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giovedì 1 agosto 2013

I buchi nella barca che fu di Pietro

Papa Francesco, dimissioni vescovi sloveni e il crac da 900mln di euro…



CITTA’ DEL VATICANO – Un crac da 900 milioni di euro sarebbe valso l’azzeramento dei vertici della chiesa slovena da parte di Papa Francesco. Franca Giansoldati su Il Messaggero spiega che dietro la rinuncia di monsignor Anton Stres, arcivescovo diLubiana, e monsignor Marjan Turnsek, arcivescovo di Maribor, ci sarebbe la spinta di Papa Francesco.

La Giansoldati spiega che le dimissioni presentate dai due arcivescovi seguono la norma del Codice di diritto canonico, ma il Vaticano non ne specifica i motivi:
“entrambe a norma del secondo paragrafo del canone 401 del Codice di diritto canonico, che prevede le dimissioni «per infermità o altra grave causa risultasse meno idoneo all’adempimento del suo ufficio». Il Vaticano non specifica mai quali sono i motivi delle dimissioni e non lo ha fatto nemmeno stavolta, ma la vicenda che li riguarda è ben nota dentro e fuori le SacreMura”.
La storia del dissesto finanziario inizia nel 2007 con lo scandalo dei film pornografici trasmessi dalla tv cattolica locale, ricostruisce la Giansoldati, storia che nel 2011 su ordine di Benedetto XVI comportò le dimissioni dell’allora arcivescovo Franc Kramberger:
“Insomma, un buco pauroso, pari al 2% dell’intero prodotto interno lordo sloveno. Dal rapporto stilato dal nunzio apostolico (che a suo tempo aveva requisito tante carte per avere un quadro completo), emergono holding per investimenti, acquisto di immobili, esposizioni bancarie e ipoteche accese per dare vita ad operazioni avventate. La Santa Sede decise di mandare in loco un revisore dei conti di fiducia, in grado di leggere i bilanci, grazie al quale è stato messo a fuoco un dissesto notevole e di difficile gestione. I debiti accumulati graverebbero non solo sulla diocesi ma anche sulle società ad essa collegate”.
A pagare le spese di questi investimenti sarebbero stati i piccoli risparmiatori, spiega la Giansoldati:
“A complicare la faccenda ci sono migliaia di piccoli investitori che hanno perso i loro risparmi. Le banche hanno chiesto la confisca degli immobili ipotecati e, sullo sfondo, resta aperta la possibilità giuridica per i creditori di rivalersi sul Vaticano”.
I vescovi sloveni intanto si difendono e spiegano di non essere i protagonisti del dissesto, come ha dichiarato monsignor Stres:
“«Mi dimetto perchè lo scoppio della bolla finanziaria in seno all’arcidiocesi sta gettando un cono d’ombra sulla Chiesa slovena. Non ho mai detto che non abbia alcuna responsabilità, ma io e Turnsek non siamo i colpevoli principali» ha affermato monsignor Stres, spiegando che «la causa del dissesto è stata la gestione delle holding finanziarie Zvon 1 e Zvon 2»”.
Anche monsignor Turnsek ha ribadito di non aver nulla a che fare con il crac, ma di essersi dimesso per aiutare il suo successore lavorare “senza il peso del passato”, spiega la Giansoldati:
“Decapitati i vertici della Chiesa in Slovenia, Francesco ha provveduto a incarcicare un amministratore apostolico (il vescovo di Celje, Stanislav Lipovsek) per trovare una soluzione veloce in grado di recuperare credibilità. L’immagine della Chiesa è minata e servirà tempo. Oltre che parecchio denaro”.

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