ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 15 febbraio 2014

Scontro di gerarchie:

Concetti chiari, scelte urgenti

La strigliata del card. Brandmüller ai tedeschi ondivaghi e secolaristi

Scontro di gerarchie: “Né la natura umana né i Comandamenti né il Vangelo hanno data di scadenza”

Le maggioranze secolariste che vorrebbero rifondare la morale della chiesa cattolica – in risposta alle quali il Foglio ha lanciato un appello di successo a Papa Francesco per una controffensiva di idee e azione pastorale – hanno trovato una solida sponda tra le file di alcune conferenze episcopali. Come quella tedesca, ad esempio, già pronta a far sentire la sua voce (il presidente uscente mons. Robert Zollitsch l’aveva promesso), ossia che “l’Humanae Vitae crea solo confusione” tra i fedeli e che “l’insegnamento cattolico non è più adeguato ai tempi”, come ha dichiarato una settimana fa il giovane vescovo di Treviri, mons. Ackermann.
Affermazione, quest’ultima, contro la quale s’è scagliato il cardinale (tedesco pure lui) Walter Brandmüller: “L’insegnamento dell’etica può essere modificato solo nella misura in cui la natura dell’uomo cambia”, e “l’etica della chiesa origina dalla natura dell’uomo, una natura fisico-spirituale”, spiega il porporato in un colloquio con Armin Schwibach pubblicato sull’agenzia cattolica Kath.net. E a chi parla di necessità di aggiornamento della morale della chiesa alle nuove realtà inedite fino a qualche anno fa, Brandmüller ricorda che “né la natura umana né i Comandamenti né il Vangelo hanno una data di scadenza”.
Per questo, chi rivendica ciò si trova “in contraddizione con la parola di Dio”. Questo accade perché “si constata ripetutamente una certa approssimazione e nebulosità del linguaggio da parte dei rappresentanti della chiesa. Mancano chiarezza e precisione. Si sentono cose che non è possibile né approvare né disapprovare, per cui ognuno può trarne ciò che più gli conviene. E’ invece urgente e importante che i pronunciamenti della chiesa si fondino su concetti chiari”, aggiunge il presidente emerito del Pontificio comitato di Scienze storiche.
“Serve il coraggio di enunciare la verità, anche contro il costume corrente. Un coraggio che chiunque parli in nome della chiesa deve possedere, se non vuole venir meno alla sua vocazione”. Con il mondo non si scende a patti, dunque: “Il desiderio di ottenere approvazione e plauso è una tentazione sempre presente nella diffusione dell’insegnamento religioso”, aggiunge Brandmüller: “Ma ogni volta che la chiesa si trova in contraddizione con l’opinione pubblica”, a dirimere la contesa deve essere “l’esempio di Cristo, che è vincolante. Quando lui chiese ai discepoli di mangiare la sua carne e di bere il suo sangue in modo da raggiungere la vita eterna, dovette confrontarsi con una forte resistenza e con l’abbandono di numerosi discepoli. E lui, per tutta risposta, chiese agli apostoli se anche loro volessero andarsene”.
Ci sono questioni, dunque, non negoziabili né aggiornabili. Lo ha ribadito ancora una volta il prefetto della congregazione per la Dottrina della fede, mons. Gerhard Ludwig Müller, intervenuto giovedì all’inaugurazione dell’anno accademico della Facoltà teologica dell’Italia settentrionale: “Occorre aiutare molti nostri contemporanei, afflitti da un ormai cronico fraintendimento della libertà umana, che usa il lemma del gender per autoaffermarsi, a fare i conti con un inaggirabile sostrato che pre-costituisce ogni uomo. Il concetto di natura – ha proseguito Müller – rappresenta quel fondamento indisponibile senza cui l’uomo non riuscirebbe più a fissare, oltre i labili e volubili contorni delle maggioranze di ogni tempo, i confini non negoziabili della sua dignità e identità, e quindi dei suoi diritti e doveri”. Ciò che serve, ha aggiunto il custode dell’ortodossia cattolica, “è il rigore critico della teologia, che deve anzitutto sgomberare il campo dalla superficialità di chi si lascia assecondare dai luoghi comuni creati dalla pressione dei media e di mentalità non compatibili coi contenuti autentici della fede”. 
E qui il capo dell’ex Sant’Uffizio, scelto da Joseph Ratzinger e tra i primi a essere confermati da Jorge Bergoglio, parla della “leggerezza nel teologare intorno a temi come il sacerdozio femminile, l’autorità nella chiesa, l’accesso ai sacramenti da parte di chi non è in piena comunione con la chiesa”. Dissertazioni che attirano “applausi da parte dei media nei confronti di certi teologi e di opinioni teologiche non radicate fino in fondo con i capisaldi dottrinali della fede”. Il rischio, ha aggiunto l’ex vescovo di Ratisbona e ormai prossimo cardinale, “è quello di una deriva sentimentale della fede, anche a livello di espressione teologica”.

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