA PAPALE DI FARE CASINO
Il commissariamento decretato contro la Congregazione dei Frati Francescani dell’Immacolata, munito di un’approvazione pontificia “ex auditu” tesa a blindarlo da ogni possibilità di ricorso alla Segnatura Apostolica, presenta una motivazione, come spesso succede in questi casi, oscura e contraddittoria.
Mi richiama dolorosamente alla mente, fatte le debite proporzioni, un commissariamento sentenziato il 14 giugno 1995 dal card. arcivescovo della Diocesi di Torino contro una venerabile Arciconfraternita, detta della Misericordia, atto disciplinare definito “transitorio” il cui effetto paralizzante di ogni attività statutaria sarebbe invece durato ben dieci anni, sino alla completa rifondazione dell’Ente.
Detto provvedimento punitivo fu deciso d’autorità e, se mi è consentito, di prepotenza, senza previamente sentire le ragioni del destinatario, in tal modo eclissando disinvoltamente anche l'applicazione di un principio ineludibile e universale del diritto, peraltro richiamato nello stesso can. 318 CJC citato nel decreto.
Rimasero incognite, a parte le scontate esortazioni alla concordia confraternale, le motivazioni vere della durissima umiliazione inflitta alla nostra comunità, tanto da legittimare in molti di noi la convinzione di non essere amati dalla Curia, perché “troppo” fedeli alla Tradizione.
Il crescente successo mediatico della devota celebrazione, autentica primizia nell’Italia postconciliare, della Santa Messa domenicale secondo l’antico rito latino-gregoriano, questo era il vero motivo di quel rarissimo trattamento, o meglio avvertimento, della Chiesa locale.
Il recente commissariamento della Congregazione dei Frati Francescani dell’Immacolata, sprezzantemente etichettati come una specie di fedeli non protetta in via di estinzione, cioè tradizionalisti, ripropone lo stesso motivo dominante dell’odiosa avversione della Chiesa postconciliare per quel rito santo, mai abrogato e per giunta addirittura liberalizzato da Papa Ratzinger col Motu Proprio “Summorum Pontificum”.
Il provvedimento disciplinare volto a vietare la libera celebrazione del rito tridentino ai Frati dell’Immacolata sarebbe motivato da un fantomatico indebolimento del “sentire cum Ecclesia” in atto nella suddetta comunità francescana.
Motivazione doppiamente contraddittoria.
Contraddice sia l’ermeneutica della poco convincente continuità liturgica (pre e post Concilio), cui Papa Benedetto XVI ha dedicato tanti studi e sforzi esegetici, sia l’inconfutabile prerogativa del rito latino-gregoriano che, al contrario del suo concorrente Novus Ordo, è esso stesso il rito dell’unità, universalità e unanimità di sentire della Chiesa.
UT
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